Table of contents

[titlePage_recto]
MANUALE
DI
STORIA NATURALE
PRIMA VERSIONE ITALIANA
fatta sull’ ultima edizione originale
corredata da note del traduttore
Multa fiunt eadem, sed aliter.
(Quintiliano.)

VOLUME PRIMO.

xxx
LUGANO
dai tipi di gius. vanelli e comp.
1825
.
[titlePage_verso]

MANUALE
DI
STORIA NATURALE

[titlePage_recto]

Vol. I.

[titlePage_verso]
[titlePage_recto]
MANUALE
DI
STORIA NATURALE
PRIMA VERSIONE ITALIANA
fatta sull’ ultima edizione originale
corredata da note del traduttore
Multa fiunt eadem, sed aliter.
(Quintiliano.)

VOLUME PRIMO.

xxx
LUGANO
dai tipi di gius. vanelli e comp.
1825
.
[titlePage_verso]

AI GIOVANI
che studiano
ALLE SCIENZE NATURALI

[Seite V]

Dal Settentrione ne venne quel gran
Maestro in Natura, che tutti sanno; ed il
Settentrione pure doveva darci il Blumen-
bach,
a cui non sapremmo dire se altri,
dopo Carlo Linneo, sorgesse eguale, non
che maggiore. Un mezzo secolo di gloria
lo ha reso l’idolo de’ suoi Germani; caro
e venerabile a tutta Europea: al suo nome
(lui vivente) monumenti s’innalzano, me-
daglie si coniano, e dal suo nome si appella
[Seite VI] una nuova pianta del Chili*). Avventuroso
che, a riparare la ingiuriosa obblivione de’
contemporanei, non dovette, come altri,
commettersi alla tarda giustizia del tempo!

E giudicato, fra le più molte opere
di lui, fu anche il presente Libro; peroc-
chè tredici sia edizioni, sia contraffacimenti,
ne sortirono a Gottinga; nove volte vide
la luce a Vienna; e voltato in franzese
comparì a Metz. Di che, con questa, elle
sono almeno ventiquattro impressioni.

Nè manco era da aspettare nel secol
nostro che, poste da un canto le trascen-
dentali metafisiche disputazioni, è tutto
nelle Scienze utili e positive, d’un siffatto
[Seite VII] Compendio; il quale senza borra è tutto
succo: in un quadro sistematico ed esatto
si delinea con rapidità ed evidenza lo spet-
tacolo della Natura; e cade quindi mira-
bilmente in concio all’accademico insegna-
mento.

Per le quali cose, abbiamo riputato di
non lieve momento per Voi, o eletti Gio-
vani d’Italia, se per la prima volta vi aves-
simo posto davanti, colle spoglie del nostro
idioma, questo Manuale. Ove al buon de-
siderio corrisponda l’effetto, ogni nostra
sollecitudine sarà compensata pienamente.

Gli Editori G. Vanelli e Comp.

[Seite VIII] 1

PREFAZIONE DELL’ AUTORE.

[Seite IX]

Non si vorrà dare all’ Autore la taccia di va-
nità, della quale spesse volte è preso chi scrive, se si
compiace di affidare ai torchj la decima Edizione di
questo Manuale, del quale, per quanto è noto, non con-
tati tre contraffaccimenti, si pubblicò anche da poco
in quà tradotto in diverse lingue.

Esso dovrebbe presentare un prospetto chiaro della
Storia Naturale in complesso, come della sua filosofia,
e brevemente toccare le di lei innumerabili specialità,
per quanto lo concede il volume di un libretto, da me
destinato per guida dell’ accademico insegnamento. Il
secondo scopo ch’ ebbi di mira si fu, ch’ esso riescisse
di profittevole mezzo, onde trovare con prontezza le
diverse materie, e specialmente servisse di sussidio alla
lettura dei viaggi, per lo che rendesi necessario di
registrare con esattezza in un indice i nomi di alcune
migliaja di produzioni naturali.

Siccome ogni altra nuova Edizione di questo libro,
fu in paragone delle antecedenti aumentata considera-
bilmente di recenti scoperte o rettificazioni risguardanti
[Seite X] la Storia Naturale, o di varie idee e riflessioni del-
l’Autore; così anche questa non ne va esente, e qui
potranno aver luogo le seguenti cose cavate dalle pre-
fazioni delle ultime Edizioni di questo Manuale.

Nella parte mineralogica, al pari che nel resto
dell’ Opera, parlai di Generi, e di Specie comprese in
essi; poichè i Dotti ed i Filosofi della Germania che
rivolgono i loro studj alla mineralogia, tutti unanime-
mente credono che in questa si dividano i fossili in
Generi e Specie, e che in tedesco si debbano chiamare

Geschlechter i generi (Genera), e Gattungen le specie
(Species). Egli è dunque ben naturale che, usati in
una parte di Storia Naturale i vocaboli Genere e Specie
in tale senso, non poteva dappoi servirmi nell’ altra
della parola
Gattung in una significazione invertita per
genus; cosa appunto recentemente tentata da alcuni
Scrittori tedeschi di Zoologia e di Botanica.

Non so chi sia il riformatore, che intrapprese d’in-
trodurre un simile sconvolgimento di idee e dei loro
segni già stabiliti; ma però mi figuro molto bene ciò,
che egli fra le colte nazioni arrischiar volle con un
simile attentato contro l’uso comune di favellare

‘”quem penes arbitrium est, et jus, et norma loquendi”’.

Che poi in Allemagna non gli sieno mancati imi-
tatori, non fa meraviglia alcuna al mondo.
Basta
intanto che gran numero di coloro, i quali indagano
la natura col lume della filosofia, ed i nostri Filosofi
[Seite XI] più chiari ed esperti nello studio delle scienze naturali,
abbiano posto più, scrupolosamente in pratica il
verba
valent sicut nummi, non lasciandosi confondere da un
simile stravolgimento di parole. E le ragioni per le
quali preferii in questo particolare di seguire l’antico
sistema, piuttosto che di accomodarmi tra gli imitatori,
sono le seguenti:

I. Sà certamente ogni Naturalista tedesco che co-
nosca la propria lingua (e chi non la conosce prenda
tra le mani il dizionario di Adelung, e la impari
),
qual sia l’originaria e fondamentale significazione del
vocabolo
Geschlecht (genere) = la somiglianza delle
diverse specie delle cose = questo è il vero e proprio
significato della parola
Geschlecht, tal quale noi lo
imparammo fin dalla prima nostra gioventù,
e quale
lo possiamo desumere dalla traduzione della Biblia di
Lutero, che fa chiarissimo ed espertissimo nella sua

favella.

Perlochè, applicando ciò alla Metodologia della
Storia Naturale diciamo
= che la natura formò le dif-
ferenti
Specie ed il Sistematico le riunisce sotto diversi
Generi, secondo la rassomiglianza delle medesime.

II. E d’altronde è ugualmente noto essere la pa-
rola
Gattung (specie) una derivazione del verbo Sich
gatten; ed accoppiandosi fecondamente insieme nello
stato naturale e libero gli animali di una sola
specie,
ne viene di necessaria conseguenza, che questo voca-
bolo
specie nel senso di cui si ragiona, non può nè più
[Seite XII] convenientemente, nè con maggior chiarezza e preci-
sione essere espresso, che dalla parola
Gattung.

III. Che poi l’Ononimia del vocabolo Geschlecht
esprimente in latino genus e sexus possa dar luogo a
sbaglio, è in vero così poco da temere, come non si
teme che
genus imparato da noi nell’ infanzia per di-
stinguere le parole di genere mascolino da quelle di
genere femminino, sia adoperata invece di
sexus.

IV. Che se poi l’accennato Riformatore si sentiva
di ciò temere veramente, in questo caso avrebbe egli
piuttosto dovuto proporre un altro vocabolo d’invenzione
propria, invece di usare il
Geschlecht, che pur si me-
ritava da lui qualche riguardo, nulla potendogli far
ragione di sconvolgere il linguaggio già ricevuto nel
nostro paese, voglio dire il senso stabilito delle parole
tedesche (noi p.e., diciamo senza alcuna differenza

Menschengeschlecht o genus humanum): perocchè, sic-
come si espresse in simil caso il defunto Lichtenberg,

‘“il fare delle ipotesi, ed esporle al pubblico come cosa
propria, a nessuno può essere impedito, essendo esse
proprietà di chi scrive. Ma il linguaggio appartiene
alla nazione, ed a nessuno è permesso di arbitrar-
riamente sconvolgerlo o contraffarlo
”.’

Or bene, questa proprietà della nazione fu da
me in egual modo rispettata riguardo ai nomi delle
diverse produzioni naturali, avendo io per questa ra-
gione sempre adoperati quelli generalmente accettati
ed intesi, invece dei
Solecismi di alcune particolari
[Seite XIII] provimcie. In conseguenza non mi servo, p.e., della
parola
Molle (Salamandra) sebbene comune in questo
nostro paese, ma piuttosto di
Molch generalmente ac-
cettata: ugualmente al vocabolo
Kobel usato nelle mi-
niere, ho sostituito l’altro
Kobalt già adottato general-
mente, e passato anche in altre lingue.

Ben altrimenti egli è dei nomi tecnici e triviali ri-
trovati dai nostri sistematici, onde con i medesimi di-
notare nella descrizione della natura i Generi e le Spe-
cie. Anche qui è ben giusto e ragionevole di conservare
le denominazioni pressochè generalmente ricevute; ma
possono darsi dei casi, nei quali ancor più giusto sia
lo scambiare con altro più esatto, un nome scelto ed usato
per lo passato, quando può il medesimo dar luogo ad
idee eronee. Io pertanto approfittai di una libertà per
se stessa permessa (della quale però oggidì altri
abusa e rende in tal guisa difficile lo studio della
Storia Naturale) nei soli casi in cui sembrò indispen-
sabile di farlo. Così tornai a dare all’ Armadillo il
nome indigeno generalmente da’ classici zoologi adottato
di Tatu; essendo per singolare sbaglio stato dato a
questo animale, quasi affatto privo di peli, il nome
di
Dasypus (calzato), col qual nome i Greci dino-
tavano con tutta proprietà e secondo che la natura della
cosa lo richiedeva, il genere calzato delle lepri.
Per
consimili ragioni amo meglio di chiamare la bella Ne-
frite delle coste del mare Pacifico col nome indigeno
di
Punammustein, sotto del quale in sul principio fu
[Seite XIV] trasportata dagli antipodi, piuttosto che lasciarli quello
di Beilstein (pietra da far asce) datogli dappoi; a-
vendo io osservato fra le rarità delle terre australi rac-
colte in abbondanza in questo nostro museo accademico
ed in quello di Londra, trovarsi bensì molte zappe,
marre ed altri utensili, che gli abitatori di quelle
coste preparano con questa pietra, ma tra tutte queste
cose non v’ è nessuna asce.
Ho chiamato per la
stessa ragione Vampiro,
Blutsauger (succhiatore di san-
gue), quella specie di Pipistrello che succhia fuori il
sangue ai mammali addormentati; mentre Linneo diede
questo nome al Pipistrello Rosetta, il quale, dacché il
mondo esiste, non sorbì mai sangue, ma visse di sole
frutta. – Ho poi conservato altri nomi tecnici, quan-
tunque non del tutto convenienti ed adattati, per non
moltiplicare senza necessità assoluta la nomenclatura e
le sinonimie, a grave peso degli studiosi.

Per buone ragioni anche, si scrissero in quest’ O-
pera alcuni ben conosciuti nomi di produzioni della
natura diversamente da quello che si suole usare. Io
scrivo a cagion d’esempio
Tofus e non Tophus, essendo
questa parola per nessun conto derivata dal greco;
così pure
Manacanite(1) e non Menacauite, per la
[Seite XV] ragione, che il luogo ove si rinviene questo fossile, ha al
pari di Hamburg e Frankfort un
a nella prima sillaba.

Nel regno animale feci precedere costantemente il
nome latino al tedesco, essendovi in esso centinaja di
esseri esotici, che in tedesco sono privi di nome cono-
sciuto ed intelligibile. Al contrario si è nel regno mi-
nerale, nel quale la nomenclatura tedesca è appunto
conosciuta più di qualunque altra, e perfino adottata
in gran parte dalle altre lingue.

Alle specie di animali che possono trovarsi in Ger-
mania, si antepose questo segno
†, come si è fatto nelle
precedenti Edizioni. Tale segno si potè ommettere nel
regno minerale, poichè sarebbe stato superfluo di indi-
care quei fossili, che sono generalmente sparsi; nè sarebbe
stato sufficiente per distinguere quelli, che anche in Ger-
mania hanno una patria ristrettissima, come il Boracite.

Le tavole rappresentanti i diversi soggetti su cui
s’aggira la Storia Naturale dell’ Opera intitolata

(Abbildungen naturistorischer Gegenstände), che io
pubblico quaderno a quaderno nella libreria medesima
ove si stampa il presente Manuale, si riferiscono alle
più recenti Edizioni di esso, servendogli di opportuno
schiarimento.

Gottinga nell’ Agosto del 1820.
Gio. Fed. Blumenbach.

[Seite XVI]

SEZIONE PRIMA.
dei corpi naturali in genere
e

della loro divisione in tre regni.

[Seite 1]

§. 1.

Tutti i corpi che noi vediamo sopra il nostro
pianeta, o nell’ interno del medesimo, si offrono o
sotto la stessa forma e con la struttura medesima,
che ricevettero dal creatore, e che presero in virtù
delle forze della natura lasciate operare senza impe-
dimento; o modificati e per così dire mutati tanto per
opera dell’uomo e dei bruti per l’uso che ne fecero,
quanto anche per l’effetto del semplice caso.

Da tale differenza ne deriva, che sono stati pres-
so che generalmente divisi tutti i corpi in naturali ed
in artificiali. I primi formano l’oggetto della Storia
Naturale; ed in quel numero soglionsi porre tutti quei
corpi ai quali l’uomo non ha per anco fatto subire un
cambiamento essenziale;
e tra i secondi tutti quegli
altri ai quali ha dato una nuova forma(1).

[Seite 2]

Osservazione I. Non fa duopo di notare, che in
questo caso l’idea attaccata quivi al motto essenziale
ed all’ altro di forma, avendo aspetti diversi e sogia-
cendo a diverse modificazioni, non può essere che re-
lativa. Per esempio, quanto può essere modificata uni-
camente dal punto di veduta sotto il quale colui che
ne contempla gli oggetti forma una collezione? Egli è
in tal guisa che una mumia d’Egitto può appartenere
alla serie antropologica di un museo di Storia Naturale,
ovvero far parte di una raccolta dei Prodotti dell’ arte
degli antichi Egiziani.

Osservazione II. Le produzioni della natura ras-
somigliano talvolta così bene ai lavori dell’ arte, che
è difficilissimo il poterli distinguere. Da ciò provenne,
che in passato furono tanto divise le opinioni sulla
natura dell’ intonaco che copre la piscina mirabile di
Baia, e che alcuni dotti, fra i quali Winkelmann, pre-
tendevano che fosse stata appositamente rivestita con
artefatta rinzaffattura; frattanto che il Dottore Andria
e Marquard volevano con fondamento che fosse una in-
crostazione di tufo calcare che l’acqua depose.

§. 2.

I corpi naturali porgono delle differenze relativa-
mente, 1.° alla loro formazione, 2.° al loro accresci-
mento, 3.° alla loro struttura; vale a dire:

Gli uni, sono in primo luogo sempre prodotti
da altri corpi naturali di specie e di figura uguali; in
modo che la loro esistenza derivando da una catena
non interrotta che ascende fino alla prima creazione,
suppone sempre altri corpi ad essi somiglianti, dai
[Seite 3] quali ebbero l’esistenza(1). In secondo luogo, intro-
ducono nei loro corpi per cibarsi diverse sorta di so-
stanze estranee agli elementi che le assimilano, sepa-
randone il superfluo, e con tale continua rinnovazione
e cangiamento interiore (col mezzo di interna assimi-
lazione, intus susceptio, expansio
) provvedono al loro
accrescimento. In terzo luogo, le accennate due pro-
prietà esigono necessariamente, che questa classe di
corpi naturali abbia una particolare struttura. Dovendo
essi per l’uso indicato, prendere ed appropriarsi i cibi,
non che a tempo debito produrre altri esseri della me-
desima specie, è necessario che il corpo dei medesimi
posseda recipienti, canali ed altri organi corrispondenti
in molte guise all’ opera della propria conservazione,
e della propagazione; provveduti per questo delle così
dette forze vitali, ed insieme collegati in un conveniente
tutto, i quali al ricevere certi determinati sughi, sono
indispensabili all’ assimilazione degli alimenti ed alla
generazione della prole.

Tutte queste cose mancano totalmente all’ altra
classe di corpi naturali detti minerali; l’origine ed il
nutrimento dei quali non provengono già dalla nutri-
zione, ma bensì da sole leggi fisiche (meccaniche e
chimiche), cioè dall’accumulazione e dall’aggregazione
esterna di parti omogenee (aggregatio, juxta positio),
[Seite 4] essi non hanno in conseguenza nè organizzazione origi-
naria, nè forza vitale(a).

Si è su questa differenza dei corpi naturali che si
appoggia la divisione dei medesimi in corpi organici,
ed in corpi bruti, o senza organi.

§. 3.

Finalmente i corpi organici si subdividono ancora
fra di loro, ed il fondamento di questa divisione sta
specialmente nel differente modo con il quale si nu-
trono.

Gli uni assorbono un sugo estremamente semplice:
essi lo suggono principalmente col mezzo di numerosi
filamenti che stanno collocati nella parte più bassa dei
loro corpi, e ciò senza che si noti in essi, per questo
effetto, il minimo movimento spontaneo.

Gli altri hanno all’estremità superiore ed anteriore del
corpo, una apertura ordinariamente semplice, che con-
duce in una cavità grande, nella quale, alloraquando
la fame li molesta, introducono degli alimenti, che
[Seite 5] possono essere di più specie, col mezzo di un movi-
mento spontaneo.

I primi sono i vegetabili; gli animali i secondi.

Osservazione. La facoltà di muoversi (locomozione)
non è un carattere che possa distinguere a sufficienza
le piante dagli animali. Molte piante, come le lenticole
d’acqua dolce, non sono con le loro radici ferme
al suolo; sicchè possono in certe epoche mutare luogo,
talvolta calare al fondo, o tal altra galleggiare sulla
superficie dell’ acqua. Da un altro lato, esistono dei
generi interi d’animali acquatici, segnatamente fra i
testacei ed i coralli, che non possono più da sè soli
rimmoversi dal luogo nel quale si posero una volta.

§. 4.

Dietro questa semplicissima distinzione dei corpi
naturali in corpi organici, ed in corpi inorganici (§ 2);
e poscia di quelli organici fra di loro (§ 3), si divi-
dono molto opportunamente le naturali produzioni in
tre regni, dei quali uno comprende gli animali, l’altro
le piante, ed il terzo i minerali o fossili.

Gli animali sono adunque corpi con organi, vivi-
ficati ed animati, che coll’ ajuto della facoltà di muo-
versi a piacere, cercano il nutrimento proprio, il quale
può essere svariatissimo, e lo mandano dalla bocca allo
stomaco.

I vegetabili sono ugualmente corpi muniti di organi
viventi, ma inanimati, che col mezzo delle loro radici
succhiano il nutrimento confacente senza un movimento
spontaneo.

Per ultimo i minerali sono corpi senza organi e
[Seite 6] senza vita; per conseguenza, privi essendo di forze vi-
tali, si formano unicamente per leggi fisiche (meccani-
che e chimiche) per attrazione, per aggregazione,
per forza plastica, ec.

Osservazione. Negli ultimi tempi particolarmente
si mossero delle obbiezioni contro questa divisione dei
corpi naturali in tre regni.

Alcuni riconobbero bensì la separazione dei corpi
organici da quegli non organici; ma non vollero poi
che si tirasse una linea di divisione tra gli animali e
le piante.

Il modo con il quale altri spiegano la piacevole
metafora della produzione degli esseri, non ammette
in generale nessuna divisione, dei prodotti della natura,
come che la medesima non possa adattarvisi.

In quanto all’ opinione dei primi, non devesi in
generale dimenticare ciò che frequentemente avviene
trattandosi di oggetti da noi conosciuti per la via del-
l’esperienza; essere cioè, assai più facile il riconoscerli
per quelli che sono(1), ed il distinguerli dagli altri; di
quello che il rinvenirne e definirne i loro particolari e
distintivi caratteri(2). Linneo, diceva per esempio: io
[Seite 7] non ho potuto finora trovare un carattere che distingua
l’uomo dalla scimia.
Credo non pertanto d’avere espo-
sto in questo libro dei caratteri particolari all’uomo,
per i quali si discerne, senza tema d’errare, non solo
dagli altri animali ma pur anche dalle scimie, tanto
allo stesso somiglianti (come si dicono). Ma anche
senza di ciò, non credo che un naturalista, all’ atto pra-
tico,
possa essere stato imbarazzato a distinguere un
uomo da una scimia.

Secondariamente, possono talvolta certi esseri di
classi differentissime avere fra di loro una somiglianza
rilevantissima, e straordinaria, senza per ciò far sva-
nire la differenza, che nullameno esiste fra le classi
medesime. Si dividono, per esempio, gli animali in ani-
mali a sangue caldo, ed a sangue freddo: si pongono
in conseguenza i mammali fra i primi, e gli insetti fra
i secondi, senza per questo negare, che le api abbiano
nei loro alveari, un grado di calore molto superiore di
un riccio nell’ epoca del letargo iemale. Così vi sono
dei generi nella classe dei vermi, siccome quello dalle
sepie, che sono assai differenti dagli altri animali della
loro classe avendo una decisa rassomiglianza con i
pesci: ma nessuno opinerà con tutto ciò doversi sopri-
mere la separazione fra la classe dei pesci e quella dei
vermi. E parimenti, nessuno si sentirà davvero tentato
di riunire assieme il regno vegetabile con l’animale,
perchè si ravvisano in diverse piante delle rassomi-
glianze con alcuni animali. Sono di tal genere i singo-
lari movimenti di molte sensitive, e del Hedysarum gy-
rans,
i quali, sebbene sieno di non lieve considerazione,
non pertanto danno quei contrassegni di animalità che
più sopra ho esposti. Nel medesimo modo i polipi
[Seite 8] comunque abbiano delle somiglianze con le piante, pure
non hanno in sè punto del vegetabile; ma bensì i po-
lipi delle braccia sono animali, i quali, al par del-
l’uomo e dell’ ostrica, presi da bramosìa di mangiare
con atto spontaneo e deliberato ingojano il cibo, la
qual cosa, non si riscontrò ancora in nessuna delle
piante della creazione attuale e da noi conosciute.

L’altra obbiezione che si fa contro la divisione
delle produzioni della natura in regni, quella cioè, che
fondasi sulla vantata metafora dalla progressione gra-
duale degli esseri, cade da per sè stessa.

Tutte le apprezzate immagini di catene, di scale,
di reti nella natura; sono bensì di innegabile vantaggio
per lo studio metodico della Storia Naturale, in quanto
che stabiliscono un così detto sistema naturale, nel
quale tutti gli esseri sono classificati dietro le loro più
osservabili somiglianze, e dietro il complesso delle loro abi-
tudini ed affinità, che da queste ne risultano. Ma voler
poi immischiare nel piano della creazione, siccome pur
di frequente fanno certi fisico-teologi d’altronde bene
intenzionati, e pretendere di far consistere la perfe-
zione e l’ordine di essa in questa progressione graduale
di esseri, pretendendo che la natura non abbia fatto salto
veruno,
come essi esprimonsi, perchè gli esseri rispetto
alla loro forma esterna gradualmente si succedono gli
uni agli altri; sarebbe non solo per sè una temeraria
debolezza, ma anche non si potrebbe sostenere sotto-
posta a più serio esame(1). In fatti si contempli più
da vicino questa catena di creature ordinata con tanto
[Seite 9] artificio, e si dovrà da un canto ravvisare un gran nu-
mero di creature di una configurazione consimile, for-
mare dei generi molto estesi composti di specie innu-
merevoli (singolarmente fra gli insetti ed i vermi, come
pure nel regno vegetabile); mentre che cert’ altri es-
seri sono presso che isolati, perchè a motivo della
forma distinta ad essi esclusiva, non possono senza
evidente sforzo, essere coordinati nella nominata catena,
come, per esempio, tutta la classe degli uccelli, dei
rospi, delle sepie già menzionate, e fra i poppanti
la stessa specie umana.

Si ritrovano in oltre degli animali, come sareb-
bero i gallinsetti, nei quali i maschi hanno una figura
cotanto diversa da quella delle loro femmine, per cui
bisognerebbe assolutamente separarli, e, ritenendo una
consimile scala, collocarli in differenti posti su’separati
e lontanissimi gradini, a norma della diversa forma di
ciascun sesso: ed eziandio cotesta scala si vede inter-
rotta in più luoghi, nè è facile sempre il passaggio da
un gradino all’ altro. Un solo esemplo basterà per tutti:
voglio dire la distanza fra i corpi organici ed i mine-
rali.

Intanto queste idee metaforiche, queste supposizioni
di una catena nella natura, riescono in verità difettose.
Altrettanto destituta di raziocinio e di fondamento è
l’opinione di que’ fisico-teologi, i quali credono, che
qualora mancasse per mala sorte, un anello della ca-
tena, solo nei loro scritti esistente, arrestato sarebbe
il corso delle cose create tutte. Ma siccome in alcune
grandi Isole sono state distrutte delle intere specie di
animali, come i lupi in Inghilterra, e non pertanto
il rimanente del creato di quei luoghi perdette il
[Seite 10] naturale suo corso; così si potrebbero fare sparire degli
animali da molte parti della terra, e ben anche da tutto
il Globo(1), senza che il pacifico ed eterno cammino
della creazione corresse il menomo rischio per la rot-
tura
della catena di cotesti fisico-teologi.


AUTORI E LIBRI

Che servir ponno per lo studio della Storia Naturale
in generale.

  1. Aristotile (visse circa 400 anni prima di Cristo). Opera grec. –
    lat. Parigi, G. du Val 1654, Vol. IV in fog. (segnatamente nel
    Vol. II).
  2. C. Plinio il giovane, (morto l’anno 79 dell’Era volgare); la sua Hi-
    storia mundi,
    LXXXVII. Ve ne sono due edizioni corrette, quella
    d’Elzeviri a Leida del 1635, Vol. III in 12.°, e quella de’Due
    Ponti, 1783. Vol. V in 8.°
  3. Conrado Gesner, (morto il 1562).
  4. Gion Ray (morto il 1705). Le opere principali di questi due Autori
    sono citate in diversi luoghi di quest’ opera.
  5. C. de Linnei, (morto il 1778); il suo Systema naturae, ediz. XII. –
    Holm, 1766, Vol. IV in 8.°, e le due Mantissae che ne fanno
    parte, ibid. 1767, in 8.°. Ediz. XIII., aucta, reformata cura Jo.
    Franc. Gmelin. – Lipsia, 1788, Vol. IX. in 8.°
  6. Jo. Reinhol. Foster. Enchiridion Historiae Naturalis inserviens. –
    Halla, 1788. in 8.°
  7. G.L. Leclerc de Buffon, (morto nel 1788), la sua Istoria Natu-
    rale, la grande ediz. originale. – Parigi, 1740, Vol. XXXIII. in
    4.°; (come le edizioni posteriori di Sonnini, e la Piacentina dei
    tipi Del Maino in 12.°).
  8. I.K.W. Illiger’s. Terminologie für das ec., ossia Terminologia
    pel regno animale e vegetabile. – Helmst., 1800. in 8.°

Opere fisico-teologiche di Storia Naturale

[Seite 11]
  1. Jo. Ray’s. Wisdon of God manifested in the works of the creation.
    Glascow, 1750 in 12.°, ediz. XII.
  2. W. Derham’s Physico-theology, quarta edizione. – Londra, 1716 in 8.°
    Contemplation de la nature de Charles Bonnet (veggasi la traduz.
    italiana con le annotazioni di Spallanzani).

Opere miste.

  1. C. de Linnei Amoenitates accademicae. – Holm, dopo il 1749 Vol.
    IX in 8.°
  2. OEuvres de Charles Bonnet. – Neufchàtel, 1779, in 4.°, i primi 5
    volumi.

Dizionari.

  1. Valmont de Bomar. Dictionnaire d’Histoire Naturelle, edizione quar-
    ta – Lyon, 1791. Vol. VII. in 4.°
  2. Nouveau Dictionaire d’Histoire Naturelle, appliqué aux art etc.;
    par une Societè de Naturalistes et d’agricolture. – Paris, 1804,
    Vol. XXIV in 8.°
  3. Diction. des Sciences Naturelles, par plusieurs Prof. du Jardin du
    Roi etc.
    – Strasb., depuis 1816, in 8.°
  4. Ph. And. Nemnich’s, allgemeines polyglotten Lexicon der Naturge
    schichte;
    cioè, Dizionario generale per la Storia Naturale in molte
    lingue. – Amburgo, 1793, Vol. IV. in 4.°
  5. Aggiungasi il Nouveau Dictionaire d’Histoire Naturelle.

Giornali.

  1. Journal de physique. – Paris, depuis 1773, in 4.°
  2. Magazin für das neveste aus der Physik and Naturgeschichte, herau-
    sgegeben von
    L.C. Lictenbebg, und I.H. Voigt. – Gota, 1781
    bis 1797, Vol. XII, e J.H. Voigt’s. Magasin für den neusten
    Zurtand der Naturkunde. –
    Jena, 1797 bis 1806, ebenfalls, Vol.
    XII in 8.°

SEZIONE SECONDA.
dei corpi organici in generale.

[Seite 12]

§. 5.

Ogni corpo organico (§. 2.) è generato dal suo
simile e poscia nutrendosi col mezzo delle proprie
forze per tutto il tempo della vita, si mantiene, cresce,
e giunto elle sia a maturità sviluppa così la facoltà
di propagare la propria specie.

§. 6.

Nell’ imporre la natura ai corpi organici queste
grandi operazioni, li pose in istato d’eseguirle, me-
diante la loro struttura (organizzazione) e le forze vi-
tali
collegate con essa. E per dir vero sono queste
forze che somministrano agli organi la irritabilità ed i
principj del movimento che possedono, senza di che
non si potrebbe conseguire, nè accrescimento, nè azione
reciproca dalle parti col tutto, o di questo con quel-
le(1), per la conservazione dell’ essere organizzato.

§. 7.

In questi ultimi tempi particolarmente si è tro-
vata comoda l’ipotesi dello sviluppo per ispiegare la
[Seite 13] formazione di questi corpi organizzati. Si opinò che non
vi sia stato nè uomo, nè animale, nè pianta generati;
ma che tutti abbiano esistito dopo la prima creazione
come germi perfettamente preformati(1) presso dei loro
maggiori; che le varie generazioni sieno state le une
nelle altre in certo modo innichiate, e che con l’opera
della fecondazione si svilupassero e comparissero alla
luce sucessivamente le une dopo le altre: opinione che
ogni spregiudicata ragione deve rifiutare tanto per lo,
dispendio d’apparati soprannaturali (iperfisici)(2),
quanto per l’inutile moltiplicazione delle forze naturali
(fisiche)(3) che esige, opponendosi così alle leggi del-
l’esame filosofico della natura; come anche per l’in-
concepibile quantità di tutti quegli infiniti germi pre-
formati
che giugnere non potendo al loro sviluppa-
mento lasciano tante creature in embrione senza scopo;
quand’ anche tale opinione non venisse contraddetta da
ben più valide ragioni basate sull’ esperienza.

Osservazione. I Settarj più zelanti e più celebri
[Seite 14] dell’ ipotesi degli sviluppi si accordano tutti dicendo:
che i germi preesistenti giacciono pronti presso della ma-
dre, e che nel tempo della fecondazione si svegliano,
e si sviluppano per opea del seme maschile. Per tal
guisa ciò che chiamasi concepimento non è altro che
un ridestarsi che fanno i germi profondamente addor-
mentati, svegliamento prodotto dallo stimolo del liquor
seminale maschile. Dunque vi bisogna prima una forza
risvegliante.

Ma assai di frequente i figli rassomigliano unica-
mente
ai loro padri.

Le cagne che sono state coperte da molti maschi
a piccola distanza gli uni dagli altri, partoriscono dei
piccini che rassomigliano ai loro diversi padri. Due
razze diverse di uomini, come i neri ed i bianchi, pro-
ducono dei mulatri, che formano una razza media. E
per ultimo, quando una specie di animali o di vege-
tabili è fecondata da un’ altra rassomigliante sì, ma in
fatti diversa, quella produce dei bastardi che parteci-
pano delle forme del padre e della madre.

Sono questi innegabili fatti; per cui i partigiani
dello sviluppamento sono costretti d’accordare all’ u-
more prolifico maschile non solo la forza risvegliante
della quale si è parlato, ma ancora una seconda forza
formativa;
sicchè il seme maschile può imprimere delle
forme al germe preesistente entro gli organi sessuali
feminili. Per conseguenza vi sarebbero nel seme ma-
schile due sorta di potenze; 1.° una forza eccitante,
2.° una forza di formazione o formativa.

Ma facendo riprodurre artificialmente per più
generazioni de’ bastardi, si giugne interamente a
trasformare una specie nell’ altra. Così, per esempio,
[Seite 15] fecondando una specie di piante con la polvere maschile
di un’ altra specie, si ottennero delle semenze bastarde,
che produssero delle piante bastarde fecondabili; cioè,
piante che nel tempo della fioritura possono essere fe-
condate anche queste dalla polvere mascolina di cotest’
altre specie,
producendo di bel nuovo bastardi appar-
tenenti alla seconda generazione, del pari fecondi.
Quelli della prima generazione sono per così dire fra
mezzo alle due estremità del padre e della madre; al-
l’opposto, quelli della seconda generazione si avvicinano
di più alle forme, della madre, che a quelle del padre;
e quando la generazione fu ripetuta per altre due volte,
nacquero alla fine delle piante colla primitiva forma
materna dalle quali era oninamente scomparsa, la paterna
cedendo a quella materna. (Vedi la terza continuazione
delle notizie di Kölreuter, risguardante alcune esperienze
sul sesso delle piante, p. 51, §. 24., sotto il titolo
Gänzlich vollbrachte verwandlung etc. Perfetta trasfor-
mazione d’una specie naturale di piante in un’altra(a).

Per conseguenza la preformazione del germe fe-
minino dalla creazione del mondo in qua conservato,
non servì poi a nulla(b), anzi cotesto germe fu
costretto di obbedire alla forza formativa dell’ umore
maschile, il quale giusta l’ipotesi dell’ evoluzione
[Seite 16] propriamente agire non dovrebbe, che. con la sua forza
eccitante.

§. 8.

Quindi ripugna meno al nostro intendimento, ed
è del pari più consentaneo alle regole degli studj filo-
lofici della natura(1) lo spiegare la generazione dei
corpi organici unicamente per formazione sucessiva
(epigenesi) della sostanza saminale bruta in sè me-
desima, pia suscettiva di essere organizzata per dategli
circostanze.

Fra i molti modi con i quali ci si rappresentò(2)
una tale formazione successiva, cercasi di stabilire quel-
la, che più naturalmente corrisponde all’idea che noi
[Seite 17] abbiamo dei corpi organici, ed ai fenomeni che le osser-
vazioni falte sull’ origine dei corpi stessi ci fecero co-
noscere.

§. 9.

E questo avviene ammettendo, che la sostanza
dei genitori bruta per lo passato, ma suscetibile di
organizzazione, a suo tempo e colle necessarie cir-
costanze giugnendo al luogo destinatogli, ed in virtù
della forza vitale, dell’ impulso di formazione o di ge-
nerazione (nisus formativus
), che allora opportunamente
in essa sostanza agisce, diventa capace di generare:
impulso che si distingue da tutte le forze di forma-
zione
puramente meccaniche (come quelle che pro-
ducono le cristallizzazioni nel regno inorganico)(1)
in ciò, che i corpi organici e le loro parti essendo
destinate a molto diverse funzioni, esso può dare alla
sostanza seminale suscettiva di variata organizzazione
altrettante stabilite configurazioni, in varie guise mo-
dificandola, ma che corrispondono allo scopo prefisso:
[Seite 18] e così si opera (per la riunione dei principj puramente
meccanici con ciò che è capace di modificazione con-
forme ad un fine) in questo impulso(1) nell’ atto del
concepimento la formazione successiva; e l’essere or-
ganizzato si conserva in seguito col mezzo della nu-
trizione
per tutto il corso della sua vita; e quando
il medesimo avesse fatte per caso delle perdite, sono
queste riparate, per quanto è possibile, colla riprodu-
zione
(2).

Osservazione I. Questa successiva formazione di
nuovi corpi organizzati può osservarsi distintissimamente
in quelli che pervengono a ben considerevole gran-
dezza crescendo assai rapidamente, e la tessitura dei
quali è tanto fina e trasparente, che quando sono il-
luminati abbastanza ed un poco ingranditi, gli si può
vedere attraverso. Tali sono nel regno vegetabile di-
versi musei d’acqua dolce, per esempio, la Conferva
fontinalis,
il Ceramium caespitosum Roth., che si riprodu-
cono nei primi giorni di primavera: (Abbild. nat. hist.
Gegenst. tav. 45): fra gli animali privi di sangue, i
polipi delle braccia: ed in que’di sangue caldo, il
pulcino all’ epoca della sua prima apparizione nell’ uovo
[Seite 19] covato, ed al suo sviluppamento, elle poscia di giorno
in giorno va crescendo.

Osservazione II. Reputo inutile di fare riflettere
al maggior numero, che il motto impulso di forma-
zione
al pari di tutte le altre denominazioni delle forze
vitali, non ispiega nulla in se medesimo; esso deve solo
denotare cotesta forza particolare che riunisce in sè
il principio meccanico con l’altro capace di modifica-
zione conforme ad un fine; forza di cui l’esperienza
ci mostra l’effetto costante, ma la di cui causa poi,
al pari di quella di tutte le altre forze della natura gene-
ralmente riconosciute, resta per noi mortali in istretto
valor del termine una qualità occulta(1); ma con tutto
ciò non impedisce a noi il cercare di conoscere e di
seguire gli effetti di questa forza con le nostre osser-
vazioni; e di sforzarci per ridurle a leggi generali(a).

§. 10.

[Seite 20]

Questo impulso formativo agendo determinata-
mente ed opportunamente nelle sostanze a ciò desti-
nate, e capaci di riceverla e di essere organizzate, pro-
duce la forma egualmente determinata per tutte le spe-
cie distinte dei corpi organizzati; e nei corpi che hanno
sesso, quella differenza ancora per la quale i maschi
si discernono dalle femmine della medesima specie.

§. 11.

[Seite 21]

Può impertanto l’impulso formativo deviare in
diverse guise dalla direzione propria, e determinata,
similmente che tutte le altre forze vitali perturbate o
modificate nella loro azione da circostanze estranee(1).

Qui è opportuno di osservare che io non intendo
parlare delle deviazioni provenienti puramente da ma-
lattia, le quali alla Storia Naturale non appartengono.

I. I mostri hanno origine da una totale e violenta
perturbazione dell’ impulso formativo; le forme sono
affatto contrarie alla natura(2) dei corpi organici.

[Seite 22]

II. Dalla maggiore o minore reunione dei due ca-
ratteri sessuali in un solo individuo, che devono essere
separati in due generi; si hanno gli ermafroditi.

III. I bastardi derivano dalla fecondazione ope-
rata da due esseri di specie affatto diversa.

IV. Finalmente le razze o le varietà dipendono
dall’ influenza delle diverse cause che a poco a poco
operarono la degenerazione.

§. 12.

Per mostruosità secondo il linguaggio comune in-
tendesi una deformità notabile contro natura, ed avuta
dalla nascita (congenita), nella conformazione di grandi
parti del corpo. Quantunque possano essere assai va-
riate queste deformità, nullameno sono riducibili alle
quattro seguenti classi(1):

[Seite 23]

I. A quelle mostruosità i membri delle quali hanno
una conformazione contraria alla naturale, (fabrica
aliena
).

II. A quelle in cui alcuni membri sono traslocati
o posti contro natura (situs mutatus
). Questi mostri
sono i più rari di tutti, almeno secondo la definizione
datane. Al contrario aprendo dei cadaveri di uomini
ben conformati, si trovarono di frequente alcune delle
loro viscere in una posizione dalla naturale affatto di-
versa.

[Seite 24]

III. Le mostruosità per difetto sono quelle ove
mancano degli interni membri (monstra per defectum),
e sono de più istruttive di tutte.

IV. Vendono in ultimo quelle per eccesso (monstra
per eccessum
), perchè hanno un numero di membri
maggiore di quelli che devono avere. Sono queste le
più comuni mostruosità; non sono rare nemmeno
tra gli animali selvaggi, come nelle lepri. Soventi que-
sta sorta di mostruosità è ereditaria, come avviene
nelle famiglie sisdigitate.

[Seite 25]

Osservazione. La rassomiglianza manifesta fra tante
mostruosità, prova, che le deviazioni stesse dell’ im-
pulso formativo seguono determinate leggi: ma all’in-
contro difficilmente si può conciliare la dottrina degli
sviluppi con il fatto positivo ad ognuno noto, che le
bestie addomesticate dopo il loro soggiogamento, sic-
come le piante coltivate, molto più vanno soggette a
produrre dei mostri che non nello stato selvaggio, (i
mostri, per esempio, nei porci sono comunissimi, quando
fra i cignali non se ne dà quasi esempio) mentre la
[Seite 26] anzidetta dottrina ammette, che i germi di questi mostri
giaciono già mostruosamente preformati sino dalla prima
creazione, gli uni contenuti ed avvolti negli altri.

§. 13.

Quegli esseri organici nei quali gli organi sessuali,
che distinguono il maschio dalla femmina della mede-
sima specie, e che sono più o meno riuniti in una
maniera contraria all’ ordine della natura si chiamano
ermafroditi. Se ne ritrovano fra gli animali a sangue
caldo, specialmente tra le bestie cornute e lanute(a).

È qui il luogo di parlare di una deviazione par-
ticolare che si osserva nell’ impulso di formazione: tal-
volta funzioni corporee e caratteri propri d’un sesso,
si manifestano presso gli individui di un altro; per
esempio, alcune cerve o capriole hanno la testa ornata
di corni: delle faggiane e delle pavone vestono con
l’età le penne come i maschi: degli uomini ed altri
animali danno del latte ec.(1): alle volte ancora esseri
di un sesso qualunque ben costruiti hanno in tutte le
proporzioni della loro conformazione, ora più ora
meno delle totali forme proprie agli individui dell’al-
tro sesso; alcuni uomini, per esempio, hanno le forme
e la mollezza del corpo delle donne, ec.(2).

§. 14.

[Seite 27]

Una femmina di una specie fecondata da maschio
d’altra specie, produce dei bastardi, le forme dei quali
appartengono a quelle dei genitori(1); ma siccome si
è dalla conformazione determinata dei corpi organici,
e specialmente degli animali che dipende l’esercizio
delle loro funzioni, esercizio tanto importante per l’an-
damento del creato, così la natura vi ha provveduto con
due leggi sommamente saggie; la prima è (almeno fra
animali a sangue rosso purchè siano nello stato loro
naturale) che non si riconobbe mai a mio sapere accoppia-
mento e mescolanza di due specie diverse; la seconda
che i bastardi generalmente sono quasi tutti sterili, e
rarissime volte in istato di propagare la loro specie.
Egli è per conseguenza ben rara eccezione quella che
i muli, i canarini, i cardellini bastardi sieno fecondi.
Col mezzo della fecondazione artificiale di diverse spe-
cie di piante si riesce più facilmente ad ottenere pa-
recchie sorta di bastardi producenti semenze fruttifere
(Vedi §. 7.). In quanto ai pretesi bastardi ottenutisi
dall’ accoppiamento di vacche con cavalli ed asini; di
conigli e polli, ed anche di uomini con animali, non
hanno mai esistito, e queste favole non hanno ora bi-
sogno di essere confutate.

§. 15.

[Seite 28]

Le razze e le varietà sono deviazioni, che una
degenerazione quasi insensibile ha prodotto nella con-
formazione specifica originale delle particolari specie
dei corpi organici.

Nel più esatto senso, la parola razza, indica un
carattere che la degradazione ha fatto nascere, e che
diventa necessariamente ed inevitabilmente ereditario
con la propagazione, in quella guisa che i bianchi
con i negri generano dei mulatri, o con gli indiani
d’America, dei meticei. Questo carattere di eredità non
è già una conseguenza necessaria rispetto alle varietà,
siccome quando uomini di capelli biondi e di occhi
cerulei procreano con femmine brunette dei figli cogli
occhi castagni(1).

Osservazione. Allorquando certi caratteri che prov-
engono dalla degenerazione si sono propagati per una
lunga serie di generazioni, riesce non poco difficile lo
stabilire se quegli esseri appartengano a razze sempli-
cemente, od a specie originariamente differenti; per
decidere in tali casi non vi sono in pratica altre norme
fuori di quelle che ricavare si possono dall’ analogia,
poichè le regole che Buffon e Ray hanno lasciate,
onde determinare i caratteri della facoltà di generare,
non sono per nulla sicure e sufficienti.

[Seite 29]

E per vero dire, oltre che non si può applicare
questa regola ad un gran numero di animali e di piante,
che si riproducono senza accoppiamento (Vedi più basso
al. §. 20.), sonovi degli altri casi a centinaia, nei quali
innumerevoli difficoltà impediscono di farne l’applica-
zione. Tale, per esempio, sarebbe il caso in cui deci-
dere si volesse la questione se l’elefante d’Asia e quello
d’Africa appartengano alla medesima specie. E nem-
meno nei casi in cui siamo istruiti dall’ esperienza,
come nell’ accoppiamento dell’asina col cavallo, e del-
l’asino con la cavalla si riguarderà come regola il ri-
sultato ordinario, o quello che si offre più di rado:
imperciocchè i muli ordinariamente sono sterili, ed è
rarissimo caso che se ne siano trovati di capaci alla
riproduzione. Se pigliare si volessero questi casi rari
al sommo, per formarne una regola, sarebbe necessa-
rio riguardare il cavallo e l’asino come della medesima
specie, sebbene da tutta la, forma del loro corpo, e
precipuamente dalla tanto diversa struttura degli organi
della voce differisca, per cui questo con quello è come
il leone col gatto. Ma qui per l’analogia si devono
riguardare come due specie diverse; ed è dietro questi
principj d’analogia, che io tengo i due elefanti di cui
ho parlato come appartenenti a due differenti specie,
giacchè i denti molari dei medesimi manifestano una
diversità così rilevante che è impossibile ritenerla qual
semplice conseguenza della degenerazione.

§. 16.

Appartengono specialmente alle varie cause della
[Seite 30] degradazione, l’influenza del clima e del nutrimento;
e fra gli uomini e gli animali, la loro maniera di
vivere.

Un clima freddo, per esempio, rallenta l’accre-
scimento dei corpi organici; e per questo i groenlan-
desi, i laponi, al pari delle piante e degli animali dei
paesi freddi sono piccoli e grossi. Il clima dà in oltre
agli animali ed alle piante un colore bianco; così gli abi-
tanti del Nord hanno in generale la pelle bianca; così molti
animali a sangue caldo dei climi più freddi hanno per
anomalia i peli o le penne bianchissime; similmente
molte piante di quelle regioni mettono i fiori candidi;
e così del resto. All’opposto i creoli, cioè i bianchi
nati nelle due Indie da genitori europei, portano d’or-
dinario la mirabilissima impronta della loro patria
meridionale.

Il modo di menare la vita, e gli alimenti, di quanto
mutar possono a poco a poco la forma, il colore e l’in-
tera costituzione dei corpi organici, lo vediamo nei no-
stri animali domestici, nelle nostre biade ed erbaggi;
ma più di tutto nella specie umana, la quale ce ne
porge evidentissimi esempi(1).

Per queste diverse cause di degeneramento possono,
secondo le diversità delle circostanze, dar forza le une
alle altre, e rendere la degradazione più rapida e più
manifesta, e talvolta agire anche in opposizione,
sicchè non bisogna essere parziali nel proferire, quando
trattasi di farne l’applicazione a dei casi particolari.

Osservazione I. Perfino sotto la linea vi sono delle
[Seite 31] contrade fredde all’estremo, come nell’ interno di Su-
matra ec.; d’altro lato la Siberia produce molte piante
dei climi caldi, le quali non allignano nelle contrade
d’Europa molto più meridionali.

Osservazione II. È singolare lo speciale effetto
che qualche clima manifesta sui corpi organici, parti-
colarmente su quegli del regno animale. In Siria, per
esempio, i gatti, i conigli e le capre hanuo i peli
lunghi e bianchi all’ estremo; in Corsica i cavalli ed
i cani sono macchiati in una maniera particolare; e
nella Guinea gli uomini, i cani ed i polli possono chia-
marsi mori della loro specie.

§. 17.

La nutrizione dei corpi organici si fa in varj
modi. Le piante suggono il proprio nutrimento con le
radici, che trovansi sotto i loro tronchi, ad una delle
loro estremità; in vece gli animali, seguendo l’espres-
sione di Boherave, hanno le loro radici nell’ interiore
del loro corpo, cioè nello stomaco e nel canale delle
budelle, ove si trovano dei piccoli ed innumerevoli
vasi che succhiano dagli alimenti la parte nutritiva,
siccome fanno all’incirca le radici delle piante, e la
portano poscia nelle parti del corpo.

Col mezzo di uno de’ più meravigliosi processi la
porzione nutritiva degli alimenti si assimila alla sostanza
dei corpi organici; la superflua nei vegetabili sva-
pora; e negli animali, poichè si pascono di un sugo
meno semplice di quello per cui le piante si nutriscono,
la parte superflua è rigettata per altri vasi o canali
come escremento.

§. 18.

[Seite 32]

La conseguenza della nutrizione dei corpi orga-
nici è l’accrescimento: la maggior parte toccano presto
la grandezza confacentegli; ma vi sono degli alberi
l’Araucania excelsa, la Columnia pinifolia, l’Areca
oleracea,
l’Adansonia digitata ec., fra le piante il
calamus rotang ed altre; e certi animali, come le spe-
cie di tenia, i cocodrilli ed i grandi serpenti acquatici,
dei quali difficilmente si può dire se nella vita loro
finiscono di crescere in lunghezza e grossezza, e tanto
meno, in qual epoca ciò avvenga.

§. 19.

Oltre l’accennata facoltà appartiene anche ai
corpi organici, la forza di produzione, o quella pro-
prietà singolare, per cui le parti dei corpi mutilate o
del tutto cadute si rinnovano da per loro. Questa me-
ravigliosa disposizione dell’organica creazione assicu-
ra gli animali e le piante dai molti accidenti, cui
possono i loro corpi andar soggetti; è dessa al pari
della nutrizione, uno dei più gran pregi con cui la
macchina venuta fuori dalle mani del creatore si sol-
leva al di sopra della più perfetta opera dell’ arte
umana: gli autori di codeste opere non possono loro
infondere la forza di ristabilire da per sè stessi le
molle e le ruote, quando sono infievolite, piegate,
guaste, o di troppo usate; all’opposto la natura ha più
o meno comessa cotesta forza a tutte le piante ed a
ciascun animale.

[Seite 33]

Molti corpi organici perdono spontaneamente in
certi determinati tempi alcune parti di essi, che da
poi riproduconsi, siccome i cervi perdono le corna,
gli uccelli si mutano, i serpenti ed i bruchi cambiano
di pelle, i granchi di guscio, le piante spogliansi delle
foglie: quest’ atto si potrà chiamare riproduzione ordi-
naria.

Quella poi della quale intendiamo propriamente
di parlare qui, si è la riproduzione straordinaria, per cui
i corpi organici e specialmente gli animali cicatrizzano
le lesioni, si ristabiliscono dalle fratture e perfino gua-
riscono e si riproducono le parti per disgrazia strap-
pate o perdute. L’uomo e quegli animali che sono
seco lui in maggiore analogia hanno, a dir vero, una
forza di riproduzione molto limitata, la quale all’ in-
contro sommamente grande e perfetta si è negli ani-
mali a sangue freddo, ed in ispecialità nelle salaman-
dre acquatiche, nei gamberi, nelle lumache, nei lom-
brici terrestri, nelle actinie e nei polipi delle braceia.

Osservazione. Già molti anni sono strappai un oc-
chio quasi intero ad una salamandra acquatica della
specie più grossa (Lacerta lacustris), che io tuttora
conservo nello spirito di vino; gli feci cioè saltar fuori
tutti gli umori, e poscia vi tagliai via quattro quinti
delle vuotate membrane; eppure con tutto questo si
riprodusse in dieci mesi un nuovo occhio perfetto,
poichè avea la cornea, la pupilla, l’umor cristal-
lino ec., il quale differiva da quello che avea lasciato
intatto in ciò che era solo la metà più piccolo(a).
(J. – Gotting. gel. Auz. 1785. 47. st.)

§. 20.

[Seite 34]

I corpi organici quando sono giunti alla perfetta
maturanza mediante la nutrizione e l’accrescimento,
acquistano allora la facoltà di generare (§. 5.), facoltà
che in diversissimi modi si esercita; poichè in generale
ciascun individuo, o è in istato di propagare da sè
solo la propria specie, o è necessario il concorso di
due individui di vario sesso che si accoppino insie-
me e riproduchino nuovi corpi organici della loro
specie.

Tutte le principali differenze che vi sono fra que-
sti due precipui modi di propagazione, si riducono
in ultima analisi alle quattro seguenti sorta:

I. Ciascun’ essere si propaga nella maniera più
semplice, senza fecondazione precedente, che è o per
divisione,
come in molti animali infusorj(1) e nei po-
lipi a mazza(2); o per rampolli come nei polipi a
braccia e in molte piante; od anche per gemme come
nelle conferve delle fonti. La vecchia pianta si gonfia
ad una estremità e forma un grosso bottone che cade,
ed a tempo debito si sviluppa e diventa una pianta co-
me la madre.

II. Altri sono del pari atti a riprodursi da per
loro; ma siccome veri ermafroditi portano sul corpo
[Seite 35] ambedue gli organi sessuali, ed affinchè generino un
essere nuovo è d’uopo che succeda prima la fecon-
dazione, cioè, se è un animale, bisogna che spanda
dell’ umor maschile sopra gli ovicini feminili; e se è
una pianta, con la polvere mascolina fecondi i grani
feminini:
così è il modo più comune col quale si pro-
pagano le piante; e nel regno animale pare che così
pure avvenga in alcune conchiglie.

III. I due sessi possono essere riuniti in un solo
individuo ermafrodito come nella precedente classe, ma
non è dato a cotesto individuo di fecondarsi da sè
solo, dovendo in vece riunirsi ad altro ermafrodito,
sicchè i due sessi accoppiati si fecondano e sono
fecondati reciprocamente. Non avviene di incontrarsi
in così singolare organizzazione se non che in pochi
animali, come nei lombrici terrestri, nelle lumache
ec.(1)

Gli organi sessuali si trovano separati su due in-
dividui, uno dei quali ha le uova, ed è la femmina,
e l’altro ha la materia fecondante maschile; tali sono
tutti gli animali a sangue rosso, e non pochi delle
altre classi: parimenti si dica di diverse piante come
le palme, il canape, molti muschi ec.

Alcuni animali di quest’ ultima categoria mettono
fuori delle nova nelle quali, solo dopo qualche tempo,
i neonati si formano completamente; perciò si chia-
mano ovipari; altri detti vivipari trattengono nella ma-
trice questi uovi fecondati fino che i piccini possono
venire alla luce perfettamente formati e scevri dei loro
inviluppi.

[Seite 36]

Osservazione. Quae actu animal pariunt, vivipara
dicuntur; quae
potentia, ovipara. Harvey. Tuttavolta la
differenza tra i vivipari e gli oviperi non è grande, il
che lo provano i moscherini ed i polipi a pennacchio,
i quali riproducono secondo le varie stagioni, ora in
una, e quando nell’ altra maniera; come pure alcuni
serpenti, i quali partoriscono bensì delle uova, ma
l’animale vi è contenuto tutto formato. Si potrà in
qualche modo comparare con quest’ ultimo caso quelle
piante, nei grani delle quali si contiene, quando sono
mature, un embrione di pianta verde, come si osserva
nella fava della nymphea nelumbo, conosciuta sotto
il nome di Fava d’Egitto.

§. 21.

Quando i corpi organici hanno compito il de-
stino della loro vita, tutte le forze vitali li abban-
donano, e muojono; ma pochi assai toccano la meta
fissatagli dalla natura, essendo per lo più raccorciata
da mille accidenti molto prima del tempo stabilito.
Così si calcola, per esempio, che di mille uomini
appena settantotto circa muojono di vecchiaja; e fra
gli anfibj più grandi e più terribili, come i cocodrilli
ed i serpenti, non ve ne è neppur uno su mille che
giunga alla grandezza ed all’età loro stabilita. Quando
gli animali e le piante sono morte, i corpi si dissol-
vono poco alla volta per fermentazione, putrefazione
o combustione, in una parola, per decomposizione
chimica dei loro elementi: così l’organizzazione si di-
strugge, e la cenere dei medesimi si confonde coll’altra
[Seite 37] terra che gli porse per lo passato il nutrimento ed il
soggiorno.


SULLA STORIA NATURALE.
Dei corpi organici in generale.

  1. Ch. Bonnet, Considèrations sur les corps organisées nel T. III
    delle sue opere.
  2. G.R. Treviranus, Biologie ec. – Gottin. del 1808, in 8.°.

SEZIONE TERZA.
degli animali in generale.

[Seite 38]

§. 22.

Sebbene la conformazione e la struttura degli ani-
mali sia variata all’ infinito, sembrami però che tutti,
all’ eccezione forse degli animali infusorj, abbiano di
comune una bocca (§. 3.), per la quale essi fanno
passare l’alimento nel corpo. A differenza delle piante
che traggono l’omogeneo nutrimento semplicissimo dal-
l’aria, dall’ acqua e dalla terra, gli animali in vece
lo cavano, di molto variando, quasi senza eccezione
dagli stessi regni vegetabile ed animale, ed a ciò sono
sforzati dalla molesta sensazione della fame, lo che
fanno con movimenti spontanei, e provvedono così alla
loro sussistenza.

§. 23.

Negli animali che comunemente si chiamano più
perfetti, il sugo nutritivo lavorato da certi organi, si
mischia da prima col sangue che circola nelle vene,
e di là girando, è deposto nelle altre parti costituenti
il corpo. Ciò che proprio chiamasi sangue è di color
rosso; ma rispetto al suo calore, è di due diverse
specie nelle diverse classi degli animali dette a sangue
rosso.
Negli uni, come negli anfibj e nei pesci, ha
[Seite 39] un grado di calore, che si uniforma quasi affatto a
quello del fluido nel quale vivono, ed è perciò che
si chiamano a sangue freddo, e negli altri, detti a san-
gue caldo,
che sono gli uccelli ed i mammali, il san-
gue ha sempre un calore a circa cento grdi del ter-
mometro di Fahrenheit. Il fluido che supplisce al sangue
negli animali a sangue bianco (gli insetti ed i vermi)
è diverso particolarmente da ciò che chiamasi comu-
nemente sangue, perchè manca di globetti rossi.

§. 24.

Ma comunque il sangue sia bianco o rosso, freddo
o caldo, è necessario, che nell’ animale sano sia im-
pregnato di una quantità di ossigeno sempre nuova, tratto
dall’aria atmosferica o dall’acqua(a), e che il corpo
si liberi di altrettanto carbonio. Precisamente con il
ministero della respirazione si compie questo singolare
lavoro, che ha luogo nel laboratorio animale. Gli ani-
mali a sangue rosso (i mammali e gli uccelli) respi-
rano con i polmoni, i pesci per le branchie, e gli animali
a sangue bianco, co’ varj organi analoghi, detti trachee.

§. 25.

Soltanto gli animali provvisti di polmoni hanno
voce, oltre la quale l’uomo ha di più la loquela, che
ha inventata.

§. 26.

[Seite 40]

Gli organi mediante i quali si eseguiscono imme-
diatamente i movimenti volontarj sono i muscoli, che
negli animali a sangue rosso costituiscono appunto ciò
che carne si chiama. Si è soltanto fra i polipi ed al-
cuni pochi consimili animali di semplicissima struttura,
che non si può discernere gli organi del movimento
dal rimanente della sostanza gelatinosa.

§. 27.

Alcuni pochi muscoli vi sono oltre gli accennati,
che non sono soggetti alla volontà: il cuore è fra que-
sto numero; esso batte incessantemente in tutto il tempo
della vita dell’ animale (nell’ uomo circa 4500 volte in
un ora) senza mai stancarsi; essendo colle sue contra-
zioni la principal molla che mette il sangue in circo-
lazione.

§. 28.

Tanto i muscoli sottoposti alla volontà, quanto
quelli sui quali è nulla, hanno bisogno in comune del-
l’influenza dei nervi per muoversi.

§. 29.

Questi nervi partono dal cervello, o dallo spinal
midollo,
e pare che la grossezza di queste due ultime
parti, confrontata con la grossezza dei nervi che ne
[Seite 41] derivano, sia in ragione inversa delle forze intellet-
tuali dell’ animale(1); di modo che l’uomo ha fra
tutti gli animali il cervello più grande in confronto dei
suoi nervi estremamente fini; quando in vece gli ani-
mali di limitatissima intelligenza, quali sono gli anfibj
dei nostri paesi, hanno i nervi grossissimi, ed il cer-
vello piccolo al sommo.

§. 30.

Oltre l’influenza che hanno sui movimenti dei
muscoli, è secondo ufficio dei nervi quello di comuni-
care all’anima col mezzo dei sensi le impressioni esterne,
che si fanno sul corpo animale. La natura degli or-
gani dei sensi però varia assai nelle diverse classi di
animali. Così, per esempio, molti ricevono, senza dub-
bio, ogni sorta di impressioni sensuali, sebbene non
sia a noi dato di scorgere in essi gli organi dei quali hanno
bisogno gli altri animali per conseguire uguali impres-
sioni: così la musca vomitoria ed altri insetti hanno
l’olfatto senza che gli si possa scorgere il naso; ed
altri simili.

Osservazione. Molti vollero restringere il numero
dei cinque sensi, ed altri lo hanno voluto per lo con-
trario aumentare. Vanini e molti altri dopo di lui ri-
conobbero il sentimento che accompagna lo stimolo
sessuale per un sesto senso. Giulio Cesare Scaligero
pretese, che il sollettico sotto le ascelle ne sia un set-
timo; Spallanzani opinò che vi fosse un ottavo senso
nei pipistrelli, in virtù del quale, volando essi nelle
[Seite 42] tenebre non intoppano mai in nessun luogo(a). Per ul-
timo Darwin vuole che le sensazioni di caldo e freddo
derivino da un senso particolare.

§. 31.

I nervi ed i muscoli si stancano per il continuato
esercizio; e per rinnovare le loro forze, hanno bisogno
di tratto in tratto di riposo, che gli è procacciato dal
sonno. Per l’uomo e pel maggior numero degli ani-
mali fruggivori è destinata la notte per tale riparazione
di forze: ma come sarebbe il topo-ghiro (glis escu-
lentus
) e molti animali predatori, ai quali specialmente
appartengono i pesci, molti insetti e vermi, che si
stanno quieti il giorno, vanno pei loro bisogni in tempo
di notte; per il che si chiamano animali notturni.

§. 32.

Oltre il sonno che serve alla riparazione delle
forze, trovasi nell’ economia di molti animali la com-
modissima disposizione per la quale essi se la pas-
sano in profondo sonno buona parte dell’ anno, ed
appunto quei mesi più freddi nei quali gli riuscirebbe
difficilissimo di provvedere al proprio sostentamento(1);
essi si rannicchiano, quando s’avvicina il tempo d’in-
verno, in luoghi appartati e sicuri, e quando il freddo
[Seite 43] incomincia, cadono in una specie di intirizzimento, dal
quale non sono risvegliati che dal riscaldante sole di
primavera. Questo intirizzimento è tanto forte che gli
animali a sangue caldo durante il letargo conservano
appena un grado di calore sensibile (l’Oss. al §. 4.),
e le crisalidi di molti insetti, che in questo tempo
soggiaciono alla loro metamorfosi, sono tanto asside-
rate, che gettate per terra risuonano come vetro o
ghiaccio, senza che si offenda punto l’animale che den-
tro vi dorme.

Per quanto si sappia, nessun uccello è sottoposto al
sonno iemale(a); mentre vi soggiaciono la maggior parte
degli anfibj.

§. 33.

[Seite 44]

Vi sono alcune facoltà dell’ anima comuni all’ uomo
od a moltissimi animali, come la percezione e l’atten-
zione;
ed anche due sensi interni, cioè la memoria e
l’immaginazione.

§. 34.

Altre facoltà poi sembrano quasi affatto esclusive
degli animali, appena trovandosene alcune traccie nel-
l’uomo; sono queste conosciute sotto il nome di istinti;
ma per l’opposto la ragione è esclusiva dell’ uomo.

§. 35.

Chiamasi istinto(1) quella facoltà che hanno gli
animali di sottoporsi per un interiore movimento
[Seite 45] involontario ed innato, scevro da ogni istruzione e da
sè medesimi, a certe azioni opportune tendenti alla con-
servazione individuale e della specie.

Innumerevoli osservazioni provano, che gli ani-
mali eseguiscono coteste azioni per mera naturale
legge di necessità e senza riflessione; così le berte rom-
pono le ali anche agli uccelli morti prima di man-
giarli; gli uccelli di passaggio quantunque allevati soli
in una camera, sentono nell’ autunno il bisogno di emi-
grare; e malgrado le premure che si prendono di essi,
e la miglior pastura, diventano inquieti e si agi-
tano incessantemente nelle loro gabbie.

§. 36.

Fra le diverse specie di impulsi naturali, quelli
che meritano più attenzione sono quelli che sogliono
chiamarsi industriosi; cioè certa facoltà per la quale
gli animali a sangue caldo e varj insetti, senza alcuna
istruzione, senza alcun particolare esercizio(1), sanno
costruirsi con un arte stupenda abitazioni, nidi, tes-
suti per cogliere le prede, ed anche altri lavori per
fini diversi; la qual cosa nè per istruzione, nè per
esercizio può avvenire, non potendo il verme da seta,
per esempio, farne uso che una sola volta in sua vita,
e dovendo per necessità e conseguenza essere il tenta-
tivo e l’opera in pari tempo compiti.

§. 37.

Ad eccezione dell’ impulso sessuale che spinge un
[Seite 46] sesso verso l’altro, l’uomo mostra poche traccie di
istinti. L’istinto industrioso gli manca totalmente; ma
è risarcito da questa apparente deficienza dall’ uso della
ragione.

Sia questa ragione una facoltà propria ed esclu-
siva dell’uomo, ovvero un grado infinitamente più alto
di una facoltà, della quale vi è un qualche segnale in
alcuni animali(1); od una direzione particolare di tutte
le forze dell’ anima umana, la gran preminenza che
l’uomo riceve da essa, la facoltà di perfezionare sè
stesso, è almeno apparentissima.

L’uomo essendo destinato ad occupare tutte le
parti abitabili della terra, ed a nutrirsi di quasi tutte
le produzioni dei regni organici, gli abbisognava cer-
tamente di più che l’istinto industrioso delle bestie,
con il quale solo, sarebbe impossibilitato di soddi-
sfare diversi bisogni a cui soggiace per la grande
differenza dei climi che deve abitare, e del nutrimento
che gli porgerebbe il luogo del soggiorno; ma bensì
è coll’ uso della sua ragione che si adatta alle circo-
stanze, e può così in altrettanti modi diversi provve-
dere e suppplire ai bisogni stessi.

§. 38.

Fino a qual grado l’uomo si sollevi al di sopra
degli altri animali, ne fa prova l’impero assoluto che
esso esercita sopra tutti gli esseri, ed il suo metodo
di vita economica ec.; in una parola sul naturale istinto
[Seite 47] delle creature, che vivono con lui disponendone a ta-
lento, addimesticando i più indomabili, frenando le
loro passioni più violenti, riducendoli capaci delle più
artificiose azioni.

Osservazione. Quanto l’uomo sia in generale si-
gnore del rimanente delle cose create, basta, onde con-
vincercene, osservare i cangiamenti, che dopo la sco-
perta del nuovo mondo ha fatto subire allo stesso ed
a ciò che vi abita: quanti vegetabili e quanti animali
non ha trasportati dall’ uno all’altro? Ha dato al nuovo
mondo il riso, il caffè, il cavallo, i buoi, ed ha tra-
sportato via di colà i pomi di terra, i tacchini, il ta-
bacco ec., che ha naturalizzati nell’ antico continente.

§. 39.

Gli animali domestici ci somministrano una prova
la più manifesta di questo impero basato su la ragione
sola, che l’uomo possiede sulle classi dette bestie do-
mestiche, cioè di quegli animali a sangue caldo parti-
colarmente, che l’uomo ha privati della loro libertà
e che si è sottomessi per soddisfare ai gravi bisogni,
ed in generale per ricavarne considerevoli profitti. Si
può anche porre fra questi in più lato senso le api,
il baco da seta, ed i gallinsetti, conosciuti sotto il
nome di chermes, di coccinella ec.

Osservazione I. Gli animali domestici di cui ho
parlato si possono considerare sotto tre differenti rap-
porti: ve ne sono di quelli dei quali l’uomo si è sot-
tomessa tutta la specie, facendoli intieramente uscire
dal loro stato di natura, come il cavallo: ve ne sono
degli altri che per dir vero esso li alleva presso di sè,
[Seite 48] ma però esiste tuttora la razza originaria selvatica;
tali sono il bufalo, il majale, il gatto, la renna, le
due specie di camelli dell’ antico continente ed i pol-
lami: altri per ultimo, come l’elefante, non si pro-
pagano quando sono in istato di captività; ma bisogna
prendere, adomesticare ed istruire, tutti quelli che
l’uomo vuole possedere.

Osservazione II. Gli animali così detti domestici
variano soventi nel colore, e molti mammali che si
contano fra essi, si distinguono per la coda penzolone
e le orecchie abbassate; tuttavia nessuno di questi due
segni formano un carattere costante della schiavitù(1).

§. 40.

Tutto il regno animale si divide secondo il sistema
di Linneo in sei classi cioè:

I. Classe. Mammali; animali a sangue rosso e caldo; vivi-
pari, e che allattano per certo tempo i
loro figlj:

II. Uccelli; animali a sangue rosso e caldo; ovi-
pari; che hanno penne:

III. Amfibj; animali a sangue rosso e freddo; che
respirano con polmoni:

IV. Pesci; animali a sangue rosso e freddo; che
respirano con le branchie e non coi pol-
moni:

[Seite 49]

V. Insetti; animali a sangue bianco e freddo;
con antenne alla testa alla foggia di corna,
e con istromenti di movimento articolati:

VI. Vermi; animali a sangue bianco e freddo:
senza antenne; ma aventi per l’ordinario
dei tentoni, e per ciò che io mi sappia, sem-
pre privi dei stromenti di movimento, con
articolazioni(1).


NOTIZIE
Di Libri ed Autori, che servono pella Storia Naturale
degli Animali in genere.

  1. Aristotiles. Histoire des animaux d’Aristote, avec des notes etc.
    di Camus. – Paris, 1793, Vol. 2 in 4.°
  2. Conradi Gessneri, icones quadrupedum viviparorum item avium, et
    animalium aquatilium; cum nomenclaturis singulorum in linguis
    diversis Europae.
    Edit. II. – Tig. 1560, in foglio.
  3. Aldrovandus.
  4. Jo. Johnston. Historia Naturalis de animalibus. – Francof., 1649–1653.
    in fog. = anche sotto il titolo di H. Ruyskh (Feder. Figlio). Thea-
    trum universale omnium animalium.
    – Amsterd., 1718. Vol. 2 in fog.
  5. Ray.
  6. Buffon.
  7. G. Ad Suckow. Anfansgründe ec., ossia Elementi di Storia Natu-
    rale degli Animali. – Lipsia del 1797. in 8.°.
  8. Cuvier. Tableau élémentaire de l’Histoire Naturelle des Animaux
    Paris, 1798. in 8.°
  9. G. Cuvier il Régne animal distribué d’après son organisation.
    Paris, 1817. Vol. 4 in 8.°
  10. A.M. Constant. Duméril. Zoologie anlytique. Paris, 1806. in 8.°
  11. Got. Fischer. Zoologia ec. – Mosq. 1813. Vol. 3 in 4.° e 8.°
  12. Lor. Oken’s. Lehrbuch der N.G. 3. Th. – Leipzig, 1816. Vol. 3
    in 8.°
  13. Deutschlands fauna in Abbild. nach der Natur, mit beschreibungen
    von
    Jac. Sturm. – Nürnb., 1790. in 12.°
  14. Linnaei. Fauna Succica, ediz. II. – Holm., 1761. in 8.°
  15. Th. Pennant’s. British zoology – Lond., 1768–1777. Vol. 4 in 4.°
  16. Ed i suoi disegni sotto lo stesso, titolo, dopo il 1763, in foglio grande.
  17. C.P. Cl. Fleurien. Histoire Naturelle des Oiseaux, des Poissons,
    des Cetacées, des Anphibies et marins.
    Vol. II et III., des voya-
    ges autour du Monde par
    M. Et. Marchand. – Paris, 1800.
  18. W. Elf. Leach’s. Zoological Miscellany – Lond., 1814 in 18.°.
  19. Taballerische Uberscicht der Säugthiere nach Jlliger ec. von J. Chr.
    L. Hellwig
    . – Helmst., 1819 in 8.°

SEZIONE QUARTA.
dei mammali.

[Seite 51]

§. 41.

I mammali hanno di comune con gli uccelli, il
sangue rosso e caldo, ma sono vivipari; il carattere
principale che li distingue da tutti gli altri animali, e
d’onde la classe ha presa la sua denominazione, sta
nelle mammelle, con le quali le femmine allattano i
loro figliuoli; il numero e la situazione delle quali dif-
ferisce nella maggior parte degli animali. Per lo più
le femmine ne hanno un numero quasi doppio di quello
dei piccini, che ordinariamente danno alla luce; e sono
collocate o sul petto, o sul ventre, o fra le gambe
posteriori(1).

§. 42.

I mammali generalmente, seppure nol sono tutti,
[Seite 52] hanno il corpo provveduto di peli(1); la forza, lun-
ghezza, durezza e colore dei quali varia sommamente
nelle diverse specie. Fra gli uni questi peli sono incre-
spati, come la lana; altri sono rigidi e dritti in aria,
come le settole dei cignali e dei porci; soventi sono
formati in irte punte, come nel porco spino. Vi sono
non pochi animali fra i quali il pelo in certe parti del
corpo è prolungato, e forma una barba od una chioma;
ve ne sono degli altri, come il cavallo, il cane ec.
presso i quali sono in certi siti collocati in una dire-
zione opposta, e formano le così dette sutture; e per
finirla ve ne sono di quelli, per esempio, i vitelli ma-
rini, che cambiano colore con l’età; il freddo
(§. 16) li rende tutti grigi, come lo scojattolo, (lo
che avviene presso di noi negli inverni rigidi, ed al
Nord un anno sì e l’altro no), o bianchi di neve,
siccome l’armellino. Ma quando questo colore bianco
va congiunto ad occhi rossi, e che non soffrono vivis-
sima improssione di luce, come negli albini d’Asia, tra
il genere umano, e fra altre specie di animali a sangue
caldo, in allora è la conseguenza di una vera debo-
lezza morbosa(a).

§. 43.

[Seite 53]

La natura ha fissato ai poppanti variato sog-
giorno. Il numero maggiore vive sulla terra; gli scojat-
toli e le scimie stanno quasi esclusivamente su gli al-
beri; alcuni sotto terra, come le talpe, essendo pro-
priamente animali sotterranei; un’ altra parte sta ora
in acqua ed ora in terra, come il castoro e l’orso
marino; od anche costantemente nell’ acqua come fanno
le balene. Gli animali della classe in discorso hanno
per conseguenza i piedi e gli altri organi, che servono
al moto, foggiati molto diversamente. Quasi tutti hanno
quattro piedi; l’uomo non ne ha che due, ma ha due
mani; le scimie per lo contrario hanno quattro mani;
nei mammali anfibj sono unite le dita sia delle mani
che de’ piedi con una membrana, che si presta bene
per nuotare; le dita dei piedi anteriori dei pipistrelli
sono lunghissime e molto sottili, e fra di esse vi è tesa
una membrana assai fina, che li rende atti al volo; i
piedi di certi animali acquatici della presente classe
sono costruiti in modo onde servire di remi; nelle
balene rassomigliano in certo modo alle natatoje dei
pesci, con la differenza, che i piedi posteriori sono
senza osso e collocati orizzontalmente e non vertical-
mente, come la coda dei pesci; uno scarso numero di
mammali ha dei zoccoli (solidungola), molti li hanno
fessi (bisulca). La massima parte camminano soltanto
sulle dita dei piedi, specialmente con quelli posteriori;
ma certuni, come l’uomo ed in certo modo le scimie,
l’orso, l’elefante ed altri ancora, poggiano tutta la
pianta del piede fino al calcagno.

§. 44.

[Seite 54]

Tulli gli animali, eccettuati i formichieri, i pan-
golini ed alcune balene, sono armati di denti,
che si dividono in incisivi,(1) in canini e molari
questi ultimi in ispecialità, sono conformati diffe-
rentemente secondo la diversa qualità del nutrimento
degli animali. Nei carnivori la corona è crenelata, cu-
spidata e quasi tagliente; nei fruggivori è larga in alto
e grinzata; ed in quegli che si nutriscono di produ-
zioni dei due regni organici, tale è l’uomo, è infos-
sata in mezzo e rotondata negli angoli.

Alcuni hanno delle grandi difese salienti, per e-
sempio, l’elefante e il narvalo; altri enormi canini
diretti in giù, come il caval marino.

§. 45.

Solamente fra i poppanti, e proprio negli erbi-
vori, vi sono delle spezie dette ruminanti, le quali in-
gojano da principio gli alimenti poco masticati, ed in
seguito li fanno risalire in bocca per l’esofago, li ri-
masticano più sottilmente e li deglutiscono per la se-
conda volta.

A questo fine gli animali ruminanti hanno i denti
[Seite 55] particolarmente costruiti; i loro molari sono intagliati
come a guisa di sega con solchi obbliqui, e le corone
dei medesimi non sono orizontali, ma sibbene a sghem-
bo, di modo che nei denti della mascella superiore il
margine esteriore è ad un livello più basso, mentre
che nell’ inferiore mascella si è la parte interiore del
dente, ossia verso la lingua, che è più elevata. Co-
testi animali, oltre una tale disposizione di denti, hanno
la mascella inferiore strettissima, per cui si può muo-
vere agevolissimamente sui due lati; ed è con ciò, come
facilmente ce lo mostra l’oculata ispezione, che si fa
il meccanismo di tale singolare lavoro.

Osservazione I. I ruminanti fessipedi hanno quat-
tro ventricoli, la struttura ed il meccanismo interno dei
quali è molto singolare. Gli alimenti masticati gros-
solanamente la prima volta ed ingojati, cadono nel
primo ventricolo di enorme grandezza chiamato rumine
o panzone, ove sono raccolti come in un serbatojo, e
solamente un pochetto umettati e rammolliti; di là una
piccola porzione dopo l’altra, passa nel secondo sto-
maco (reticolo), il quale altro non è che un’appendice
del primo, vengono ricevuti e fatti risalire per l’esofago
fino alla bocca, da dove il boccone ruminato una se-
conda volta è di bel nuovo inghiottito; nella seconda di-
scesa però gli alimenti sono subito condotti da un canale
particolare(a) nell’ omaso o cento pelli, senza ripassare nei
[Seite 56] primi due ventricoli, e così giungono nell’ ultimo
detto abomaso, che più di tutti somiglia allo stomaco
degli altri mammali, e dove gli alimenti sono total-
mente digeriti(1).

Osservazione II. Mi pare che il vero e principale
vantaggio della ruminazione, che ricavano gli animali
ruminanti, sia ancora generalmente ignoto.

§. 46.

Oltre le unghie, i denti ec., di cui sono muniti
molti poppanti, se ne rinvengono pur anche di armati di
corni. Fra alcune specie, come nel cervo e nel capriolo,
le femmine ne sono prive; le renne e le capre quan-
tunque abbiano corni, pure non sono così grossi sic-
come nei maschi. Il numero, la forma, la posizione e
particolarmente la tessitura delle corna varia assai.
Quelli dei buoi, delle capre, delle gazelle sono vuoti
e crescono sopra una prominenza ossea, che è una
continuazione dell’ osso frontale. Le corna delle due
specie di rinoceronti sono compatte ed impiantate
[Seite 57] soltanto sulla pelle del naso; parimenti sono ripieni an-
che in mezzo i corni dei cervi, ma di osseo tessuto,
con ramificazioni, e per l’ordinario gli cadono tutti
gli anni, e ne riproducono di nuovi.

§. 47.

Quasi tutti i mammali sono caudati; questa coda,
che gli copre il podice, è una continuazione del cocige;
ed in quanto all’ uso, serve ad alcuni per scacciare gli
insetti che li pungono; a molti cercopitechi ed a qual-
che altro animale d’America e della Nuova Olanda
presta gli ufficii di mano, sia per appoggiarsi, che
per uncinarsi agli alberi, come per prendere le cose,
sicchè si chiamano code preensili; i topi saltatori se
ne servono onde spiccare salti, ed i canguri qual mezzo
di difesa, e con essa mantengonsi in equilibrio quando
siedono sui piedi di dietro.

§. 48.

Non sono da dimenticare le borse particolari, che
possedono alcuni animali della presente classe, e che
sono fatte per differenti usi. Molte scimie, babuini, cer-
copitechi, gli amsteri e la marmota citellus hanno dei
serbatoi o borse mascellari, ove ripongono una provi-
gione di alimenti. In questa classe evvi un genere
(Didelfo o Sariga), le femmine del quale hanno le ma-
melle in una particolare tasca attaccata al ventre,
nella quale introduconsi i novelli per poppare(a).

§. 49.

[Seite 58]

Certi mammali, fra i quali quasi tuti i grossi er-
bivori, ordinariamente non portano che un feto alla
volta; mentre certi altri, come le fiere, i porci ec. ne
partoriscono molti insieme.

Il feto sta unito alla madre con la placenta
(secundina), che è fatta in diverse maniere negli ani-
mali diversi. Nella specie umana ha la forma di un
berlingozzo semplice, che propriamente si chiama pla-
centa;
ma tra i ruminanti e gli animali a piede for-
cuto è divisa in tanti piccoli lobi o cotiledoni separati,
che qualche volta sono in abbondante numero(a).

§. 50.

I punti di veduta sotto i quali si può considerare
l’importanza degli animali sono due: primieramente
in quanto all’ influenza che hanno sull’ economia della
natura, e sull’ andamento delle cose create; in secondo
luogo per l’immediata utilità che recano all’uomo.
Circa al primo punto, l’importanza maggiore bisogna
accordarla agli insetti ed ai vermi, come ci sarà dato
di mostrare in seguito; in quanto al secondo poi i
mammali godono la preminenza, tanto per la loro gros-
sezza, quanto per le moltiplici guise, che può giovar-
sene. La variata struttura di questi, la loro forza,
[Seite 59] l’attitudine ad apprendere, porgono all’uomo i mezzi
di servirsene in mille modi(1). Esso non potè rinve-
nire nelle altre classi degli animali chi di buona lena e
laboriosamente al par dei poppanti lo aiutasse; nessuna
altra classe gli è, siccome questa, indispensabile al suo
servigio ed alla sua conservazione. Intiere popola-
zioni di questa terra possono con una sola specie di
mammali soddisfare a quasi tutti i più urgenti bisogni.
Di tal guisa i vitelli marini somministrano ai Groen-
landesi il nutrimento ed il vestito; come le sono le renne
per i Laponi e Tunghusi, e le balene per gli Aleuti.

§. 51.

Sebbene l’utilità dei mammali pel genere umano
sia moltiplice assai, si può non pertanto ridurre al
seguente contesto:

Il cavallo, il mulo, l’asino, il bue, il bufalo,
la renna, l’elefante, il camello, il lama servono a
portar l’uomo ed i carichi, a strascinarli, a lavorare
la terra ec.; il cane lo aiuta alla caccia e lo difende
dagli agressori; il gatto, il riccio ed il formichiere gli
distruggono i topi ed altri animali nocivi; la carne di
bue, di montone, di maiale, di capra, di cervo, di
lepre, di coniglio ec., serve per il suo proprio nu-
trimento; consuma pur anche il lardo lo strutto, il
sangue, il latte, il burro, il cacio, che si trac da
questi animali; li spoglia delle loro pelliccie, delle
[Seite 60] pelli, dei peli e della lana per coprirsi, ornarsi e farsi
delle tende; arde il sego, l’olio dei cetacei, il bianco
di balena per diradare le tenebre(1); delle pergamene
e del cuojo se ne serve per iscrivervi sopra, coprire
libri ec.; in fine gli artisti usano per molti generi di
lavori le settole dai maiali, i peli, le chiome, i corni
dei cervi, dei buoi ec., le unghie, l’avorio, i denti,
le ossa, e quelle dette di balena; con le vessiche, con
i tendini, budella ed ossa fanno la colla di legnaiuolo;
con le budelle si formano anche delle corde; il sangue
si usa nella tintorìa per fare l’azurro di Berlino ed
altri colori; con le ossa e con le unghie si fa il nero;
con il midollo e col grasso, il sapone; con l’orine e
con lo sterco si ottiene il sale ammoniaco, si fertiliz-
zano i terreni, e si fanno degli scaldatoi; il muschio,
il castoro, il corno di cervo, il latte ec., si adoperano
in medicina.

§. 52.

Vero è in pari tempo, che molti animali di que-
sta classe sono mediatamente od immediatamente dan-
nosi all’ uomo. Alcuni carnivori, e segnatamente quelli
del genere delle fiere, assalgono l’uomo; le stesse fiere
ed anche molti altri animali, per esempio, la martora
la donnola, la puzzola, il giottone, la lontra e la ba-
lena distruggono molti animali utili; o recano danno
ai vegetabili, piantagioni, prodotti degli orti, granai ec.,
come fanno i pipistrelli, i criceti, i lemmi, i cervi,
[Seite 61] le lepri, i castori, le scimie, gli elefanti, i rinoceronti,
gli ippopatomi; i topi, i ghiri, i pipistrelli danneg-
giano pur anche i commestibili. Nessun poppante nello
stato sano può dirsi velenoso, eccettuato forse il ma-
schio dell’ Ornitorinco, lo sprone del quale posto al
piede posteriore è riguardato come venefico.

§. 53.

Vi sono alcuni artificiali sistemi, ossiano delle
classificazioni basate sopra certi stabiliti caratteri, sotto
i quali rispettabili Naturalisti si studiarono di ordinare
i mammali. La divisione d’Aritotile, per esempio, la
troviamo fondata puramente sulla differenza dei diti
e delle zampe, la quale divisione seguirono Ray ed
altri, che la perfezionarono di più coll’ osservare in
oltre i diti dei piedi. Ma con questo sistema molte
specie le più affini ed in complesso così somiglianti
tra di loro, come quelle dei formichieri e dei bradipi
devono starsene separate, solo perchè l’una ha meno
dita dell’ altra. Linneo ha desunta la sua classificazione
dai denti; ma in questo modo si giugne ugualmente,
ora ad una separazione contro natura, e quando ad
una troppo singolare riunione(1). Secondo questo si-
stema viene ripartito il genere dei pipistrelli almeno
in tre ordini, attesa la diversa forma dei denti di al-
cune specie; così le due specie di rinoceronti in due
altri, mentre che l’elefante e l’armadillo sono com-
presi nello stesso ordine del pangolino.

§. 54.

[Seite 62]

Io per conseguenza ho impreso a fare un si-
stema per i mammali il quale sia in genere più naturale,
facendo dipendere la mia divisione dalla loro somiglianza
complessiva, ma specialmente poi dagli organi del moto,
dacchè essi cadono maggiormente sott’ occhio, e meglio
corrispondono alla loro rassomiglianza (abitus): ma con
tutto ciò due degli ordini, che comprendono ani-
mali differentissimi, li ho subdivisi dietro la differenza
dei denti in alcune famiglie, alle quali appongo il
nome, che Linneo diede ad alcuno di cotesti ordini;
e così la classe dei mammali si trova ordinata nella
seguente maniera:

I. Ordine. Bimani. Latino Bimanus.

L’uomo con due mani.

II. Quadrumani. Qradrumana.

Animali che hanno quattro mani: le
Scimie, i Babuini, i Ceropitechi ed i
Machi.

III. Chiloptera. Chiroptera.

Mammali, che hanno i piedi anteriori
ricoperti d’una membrana, che gli fa
di ala (§. 43.). Pipistrelli.

IV. Fessipedi o Digitati. Digitata.

Mammali con le dita libere ai quattro
piedi; quest’ ordine si divide secondo
la differenza dei denti nelle tre seguenti
famiglie:

[Seite 63]

A. Fessipedi rosicchianti; Glires. I denti
simili ai sorci: gli Scojattoli, i Ghiri,
i Topi, le Marmotte, il Porco d’India
o Cavia, le Lepri, il Gerboese, l’Istrice.

B. Fessipedi carnivori. Ferae. I carnivori
nel vero senso, ed alcuni altri generi,
i denti dei quali sono simili; il Riccio,
i Musaragni, le Talpe, i Didelfi, le Vi-
verse, le Mustole, gli Orsi, i Cani e le
Fiere.

C. Fessipedi sdentati. Bruta. Senza denti
od almeno senza incisivi; i Bradipi, i
Formichieri, i Terdigradi, i Pangolini
e gli Armadilli.

V. Solipedi. Solidungula.

I Cavalli, ec.

VI. Bisulci. Bisulca.

Gli animali ruminanti a piedi biforcuti.

VII. Moltungoli. Multungula.

Animali per l’ordinario molto grandi,
ma informi, il corpo dei quali è co-
perto di setole o peli rari, e che
hanno più zoccoli a ciascun piede; i
Porci, i quali veramente hanno quattro
unghie per piede, il Tapiro, l’Elefante,
il Rinoceronte e l’Ippopotamo.

VIII. Palmipedi. Palmipedes.

Mammali a piedi natatorj, divisi anche
essi in tre famiglie secondo la differenza
dei loro denti.

A. Palmipedi rodenti; Glires. Il Castoro.

B. Palmipedi carnivori; Ferae. Le Foche
e le Lontre.

[Seite 64]

C. Palmipedi sdentati; Bruta. L’Ornito-
rinco, la Vacca marina o Morsa ed il
Lamantino; e questi animali formano il
passaggio all’ ultimo ordine.

IX. Cetacei. Cetacea.

Balene ec. Animali a sangue caldo,
che quasi null’ altro hanno di comune
coi pesci a sangue freddo, fuori che l’im-
proprio nome, e la relazione dei me-
desimi cetacei con gli altri animali; fu il
primo Ray che esattamente la osservò(1).


LIBRI
Che servir possono alla Storia Naturale
dei Mammali.

  1. Conr. Gesneri. Animalium, L.I. de quadrupedibus viviparis
    Basileae, 1551 in fog.
  2. Ulis. Aldravandi. De quadrupedibus digitatis viviparis. L. III. – Bo-
    non. 1627 in fog.
  3. – De quadruped. solipedibus. ib. 1616 in fog.
  4. De quadrup. bisulcis. ib. 1613 in fog.
  5. De cetis L.I. (in fine della sua opera sui pesci) ibi in fog.
  6. Jo. Ray. Synopsis animalium quadrupedum. – Lond., 1693 in 8.°
  7. Buffon. – Piacenza, 1815 in 16.°
  8. T.H. Pennant’s. History of quadrupeds. – Lond., 1781. Vol. 2.
    in 4.°
  9. Lo stesso Artic. Zoology. ivi 1784 in 8.°
  10. J. Ch. Daniel von Schreber. Säugathiere – Erlang. seit 1774 in 4.°
  11. S. Chr. Pol. Erxleben. Systema mammalium. – Lipsia, 1777 in 8.°
  12. E.A.W.v. Zimmermann. geographische Geschichte des Menschen,
    und der allgemein verbreiteten vierfüssigen Thiere.
    – Leipz., 1778.
    Vol. 3 in 8. °
  13. J.M. Bechstein’s gemeinnützige N.G. Deutschlands I.B. Leipz., 1789
    in 8.°
  14. Marmad. Tunstall’s general history of quadrupeds. The figures en-
    graved on wood by
    J. Bewick. – Newcastle upon Tyne, 1790 in 8.°
  15. Fr. Tiedemann’s. Zoologie. I.B. – Landshut. 1808 in 8.°
  16. Histoire Naturelle des mammifères, par Geoffroy S. Hilaire et Fr.
    Cuvier,
    pubbliée par C. De Lasteyrie. – Paris, 1819 in fog. grande.

CLASSE PRIMA
mammali. mamallia.
ORDINE I.
Bimani. Bimana (Primates, Linnei.)

[Seite 66]

Genere I. Uomo. Homo. L’Homme. Der
Mensch.

Caratteri. Diritto sui due piedi; bimane; mento
saliente; denti equabilmente avvicinati, e gli incisivi
inferiori a perpendicolo.

Specie 1. † Uomo: Lat. Homo sapiens(1).

L’uomo non solamente si distingue dagli altri ani-
mali tutti, ma ben anche dalle scimie, che maggior-
mente lo rassomigliano, giacchè, tra gli altri esteriori
caratteri, specialmente gli appartiene la facoltà di cam-
minare sui due piedi (la sua conformazione, ed in
particolare le ossa delle sue anche fatte a catino; la
proporzione della musculatura delle braccia con quella
delle coscie; la lunghezza ed ampiezza delle piante
dei piedi, tutto mostra essere l’uomo fatto per reg-
gersi sulle gambe)(a); poscia il libero uso, di due
mani perfette,
e per ultimo il suo mento sporgentesi,
e la posizione diritta dei denti incisivi inferiori.

[Seite 67]

Il sesso femminino, oltre la forma delle mamelle
nel fior dell’ età a lei molto particolare, ha pure due
caratteri speciali che lo distinguono, i quali non sono
mai stati ritrovati negli altri animali, e sono: I una
perdita di sangue periodica per un certo determinato
numero di anni; II una membrana particolare, che
fa parte degli organi sessuali, la mancanza della quale
riguardar si deve come un segno materiale di violazione
dell’ integrità verginale, e che in simil forma e posi-
zione non si osserva in nessuna altra specie di ani-
mali(a).

In quanto alle facoltà dell’ anima umana, eccettuato
quel bisogno fisico che spinge l’uomo verso l’altro sesso,
egli manifesta pochi segnali dell’ istinto (§. 34.), e per
ciò che riguarda l’istinto di industria (§. 36) non ne
ha punto; per l’opposto è, ad esclusione degli altri
animali, in possesso della ragione (§. 37.) e della lo-
quela
inventata da lui, con la scorta della prima; e
quest’ ultima non è da confondersi con la voce pura-
mente animale, che è comune anche ai bambini ap-
pena nati ed ai sordi-muti.

[Seite 68]

L’uomo per sè medesimo è un essere privo di
naturali difese od ajuti, ed è soggetto ad una quantità
di differenti bisogni. È il solo fra tutti gli animali in
cui l’infanzia sia tanto lungamente protratta; l’unico
nel quale vada a rilento la dentizione; il solo che im-
pari sì tardi a reggersi sulle gambe, ed in fine che
stenta di più a toccare lo stato di potere riprodurre la
propria specie. La ragione stessa e la loquela, che sono
le sue prerogative, sono puramente germi dei quali
può solamente ottenerne lo sviluppo mediante la col-
tura e l’educazione. Tanto la necessità dei soccorsi,
come gli innumerevoli bisogni ai quali è sottoposto
l’uomo, sono una chiara prova, che dalla natura è
stato destinato a vivere generalmente in società. Per
l’opposto non così facilmente si può ancora stabilire,
se in tutte le parti del mondo la proporzione tra i
maschi e le femmine che nascono, e la durata del
tempo in cui ambo i sessi sono capaci di propagare,
siano così eguali, per cui l’uomo siccome lo è in Eu-
ropa, così altrove debba essere destinato alla monoga-
mia
(a).

Non è fissato il luogo di soggiorno dell’uomo,
non essendo neppure limitato il genere di nutrimento,
giacchè sta in tutte le parti abitabili della terra, e si
nutre con ogni sorta di produzioni de’ regni vegetabile
[Seite 69] ed animale. In proporzione della mediocre grandezza
del suo corpo con quello degli altri mammali, esso tocca
un età molto avvanzata.

L’uman genere non ha che una sola specie, e
tutti i popoli di qualunque tempo e specie cogniti,
possono derivare da un ceppo solo(1). Qualunque na-
zionale differenza circa la configurazione ed il colore
del corpo umano, non è più singolare o meno inconce-
pibile di quella, che sfigura quasi sotto i nostri occhi
tante altre specie di corpi organici, e precipuamente
i nostri animali domestici; ma tutte queste differen-
ze si perdono per così dire le une nelle altre per
tante insensibili gradazioni da non dar luogo che ad
arbitrarie divisioni. Nulla ostante ho giudicato di poter
dividere tutto il genere umano nelle cinque seguenti
razze(a):

1. La razza del Caucaso.

Abbild. n. h. Gegenst. tav. 3. e 51.

Questa razza ha il colore più o meno bianco; le
gote colorate; i capegli lunghi, morbidi, di colore scuro,
che ora passano al biondo, ed ora al nero carico; la
forma del volto e del cranio è la più bella, secondo
le idee che hanno gli europei del bello. I popoli eu-
ropei
appartengono a questa razza, poscia i popoli del-
l’Asia occidentale, della costa d’Obi, del mare Ca-
spio e del Gange; e per ultimo gli africani settentrio-
nali,
che tutti insieme formano all’ incirca gli abitanti
[Seite 70] dell’ antico continente, conosciuto dai Greci e dai
Romani.

2. La razza del Mogol.

Opera cit. tav. 1.

Comunemente di un giallo di frumento (alcune
volte come i cotogni cotti o come la scorza di limone
seccata); i capegli duri, rari e neri; le palpebre ta-
gliate strettamente e che sembrano gonfie; il viso
schiacciato; le ossa delle guancie salienti ai lati. Co-
testa razza, ad eccezione dei malesi comprende gli altri
popoli dell’ Asia,
i finlandesi europei, laponi ec., e gli
eschimesi dell’ America settentrionale dallo stretto di
Bering a Labrador.

3. La razza Etiopica.

Opera cit. tav. 5.

E più o meno nera; con i capegli neri, crespi;
le mascelle sporgenti innanzi, i labbri grossi ed il
naso schiacciato. Ad essa appartengono gli altri popoli
d’Africa,
specialmente i negri, che dai fulas si di-
sperdono poi nei mori, siccome spariscono tutte le va-
rietà coi caratteri dei popoli vicini.

4. La razza Americana.

Opera cit. tav. 2.

Del colore della scorza di quercia, o canella ca-
rico; alcune volte color di ruggine di ferro; i capegli
sono distesi, duri, neri; la faccia larga, ma non schiac-
ciata, anzi i tratti sono molto pronunciati. Tutti i po-
poli Americani,
sono di tale razza, fatta eccezione
degli eschimesi.

5. La razza Malese.
[Seite 71]

Opera cit. tav. 4.

Il colore è bruno, che partecipa quando del colore
del legno d’acajou chiaro, quando del bruno di ga-
rofano, di viola o di castagno il più scuro; ha i ca-
pegli fitti, neri e ricci; il naso largo; la bocca grande.
Comprende gli isolani del mare del Sud, o gli abi-
tanti della quinta parte del mondo, delle Isole Ma-
rianne, delle Filippine, delle Molucche, di Sunda ec.,
con le Malesi propriamente dette(1).

Tutte le ragioni fisiologiche devono farci ricono-
scere la razza del Caucaso come il ceppo delle altre,
ovvero la vera razza media fra le cinque principali:
le due estreme degenerazioni sono i mogoli e gli etiopi,
e le altre due sono come la transizione dalla razza
media alle due estreme; quindi l’americana conduce
alla mogola, e la malese all’etiopea(2).

[Seite 72]

Non mi voglio dar la pena di narrare tutte le
favole delle quali gli uomini hanno imbrattata la Sto-
ria Naturale della loro specie; ma ne citerò soltanto
alcune.

Dai tempi di Magellano fino ai nostri, i viaggiatori
diminuirono a poco per volta le relazioni dei Giganti
Patagoni dai dodici piedi ai sette e mezzo, sicchè ora
non sono che un po’ più grandi degli uomini di alta
statura.

Parimenti risulta più che verosimile dall’ esame
patologico, che i Quimesi del Madagascar, i quali
Commerson di recenti ha presi per un popolo di nani,
non sieno che una specie di cretini, cioè di sven-
turati imbecilli, con testa e braccia grosse, come se ne
trovano nel Salisburghese, nel Valese, e specialmente
nel Piemonte.

Si può dire certamente lo stesso dei Blafardi,
[Seite 73] Albini
o negri bianchi(1), i quali non pure sono una
varietà, molto meno poi una specie particolare; sono
queste, siccome le sopra accennate, creature disgraziate
della natura, la storia e descrizione delle quali appartiene
più alla patologia, che alla Storia Naturale.

La descrizione dell’ Homo troglotydes di Linneo
è una mischianza inconcepibile tolta dalla storia di
tali negri bianchi mal fatti, od infermi, e da quella
dell’ orang-outang: il suo Homo lar è una vera scimia.

I fanciulli cresciuti nei deserti e fra le bestie(2)
sono deplorabili mostri morali, che non si possono tam-
poco addurre come modelli del capo d’opera della na-
tura, al pari che altri uomini deformati da infermità o
dal caso.

Non è vero che vi sieno dei popoli con la coda,
nè femmine ottentotte col grembialetto: gli americani
avrebbero la barba al par degli altri se la lasciassero
crescere(3): le sirene, i centauri e tutte le altre favole
di simil sorta le perdoniamo alla credulità dei nostri
buoni antenati.

ORDINE SECONDO.
Quadrumani: Quadrumana.

[Seite 74]

Poppanti quadrumani, poichè così lo esige tanto
il loro modo di vivere, quanto il soggiorno su gli al-
beri; abitano originariamente i paesi entro i tropici(1).

Genere II. Scimia. Simia. Singe. Affe.

Struttura più o meno antropomorfa; orecchie
esterne e mani somiglianti a quelle dell’ uomo;
narici dirette in avanti;
4 denti incisivi per ciascuna
mascella; denti canini solitari, più lunghi degli altri
denti.

Abitano solamente nell’ antico continente; per
dire il vero rassomigliano all’ uomo di più che gli ani-
mali de’ seguenti generi; ma oltre le particolarità nelle
quali sono disceso parlando del genere dell’ uomo, si
distinguono poi anche da lui visibilissimamente per i
fianchi ristretti ed i lombi piatti.

a. Scimie senza coda.

1. L’Orang-outang rosso. Sim. Satyrus. L’Orang-
outang. Der Orangutang.

Rosso bruno; peli lunghi, rari; testa globosa;
fronte tumida; orecchie piccole. Vedi Abbild. n.h.
Gegenst
tav. 12 e 52.

Il suo soggiorno, per quanto sembra, è unica-
mente a Borneo, ed ivi in poco numero(2); quando
[Seite 75] è preso giovane può imparare a fare dei salti ed
altre agilità al pari delle altre scimie; ma bisogna di-
stinguere bene i talenti acquistati dai suoi modi na-
turali.

Camper nell’ anatomizzarlo ha trovato, che è inca-
pace di poter parlare come fa l’uomo e di camminare
reggendosi sui due piedi posteriori.

2. Troglotide o Jocho. S. Troglodytes. Le Chim-
pansée, o Jocko. Der Schimpansee.

Nera; macrocefala; massiccia; carnosa; orecchie
grandissime. Opera cit. tav. 11.

Nell’interno d’Angola, del Congo ec., e per lo
passato innoltrandosi anche in quelle terre; ha come
il vero orang-outang la statura di un ragazzo di tre
anni.

3. Il Gibbone. S. Lar. (Homo Lar, L.) Le Gib-
bon. Der Gibbon.

Braccia lunghissime che giungono alle calcagna.
Schreder tav. 3.

Nelle due penisole delle Indie, e nelle Moluche;
il suo volto è rotondo, e somiglia assai a quello del-
l’uomo; i suoi bracci sono estremamente lunghi, e
di color nerastro.

4. Scimia comune o Piteco. S. Sylvanus. Le Singe
ordinaire, le Pithéque. Der gemein türckische Affe.

Braccia più corte del corpo; natiche calve; testa
quasi rotonda. Opera cit. tav. 4.

Nell’Africa settentrionale, Indie orientali, ec.; fra
tutte le scimie senza coda è la più comune e durevole;
[Seite 76] essa propaga facilmente anche in Europa; si istruisce
facilmente. A cotesta scimia si rassomiglia il Magot
(S. Juvus, Magot di Buffon), che è pure dello
stesso paese. L’una di questa due specie è divenuta
selvatica a Gibilterra, ove propaga.

b. Scimie con la coda.

5. Scimia nasuta o rostrata. S. Rostrata. Le Na-
sique. Der langnasige Affe.

Coda mediocre; naso prolungato a becco. Abbild.
n.h. Gegenst.
tav. 13.

Dell’ isola di Sonda. Distinguesi questa Scimia,
che non è Scimia, da tutte le altre per il naso lun-
ghissimo a foggia di griffo.

6. Sileno, od Oanderu. S. Silenus. L’Uanderù. Die
Wanduru.

Caudata; barbata; nera; barba bianchiccia lunga.
Schreber. tav. 11.

Nel Ceilan, ec. I ritratti più antichi(1) ed affatto
riconoscibili di questa scimia furono poscia, per abbel-
limenti fattigli dai copisti, trasformati in supposti uomini
con la coda(2).

7. Il Macaco. S. Cynomolgus. Le Macaque. Der Ma-
cacco, (volg.) die Meerkatze.

Coda lunga; arcuata; narici bifide, sollevate.
Opera cit. tav. 12.

Della Guinea, d’Angola ec.; quasi di colore verde
[Seite 77] oliva; fra le vere scimie caudate è quella che si tra-
sporta comunemente in Europa.

G. III. Babuino. Papio. Babouin. Pavian.

Faccia prolungata, meno antropomorfa; naso ber-
nocoluto ai due lati; natiche nude; colore scarlatto;
coda corta
(in quasi tutti(1)); denti come quelli delle
scimie.

Soltanto nel vecchio continente; la testa somiglia
poco a quella dell’uomo; per lo contrario si appros-
sima in alcune specie al grugno del porco; difficil-
mente addimesticabile, e molto lascivo.

1. Amadriade. P. Hamadryas. (Cynocephalus). Le
Tartarin. Der Hundskopf.

Cinereo; orecchie capillute; unghie piuttosto acute.
Opera cit. tav. 10.

In Egitto fino al Capo. Si trova assai frequente-
mente nei geroglifici egiziani(2).

2. Mormone. P. Mormon. Le Choras. Der Choras.

Naso di un rosso vermiglio, turchiniccio sui lati.
Opera cit. tav. 8. A, 8. B.

Del Ceilan; arriva a circa cinque piedi d’altezza;
le righe che sono di color vivo ai lati del naso e
sopra lo stesso gli danno una singolar figura.

3. Mandrillo. P. Maimon. Le Mandril. Der Mandril.

[Seite 78]

Faccia violacea, glabra, profondamente scane-
lata(a). Opera cit. tav. 7.

Dalla Guinea al Capo di buona Speranza, ec.
ove si vuole che si unisca spesso in bande per porre
a ruba gli orti ed i vigneti; più piccolo dell’antecedente.

G. IV. Cercopiteco. Cercopithecus. Le Cer-
copithéque. Meerkatze.

Orecchie e mani di forma meno umana, che nei
precedenti; narici laterali; natiche coperte di pelo;
denti come le altre scimie.

Tutto il genere abita unicamente nei paesi caldi
d’America meridionale, ove serve di caccia ordinaria
ai naturali del paese.

a. Cercopitechi a coda preensile. J Sapajù.

1. Allovate. C. Seniculus. L’Alouate. Der rothe
Brüllaffe.

Barbato; rosso-scuro; gola tumida. Abbild. n.h.
Gegenst.
tav. 91.

A stormi nei gran boschi della Guinea, dove ugual-
mente che un’ altra specie (l’Ovarino, C. Belzebul),
manda un grido forte col mezzo di una vescica ossea
risuonante
posta fra gli amplissimi angoli laterali della
mandibola inferiore: con questo grido insordisce poi
particolarmente nelle mutazioni di tempo.

2. Panisco, o Coaita. C. Paniscus. Le Coaita. Der
Coaita.

[Seite 79]

Di un nero carico; piedi anteriori tetradattili,
mancanti del pollice. Schreber tav. 26, A. 26, B.

Si serve con molta destrezza della sua coda preen-
sile in forma di spirale. Queste scimie hanno un
modo particolare, di legarsi, per così dire, le une con
le altre, onde slanciarsi da un albero posto sulla
sponda di un fiume ad uno, che sta sulla sponda op-
posta(1).

b. Cercopitechi a coda non preensile. Sagoini.

3. Il Giacco o L’Ovistiti. C. Jaccus. Le Ouistiti.
Der Uistiti.

Chioma pelosa, bianca sulle gote in vicinanza delle
orecchie. Opera cit. tav. 33.

Bruno; è così piccolo che sta in un cocco.

G. V. Machi. Lemur. Makis. Maki.

Naso acuminato; 4 incisivi superiori; gli inferiori
da
4 a 6 più grandi, appianati, compressi, canini,
solitari, avvicinati
(2).

1. Loride. L. Tardigradus. Le Maki. Der Loris.

Senza coda. Opera cit. tav. 38.

Del Ceilan; del colore e della grandezza dello
scojattolo; le sue gambe sono agili e sottili, e l’in-
dice dei piedi posteriori al pari delle seguente specie,
ha un unghia uncinata, mentre tutti gli altri diti
hanno le unghie piatte.

[Seite 80]

2. Mongozo. L. Mongoz. Le Mongous. Der Mon-
gus.

Faccia nera; corpo e coda grigia. Opera citata
tav. 39. A, 39. B.

Sta a Madagascar, e nelle isole vicine, come an-
che le specie analoghe; i piedi posteriori sono molto
più lunghi di quelli d’avanti; la sua pelle, al pari
di quella di alcune scimie, ha un odore particolare,
simile a quello di un formicaio smosso.

ORDINE TERZO.
Chiropteri. Chiroptera. Chauve-souris. Fledermaus.

Tutti gli animali appartenenti a quest’ ordine
hanno i diti dei piedi d’avanti, eccetto il pollice, più
lunghi del corpo tutto, e fra i medesimi evvi distesa
una pelle finissima come d’un velo, per cui sono
in istato di volare (§. 43.); in conseguenza di una
tale struttura provano molta difficoltà a camminare
per terra, al pari delle scimie con le loro mani, ed i
tardigradi con i loro sproni incurvati ad uncino.

G. VI. Pipistrello. Vespertilio. Le Chauve-
souris. Fledermaus.

Pollice dei piedi d’avanti, e dita dei piedi di die-
tro corti; le altre dita lunghissime, fra cui passa una
membrana fina per volare.

Genere numerosissimo di animali notturni, le dif-
ferenti specie del quale sono sparse in tutte le parti
del mondo.

[Seite 81]

a. Pipistrelli con 4 incisivi per mandibola.

1. Vampiro. V. Spectrum. Le Vampire. Der
Vampyr.

Senza coda; naso infundiboliforme, lanceolato.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 31.

Dell’ America meridionale; il corpo è grosso come
quello di un piccolo scoiattolo. È molto dannoso per-
chè sugge il sangue non solo dei grandi poppanti, come
ai buoi ed ai cavalli, ma perfino all’ uomo quando
dorme, attaccandoglisi specialmente ai diti dei piedi;
ed è da ciò che ha avuto anche il nome di Succhia-
sangue,
o Vampiro.

2. Rossetta. V. Caninus. (V. vampirus Linn.). La
Roussette, Buffon. Der fliegende Hund.

Senza coda; naso semplice; membrana divisa fra
le coscie. Schreber tav. 44.

Assai più grosso del vampiro, sicchè quando
la membrana dei piedi è tutta spiegata occupa uno
spazio di circa sei piedi; vive soltanto di frutta, per
conseguenza non si può chiamare vampiro; trovasi a
stormi nelle Molucche, e nelle altre Isole Australi, ma
particolarmente in corpi numerosi nella Nuova Olanda.
Nelle Isole di Pelew è l’unico poppante.

b. Pipistrelli con 4 incisivi sopra, e 6 sotto.

3. † Orecchiuto. V. Auritus. L’Oreillard, Buff.
Die langoehrige Fledermaus.

Ha la coda; orecchie esterne grandissime.

Sta nelle parti temperate del vecchio continente,
al pari della specie seguente. Comunemente si crede
mal a proposito, che abbia le orecchie doppie, essendo
[Seite 82] invece semplici; solamente tutte le parti ne sono pro-
digiosamente ingrandite.

4. † Pipistrello comune. V. Murinus. Le Chave-
souris commune. Die gemeine Fledermaus.

Caudato; orecchio esterno più piccolo della testa.

Al pari della precedente specie, abita nelle ca-
verne, dove si sospende con i piedi posteriori, onde
passarvi il sonno iemale.

c. Pipistrelli mancanti d’incisivi.

5. † Ferro-di-Cavallo. V. Ferrum equinum. Die
Hufeisennase.

Naso fogliato, che ha la figura, di ferro di cavallo.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 42.

Nell’ Europa media e meridionale.

ORDINE QUARTO.
Fessipedi, o digitati. Digitata (Pododactyla).

Mammali con diti separati ai quattro piedi. È l’or-
dine più numeroso d’ogni altro nei generi e nelle
specie: da noi opportunamente si divise in tre fa-
miglie, secondo la diversità dei denti. A. Glires.
B. Ferae. C. Bruta.

A. Fessipedi rosicanti. Glires. (Scalpris
dentata
J. Unter).

Con due denti incisivi per ogni mascella; canini nulli.

G. VII. Scojattolo. Sciurus. Écureuil. Eich-
hörnchen.

[Seite 83]

Coda con peli diretti sui due lati; 2 denti incisivi
per mascella; gli inferiori a lesina.

1. Scojattolo volante. S. Volans. Le Polatouche,
Buffon. Das fliegende Eichhörnchen.

La pelle dei fianchi raddoppiata, che si estende
dai piedi d’avanti fino a quelli di dietro. Op. cit. tav. 71.

In Livonia, Russia e Siberia. Colore del petit-gris.
La floscia pelle, che ha distesa sui due lati dai piedi
anteriori ai posteriori, gli serve come di paracadute,
quando da un sito alto vuole cimentarsi di saltare in
un altro basso.

2. † Scojattolo comune. S. Vulgaris. L’Écureuil
ordinaire. Das Eichhörnchen.

Orecchie esterne barbute verso l’estremità; coda
del colore del dorso. Widungen Taschenb. pel 1808.

Lo si trova per tutta Europa, e quasi in tutta
l’Asia. Gli scojattoli del Nord, in modo speciale quelli
della costa d’Obi e del lago Baical, diventano grigi
nell’ inverno e formansi con la loro pelle le vere pel-
licce di petit-gris; si trovano anche degli scojattoli
neri, e qualche più rara volta dei bianchissimi con
occhi color di rosa, ed ancor più di rado de’macchiati
di nero e bianco.

Lo scojattolo cinereus (Petit-gris; Buffon); è più
grosso, e manca dei penelli alle orecchie. Fa gran
danno specialmente ai grani di Saggina.

VIII. Ghiro. Glis (Myoxus). Loir.

Coda rotonda, più fitta all’ estremità; denti come
negli scojattoli.

1. † Ghiro mangiabile. C. Esculentus. Le Loir.
Der Siebenschläfer, o Katz.

[Seite 84]

Grigio; bianchiccio di sotto; orecchio esterno
rotondato, nudo. Schreber tav. 225.

Dei climi temperati dell’ antico continente, come
la specie seguente. E il vero Glis, che mangiavano gli
antichi(1), e che ingrassavano in apposite gabbie
(glirariis)(2); vive nei boschi di rovere e di faggio;
nidifica nei buchi degli alberi; il suo sonno d’inverno
è molto lungo e profondo.

2. † Moscardino, o Noccioliere. G. Avellenarius.
Le Muscardin. Die kleine Haselmaus.

Rosso; i pollici dei piedi di dietro senza unghie;
orecchio esterno rotondato. Opera cit. tav. 227.

Di corpo più piccolo dei sorci di casa; si prepara
per alloggio dell’ inverno un nido globoso, saldo,
di foglie di pini e d’altri fogliami, nel quale poi si
rannichia.

G. IX. Topo. Mus. Rat. Maus.

Coda gracile, quasi nuda; i denti uguali ai pre-
cedenti generi.

1. Topo economo, o Fegola. M. oeconomus. Le
Rat de Sibérie. Die Wurzelmaus.

Coda lunga circa un pollice e mezzo; orecchie
nude, nascoste sotto una legger lanugine; piedi d’avanti
quasi fetradattili; corpo bruno. Opera cit. tav. 190.

È degno d’osservazione per le grandi emigrazioni,
che in certi anni fa da Kamtschatka, quasi come il
Lemmo; ed ancor più per l’industria colla quale
[Seite 85] trae nelle sue tane sotterranee una quantità di radici
mangiabili, che i popoli di Tungusi ricercano e levano,
come fanno quelli ai Turingia delle provigioni degli
Amsteri.

2. † Topo silvestre. M. Sylvaticus. Le Mulot. Die
Waldmaus.

Coda mediocre; petto giallognolo; abdome bian-
chiccio. Opera cit. tav. 180.

Arreca molto danno alle produzioni delle campa-
gne ed ai frutti degli alberi.

3. Topo anfibio. M. Amphibius. Rat d’eau. Die
Wasserratte.

Coda lunga la metà del corpo; le orecchie appena
sporgenti; piedi quasi tetradattili. Opera cit. tav. 186.

In tutti i paesi del Nord. Danneggia specialmente
gli orti, e segnatamente poi quelle piante, le di cui
radici sono di nutrimento all’ uomo(1).

4. † Topo campestre. M. Arvalis. Le Campagnol.
Die Feldmaus.

Coda mediocre; dorso ferruginoso; abdome ci-
nereo. Opera cit. tav. 191.

In alcuni anni si moltiplica prodigiosamente, e ro-
vina in ispecie le seminagioni d’autunno. Il mezzo più
sicuro per distruggerlo è senza dubbio il trapano inglese.
Nell’ attual specie e nelle seguenti vi sono in questi
contorni degli Albini.

5. † Sorcio di casa. M. Musculus. La Souris. Die
Hausmaus.

[Seite 86]

Coda allungata; piedi anteriori tetradattili; pollici
di dietro senza unghie.

In Europa, e nei climi temperati d’Asia e d’A-
merica; egli è divenuto, nostro malgrado, una specie
d’animale domestico.

I topi bianchi con gli occhi rossi sono gli Albi-
ni
del loro genere; spesso la luce li offende al punto,
che al chiarore vivo del giorno chiudono le palpebre
da crederli ciechi.

6. † Ratto. M. Rattus. Le Rat. Die Ratte.

Coda prolungata; piedi anteriori tetradattili; con
l’unghia al pollice.

In adesso si è generalizzato per quasi tutte
le parti del mondo, ma sembra originario del centro
d’Europa; è molto vorace; mangia perfino degli scor-
pioni; segue l’uomo dappertutto e ne mangia i suoi
commestibili; i minatori lo trovano nel profondo
delle miniere, ed i marinai lo hanno per compa-
gno di viaggio sui vascelli. Fra gli altri danni che
cagiona, è un flagello pubblico e domestico per le
piantagioni di zuccaro nelle Indie occidentali.

In molti luoghi viene a poco a poco distrutto col-
l’introduzione del Surmulotto (M. Decumanus; le Sur-
mulot; die Wanderratte) originario delle Indie orien-
tali e della Persia, che è di colore rossiccio con il
pelo qua e là mescolato con molte setole lunghe, e
separate le une dalle altre.

G. X. Marmotta. Marmota (Arctomys). Mar-
motte. Murmelthier.

Orecchie accorciate; coda corta o nulla; i denti
come nei generi precedenti.

[Seite 87]

1. Marmotta. M. Alpina (Mus montanus). La
Marmotte. Das Marmelthier.

Corpo bruno sopra, flavescente sotto. Vildun. Ta-
schen. f.d.
pel 1812.

Vive sulle alte Alpi d’Europa e d’Asia.

È singolar cosa, che in Savoia sul Monte-bianco si
trovano talvolta delle Marmotte sopra roccie isolate,
che, spuntando siccome isole in mezzo a quel mare
di ghiaccio, sono separate da tutto il rimanente
di terra senza ghiaccio per il cammino di più miglia,
e in tutto l’anno si rimangono senza neve per sole sei
settimane; sicchè pare che quelle marmotte debbano
colà dormire almeno dieci mesi dell’anno, e non pas-
sare che una piccolissima parte della vita svegliate.

2. Citello. M. Citellus (Mus ponticus). Le Souslie.
Das Erdzeiselchen, Suslick.

Orecchie piccolissime; coda a lungo pelo; corpo
di vario colore. Schreber tav. 211.

Comune in Ungheria, Polonia e Siberia; della
grossezza di un Amstero, e siccome quello con borse
alle mascelle.

3. † Criceto, o Amstero. M. Cricetus. Le Hamster.
Der Hamster.

Abdome nero. F.G. Sulzers, N.G. des Hamsters.
Gott. 1774 in 8.° tav. 1. 2.

Qua e là in Alemagna, Polonia, Siberia ec.; vive
particolarmente di biada, fave, ec., di cui ne porta
grandi provigioni col mezzo delle sue tasche mascel-
lari nelle sue tane, che sono perfino sette piedi
profonde. Uno di que’ buchi può contenere sessanta
libbre di tali provviste. È un animale che moltiplica
[Seite 88] assaissimo. Nel territorio di Gota se ne ammazzano
in un estate oltre 90 mila.

Si trova anche una varietà totalmente nera; e
degli Albini.

4. Lemmo. M. Lemmus. Le Lemming. Der Lem-
ming.

Testa acuminata; corpo nero e fulvo, macchiato
irregolarmente. Schreber tav. 195, A. 195, B.

È comunissimo in Laponia e Siberia; alcune volte
intere legioni emigrano da una contrada all’ altra. Sic-
come esse sopraggiungono all’ improvviso senza che
si sappia nè donde vengano, nè come siano giunti, può
essere, che alcuni essendo stati alzati in aria da uc-
celli di rapina, e riesciti essendo a liberarsene, siano
ricaduti in terra, dando così luogo a credere per lo
passato, che i Lemmi piovvero dal cielo.

5. Aspalace, o Zemni. M. Typhlus. Le Zemni. Die
Blindmaus.

Senza coda; piedi anteriori pentadattili; incisivi
larghi tanto sopra, che sotto; aperture delle palpebre
e delle orecchie nulle. Opera cit. tav. 206.

Nella Russia meridionale. Vive quasi sempre sotto
terra; ha le piccole pupille ben distinte, ma si pre-
tende che non abbia l’apertura ove l’hanno ordi-
nariamente gli occhi, e che perciò sia affatto cieco.

G. XI. Irace. Hyrax. (Daman).

Superiormente 2 denti incisivi, distanti; infe-
riormente
4, contigui: 4 dita alle palme, e 3 ai piedi
posteriori; senza coda.

1. Marmotta del Capo di Buona Speranza. H. Ca-
pensis.
(La Marmotte du Cap, Buffon). Der Klipdas.

[Seite 89]

Unghie alle estremità anteriori piatte; alle posteriori
una subulata. Opera cit. tav. 240.

Al Capo; quasi della grossezza delle Marmotte;
si pone similmente nei buchi delle roccie. A cagione
della sua costruzione anomala, specialmente per i suoi
denti e piedi, è difficile da classificare.

G. XII. Cavia. Cavia. Cabiai. Halbcaninchen.

Orecchio esterno rotondato, piccolo; coda nulla
o corta; due incisivi per mascella.

Tutto il genere trovasi unicamente nei paesi
d’America meridionale e nelle isole delle Indie oc-
cidentali.

1. Porco d’India. C. Porcellus. Le Cochon d’Inde.
Das Meerschweinchen.

Senza coda; corpo variegato. Opera cit. tav. 173.

Vive bene nel clima d’Europa; il suo colore va-
ria; è il più fecondo di tutti i mammali; ora trovasi
appena qualche volta libero nelle selve.

2. Agoti. C. Aguti (Piculi). L’Agouty. Das
Ferkelkaninchen.

Con coda; corpo bruno, abdome giallastro. Opera
cit.
tav. 172.

È più grande d’un Coniglio.

G. XIII. Lepre. Lepus. Lièvre. Hase.

Due incisivi per mascella; quelli sopra sono du-
plicati.

1. † Lepre. L. Timidus. Le Lièvre. Der Hase.

Orecchie nere all’ apice; corpo e piedi posteriori
più lunghi. Wildun. Taschenb. pel 1798.

[Seite 90]

Abita in quasi tutto l’antico continente, e nel-
l’America settentrionale; ha dei peli anche sotto la
pianta dei piedi, ed alcune volte fino in bocca. Le
lepri ed i conigli sembra che ruminino(1)(a).

È singolare che molti bravi naturalisti accol-
sero come verità la diceria, che si siano rinvenute,
in più luoghi diverse lepri con piccole corna spunta-
tegli sulla testa come quelle dei caprioli(2).

Il lepre cangiante di montagna (Lepus variabilis),
di alcuni paesi settentrionali e delle Alpi, si distingue
dall’ ordinario per la struttura, avendo la testa più grossa,
orecchie e coda più corte, gli arti posteriori più lunghi,
muniti di zampe singolarmente larghe; non si accoppia
coll’ ordinario lepre. Nei paesi più vicini al Nord come
in Greonlandia diventa bianco un anno si e l’altro,
nò; ma nelle Alpi della Svizzera(3) e dell’ Italia, sola-
mente nell’ inverno(b).

2. † Coniglio. L. Cuniculus. Le Lapin. Das Ka-
ninchen.

[Seite 91]

Orecchio quasi nudo; corpo e piedi di dietro
più corti che nel lepre. Opera cit. pel 1799.

È originario dei paesi caldi dell’antico continente,
ma ora si è climatizzato anche nei paesi del Nord;
moltiplica al segno di poter diventare presto il flagello
d’un paese. Plinio ne porta un esempio(1). Così verso
il 1736 avvenne nell’ isola di S. Pietro vicino alla
Sardegna(2). Propagano anche nei paesi assolutamente
deserti, come a Volcano, una delle isole di Lipari,
affatto disabitata.

I conigli selvatici sono grigi, e quelli bianchi con
occhi rossi sono i più ordinari Albini. Quelli d’An-
gola a pelo lungo e villoso (V. all’ Osserv. II. §. 16.),
riescono benissimo, anche nei nostri paesi.

G. XIV. Gerboese. Jaculus (Dipus). Ger-
boise. Springhase.

Piedi anteriori cortissimi; i posteriori lunghi; coda
saltatoria con fiocco alla cima;
2 incisivi per mascella.

1. Gerboese. J. Jerboa. Gerboise. Die Springhaus.

Piedi d’avanti tridattili; posteriormente tetradattili.
Schreber tav. 228.

Si trova precipuamente nell’ Africa settentrionale, in
Arabia, ec.; si scava dei buchi sotto terra; salta con
agilità pari al grillo, alla distanza di 7, o 8 piedi.

G. XV. Istrice. Hystrix. Porc-épic. Sta-
chelschwein.

[Seite 92]

Corpo coperto di spine; con 2 incisivi per ogni
mascella.

1. Istrice crestato. H. Cristata. Le porc-épic commun.

Aculei molto lunghi; testa guernita di un ciuffo;
coda breve. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 81.

È originario dei paesi caldi dell’ Asia, e se ne
trova in quasi tutta l’Africa; si nutre particolarmente
di scorza d’alberi; si fa un nido sotto terra. Quando
è adirato fa del rumore dibattendo i suoi spuntoni, i
quali alle volte si staccano, segnatamente in autunno;
ma non è vero che possa lanciarli contro chi lo per-
seguita(a)(1).

2. Ursone. H. Dorsata (Urson). Der Urson.

Spine corte, nascoste sotto i peli. Schreber. tav. 169.

Nel Canadà, Labrador e Baia d’Hudson; danneggia
le giovani piante, specialmente nell’ inverno.

B. Fessipedi carnivori. Ferae.

Coi denti incisivi acuti o frastagliati, e per lo più
un sol canino per parte, il quale è generalmente assai
grosso e forte; propriamente le così dette fiere, ed
alcuni altri generi con denti a loro consimili.

G. XVI. Riccio. Erinaceus. Hérisson. Igel.

Corpo coperto di pungilioni; 6 incisivi per ciascuna
mascella
(a); 3 canini sopra, uno sotto; e 4 molari.

[Seite 93]

1. † Il Riccio comune. E. Europaeus. Le Hérisson
d’Europe. Der Igel.

Orecchio rotondato; narici provvedute di una
cresta.

Lo si rincontra in quasi tutto il nostro emisfero;
è un animale notturno; si nutrisce di prodotti dei due
regni organici, e può inghiottire una quantità di can-
taridi. È fatto certo che infilza la frutta con le sue spine
e se le trasporta sul dorso nella tana; questa partico-
larità era già nota agli antichi; i moderni la negarono
ma senza fondamento, ed a me è stata già asserita da tre
testimonj oculari, ai quali devo prestar fede(1).

G. XVII. Sorice, o Musaragno. Sorex. Mu-
saraigne. Spitzmaus.

Naso rostrato; orecchio corto, 6 incisivi sopra,
bifidi, e sotto da
2 a 4; quei di mezzo più corti, e
molti canini per mascella
(2).

1. † Topo-ragno, o Musaragno S. Araneus. La
Musaraigne. Die Spitzmaus.

Coda mediocre; abdome bianco. Opera cit. tav. 160.

In Europa e nell’ Asia settentrionale, ec. Non è vero
che sia velenoso, nè che s’ insinui nel ventre dei ca-
valli. Se ne rinvengono di bianchi, ma però di rado.

[Seite 94]

2. † Musaragno acquatico. S. Fodiens. La Musa-
raigne d’eau. Die Wasserspitzmaus.

Abdome cinerino; diti cigliati. Abbild. n.h. Ge-
genst.
tav. 72.

Vive nei piccoli stagni. Invece di avere i diti riu-
niti da una membrana, sono provveduti da ambe le
parti di peli corti, i quali rendono i piedi attissimi
a fare l’ufficio di remi; esso può chiudere l’apertura
dell’ orecchie con una specie di ventaglio o turacciolo
per tutto il tempo che sta sott’ acqua.

3. Musaragno minimo. S. Exilis. Le Musaraigne de
Jenisca. Die Kleine Spitzmaus.

Piccolissimo; coda assai grossa e cilindrica.

Si trova a Genisca. È il mammale più piccolo che
si conosca; pesa solamente mezza dramma.

G. XVIII. Talpa. Talpa. Taupe. Maul-
wurf.

Testa rostrata; piedi anteriori atti a scavare la
terra;
6 incisivi sopra, 8 sotto; 5 canini, 1 grande e
4 piccoli.

1. † Talpa comune. T. Europaea. La Taupe com-
mune. Der Maulwurf.

Coda corta, orecchie esterne nulle.

Quasi in tutto l’antico mondo; è un vero ani-
male sotterraneo;
tutta la struttura, singolarmente,
poi le sue zampe a guisa di palette, concorrono moltis-
simo a facilitargli il soggiorno dalla natura assegnatogli.
La talpa ha occhi piccolissimi; nuota benissimo, ed in
caso d’innondazioni può arrampicarsi lentamente su
qualche albero. In questi contorni si trova una varietà
di essa di color giallo di piselli.

[Seite 95]

2. † Talpa dorata. T. Versicolor (Aurata).

Senza coda, arti anteriori tridattili. Vosmaer’s.
monograf. 1787.

Solamente al Capo di Buona Speranza; non si può
per conseguenza chiamare asiatica con Linneo; i suoi
peli sono di color d’oro cangiante, e splendono mas-
simamente se sono bagnati.

G. XIX. Didelfo, o Sariga. Didelphis. Di-
delphe.

Il dito grosso del piede è mancante fra il massimo
numero; le femmine hanno una tasca sotto il ventre
nella quale sonovi le mamelle.

Secondo il sistema di Linneo anche le molto nu-
merose ed assai consimili specie di questo genere do-
vrebbero essere ripartite in separati generi, attesa la
dentatura che in vero è molto variata.

1. Didelfo oposso. D. Marsupialis. Le Sarigne.
Das Opossum.

Bianchiccio; le orecchie, e le quattro gambe nere sino
alla metà; coda della lunghezza del corpo, squamosa;
10 incisivi superiori, 8 inferiori; canini allungati. Ab-
bild. n.h. Gegenst.
tav. 54.

Particolarmente dei paesi caldi d’America setten-
trionale(1). Le femmine di codesta specie, e di molte altre
hanno sotto il ventre una gran tasca, che può aprirsi
e chiudersi col ministero di appositi muscoli, nel fondo
della quale sonovi le mammelle. I novelli quando na-
scono sono di una piccolezza sproporzionata, e sembrano
[Seite 96] quasi aborti; sono poscia portati dalla madre per lungo
tempo in questo sacco, ove poppano, fin che maturi e
meglio sviluppati, sono per così dire, una seconda
volta partoriti.

2. Didelfo giganteo, o Canguro. D. Gigantea. Le
Kanguroo géant. Das Känguruh.

Grigio; coda lunga e grossa; piedi anteriori cortis-
simi, ed assai lunghi i posteriori; con 5 dita ai primi,
e quasi 4 agli altri; 6 incisivi nella superior mascella,
e 2 nell’ inferiore; senza canini. Schreber tav. 154.

Della Nuova Olanda. È color grigio di sorcio.
Quando è dirizzato in piedi è alto quanto un’uomo, e
pesa 140 libbre; vive in truppe fino da 50 e più;
è universalmente erbivoro; può fare dei salti di 12
piedi; la femmina ha un sacco che racchiude le ma-
melle; dà alla luce un feto per volta che è appena
grosso la metà di un topo; ma è portato per nove
mesi nella borsa, fino a che pesi circa 14 libbre.

3. Fascolami. D. Wombat (Phascolamys). Wombat.

Scuro; coda brevissima; 2 incisivi sotto e sopra,
cilindrici, ottusi; canini nulli; 5 molari. Leach. Vol. 2.
tav. 96.

Anche questo è della quinta parte del mondo;
della grossezza del tasso; a quel che pare è anch’ esso
animale notturno, che va grufolando nella terra.

G. XX. Viverra. Viverra. Civette. Stinktier.

Testa di volpe; coda per lo più di gatto; 6 in-
cisivi per mascella, quelli di mezzo più corti; lingua
ordinariamente coperta d’aculei con le punte rivolte
verso le fauci; unghie che si sporgono in fuori.

1. Zibetto. V. Zibetha. (Hyaena odorifera). La
Civette. Die Zibethkatze.

[Seite 97]

Coda ad anelli; dorso cinereo ondeggiato di nero.
Schreber tav. 112.

Nell’ Asia meridionale e nel nord dell’ Africa; il
maschio e la femmina hanno una certa cavità tra l’ano
e le parti genitali che contiene una sostanza grassa di
un fortissimo odore, la quale si chiama Zibetto.

2. Zibetto fasciato. V. Genetta. La Genette. Die
Genettkatze.

Coda ad anelli; corpo di un fulvo nereggiante,
macchiato. Op. cit. tav. 113.

Nel Levante; la sua pelle è stimatissima.

3. Viverra Puzzolente, o Puzzola. V. Putorius. La
Mouffette. Das Stinkthier.

Cinque linee paralelle bianche sul dorso. Opera
cit.
tav. 122.

Nella Virginia, Canadà, ec.; trae il suo nome da
un puzzo insoffribile, che, al pari di alcune altre spe-
cie del suo genere, esala quando è irritata.

4. Icneumone: V. Ichneumon. La Mangouste, Buff.
Die Pharaonsmaus.

Coda grossa alla base, assotigliantesi insensibil-
mente, con fiocco sulla cima. Opera cit. tav. 45. B.

Ha un pelo ruvido quasi simile alle setole, e per
l’ordinario leggermente moscato di bianco e di grigio
bruno. Comunissimo in Egitto, ove distrugge le uova
del Cocodrillo, ed assale anche i serpenti; si può colla
massima facilità domesticarlo.

5. Fennek, o Viverra orecchiuta. V. Aurita. Le
Fenneck, Buff. Das Grossohr.

Orecchie esterne amplissime. Bruce, Viaggi alle
sorgenti del Nilo,
Vol. V. tav. 22.

[Seite 98]

Nella Barbaria, Nubia, ec; nidifica sulle palme,
e vive specialmente di datteri.

G. XXI. Martora. Mustela. Marte. Marter.

Sei incisivi superiormente, diritti, distinti, molto
acuti;
6 inferiori, che sono smozzati, avvicinati; 2
interiori; lingua liscia.

Le specie di questo genere hanno piedi corti,
corpo bislungo, che tengono arcuato camminando.
Animali lesti e spiritosi; mordono, e sono assetati di
sangue.

1. † Martora. M. Martes. La Marte. Der Baum-
marder.

Corpo color fulvo nericcio; gola gialla. Wild.
Taschenbuch
pel 1800.

Si trova in tutti i boschi resinosi dei paesi del
Nord. Il suo bel pelo sta dopo quello del zibellino.

2. † Faina. M. Foina. La Fouine. Der Hausmarder.

Color fulvo nericcio; gola bianca. Opera citata.
Nei paesi più caldi d’Europa, e dell’ Asia cir-
convicini; presa giovane è addimesticabile con somma
facilità al pari delle precedenti specie.

3. † Puzzola. M. Putorius. Le Putois. Der Iltis.

Giallo-nerognola; muso e cima delle orecchie
bianche. Op. cit. per l’anno 1801.

Della stessa patria della faina; la si rinviene pure
in Barbarìa. Tutto l’animale ed anche la sola pelle
levata, esala un odore assai disgustoso.

Il Furetto (M. Furo, Le Furet, das Frettel), il
di cui colore è bianco-gialliccio con pupille-rosse, è
un vero Albino della puzzola; in conseguenza non
[Seite 99] è una specie particolare ed originaria, ma una dege-
nerazione della stessa, con la quale si accoppia. È
buono per pigliare i topi ed i coniglj selvatici.

4. Zibellino. M. Zibellina. La Zibeline. Der Zobel.

Corpo fulvo scuro, faccia e gola cinericcie. Schreber
tav. 136.

Specialmente in Siberia; i più belli sono di
pelo bruno, lucente e fitto; si trova nei contorni di
Jakuzk.

5. † Armellino. M. Erminea. Le Roselet. Der grosse
Wiesel, Hermelin.

Apice della coda nero. Wild. Taschenb. pel 1802.

Dei paesi del Nord, specialmente in Siberia; è
più grosso della seguente specie; cangia di colore;
nell’ inverno è bianco, e nell’ estate è bruno.

6. † Donnola. M. Vulgaris. La Bellette commune.
Das gemeine Wiesel.

Corpo rosso bruno; sotto bianco. Opera cit.

Nel Nord d’Europa, e d’Asia; la madre porta
intorno sovente i figliuoli in bocca, la qual cosa
fece credere per lo passato, che partorisse da quella.

G. XXII. Orso. Ursus. Ours. Bär.

Sei incisivi sopra e scavali di dentro alterna-
tivamente;
6 inferiori, i 2 laterali più lunghi, lo-
bati; i canini primarj solitarj,
(piccoli da 1 a 2, fra
il palato ed i primi molari); lingua liscia.

1. † Orso. U. Arctos. L’Ours. Der Bär.

Corpo bruno nerastro; coda troncata. Abbild. n.h.
Gegenst.
tav. 32.

Nei paesi del Nord, ed anche nelle Indie orientali
[Seite 100] e nell’ Africa settentrionale. In tempo di sua gio-
ventù vive ordinariamente di vegetabili, ma quando
ha tre anni diventa carnivoro: per combattere si serve
più delle zampe anteriori, che dei denti; uno di que-
sti animali può pesare, quando è compiutamente cre-
sciuto, oltre quattro quintali.

Le varietà più notabili fra gli orsi, sono i grandi
formichieri neri; il piccol orso melivoro di un bruno
sbiadato; ed uno ancor più piccolo d’un bianco argen-
tino, tutti assai pelosi ed arriciati e con peli lunghi
specialmente sotto il collo. All’ opposto l’orso dell’ A-
merica settentrionale di peli neri, distesi e lucidi come
il raso, con la testa piatta, col muso più acuto, forma
una specie particolare; si pasce ordinariamente di frutta,
ed in altre stagioni dell’ anno quasi di sole formiche.

2. Orso bianco marittimo. U. Maritimus (Glacialis).
L’Ours blanc. Der Eisbär.

Bianco; collo e muso prolungati. Op. cit. tav. 33.

Sulle coste e sui ghiacci fluttuanti dei paesi più set-
tentrionali; non bisogna confonderlo con la varietà bianca
dell’ orso comune; è lungo dodici piedi, e pesa quin-
dici quintali; nuota e si sommerge benissimo; è quasi
solamente carnivoro(1).

3. Ghiottone. U. Gulo. Le Glouton. Der Vielfrass.

Corpo rosso bruno; nel mezzo del dorso è nero.
Pallas. Spicileg. zoolog. XIV. tav. 2.

[Seite 101]

Nel Nord del nostro emisfero, p.e., in Siberia.
La sua voracità ha dato origine ad ogni sorta di
favole.

4. † Tasso. U. Taxus (Meles). Le Blaireau. Der
Dachs.

Coda concolore, abdome nero. Wildun. Taschenb.
per il 1797.

D’Europa; e d’Asia fino verso la China; ani-
male omnivoro; si costruisce una tana profonda alla
quale si giugne per varie vie o canali; dorme la mag-
gior parte della vita; il suo sonno jemale è som-
mamente lungo e profondo; quando dorme nasconde
il suo grugno in una cavità untuosa e fetida, che ha
nella parte posteriore del corpo.

5. Rattello, o Mangia-miele. H. Mellivorus. Le
Rattel. Der Honigdachs.

Dorso bianco; faccia laterale nera; abdome nero.
Sparrmann in den schwedischen Abhandlungen, tav. IV
fig. 3. 1777.

Del Capo; vive di miele e va in cerca degli alveari
selvatici, che le api costruiscono nei buchi fatti da-
gli istrici, ec.; esso osserva la direzione del volo delle
medesime quando tornano all’ arnia; ovvero segue il
Cuculo indicatore: il suo pelo è riccio, e sotto ha una
pelle lassa ma fitta, che da un lato lo difende dalla
puntura delle api, e dall’altro dalla morsicatura dei cani.

6. Lavatore. U. Lotor. Le Raton, Buffon. Der
Waschbär.

Coda ad anelli; fascia nera traversale su gli occhi.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 62.

Animale notturno; delle regioni più calde d’America
[Seite 102] nord-est; mangia diverse qualità di cibi; si serve
assai bene delle sue zampe per prendere, ed anche
tuffar nell’ acqua e lavare ciò che vuol mangiare; il che
fu ogni giorno da me osservato in un animale di que-
sta specie, che tenni vivo e sano per alcuni anni(1).
In generale diventa assai mansueto; il suo pelo dopo
quello del castoro è il migliore per la fabbricazione
dei capelli.

G. XXIII. Cane. Canis. Chien. Hund.

Sei incisivi sopra, i laterali più lunghi, distanti,
gli intermedi lobati; inferiormente
6 tutti lobati; canini
solitarj, incurvati.

1. † Cane. C. Familiaris. Le Chien. Der Hund.

Coda recurvata; spesso con un dito spurio nei
piedi posteriori.

Questo fedele compagno dell’ uomo, si rende
caro specialmente per la particolare acutezza dei
sensi riunita alle sue grandi capacità, che sono di
molti generi, perfino nel prender pesci e cani marini:
è anche abile a parecchi altri usi; si è sparso con
l’uomo medesimo, già da gran tempo, in tutte le
cinque parti del mondo, ed offre la più grande prova
della perfettibilità delle bestie, quando l’uomo per lunga
serie di generazioni si dia cura d’istruirle.

Riesce mal agevole lo stabilire se tutte le razze
dei cani si devono considerare come una semplice va-
rietà di una sola specie, e se anche quella prima sia
[Seite 103] derivata dal Lupo, o dall’ Adivo. In quanto a me rav-
viso in alcune razze, come nei nani e nei levrieri, una
struttura troppo particolare e troppo bene adattata
per compiere certe funzioni, perchè io possa credere
queste proprietà, che sono conformi ad un fine, quali
fortuite conseguenze di una semplice degenerazione.

Fra le razze principali si annoverano:

a. Il Fricatore, o Alano (Fricator, le Doguin, der Mops),
che ha il corpo corto e grosso; macchie nere alle
guancie; orecchie grandi: il Molosso (Molossus;
le Bouldogue; der Bullenbeisser), può formare l’a-
nello di passaggio alla razza seguente; ha la ma-
scella inferiore alquanto più protratta della superiore.

b. Mastino (C. Mastivus, le Dogue, die Englische Dogge),
che ha la testa troncata; i labbri superiori pendenti;
il pelo fitto; latrato sordo e breve.

c. Il Cane di Terra-Nuova (C. Terrae novae, le Chien
de Terre-neuve, der Neufundländer), che distinguesi
per la straordinaria grandezza; pei peli lunghi e seta-
cei; per la coda con lunghi fiocchi curvata quasi
sempre in alto, e particolarmente per una specie di
membrana natatoria, che ha fra le dita, le quali in
lui sono molto più grosse, che negli altri cani, per
cui nuota benissimo; è per lo più bianco e nero ed
a fascie.

d. Il Cane da caccia (C. Sagax, Venaticus, le Chien-cou-
rant, der Jagdhund) con corpo lungo e grosso; la
posterior parte della testa scannellata; orecchie lunghe
pendenti; pelo quando liscio e quando crespo. Ap-
partiene a questa razza il bracco; il cane da posta,
ed i cani da caccia tigrati.

[Seite 104]

e. Il Cane barbone (C. Aquaticus, le Barbet, der Bu-
del), che ha la testa corta, rotonda; peli villosi,
crespi.

f. Il Cane de’ Pastori (C. Pastoralis, domesticus, villati-
cus,
le Chien de berger, der Schäferhund), le di cui
orecchie sono diritte; il di sotto della coda munita di
lunghi peli. Si può comprendere, in questa razza il
cane d’Islanda, il cane lupo (der Spitz, o Pommer),
il gran cane del S. Bernardo, il cane che i popoli
di Kamtschatka attaccano alle treggie, e quelli della
maggior parte delle isole del Sud, che sono in-
grassati dagli abitanti come bestie da macello, e che
si nutriscono di soli vegetabili.

g. Il Cane spagnuolo bolognino (C. Meliteus, L’Épa-
gneul, der Bologneserhündchen), con i peli somi-
glianti alla seta, lunghissimi precipuamente sul muso.

h. Il Cane nano (C. Fertagus, le Basset, der Dachshund)
col muso lungo; orecchie pendenti; corpo lungo;
gambe anteriori corte e storte; occhi marchiati
di color rosso bruno.

Il cane che gli Inglesi chiamano terriero (ter-
rarius
), con peli setolosi, e muso tutto rugoso,
sembra che abbia qualche analogia col cane nano.

i. Il Cane della Nuova Olanda (C. Dingo, le Chien de
la Nouvelle Hollande, der Neuholländische Hund), che
rassomiglia di più alla volpe, singolarmente nella
forma della testa e della coda.

j. Il Cane levriere (C. Leporarius, le Lévrier, das
Windspiel), che ha testa lunga ed acuminata; orec-
chie pendenti; petto grosso; ventre e gambe molto
gracili.

[Seite 105]

l. Il Cane spartano(1) (C. Graius, C. laconicus, der
Spartanische Hund) molto grande, che pella sua
figura tiene lo stato di mezzo tra il cane da caccia
ed il levriere. Il gran Danese e la specie grande
Irlandese, ora perduta, gli rassomigliano.

m. Il Cane turco (C. Aegyptius, le Chien turc, der gui-
neische Hund) somigliante al levriere, con peli
sul muso; il resto del corpo è ordinariamente
calvo e nero, o colore di fuliggine, all’incirca come
la pelle dei negri (V. la II osserv. del §. 16.).

Tutte queste differenti razze principali si accop-
piano non solo fra di loro, ma pur anche con il
lupo e la volpe, producendo soventi delle specie ba-
starde che fecondano.

2. † Lupo. C. Lupus. Le Loup. Der Wolf.

Coda curvata in giù. Wild. Tasc. pel 1795.

Si trova iri quasi tutto il mondo antico; in alcuni
paesi se ne è distrutta la razza, come in Inghilterra
ed Irlanda. Cammina strascinandosi, ma prontissima-
mente, nè si stanca facilmente. Quando è affamato,
mangia perfino delle canne e della terra, dissoterra
anche i cadaveri, e probabilmente la sua apparizione
notturna nei cimiteri avrà fatto nascere la favola del
lupo mannaro, o trentavecchia.

3. L’Adivo. C. Aureus. L’Adive, Buff. Der Schakal.

Corpo rossiccio; piedi più lunghi; estremità della
coda nera. Schreber. tav. 94.

Abita in tutta l’Africa settentrionale e nel Le-
vante, specialmente in Natolia e Bengala; cotesto
[Seite 106] animale gira in bande nel tempo di notte; mangia
gli altri animali, i cuoi ec.; dissotterra i cadaveri.
Certi naturalisti lo presero pel cane originario sel-
vatico, ed alcuni commentatori della Bibbia hanno
voluto, che la volpe di Simson in Natolia fosse l’Adivo.

4. † Volpe. C. Vulpes. Le Renard. Der Fuchs.

Coda ritta, l’estremità della quale è di due colori.
Wildun. Taschenb. pel 1796.

Singolarmente nelle parti settentrionali dell’antico
continente. In quantità innumerabili nelle Aleuti, per
cui presero il nome di Isole delle Volpi. Si sa che
fra gli altri frutti ama assai l’uva.

La volpe Carbonara (C. Alopex, der Brandfuchs)
è sicuramente una degenerazione della specie in discorso.

In quanto alla tanto rinomata volpe nera con cima
della coda bianca, che abita in Siberia e Labrador e
che si chiama volpe argentea con la punta dei peli
bianchi argentini, non è facile lo stabilire se sia una
semplice degenerazione della volpe comune, oppure
una specie particolare(1).

5. Volpe turchina, Isati. C. Lagopus (Isatis).
Renard bleu. Der weisse Fuchs.

Coda dritta, la cima concolore; piedi pelosissimi.
Schreber. tav. 93, A. 93, B.

Dei paesi polari, come alla Nuova Zembla e
Groelandia; specialmente sulle cime delle montagne;
sono la maggior parte bianche: quelle dette turchine
sono per lo contrario di uno sbiadato turchino bigio.

[Seite 107]

6. Iena. C. Hyaena. La Hyene. Die Hyäne.

Nericcia; macchie bislunghe; faccia nera; criniera
sul collo e sul dorso; piedi tetradattili. Il lupo indiano
di I. El. Ridinger.

Ha per lo più la patria comune con l’Adivo, al
quale somiglia anche per il modo di vivere; si nasconde
e nidifica sotto terra, nelle fessure delle roccie o nelle
grotte delle montagne.

La Iena macchiata (C. Crocuta) è molto più grossa
di quella a striscie(1). Si trova in glande quantità in
Abissinia, e da quel luogo estendendosi al mezzo dì
fino al Capo di Buona Speranza. Entrambe sono l’a-
nello di congiunzione col seguente genere:

G. XXIV. Gatto. Felis. Chat. Katze.

Unghie retraibili; testa rotondata; lingua ispida;
6 incisivi acuti, gli esteriori più grandi; canini solitarj,
sopra lontani dagli incisivi, sotto allontanati dai molari.

1. Leone. F. Leo. Le Lion. Der Löwe.

Coda lunga a fiocco(2); corpo fulvo. Op. cit.
tav. 97. A. 97, B.

[Seite 108]

Nei climi caldi dell’ antico emisfero, particolar-
mente in Africa; una volta però anche nel Peloponeso
e nell’ Etolia. Le leonesse partorirono recentemente nei
seraglj di Germania, e nel resto d’Europa temperata.
Il maschio si distingue per la chioma che gli spunta
quando ha due anni compiti. Gli Ottentotti mangiano
la carne di leone, e pretendesi che sia l’unico nutri-
mento di un’ orda di Arabi, che abita tra Algeri e
Tunisi.

2. Tigre. F. Tigris. Le Tigre. Das Tiger.

Coda prolungata; testa, coda e gambe attraver-
sate di zone nere. The Tiger von G. Stubbs.

Unicamente in Asia, e principalmente dal Bengal
fino alla China; abita anche a Sumatra; è strisciata
assai regolarmente; può certamente essere addomesti-
cata; è più debole dell’ Elefante.

3. Leopardo. F. Pardus. Le Léopard. Der Parder(1).

Coda meno prolungata; macchie qua e là con-
fluenti ed anulari, che formano degli angoli ottusi.
Schreber tav. 99.

In Africa; la sua pelle è di color giallo dorato;
è tarchiata di piccole macchie nere, le quali sono più
spesse e regolari di quelle della pantera, e per l’or-
dinario ne ha tre o quattro a lato l’una dall’ altra.

4. Pantera. F. Panthera. L’Once, Buff. Der kleine
Panther.

Coda prolungata; corpo chiaro; macchie irregolari
nere. Opera cit. tav. 100.

[Seite 109]

Nella Barbarìa, e nelle Indie orientali; facilmente
si addomestica, e s’ istruisce per servire alla caccia
di caprioli, gazelle ec., al qual uopo si adoperava
anticamente in Levante, e nel medio evo anche in
Italia ed in Francia.

5. Iaguaro. F Onca. Le Jaguar. Der Jaguar.

Coda un poco prolungata; corpo bruno che tende
al giallo; macchie angolari, occhiute, gialle nel mezzo.
Op. cit. tav. 102.

Dell’ America meridionale; è ancor più grossa
della pantera, alla quale però rassomiglia molto.

6. Cuguaro. F. Concolor. Le Couguar. Der ameri-
canische Löwe, Cunguar.

Coda mediocre; corpo senza macchie, fulvo. Op.
cit.
tav. 104.

Del Perù, del Brasile, ec. E notabile per la sua
piccola testa e per la pelle di un giallo rossastro senza
macchie, per cui fu anche chiamato Leone.

7. † Lince, o Lupo, cerviero. F. Lynx. Le Loup
cervier. Der Luchs.

Coda corta, nera all’apice; orecchie barbute al-
l’estremità; corpo macchiato; i quattro piedi molto
ampli. Wild. Taschenb. pel 1800.

Nei paesi del Nord; anche nel regno di Napoli,
e sulle strade non frequentate fa dei guasti maggiori
ancora del lupo.

8. † Gatto. F. Catus. Le Chat. Die Katze.

Coda lungha; striscie longitudinali sul dorso, e
spirali sui fianchi.

Di quasi tutto l’antico continente; in America vi
fu portato per la prima volta dagli Spagnuoli. Il
[Seite 110] gatto selvatico(1) è più grosso del domestico, di un
grigio rossiccio; i labbri e le piante dei piedi sono
neri; il domestico si accoppia assai di rado sotto gli
occhi dell’ uomo, e quando il caso lo porta in un
deserto diventa selvatico. Fra l’altre particolarità del
gatto, si annovera principalmente, la sua grande elet-
cità, il gusto singolare per certe piante, come p.e.,
per la Nepeta cataria, ed il Teucrium marum, la ma-
niera di ruotare, e l’antipatia che produce in certe
persone.

Nelle principali varietà si comprende il gatto
d’Angora e di Persia
con peli lunghi e setacei, con
le orecchie ordinariamente dure; il gatto dei Certosini
o di Cipro di un grigio turchino; ed il gatto di Spagna
color di squama: quest’ ultimo offre una particolarità;
si pretende che si trovino fra essi delle femmine di tre
colori diversi, cioè, bianche con macchie color nero e
ruggine, ma che mai siensi rinvenuti dei maschi di
tre colori(a).

C. Fessipedi sdentati. Bruta.

Senza denti, od almeno senza incisivi.

G. XXV. Bradipo. Bradipus (Ignavus).
Paresseux. Faulthier.

Testa rotondata; gambe anteriori più lunghe; senza
[Seite 111] incisivi sotto e sopra; canini (quando vi sono), ottusi
e solcati; molari, cilindrici, ottusi.

1. Aï, o Bradipo tridattilo. B. Trydactylus. L’Aï.
Der Aï.

Piedi tridattili; coda corta. Abbild. n.h. Gegenst.
tav. 53.

Dalla Guajana; è un animale lentissimo ed assai
pigro; malgrado tutto ciò, è abbastanza accorto, ed
in caso di bisogno, non manca nè di forza, nè di
coraggio; ha una vita molto lungeva; soggiace a pochi
bisogni, mangia delle foglie, e beve quasi mai.

G. XXVI. Oricteropo. Orycteropus.

Testa che va a finire in un becco; coda prolun-
gata, conica; piedi anteriori di quattro dita, quelli
posteriori con cinque; mancano i denti incisivi e canini;

5 molari superiori, e 4 inferiori.

1. Oricteropo del Capo. O. Capensis. Das Erd-
schwein. Buff. Supplement Vol. VI, tav. 31.

Al Capo di Buona Speranza; per lo passato con-
fuso per isbaglio col Formichiere; animale notturno,
grande, che si scava nella terra delle tane con le sue
fortissime zampe.

G. XXVII. Formichiere. Myrmecophaga.
Fourmillier. Ameisenbär.

Muso che si produce avanti; lingua in forma di
lombrico; senza denti.

1. Tamanaro. M. Jubata. Le Tamanar. Der grosse
Tamandua.

[Seite 112]

Zampe tetradattili; coda lunga con chioma. Ab-
bild. n.h. Gegenst.
tav. 82.

Specialmente nel Brasile; col corpo grosso come
un cane da beccaio, e ciò nulla meno vive nei deserti,
come la seguente specie piccola, puramente di formiche
grosse che ivi ritrovansi.

2. Formichiere propriamente detto. M. Didactyla.
Le Fourmillier. Der kleine Tamandua.

Piedi anteriori didattili con l’unghia esteriore
molto grande; piedi posteriori tetradattili; coda preen-
sile. Opera cit.
tav. 22.

Anch’ esso d’America meridionale; è della gros-
sezza e del colore dello scojattolo.

G. XXVIII. Pangolino. Manis. Pangolin.
Schuppenthier.

Corpo coperto di squame; lingua cilindrica, senza
denti.

In quanto alla forma ed al modo di vivere degli
animali di questo genere havvi molta somiglianza con
i formichieri. Ciò che li distingue essenzialmente, sono
le squame di cui sono coperti. Molti naturalisti li
pongono nel numero delle lucerte.

1. Pataghino. M. Tetradactyla. Phatagin. Der Pha-
tagin.

Coda lunga; unghie bifide. Opera cit. tav. 14.

Di Formosa, e di quei paesi limitrofi; è grosso
all’incirca come il formichiere; il suo corpo coperto
di squame color di marone, somiglia ad un frutto di pino.

G. XXIX. Armadillo. Tatu (Dasypus Linn.).
Tatou. Armadill.

[Seite 113]

Corpo coperto di scudo e zone ossee; incisivi e
canini mancanti.

1. Armadillo a nove fascie. T. Novemcinctus. Le
Tatou à neuf bandes. Der Caschicame.

Nove fascie dorsali; zampe tetradattili; piedi di
dietro pentadattili. Opera cit. tav. 83.

D’America meridionale, fino allo stretto Magel-
lano; si scava un nido sotto terra; è molto addime-
sticabile; quando si vede in qualche pericolo si fa in
una palla come i pangolini ed i ricci.

ORDINE QUINTO.
Solipedi. Solidungula.

Mammali con zoccoli. Forma un genere solo com-
posto di poche specie.

G. XXX. Cavallo. Equus. Cheval. Pferd.

Piedi con unghie non divise; coda con crini;
6 incisivi superiori, troncati ottusamente; 6 sotto più
prominenti; canini solitarj, allontanati in ciascuna
mascella.

1. † Cavallo. E. Caballus. Le Cheval. Das Pferd.

Coda ovunque coperta di crine.

Difficilmente vi sono cavalli originarj selvaggi,
ma se ne trovano in molte parti in grossi armenti che
lo sono divenuti.
Così, p.e., nel Mogol, ed ancora
in maggior numero nel Paraguai, dove i cavalli (sic-
come generalmente in America) vi furono trasportati
per la prima volta dagli Spagnuoli, e sonovi diventati
[Seite 114] selvaggi. I cavalli Arabi, particolarmente quelli allevati
ad [...]cy nelle vicinanze di Palmira e dietro il monte
[...]o, fino al monte Horeb, ec. sono i migliori fra tutte
le razze, distinguendosi per la leggiadria, pel loro
vigore e per la perfetta conformazione: vengono in se-
guito quegli di Persia e di Barbaria: fra gli europei
i migliori sono gli spagnuoli, precipuamente quegli d’An-
dalusia; poi quelli di Napoli e d’Inghilterra; questi ul-
timi hanno la preferenza per la velocità con la quale si
distinguono nella corsa(1).

Tacendo l’utile che da questo animale traggono
le intere nazioni che passano la loro vita quasi sempre
a cavallo, come i Cosacchi, i Tartari, i Calmuchi, i
Tungusi ec., è di un prezzo innestimabile per le na-
zioni incivilite, che se ne servono per l’economia rurale,
per le poste, per la cavalleria, ec.; molti di que’ po-
poli erranti or or nominati, vivono pure in gran parte
di carne di cavallo e di latte di cavalla, il quale quando
è coagulato e specialmente quando è distillato forma
la bevanda inebbriante dei Tartari-mogoli.

2. † Asino. E. Asinus. L’Ane. Der Esel.

Coda con i crini all’ estremità; croce nera sul dorso.

L’asino in istato di natura, dal quale deriva il
nostro asino domestico, è il vero Onager degli antichi,
che tuttora si rinviene in Tartaria sotto il nome di
Koulan(2). Tutti gli anni in autunno, esce dal suo
[Seite 115] paese, e se ne va al caldo nell’ Indie e nella Persia
per svernare; è più agile e più grande dell’ asino do-
mestico, e corre sorprendentemente. L’asino non è
per anco stato trasportato nei paesi più settentrionali
d’Europa; degenera poco, cangia tutt’ al più di co-
lore, essendovi p.c., degli asini bianchi.

Il cavallo e l’asino s’ accoppiano assieme produ-
cendo due sorta di bastardi, che hanno molta forza e
vigore, e, sebben di rado, qualche volta sono in istato
di procreare; l’uno è il Mulo ordinario(1) (Mulus, le
Mulet, das Maulthier), che l’asino genera con la ca-
valla: l’altro è il Bardotto(2) (Hinnus, le Bardeau,
der Maulesel), che lo stallone produce con l’asina:
quest’ ultimo è più raro ed ha dato origine alla favola
del giumardo, ossia del preteso bastardo prodotto dal
cavallo con la vacca, o del toro con la cavalla.

3. Zebra. E. Zebra. Le Zèbre. Das Zebra.

Zone brune e bianche, regolarissime. The Sebra,
von
G. Stubbs, 1771.

È originaria d’Affrica meridionale; ve ne sono
due diverse specie, ed a torto si è pigliata una specie
per la femmina dell’ altra; questi animali vivono in truppe,
corrono con molta rapidità, ma sono ferocissime, ed
assai di rado ammansabili; la femmina domesticata ha
generato tanto col cavallo, quanto coll’ asino(3).

ORDINE SESTO.
Bisulci. Bisulca. (Pecora).

[Seite 116]

Mammali ruminanti a piedi forcuti, fra i quali si
enumerano gli animali domestici più importanti.

G. XXXI. Cammello. Camelus. Chameau.
Kamel.

Senza corni; labbro leporino; piedi quasi bisulci(1);
6 incisivi inferiori, 2 superiori; spatoliformi; canini di-
stanti,
3 sopra e 2 sotto.

1. Dromedario. C. Dromedarius. Le Dromadaire.
Das gemeine Camel(2).

Una sola gibbosità sul dorso. Schreber tav. 303.

Lo si rinviene tuttora in istato di natura nell’ Asia,
e specialmente nei deserti della China e nell’ Indie;
è per tutto l’Oriente, per l’Africa settentrionale e pel
centro della medesima, il più importante degli animali
domestici; gli Africani lo chiamano il vascello dei
[Seite 117] deserti; la carica ordinaria di un cammello di carovana
pesa circa sei quintali, e con tale soma fa circa quattro
leghe (di Germania) al giorno. È l’animale il più utile;
mangia gli arbusti spinosi che in quantità crescono nei
deserti, e che non sono buoni da pascere nessun’ altro ani-
male: si assicura che può sopportare la sete per molte
settimane, ma beve enormemente in un fiato. Il drome-
dario ed il cammello hanno un gran callo sul davanti
del petto, quattro altri minori ai piedi anteriori, e
due simili calli ai piedi di dietro; quando sono stanchi
si sdraiano appoggiandosi su queste callosità.

2. Cammello di Battriana. C. Bactrianus. Le Cha-
meau. Das Trampelthier.

Due gobbe sul dorso. Opera cit. tav. 304.

Dall’ interno dell’ Asia fino alla China; in Bessarabia
poi se ne trovano delle frotte considerabili; la rapidità
del suo trotto, e la sua sella naturale fanno sì, che
se lo adopera colà a preferenza dell’ altro per trasportar
pesi, ec.

3. Lama. C. Lama. Le Lama. Das Liama.

Dorso piano; gibbosità al petto. Opera cit. tav. 306.

È dell’ America meridionale, siccome la specie se-
guente, in particolare delle montagne del Perù; lo si
adoperava come bestia da soma, e sebbene di gran-
dezza mediocre, porta fino un quintale e mezzo.

4. Vigogna. C. Vicunnia. La Vigogne. Das Schafcamel.

Privo affatto di gibbosità; corpo lanuto. Op. cit.
tav. 307.

È più piccola del Lama; non si può domesticare;
se ne fanno tutti gli anni grandi cacciagioni per trarne
lo stimatissimo pelo, che è colore canella bruno e si
[Seite 118] ha sotto il nome di lana di Vigogna. Il bezoard occi-
dentale
lo si trova frequentemente in questa specie.

G. XXXII. Capra. Capra. Chèvre. Ziege.

Corni vuoti di dentro, ruvidi, rugosi; nessuno in-
cisivo sopra,
8 sotto; senza canini.

1. † Pecora. C. Ovis. Le Brebis. Das Schaf.

Mento imberbe; corni compressi, lunati.

Non se ne trovano più di selvatiche, ne sembra
che possa ritornare a quello stato siccome fanno le
capre. Può riputarsi come uno degli animali domestici
più utili del vecchio continente; subito dopo la sco-
perta d’America, furono trasportate anche colà.

Fra le diverse razze di queste specie si distinguono
le spagnuole di Segovia, e dopo questa sono le inglesi
a motivo della loro lana particolare; quelle d’Islanda
a quattro, sei ed otto corna; quelle d’Arabia; per ul-
timo quelle d’Egitto con la coda grossa e soda, che
pesa perfino quaranta, libbre(a): le pecore di Finlandia,
Marsch-Schafe, sono senza corna, grosse, di molta lana,
con coda corta e pelata: le Heidschnucken di Lune-
burgo, all’ opposto, sono piccole, e tanto il maschio,
che la femmina cornuti. Le pecore che soggiornano
dentro de’ tropici in vece di lana riccia sono coperte
[Seite 119] di peli ritti al pari delle capre; quelle del Sud d’Af-
frica, oltre di questo, hanno le orecchie lunghe e
pendenti.

2. Ammone, o Muffione. C. Ammon. Le Moufflon,
Buffon. Das Muffelthier.

Corna arcuate, circonflesse, un poco piatte al di
sotto; pagliolaia lassa, pelosa. Opera cit. tav. 268.

In Corsica, Sardegna, Grecia e Barbarìa: una spe-
cie a questo simile, ma molto più grossa, chiamata
Argali, in Siberia sino a Kamtschatka, ed anche nel-
l’America nord-ovest. L’ultima specie è un gustosis-
simo selvatico; ha fortissime e pesanti corna(1); da
alcuni naturalisti è riguardata come il ceppo delle no-
stre pecore.

3. † Capra. C. Hircus. La Chèvre. Die Ziege.

Mento barbuto, corna arcuate, carenate.

Sembra che la capra domestica sia originariamente
venuta dalla C. aegagrus che abita il monte Caucaso,
ed altri adiacenti monti all’ Est; nello stomaco gli
si rinviene il belzoard orientale similmente che in molte
specie di Antilopi, ed è perciò che gli si è dato anche
il nome di Becco del belzoar(2).

La capra domestica, il più importante animale
domestico degli antichi Guandei nell’ isole Canarie, si
rimette facilmente nello stato di natura, ed è sparsa
sulla terra quasi quanto la pecora.

Le capre d’Angora hanno i peli lunghi e setacei,
che ci somministrano quel bel filo conosciuto sotto il
nome di pelo di Cammello, non che i finissimi peli
[Seite 120] che sono i lunghi ed ordinarj delle belle capre mon-
tane piccole ed a corna ritte di Kasmir e del Tibet,
i quali peli formano i preziosissimi Shawls, di quei
paesi singolari e da paradiso(1).

4. † Stambecco. O. Ibex (Capricornus). Le Bou-
quetin. Der Steinbock.

Mento barbuto; corni lunati, grandissimi, nodosi
sopra, e distesi sul dorso. Meisner’s Museum der N.
G. Helvetiens
N.° 1, e 5.

Sulle montagne più alte della Savoja, ed anche
sulle Alpi di Siberia; le sue corna quando apparten-
gono ad un vecchio animale, pesano otto libbre, ed
hanno altrettanti nodi per ciascun corno.

G. XXXIII. Antilopi. Antilope. Antilope.
Antilope.

Corna cave, cilindriche, ad anelli, o spirali; den-
tatura come quella delle capre.

È questo un estesissimo genere, le numerose specie
del quale stanno nell’ interno ed al sud dell’Asia; in
Africa, ma specialmente poi al Capo.

1. † Camozza. A. Rupicapra. Le Chamois. Die Gemse.

Corni dritti, uncinati. Wildun. Taschenbuch, per
l’anno 1803.

Sulle montagne d’Europa temperata, e d’Asia
occidentale. Si vuole che le camozze adimesticate si
siano accoppiate con le capre generando bastardi. I
filamenti della pastura che gli riescono indigeribili,
si riuniscono nel loro ventricolo in una pallottola, che
[Seite 121] nei tempi andati era molto famosa, nota sotto il nome
d’aegagropilae.

2. Gazzella. A. Dorcas. La Gazelle. Die Gazelle.

Corni cilindrici, annellati, piegati nel mezzo; alla
sommità lisci, avvicinati. Schreber tav. 269.

Abita tutto l’oriente d’Africa settentrionale. La
caccia di questo assai agile animale, è la favorita oc-
cupazione degli orientali, e con la loro lingua poetica
gli attribuiscono la vezzosa ed attraente immagine delle
bellezze femminili.

3. Antilope purpurea. A. Pygarga. La Gazelle de
parade. Der Prunkbock.

Corna fatte a lira; linea laterale bruna sul muso
e sul tronco; natiche bianche. Vosmaer, déscription de
la Gazelle de parade.

Nella parte d’Africa più interna meridionale, da
dove questi animali se ne partono a migliaja per re-
carsi al Capo, ove svernano, per ritornare qualche
mese dopo nel paese natio.

4. Canna, o Condù. A. Oreas. Le Canna. Das Cudu.

Corni subulati, retti, carenato-contorti; corpo grigio.
Vosmaer, déscription d’un animal appellé Canna.

Nell’ Africa meridionale, e nelle Indie orientali;
la forma e la lunghezza delle sue corna diritte rasso-
migliano a quelle del favoloso Lioncorno, da cui ebbe
probabilmente origine la favola.

G. XXXIV. Bue. Bos. Boeuf. Ochse.

Corni concavi, lunati, lisci; denti ugualmente che
nei generi precedenti.

1. † Toro. B. Taurus. Le Boeuf. Der Ochse.

Corni cilindrici, curvati in fuori; pagliolaja lassa.

[Seite 122]

Il nostro bue deriva dall’ Aurochse (Urus o bo-
nasus,
dell’antico continente), che si trova in Polonia,
Lituania, Siberia, e che per lo passato si trovava an-
che in Germania. Il pretendere che questi sia la razza
selvatica originaria de’ nostri buoi addimesticati, è niente
affatto verosimile a motivo delle reali particolarità
nella sua struttura. Fra le principali razze delle bovine
domestiche si conta quella bianca ad orecchie brune,
oppure nere, che è mezzo selvatica, e si trova sopra
Ladronen, come qua e là in Inghilterra; quella di
Sicilia con istraordinarie corna; e quella per l’opposto
che è senza, come se ne incontrano in alcuni paesi
d’Inghilterra, e molte altre.

All’ opposto sembra dubbioso ancora, che il bue
delle Indie rispettato da quei popoli come sacro,
il Bos indicus o lo Zebu (Schreber, tav. 298), sia una
semplice varietà di questa specie.

Nello stomaco delle bestie cornute rinvengonsi
spesse volte pallottole di peli, che inghiottirono lec-
candosi. L’epizoozia pestilenziale a loro propria, ha,
specialmente dal 1711 in poi, fatte grandissime e con-
tinuate stragi; all’ opposto furono le pustole vaccine
esperimentate dal dottore Jenner nel 1798 qual mezzo
opportuno per preservarci dal vajolo arabo.

2. Bufalo. B. Buffelus. Le Buffle. Der Büffel.

Corna piegate indietro, torte, anteriormente piane.
Schreber. tav. 300.

Del Tibet; ma si è mano mano diffuso nella mas-
sima parte d’Asia e d’Africa settentrionale, ed in al-
cuni paesi d’Europa; p.e., si alleva dal settimo
secolo in qua nell’ Italia, in Ungheria, nel Salisbur-
ghese, nei quali siti si adopera per bestia da tiro:
[Seite 123] la sua pelle è nera, coperta di sottili peli, è fortissima
ed assai buona per fare delle otri.

3. Jac, o Bufalo di coda-equina. B. Grunniens.
Le Buffle à la queue de cheval. Der Büffel mit dem
Pferdeschweif.

Corni cilindrici, curvati in dentro; vello pendente
innanzi; coda provveduta dappertutto di lunghe crine.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 23.

Ugualmente originaria del Tibet, ma è anche do-
mesticato nell’ Indostan; è più piccolo del nostro
bue; si distingue in oltre per il suo grugnito, pel pelo
crespo di capra, per la coda coperta di lunghe e fitte
chiome, la quale è stimatissima, e quando è bella,
la si paga molto cara nelle Indie(a).

4. Arni. B. Arni. Der Kiesenbüffel.

Corni divaricati, lunati, lunghissimi. Op. cit. tav. 63.

Nelle parti montuose dell’ Indostan; grossissimo,
sicchè un novello pesò 15 quintali.

5. Bisonte d’America. B. Bison. Le Bison de Nord
de l’Amérique. Der Nordamericanische Bison.

Corni divaricati, brevi; criniera lunghissima;
dorso gibboso. Schreber tav. 296.

È l’animale più grande del nuovo mondo; vive
a frotte nei boschi paludosi d’America settentrionale
più temperata; nell’ inverno è tutto peloso, ma in pri-
mavera perde il pelo sulla schiena, e sulla parte
[Seite 124] posteriore del corpo, conservando solamente la sua gran
zazzera sulla nuca e sul petto.

6. Bue muschiato. B. Moschatus. Le Boeuf musqué.
Der Bisamstier.

Corni chinati a larghissime basi piatte, contigui
alla fronte; alla sommità sono voltati in giù. Op. cit. t. 302.

Non si trova che verso i confini d’America set-
tentrionale, all’ovest della baja d’Hudson, dal gra-
do 66 fino al 73. Due delle sue corna pesano alle
volte più di 50 libbre.

G. XXXV. Giraffa. Giraffa. Giraffe.

Corni semplicissimi coperti di pelle, terminanti
con un piccol fiocco di pelo nero; senza incisivi supe-
riori;
8 inferiori a spatola, i più esterni bilobati; non
vi sono canini.

1. Giraffa. G. Camelo pardalis (Nabis). La Gi-
raffe. Die Giraffe (Capitano Carteret, nelle Transazioni
filosofiche, Vol. LX. tav. 1.).

Nell’ interno dell’ Africa; a cagione del suo collo
lungo e corpo troppo corto, delle sue spalle più
alte che la groppa, ed a motivo della sua pelle ros-
siccia e macchiata, ha un aspetto particolare; nel passo
va come un cavallo all’ ambio levando nel medesimo
tempo il piede posteriore dello stesso lato, lo che gli
dà un andatura singolare che fu immitata in quella
del cavallo nel giuoco degli scacchi. Quando la giraffa
si stà ritta ha più di 16 piedi d’altezza.

G. XXXVI. Cervo. Cervus. Cerf. Hirsch.

Corni ramificati, solidi; denti come nel genere
precedente (alle volte però con canini solitarj superiori
).

[Seite 125]

1. Alce C. Alces. L’Élan. Das Elennthier.

Corni piani, senza tronco, palmati. Wildun.
Taschenb.
per il 1805.

Abita in tutti i climi del Nord (se però quello
che si trova nell’ America settentrionale(1) con gambe
molto lunghe non è una specie particolare). Viene
alto come un cavallo; pesa più di 1200 libbre, ed i
suoi corni circa 50. Si addomestica, e lo si conduce
al pascolo in truppe; si diceva anticamente che l’Alce
va soggetto all’ epilessia, la qual storiella non abbisogna
più di confutazione.

2. † Daino. C. Dama. Le Daim. Der Damhirsch.

Corna semi ramose, compresse, palmate alla som-
mità. Op. cit. per il 1796.

Dei paesi temperati d’Europa; è più piccolo del
cervo ordinario; varia di colore.

3. † Renna. C. Tarandus. (Rangifer). Le Renne.
Das Ronnthier.

Corni lunghi in ambo i sessi, semplici, cilindrici,
a sommità quasi palmate, chioma cascante alla gola.
Op. cit. per l’anno 1805.

In tutte le regioni delle terre settentrionali; a
Kamtschatka se ne trovano delle truppe di migliaja:
questo animale non regge nei climi caldi. Vive di foglie
secche, e particolarmente di Lichene rangiferino, che
lo cerca sotto la neve grattando con le corna. Il ran-
gifero è utilissimo ai Laponi, ai Samojedi, ai Tungusi
ed ai Cosacchi, soddisfando ai primi bisogni di quei
popoli.

4. † Cervo. C. Elaphus. Le Cerf. Der Edel-Hirsch,
[Seite 126] Corni ramosi, tutti cilindrici, ricurvati, alla som-
mità moltifidi. Op. cit. per l’anno 1794.

È per la maggior parte della medesima patria
dell’ Alce, ma però sotto una latitudine più meridio-
nale; il numero delle diramazioni delle sue corna non
corrisponde all’ età dell’ animale. I corni più grandi,
che sono rarissimi, hanno 24 veri corni; il cervo tocca
l’età di trent anni e più.

5. † Capriolo. C. Capreolus. Le Chevreuil. Das Reh.

Corni ramosi, cilindrici, diritti, a sommità bifide.
Op. cit. pel 1797.

Nelle più temperate e calde regioni d’Europa e
d’Asia. Le corna dei caprioli sono deformate da sin-
golari esostosi, ciò che non avviene così di frequente
alle altre specie di questo genere, segnatamente dopo
la castrazione.

G. XXXVII. Muschio. Moschus. Chevrotin.

Senza corni; incisivi come nei passati generi; ca-
nini superiori solitarj, sporgenti.

1. Muschio. M. Moschifer. Le Musc. Das Bisamthier.
Borsa ombelicale. Schreber tav. 242.

Nelle foreste d’abeti, e nelle contrade montuose
del Tibet, e della Siberia meridionale; il maschio ha una
borsa grossa come un uovo alla regione ombelicale, nella
quale si raccoglie il muschio, importante in medicina.

2. Caprotino. M. Pygmaeus. Le Chevrotin de
Guinée. Das kleine guineische Rehchen.

Rosso-bruno sopra; bianco sotto; unghie succen-
turiate nulle. Seba thes. I. tav. 45. fig. 1.

Delle Indie orientali e di Guinea. È il più piccolo
animale di questo ordine; le gambe sono lunghe un
dito, e grosse circa come un canello di pipa.

ORDINE SETTIMO.
Moltungoli. Multungula. (Belluae).

[Seite 127]

Animali ordinariamente grandissimi, informi, il
corpo dei quali è coperto di setole o di alcuni peli
rari, e con più di due unghie per ciascun piede. In
ciò è compreso il Porco, perchè anche questo pro-
priamente parlando ha quattro unghie.

G. XXXVIII. Porco. Sus. Cochon. Shwein.

Muso troncato, prominente, mobile; 4 incisivi sopra,
(nella maggior parte) convergenti; 6 inferiori, promi-
nenti;
2 canini superiori più corti; 2 inferiori sporgenti.

1. † Majale. S. Scrofa. Le Sanglier, le Cochon.
Das Schwein.

Dorso munito di setole; coda pelosa.

Il Cignale(1) ha un grugno più lungo del porco
domestico; il cranio di una forma diversa; le orecchie
dritte, più corte, e le difese più grandi; non è sog-
getto alla lepra, pustule scrofolose, e Idatide finna(a);
il suo colore è quasi sempre di un grigio scuro.

Pochi animali si sono così generalizzati sulla terra
quanto il porco; ha un olfatto sommamente fino, ed
è un animale quasi omnivoro: la scrofa prolifica spesso
due volte all’ anno, e partorisce fino venti piccini alla
volta. I majali sono diventati selvarecci in America,
[Seite 128] ove sono stati trasportati dall’ Europa (che li chiamano
cochons marrons): nell’ Isola di Cuba diventano grossi
più del doppio de’ suoi padri europei; degenerarono in
istrana guisa a Cubagua, e la nuova razza ha le un-
ghie lunghe mezza spanna. Quegli di Siam hanno le
gambe più corte ed il dorso curvato, senza setole. In
Isvezia ed Ungheria vi è una varietà con i piedi non
forcuti; era già nota agli antichi. Se ne sono veduti
anche di quelli con cinque unghie.

2. Cinghiale d’Africa. S. Aethiopicus. Le Sanglier
du Cap-Vert, Buff. Das Emgalo.

Senza incisivi, canini superiori lunati, curvati
in fuori; piccole borse verrucose sopra gli occhi. Ab-
bild. n.h. Gegenst.
tav. 92.

Nella parte interna meridionale d’Africa; anche
a Madagascar; terribile animale con testa enorme; il
grugno è lungo un palmo; con due grossi pezzi di
carne sotto gli occhi.

3. Pecari, o Tajassu. S. Tajassu. Pecari. Das
Nabelschwein.

Senza coda; borsa vicina al cocige, che contiene
una specie di muschio. Schreber tav. 325.

Nei paesi caldi d’America, ove convive in truppe;
pesa sessanta libbre tutt’ al più.

4. Babirussa. S. Babirussa(1). Le Babirussa. Der
Schweinhirsch.

Canini superiori grandissimi, paralellamente arcuati
in dietro. Op. cit. tav. 328.

Soggiorna particolarmente nelle Molucche, in vici-
nanza dell’ acqua; nuota bene, potendo recarsi in ben
[Seite 129] lontane isole; è difficile di indovinare l’uso dei grandi
canini della sua mascella superiore, che sono quasi
in cerchio; nelle femmine sono molto più piccoli.

G. XXXIX. Tapiro. Tapir. Tapir. Tapir.

Sei incisivi tanto sotto, che sopra; 4 canini; piedi
d’avanti con 4 unghie, e
3 a quelli di dietro.

1. Tapiro. T. Americanus. Le Tapir. Der Tapir.
Schreber tav. 319.

E l’animale terrestre più grande dell’ America
meridionale; della statura di un bue mediocre; la sua
testa e le sue coscie sono consimili a quelle del majale;
il labbro superiore termina in punta, ed è mobilissimo;
a somiglianza dei cani si siede sulle gambe posteriori;
va di buona lena nell’ acqua, nuotandovi molto bene.

G. XL. Elefante. Elephas. Eléphant. Ele-
phant.

Lunghissima proboscide, preensile; senza incisivi;
canini superiori curvati innanzi.

1. Elefante Asiatico, o Indiano. E. Asiaticus.
L’Eléphant d’Asie. Der Asiatikelephant.

Testa prolungata; fronte concava; orecchie piccole
angolose; corona dei denti molari distinta per le linee
ondeggianti, parelle. Abbild. n.h. Gegenst.
tav. 19. fig. B.

Abita specialmente nel Ceilan, ed in altri luoghi
d’Asia meridionale; fra gli animali terrestri è il mag-
giore di tutti arrivando ai quindici piedi d’altezza,
e dell’ età di venti anni pesa circa settemila libbre:
quantunque la sua pelle sia grossa un pollice sul dorso,
[Seite 130] è sensibile anche al tocco di un insetto questa ordina-
riamente è grigia; la proboscide è il suo principal or-
gano; per essa respira, fiuta, e l’organo dell’ olfatto
è in lui fino; l’adopera come una mano per attinger
acqua, sciegliere l’alimento, portarselo in bocca, e
per fare destramente mille altre cose; può prolungarla
fino a sei piedi, e raccorciarla a tre soli; all’ estre-
mità è provveduta di un arpione flessibile, con il
quale può fare delle operazioni che paiono assai dif-
ficili, come disfare dei nodi, slacciare le fibbie, racco-
gliere più monete in una volta, ec. Si nutrisce parti-
colarmente di foglie d’alberi, di riso, frutti, ec.: nuota
con incredibile disinvoltura, attraversando anche rapi-
dissimi torrenti. Quando si accoppia deve porsi sulla
femmina come la maggior parte degli altri mammali
quadrupedi; i novelli poppano con la bocca, e non
con la proboscide come si credette da molti; in ambo
i sessi, quando l’animale è giunto a tre o quattro anni,
mette fuori due grandi denti di difesa, dai quali abbiamo
l’avorio; sono lunghi talvolta sette o otto piedi, ed
uno di essi può pesare perfino 200 libbre. Si crede,
non senza fondamento, che l’elefante tocchi l’età di
200 anni. Siccome è in grado di portare almeno 20
quintali, e può valicare alte montagne, così si im-
piega qual bestia da soma; non leva molto i piedi
in camminando, ma li getta innanzi in una maniera
affrettata e rigidamente, per cui la sua andatura riesce
strana; con tutto ciò è sicuro sulle gambe, giacchè
non gli accaide d’intopparsi neppur se devia dalla
strada battuta.

2. Elefante d’Africa. E. Africanus. L’Eléphant
d’Afrique. Der africanische Elephant.

[Seite 131]

Testa quasi rotonda; fronte convessa; orecchie am-
plissime ritondate; corona dei denti molari marchiata
in rombo. Op. cit. tav. 19. fig. C.

Questa specie che abita il centro ed il sud d’Africa,
presentemente viene addomesticata tutt’ al più nell’ in-
terno di quella parte della terra; gli si dà la caccia
soltanto per approfittare della carne e dell’ avorio.

G. XLI. Rinoceronte. Rhinoceros (Abada).
Rhinocéros. Nashorn.

Corno solido, conico, impiantato sul naso.

1. Rinoceronte d’Asia. R. Asiaticus. Le Rhino-
céros d’Asie. Der asiatik Nashorn.

Quattro incisivi nelle due mandibole; gli inferiori
conici, i superiori semilobati; mancano i canini. Op.
cit.
tav. 7. fig. B.

Delle Indie orientali. Il corno comunemente unico
che distingue questa specie, non è aderente all’ osso
come avviene nell’ Africano a due corna; ma è attac-
cato alla pelle.

2. Rinoceronte Africano. R. Africanus. Le Rhino-
céros d’Afrique. Der africanische Nashorn.

Mancano tanto gli incisivi, quanto i canini. Opera
cit.
tav. 7. fig. A.

Per lo più ha 2 corni, quello di dietro è più pic-
colo dell’ anteriore. Abita nel sud dell’ Africa, ed al Capo.

G. XLII. Ippopotamo. Hippopotamus. Hip-
popotame.

Incisivi superiori allontanati, inferiori procumbenti,
canini inferiori curvati in dentro, troncati obbliqua-
mente.

[Seite 132]

1. Caval marino, o Ippopotamo. H. Amphibius.
Le Cheval marin. Das Nilpferd. Buffon, Supplément,
Vol. III, t. 62, 63. Vol. VI, t. 4, 5.

È comunissimo nella parte meridionale d’Africa,
e nel Nilo; è assai massiccio; con una testa grande
ed informe; fauci enormi; corpo grosso e corte gambe;
quando ha fatta tutta la cresciuta pesa almeno 3500
libbre; si nutrisce a preferenza di pesci e di vegetabili.

ORDINE OTTAVO.
Palmipedi. Palmata.

Mammali a piedi palmati o natatoj, che si divi-
dono innoltre secondo la differenza dei loro denti
(siccome nell’ ordine dei Digitati), in A. Glires, B. Ferae,
C. Bruta.

A. Palmipedi rosicanti. Glires.

Con denti rosicanti, a foggia di scalpello.

G. XLIII. Castoro. Castor. Castor. Biber.

Piedi posteriori palmati; 2 incisivi per mandibola.

1. † Castoro. C. Fiber. Le Castor. Der Biber.

Coda depressa, ovata, quasi squamosa. Abbild.
n.h. Gegenst.
tav. 43.

Soggiorna nei luoghi settentrionali e deserti, che
sono in vicinanze de’ laghi e dei grandi fiumi, è im-
portante il sup pelo nel commercio; ed in medicina è
utile la sostanza da esso lui prodotta nota sotto il
nome di castoro, la quale contiensi in una borsa, che
tanto nel maschio, quanto nella femmina è collocata in
[Seite 133] fondo al basso ventre; la stupenda industria posse-
duta da questo animale, lo rese molto degno di at-
tenzione; allorchè si trova in grande numero, come
fa tuttora nell’ interno del Canadà, si riunisce per for-
marsi delle abitazioni e delle dighe quando ne ri-
conosce il bisogno. Credo bene che molti viaggiatori
abbiano con narrazioni abbellita ed accresciuta l’in-
dustria del castoro; non pertanto dalle uniformi asser-
zioni di non sospetti osservatori d’ogni parte del mondo,
cotesti animali sanno tanto bene accomodarsi alle
circostanze fortuite e locali, che è d’uopo accor-
dargli un’ intelligenza molto superiore all’ istinto na-
turale,
uniforme negli altri animali.

B. Palmipedi carnivori. Ferae.

Colla dentatura dei carnivori.

G. XLIV. Foca. Phoca. Phoque. Robbe.

I piedi posteriori distesi in direzione continuata
con l’abdome; diti riuniti assieme;
6 incisivi superiori,
4 inferiori; canini solitarj.

Sono questi animali, che in certo modo dire si
possono gli anfibj dei mammali, avendo il corpo co-
struito in guisa da poter soggiornare nei due elementi(1).

1. † Vitello marino, o Foca. Ph. Vitulina. Le
Veau marin. Der Seehund.

[Seite 134]

Testa liscia; mancano le orecchie esterne; corpo
grigio. Op. cit. tav. 73.

Nei mari del Nord; ò un animale molto proficuo
agli abitanti delle isole di Finlandia e di Kamtschatka;
ma principalmente per quelli di Groenlandia e di La-
brador. I due ultimi popoli specialmente si nutriscono
della sua carne, adoperano la pelle per vestirsi, per co-
prire le loro capanne d’estate, ed i loro cannotti della
pesca; la caccia dei vitelli marini forma la principale
occupazione, e la destrezza che mostrano in tale eserci-
zio costituisce la loro gloria e fortuna.

2. † Foca Monaca. Ph. Monachus. La Phoque à
ventre blanc. Die Mönchsrobbe.

Senza orecchie esteriori; 4 denti incisivi per parte;
palme indivise, piedi posteriori senza unghie. Buff.
Supl. Vol. VI. tav. 44.

Specialmente nel Mediterraneo; molto atta ad im-
parare ciò che gli si insegna. E singolarissima per la con-
tinuata ed irrequieta variazione de’lineamenti del volto.

4. Orso marino. Ph. Ursina. L’Ours marin. Der
Seebär.

Con orecchie; collo liscio. Op. cit. Vol. VI. tav. 47.

Questo animale si trova in frotte, nell’ estate,
sulle coste dell’ arcipelago di Kamtschatka; è verosi-
mile che sverni nelle isole meno boreali dell’ oceano
pacifico; è un animale poligamo; ogni maschio ha
trenta o quaranta femmine, che vigila con la più gran
gelosia, e che difende coraggiosamente dai suoi rivali(1).

4. Leone marino. Ph. Jubata. Le Lion marin. Der
stellersche Seelöwe.

[Seite 135]

Con orecchie; collo ornato di chioma. Op. cit.
Vol. VI. tav. 48.

In tutto l’oceano pacifico; è la specie più grande
di questo genere; deriva il suo nome dalla chioma che
ha il maschio e che in qualche modo imita quella
del Leone.

5. Foca del cappuccio. Ph. Probosidea (cristata,
Linn.). Le Phoque à capuchon. Der ansonsche Seelöwe.

Naso con proboscide retraibile. Péron voy. aux
terres Australes.
tav. 32.

Nell’ oceano atlantico e nel mare pacifico; il solo
maschio ha il naso sporgente a guisa di griffo o pro-
boscide; cresce fino ai trenta piedi di lunghezza.

G. XLV. Lontra. Lutra. Loutre.

Palme e piante natatorie; 6 incisivi in tutte due le
mascelle, i superiori separati, gli inferiori avvicinati.

1. † Lontra ordinaria. L. Vulgaris. La Loutre
ordinaire. Die Fischotter.

Piedi posteriori nudi; coda più corta che la metà
del corpo. Wildung. Taschenbuch, per l’anno 1798.

Nei luoghi temperati dei paesi settentrionali; le
più belle sono del Canadà.

2. Lontra del Brasile. L. Brasiliensis. La Sarico-
vienne. Die brasilische Flussotter.

Di color bajo; macchia bianca sotto il mento;
coda più corta della metà del corpo. Abbild. n.h.
Gegenst.
tav. 93.

Questa specie, che è comunemente confusa colla
seguente, vive nei fiumi e laghi dell’ interno e dell’ est
dell’ America meridionale.

3. Lontra marina. L. Marina. Le Castor marin.
Die Seeotter.

[Seite 136]

Nera; piedi di dietro pelosi; coda più corta che
il quarto del corpo. Viaggi di Cook nell’ emisfero set-
tentrionale.
Vol. II. tav. 43.

Sta specialmente nelle vicinanze di Kamtschatka,
e nelle coste nord-ovest dell’ America discendendo fino
a Nutka-sund; se ne trovano anche nelle acque dell’ i-
sola di Corea e nel mar giallo; la sua pelle nera e
grigia argentina è la pelliccia più stimata dai Chinesi.

C. Palmipedi sdentati. Bruta.

Animali mancanti di denti anteriori.

G. XLVI. Ornitorinco. Ornithorynchus. L’Or-
nithorinque.

Mandibole prolungate, che rassembrano un becco
d’anitra; senza denti
(1).

1. Becco d’uccello, od Ornitoringo. O. Paradoxus.
L’Ornithorinque paradoxe. Das Schnabelthier. Op. cit.
tav. 41.

Fra tutti gli animali fin ora conosciuti, questo si
distingue da ogni altro, per la stravagante e straor-
dinaria forma del suo muso: in questa parte esteriore
imita benissimo un becco d’oca, largo e piatto, ed è
ugualmente vestito da una pelle con nervi, desti-
nata a tasteggiare, dentellata tutto all’ intorno; i piedi
[Seite 137] sono palmati, la membrana che riveste gli ulteriori ol-
trepassa l’estremità delle unghie, e l’animale può a
piacere piegerla o distenderla come un ventaglio: non
si è potuto rinvenire in nessun Ornitoringo un vesti-
gio di mammelle(a). Questo sorprendente animale vive
nei laghi della quinta parte del mondo, non lungi
da Botany-Bay, tanto ricca di creature dotate di una
costruzione singolare e meravigliosa.

G. XLVII. Triceco. Trichechus. Morse. Wal-
lross.

Piedi di dietro riuniti insieme.

1. Morsa, o Vacca marina. T. Rosmarus. Le Morse.
Das Wallross.

Canini superiori sporgenti in fuori. Abbild. n.h.
Gegenst.
tav. 15.

Frequentemente a centinaja; nelle vicinanze dei
ghiacci fluttuanti del polo Nord; nutresi di piante marine
e di testacei, che stacca dal fondo con le sue lunghe
difese. Gli antichi Normanni con delle coreggie della
pelle di questo animale facevano delle gomene d’an-
cora, che non si rompevano quasi mai(1).

[Seite 138]

2. Manato, o Lamantino. T. Manatus. Le La-
mantin. Die Seekuh.

Canini che non isporgono fuori dalle labbra.
Schreber tav. 80.

Rinviensi nei fiumi e mari dei paesi caldi, non che
ad Orinoco; sembra che esso abbia data origine alla
favola delle Sirene e delle Nereidi(1).

ORDINE NONO.
Cetacei. Cetacea.

Mammali che altre volte furono classificati fra i
pesci(2).

G. XLVIII. Narvàlo. Monodon. Narwhal.

Dente della mascella superiore che esce dritto,
lunghissimo, ritorto come una vite.

1. Narvalo. M. Narhwal. Le Narwal. Das See-Einhorn.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 44.

Si trova quasi sempre nell’ oceano atlantico;
quello giovane ha originariamente due denti uno per
parte nella mascella superiore; ma questi denti sono
disuguali in grandezza, e poichè l’animale si è svi-
luppato, difficilmente li ha ancora tutti e due; ma in-
vece per l’ordinario ne conserva un solo, che non
di rado è lungo quanto l’animale, cioè diciotto piedi.

[Seite 139]

G. XLIX. Balena. Balaena. Baleine. Wallfisch.

Senza denti, in vece de’ quali nella mascella su-
periore vi sono delle lamine di sostanza cornea.

1. Balena ardita, o comune. B. Mysticetus. La
Baleine franche. Dar Wallfisch.

Dorso senza natatoje. Op. cit. tav. 94.

È il massimo degli animali conosciuti(1); pesa
più 100000 libbre; si rinviene in parte verso il polo
artico, ma anche nelle regioni meridionali, nei mari
atlantico e pacifico; quelle che si pigliano oggidì ol-
trepassano di rado la lunghezza di sessanta o settanta
piedi; quasi un terzo dell’ animale risulta dalla sola te-
sta informe; la pelle è ordinariamente nera o marmo-
rizzata di bianco, qua e là sparsa di rari peli, e qual-
che volta di conchiglie che vi si attaccarono; cotesta
bestia mostruosa somministra il vestito ed il nutrimento
degli isolani di Kamtschatka, e degli americani del
nord-ovest; per l’opposto gli europei la pigliano per
l’olio e per le lamine cornee che ha alla mascella su-
periore, le quali sono in numero di 700 circa; quelle
di mezzo sono lunghe venti piedi: queste lamine sono
quelle che noi chiamiamo osso di balena. Una grande
balena può valere 20000 lire italiane.

2. Balena boops, o Giubbata. B. Rostrata. Le Boops.
Einer der verschiedenen Finnfische.

Ventre solcato; natatoja dorsale ottusa. Op. cit. t. 74.

Sia in questa specie, come in altre del presente
genere, la pelle del collo, del petto e della parte an-
teriore del ventre è solcata per lo lungo molto regolar-
mente(2).

[Seite 140]

G. L. Fisetero. Physeter. Cachalot. Caschelot.

Denti nella mascella inferiore.

1. Fisetero macrocefalo, o Caccialotto di grossa
testa. P. Macrocephalus. Le Cachalot. Der Caschelot.

Dorso senza natatoje; denti inflessi, all’ estremità
molto acuti. Op. cit. tav. 84.

Abita nell’ oceano settentrionale; sulle coste del
Brasile, e al sud della Nuova Galles; giungne alla
grossezza delle balene; ha un amplissimo esofago,
sicchè trangugia dei Pesci-cani lunghi sei piedi; la
mascella superiore è larghissima, e molto stretta l’in-
feriore: si va in traccia di esso particolarmente per
il bianco di balena (sperma ceti), che rassomiglia ad
un olio bianco latteo, il quale si trova tanto per il
corpo dell’ animale vicino al grasso oleoso, quanto
nei particolari serbatoi che ha nella testa verso la
mascella superiore, ove abbonda più che altrove:
questo fluido esposto all’aria si coagula e diventa un
sego semidiafano. La preziosa ed odorosa ambra grigia
è un indurimento degli escrementi che si trova spe-
cialmente negli intestini crassi di alcuni macrocefali,
che per questa cagione si ammalano.

G. LI. Delfino. Delphinus. Dauphin. Dalphin.

Denti in ambedue le mascelle.

1. Marsuino. D. Phocaena (Tursio, Plin.). Le
Marsouin. Das Meerschwein.

[Seite 141]

Corpo quasi cuneiforme; dorso largo munito di
una pinna; muso semi ottuso. Schreber tav. 342.

Dei mari d’Europa, al pari della specie seguente;
è lungo come quella nove piedi; è un animale ra-
pace, in ispecie molto dannoso allo Salomone.

2. Delfino. D. Delphis. Le Dauphin. Der Delphin.

Corpo oblungo quasi cilindrico; dorso con una
pinna; muso assotigliato e puntuto. Abbild. n.h. Ge-
genst.
tav. 95.

È il delfino degli antichi.

3. Orca. D. Orca. L’Epaulard. Der Nordcaper.

Pinna dorsale altissima; denti semiconici, al-
quanto piegati in dentro. Schreber tav. 340.

Ordinariamente abita nell’ oceano del nord; si
trova pur anche nel mediterraneo; è lunga venti piedi.

SEZIONE QUINTA.
degli uccelli.

[Seite 142]

§. 55.

Sono tante le differenze che offrono i mammali
in quanto alla forma ed eziandio per il modo di vi-
vere, che fu assai malagevole il farne una generale
divisione; quindi fu necessità quella che ci costrinse ad
essere tanto diffusi nella storia particolare. Ben diverso
è negli uccelli i quali si accostano molto di più gli uni
agli altri in quanto alle forme, ed alle maniere
di nutrirsi, per cui si può facilmente abbracciare la
storia delle rispettive specie.

§. 56.

Gli uccelli tutti hanno di comune fra di loro due
piedi, due ali, un becco di sostanza cornea almeno
in parte, ed un corpo coperto di penne;
e per questi
quattro caratteri si distinguono da tutti gli altri ani-
mali, formando una classe di esseri quasi isolata, e
che sarebbe difficile di far entrare nella pretesa catena
dei corpi naturali, se non con violenza.

§. 57.

Dei quattro accennati caratteri, le penne propria-
mente sono esclusive degli uccelli, le quali in file
[Seite 143] regolari (a scacchiere) sono immedesimate nella pelle,
e rivestite di molto grasso: ma in certe stagioni
e particolarmente in autunno, cadono e se ne ri-
producono delle altre; fra gli uccelli acquatici poi
per la maggior parte, ed anche i Tetraoni cam-
biano le penne due volte all’anno, cioè in primavera
ed autunno. Le penne dei novelli di diverse specie
prima della muta sono di colori e disegni che non hanno
quando sono nell’ età matura, come nell’ Avis hornotina;
molta varietà evvi pur anche in certune, dipendenti
dal sesso. Le penne si distinguono dai capelli in ciò
che tagliate o tarpate non si riproducono come questi.

§. 58.

Nelle ali e nella coda si trovano le penne più
forti; quelle si chiamano remiganti; rettrici queste.
Quando l’ali sono spiegate, le remiganti formano un
largo ventaglio col quale gli uccelli possono sollevarsi
in aria e volare. Alcuni pochi uccelli sono senza penne
o spennati (aves impennes); così il genere de’ Penguini
non hanno le penne remiganti, e quindi non sono atti
al volo: altri poi mancano di penne rettrici siccome
il Casoaro e lo Smergo.

§. 59.

L’interna organizzazione(1) negli uccelli ha qualche
[Seite 144] cosa di particolare, osservandovisi qua e là sparsi in-
teriormente dei serbatoi d’aria, che l’animale può
riempire e vuotare a piacimento, e che sono importan-
tissimi pel volo: alcuni pochi comunicano con la tra-
chea, e tutti gli altri poi, con i polmoni. Appartengono
a questi serbatoi d’aria le celle molto grandi e fine,
che l’animale riempie respirando, e sono sparse nel
basso ventre dell’ uccello, sotto le ascelle, e sotto la
pelle. Hanno in oltre gli uccelli certi ossi, che sono
vuoti di dentro e senza midolla, come l’osso delle
ale, delle coscie, ec., i quali servono allo stesso fine.
In alcuni perfino il cranio è della medesima categoria;
non che il becco mostruoso del Rampastor e del Buceros.

§. 60.

Attesa questa disposizione notabile di parti, sono
gli uccelli in istato di volare, e la rapidità del volo
è tanto sorprendente, quanto ne è la durata(a). Lo
Struzzo, il Casuaro, gli Aptenoditi, compresi alcuni
altri spennati, sono i soli uccelli, che non possono
affatto volare.

§. 61.

Il luogo di soggiorno negli uccelli è all’ incirca
variato come quello dei mammali: molti vivono su gli
[Seite 145] alberi, alcuni nell’ acque, e pochi altri sulla terra;
ma avvi neppure un uccello, che al par della talpa,
fra la passata classe, stia puramente sotto terra, come
si osserva pur anco in alcuni esseri delle due ultime
classi di animali. I piedi degli uccelli egualmente che
nei mammali sono adattati al soggiorno assegnatogli
dalla natura(1).

In certe stagioni, moltissimi uccelli cambiano di-
mora: e sebbene, a dire il vero, la maggior parte
non si allontanino che poche miglia recandosi in paesi
vicini, e tornando ben presto nel luogo primiero; altri
però, siccome le rondini, le grù, le cicogne, ec., fanno
lunghissimi viaggi passando attraverso de’ mari nei
paesi della Zona torrida ove svernano, ed appariscono
poi un altra volta apportatori di primavera.

§. 63.

Tutti gli uccelli sono privi di denti; bisogna che
si servino del becco per rompere gli alimenti, o che
li trangugino quali sono: i granivori ingoiano il gra-
no senza frangerlo; esso non passa direttamente nel
ventriglio, ma rimansi prima in un grande sacco glan-
duloso, detto ingluvie, ove è umettato ed ammollito,
poscia a poco per volta discende nello stomaco, il
quale è in essi così membranoso e forte, che secondo
le belle esperienze di Reaumur, è in istato di triturare
[Seite 146] delle nocciole, delle ghiande d’oliva, e distruggere,
l’impronta di una moneta che diventa liscia e sottile
quanto una carta. Molti inghiottiscono delle pietruzze che
facilitano pure la triturazione, ed in seguito la dige-
stione degli alimenti(1). Parecchi uccelli di rapina come
i falchi, i gufi, il martin pescatore, non possono di-
gerire le ossa, i peli e le reste degli animali che pre-
dano, ma dopo li vomitano arrotolati in forma di bolo(2).

§. 64.

Allora quando si confrontano gli organi dei sensi
degli uccelli con quelli dei poppanti, scorgesi tra
le particolari differenze, che gli uccelli mancano del-
l’orecchio esterno cartilaginoso disposto in guisa da
poter raccogliere l’onda sonora; la quale mancanza gli è
risarcita, specialmente nei predatori notturni, da una
particolare e regolare disposizione di penne in cerchio,
alla regione delle orecchie, ed in alcune specie vi è
in oltre, una valvola mobile esteriormente e sopra il
condotto uditorio.

Osservazione. Pochissimi sono gli uccelli dotati
[Seite 147] del vero organo del tatto: sembra che lo sole anitre
e le analoghe specie lo possedano in istretto senso:
stà in esse nella pelle molle, che ricopre il becco,
e che è provveduta di nervi molto grossi e sen-
sibili nell’ animale vivente. Così possiamo capire come
le anitre vadano palpando realmente nel pantano, ove
nè la vista; nè l’olfatto potrebbero indicargli il nu-
trimento.

§. 65.

La voce degli uccelli è variata e piacevole, par-
ticolarmente fra i piccoli, che si chiamano uccelli
da canto.
Non si può veramente dire che cantino (giac-
ché il canto naturale è proprio solo dell’ uomo), ma
essi ciuffulano. Oltre quei ricettacoli d’aria dei quali si
è già fatta parola al §. 59, che contribuiscono alla
modulazione della voce, si è la disposizione della loro
laringe che non si trova, come nei mammali ed anfibj,
all’ estremità superiore della trachea ove si pianta la
lingua; ma è divisa in due parti, l’una alla cima, e
l’altra al fondo della trachea. Si insegnò ai papagalli,
corvi, stornelli, fringuelli marini ad imitare la voce
umana, ed a proferire delle parole; siccome gli uc-
celli che sono nelle gabbie imitano facilmente il canto
degli altri, imprendono a ciuffolare delle ariette e per-
sino ad accompagnare gli altri; così con più fringuelli
marini si ò riescito veramente a dare dei piccoli con-
certi(a). Tuttavia pare in generale che il canto degli
uecelli in libertà sia formato dall’ uso e dall’ imitazione.

§. 66.

[Seite 148]

L’epoca dell’ accoppiamento nella maggior parte
degli uccelli si è in primavera, quantunque alcuni, come
i becchi in croce, non si uniscano che nella più fredda
stagione, cioè dopo Natale. Quelli domestici poi non
hanno tempo fisso per gli amori; pare che tutte le
stagioni gli conferiscano: alcune specie non restano as-
sieme che nel tempo delle nozze; altri, come i co-
lombi e le rondini si maritano veramente, e non si
lasciano più; e per ultimo ve ne sono di poligami come
il gallo fra li domestici, e lo struzzo nei selvatici.

§. 67.

Quando la femmina è stata fecondata viene spinta
dall’ istinto a pensare all’ avvenire, ed a costruirsi un
nido:
ma il cuccolo ed alcuni pochi altri, p.e., il
calcabotto, si dispensano da questa pena. Tra i poli-
gami, come i gallinacei, il maschio non si prende la
menoma cura di tale faccenda; mentre nei monogami,
e precipuamente nel numero degli uccelli da canto,
anche il maschio porta dei materiali per la costruzione
del nido, e provede di vitto la compagna lungo il lavoro.

§. 68.

In quanto alla forma del nido ciascuna specie
[Seite 149] elegge il luogo che meglio corrisponde alla maniera di
vivere, ed ai proprj bisogni; e con altrettanta diligenza
scieglie i materiali necessarj.

§. 69.

I nidi sono fatti più o meno con arte. Per esem-
pio le beccaccie, le otarde, le pavoncelle, ec., si fanno
solamente un piccol nido in terra composto d’alquanti
ramoscelli secchi di stoppia, ec.; alcuni come i picchi,
le gazze, i passeri, ec., si fanno un letto soffice, ma
senza arte, nei buchi delle muraglie e degli alberi;
molti altri come i gallinacei, i colombi, gli uccelli da
canto danno al nido la forma emisferica o di una sco-
della; ve ne sono anche di fatti a forno, come quello
del reattino; il rigogolo di Persia poi, la cingalegra di
Polonia, ec., li fanno a guisa di una borsa(1).

§. 70.

Quando poi il nido è compito, la madre vi de-
pone le uova, di numero vario secondo le varie spe-
cie. Molti uccelli acquatici, non fanno che un uovo
alla volta; i merghi, e quasi tutti i colombi ne met-
tono due; i gabbiani, tre; i corvi, quattro; i fringuelli,
cinque; le rondini, dai sei fino alli otto; le pernici e
le quaglie, quattordici; i polli domestici, quando gli
vengono esportati gli uni dopo gli altri(a), ne fanno
perfino più di cinquanta.

[Seite 150]

Talvolta gli uccelli mettono le uova senza previo
accoppiamento, nel qual caso sono sterili.

§. 71.

La formazione del feto animale che nei mam-
mali succede nel ventre materno, all’ incontro tra gli
uccelli segue nell’ uovo già partorito per opera della
covatura. Il cucolo è il solo che non cova i proprj
ovi, ma ne lascia l’incombenza ai capineri ed alla
motacilla alba, nei di cui nidi li depone: per altro
si sa che i capponi, i cani e persino gli uomini hanno
covato e fatto nascere gli uovi dei volatili(1). Si pos-
sono anche far nascere le uova col calore artificiale,
tanto nel letame che fermenta(2), come nei forni fatti
espressamente, ed anche nelle macchine per l’incuba-
zione con mezzo di una lampada(3).

Gli uccelli si stancano ed indeboliscono per una
troppo protratta covatura. Solamente tra i monogami,
come i colombi e le rondini, il maschio cova al pari
[Seite 151] della femmina; tra i canarini, fanetti, cardelini, ec.,
i maschi non se ne occupano, lasciando fare alla fem-
mina, ma però in quel tempo pensano alla sussistenza
della compagna, imbeccandola persino con gli alimenti
che hanno nell’ ingluvie.

§. 72.

Nel tempo della covatura si fa nell’ uovo un grande
cambiamento, per cui il pulcino si forma successiva-
mente, e cresce di giorno in giorno(1), perchè non
solo il giallo dell’ uovo è specificamente più leggero
dell’albume, ma ben anche quella parte di giallo sulla
quale è sovrapposta la così detta cicatricetta, presso
della quale si trova il pulcino, è ancor più leggere
della parte opposta dello stesso giallo; di modo che
qualunque sia la posizione dell’ uovo la cicatricetta si
trova sempre rivolta verso il ventre dell’ uccello che
cova. La traccia del pulcino nascente non si conosce
che qualche tempo dopo l’incubazione: fra i polli,
p.e., si comincia appena ad accorgesene dopo il primó
giorno; passato il secondo giorno comincia il tanto
famoso spettacolo del primo movimento del cuore an-
cora imperfettissimo dell’ animale (il punctum saliens);
alla fine del quarto giorno si vede già a muoversi la
piccola creatura, che è tuttavia gelatinosa; nel decimo
quarto gli nascono le penne; nel decimo quinto il pul-
cino cerca di respirare; nel decimo nono se lo può
sentire a piolare.

[Seite 152]

Osservazione. Esaminato l’uccello nell’ uovo in
principio ed in fine della covatura, se lo ravvisa molto
diverso in queste due epoche, differenza che ancora
più si scosta dall’ andamento della configurazione dei
quadrupedi considerati in principio ed in fine del con-
cepimento: si può dire che il pulcino nell’ uovo non
assume la forma perfetta che dietro una specie di me-
tamorfosi, e ciò dicasi, sia rapporto ad alcuni visceri
(p.e. il cuore), come anche per quanto alla totale strut-
tura (Vedi Abbild. n.h. Gegenst. tav. 64).

§. 73.

Fra gli organi che meritano più attenzione come
inservienti all’ economia del pulcino in covatura, sono
due membrane ramificate da una grandiosa quantità di
vasi, che si vedono nella loro massima bellezza, verso la
metà dell’ incumbazione; vale a dire, il Corion, che
è steso sotto il guscio dell’ uovo, e la membrana val-
vulosa
del tuorlo, che s’attacca al tubo intestinale del
nuovo animaletto; quella fa le veci di polmoni nel
processo così detto flogistico già notato al §. 24; e
questa serve per nutrire il feto col mezzo del tuorlo
allungato coll’ albume, che a poco per volta si mir
schiano assieme (Opera cit. tav. 34).

§. 74.

In ciascuna specie di uccelli è determinato il
tempo che durar deve la covatura; ma il maggiore o
minor calore dell’ atmosfera e la differenza del clima,
influiscono sulla sua durata. Nelle specie dei polli, i
[Seite 153] pulcini nascono per l’ordinario sulla fine del giorno
vigesimo primo.

§. 75.

Per non molto tempo la madre nutrisce i figlj,
prestandovi mano anche il maschio, se è dei mono-
gami, finchè la prole è in grado di nutrirsi da sè stes-
sa(a). Le specie granivore spingono più lungi l’atten-
zione; riempiono l’ingluvie di grani, eppoi vanno ad
ingozzare i loro novelli finchè questi sono rivestiti di
penne, ed in generale capaci di procurarsi da per loro
stessi il sostentamento.

§. 76.

Gli uccelli in proporzione della grandezza del loro
corpo, ed in comparazione dei mammali, giungono ad
un’ età più avvanzata; sapendosi di aquile e di papa-
galli che vissero più di cento anni, e dei cardellini
oltre venti, anche in ischiavitù.

§. 77.

Gli uccelli sono sommamente importanti per l’e-
conomia della natura in grande, quantunque l’utilità
che arrecano all’uomo sia molto minore di quella dei
mammali: essi divorano un gran numero di insetti;
[Seite 154] ed in alcuni paesi l’avere distrutto quasi affatto certe
specie di uccelli riguardati per nocivi, come le cor-
nacchie, i passeri, ec., ebbero per conseguenza un molto
dannoso accrescimento d’insetti molesti. Altri uc-
celli mangiano animali più grandi, come de’ topi cam-
pestri, dei serpenti, delle rane, delle lucerte, o che
mangiano le eruche; un gran numero aiuta a distrug-
gere le erbe cattive; servono in oltre gli uccelli alla
propagazione ed alla moltiplicazione degli animali, come
anche delle piante: si sa per esempio che le anitre sel-
vatiche, quando emigrano trasportano in lontane regioni
delle uova di pesci già fecondate e così li popolano
di pesci: molti trangugiano dei grani che emettono po-
scia in altri luoghi ove vegetano; in questa guisa i co-
lombi propagarono a Banda la noce moscata; lo sterco
degli uccelli di mare ingrassa degli scoglj nudi ed ari-
di, ove poi nascono delle piante utili; si istruiscono
alcune specie di falchi per la caccia, e degli smerghi
per la pesca; si mangiano molti uccelli, o dei suoi uovi
ed il grasso, ed i popoli più settentrionali si vestono
con le pelli di uccelli di mare; le piume servono
per i letti, per iscrivere e per mille ornamenti in parte
preziosi; e sotto quest’ ultimo rapporto formano un
commercio presso molti popoli selvaggi, e specialmente
fra gli isolani del mare pacifico.

§. 78.

Il male che fanno gli uccelli si riduce alla distru-
zione degli animali e delle piante utili; il condoro, l’av-
voltojo degli agnelli o barbuto, amazzano capre, pe-
core, ec; il falcus ossifragus ed altri uccelli acquatici
[Seite 155] sono tanto dannosi ai pesci e loro freghe, quanto
lo sono gli avvoltoi, sparvieri e gazze per gli altri
volatili; le passere ed altri uccelli consimili da can-
to, fanno dei guasti nei seminati, alle vigne ed agli
alberi da frutto: per ultimo essi non si limitano sola-
mente a propagare delle piante utili; ma moltiplicano
anche le cattive e le parasitiche. Neppure in questa
classe, siccome nella precedente, vi sono animali vera-
mente velenosi.

§. 79.

La forma totale degli uccelli essendo assai unifor-
me, ed essendo certe parti del corpo, come il becco
ed i piedi, in rapporto con il loro modo di vivere e
nutrirsi, ec, determinar devono una gran parte delle
abitudini totali dei medesimi; quindi la maggior parte
degli ornitologi hanno basate le loro classificazioni sulla
differenza delle une e delle altre di queste parti; Klein
stette alla forma delle dita; Moehring, sugli integu-
menti delle gambe; Brisson, sui due citati caratteri
e sulla forma del becco; Linneo, nel piano del suo
sistema degli uccelli ha parimenti osservata la forma
di molte parti, ed in generale all’ aspetto complessivo
degli uccelli; sembra solo che qualche volta si sia di
ciò dimenticato nelle sue osservazioni; almeno non si
sa capire perchè abbia posto nello stesso ordine i pa-
pagalli, i calobri e le cornacchie, mentre che i colombi
ed i gallinacei sono in due ordini separati; e come
poterono aver luogo molti accozzamenti e separazioni
di simil fatta.

§. 80.

[Seite 156]

Io adunque mi sono permesso alcuni cambiamenti
nel sistema di Linneo, ed ho tentato di dividere la
classe tutta, nei seguenti nove ordini.

A. Uccelli terrestri.

I. Ordine. Uccelli di rapina. Accipitres. Uccelli di
preda; il becco è forte ed uncinato; ordi-
nariamente i piedi corti, forti, nodosi ed
artigli grandi, taglienti e curvati.

II. Levirostri. Levirostres. Piedi corti, e becco per
l’ordinario grandissimo; ma frequentemente
vuoto di dentro, e perciò leggere assai
(i papagalli ed i tucani).

III. Picchj. Pici. Piedi corti; becco mediocremente
lungo e stretto; la lingua ora vermiforme,
ed ora filiforme (il torcicollo, il pichio,
il rampichino, il colobrì).

IV. Corvi. Coraces. Piedi corti; becco mediocremente
lungo, molto forte e convesso (il corvo,
la cornacchia).

V. Passere. Passeres. Uccelli cantori, unitevi le ron-
dini, ec.; piedi corti, becco più o meno
conico, terminato in punta, variante nella
lunghezza e grossezza.

VI. Gallinacei. Gallinae. Piedi corti, becco un poco
convesso, che ha alla sua radice una
membrana carnosa. Ho collocati in questo
ordine anche i colombi, perchè hanno
[Seite 157] maggiore analogia con i cantori, coi quali
li avea posti Linneo.

VII. Struzzi. Struthiones. Grandi uccelli terrestri,
che non possono volare (il casuaro, lo
struzzo ed il dido).

B. Uccelli acquatici.

VIII. Gralle. Grallae. Uccelli di palude; piedi lun-
ghi; becco lungo, quasi cilindrico; ordi-
nariamente collo lungo.

IX. Anitre. Anseres. Uccelli nuotatori; piedi re-
migatorj; becco ottuso, coperto di pelle,
ordinariamente dentellato all’ intorno, e
che termina con un piccolo uncino nell’ e-
stremità del becco superiore.


LIBRI.

Per servire alla Storia Naturale degli Uccelli.

  1. Conr. Gesneri, Historiae animalium, Lib. 3, qui est de avium
    natura.
    Tiguri, 1555. in foglio.
  2. Ulyss. Aldrovandi, Ornithologia. Bonon., 1599. seg. Vol. III. in fog.
  3. F. Willughby. Ornithologiae lib. ter. ex edit. Ray. Lond., 1676. in foglio.
  4. J. Ray. Synopsis methodica avium. – Lond., 1713, Vol. IV. in 8.°
  5. J. Edwards, Natural History of birds. – Lond., 1743, Vol. IV. in 4.°
  6. Ejusd. Gleanings of Natural History. Ibid., 1758. Vol. III. in 4.°
  7. Brisson, Ornithologie. Paris, 1760. Vol. VI. in 4.°
  8. Buffon.
  9. D’Aubenton, Planches des Oiseaux. Paris, 1775, in foglio.
  10. Th. Pennant’s, Genera of birds. Lond., 1781. in 4.°
  11. Ejus. Arctic. zoology. II Band. ibid. 1784. in 4.°
  12. (Jo. Latham’s), General synopsis of birds. ibid. 1781, Vol. VI. in 4.°
    con il Supplemenl, ibid. 1787.
  13. F.M. Daudin, Traiti élèmentaire et complet d’ornithologie. Pa-
    ris, 1800, Vol. II. in 4.°
  14. G.J. Temminck, Tableau systematique des oiseaux qui se trouvent
    en Europe.
    Amster., 1815. in 8.°
  15. Jo. Leonard Frisch, Vorstellung der Vögel in Deutschland. Ber-
    lin, 1733, bis 1763 in fog. (242 Taf.).
  16. J.M. Bechsteins, Gemeinnützthe Naturgeschichte Deutschlands, II–IV
    Band. Leipzig, 1791. in 8.°
  17. Dess. Ornithologisches Taschenb. von und für Deutschland. Leipz.
    1802. Vol. III. in 8.°
  18. J.P.A. Leislers, Nachträge zu Bechsteins N.G. Deutsehlands.
    H. Hanau, 1812. in 8.°
  19. J. Wolf. u. J. Fr. Frauenholz, Abbildungen u. Beschreibungen der
    in Franken brüteden Vögel.
    Nürnb. dopo il 1799 in fog. ed. in 4.°
  20. Deutsche Ornithologie, hèrausgeg. von Borkausen, Lichthammer und
    Becker den Jung. Darmst. dopo il 1800 in foglio.
  21. Taschenbuch der deutschen Vögel-Kunde oder kurze Beschreibung
    aller Vögel Deutschlands, von
    Meyer u. Wolf. Franf. a M. 1810 II.
    B. in 8.°
  22. Corn. Nozemann, Nederlandsche Vogelen, door Chr. Sepp. en Zoon
    Amst., 1770. e seg. in fog.
  23. History of Britisch Birds; the figures engraved on wood by T.
    Bewick Newcast. upon Tyne, 1797–1803, Vol. II. in 8.°
  24. Marc. Catesby’ s, Natural Hystory of Carolina. Lond., 1731,
    Vol. 2. in foglio.
  25. Andr. Sparrmann, Museum Carlsonianum. Holm, 1786, fasc. 2. in fog.

Per la fisiologia di questa classe di animali.

  1. Fr. Tiedemann’s, Zoologie II e III. Tom. Heidelb., 1810–14 in 8.°
[Seite 159]

Si parlerà adunque prima degli uccelli terrestri,
che formano sette Ordini.

ORDINE PRIMO.
Uccelli di rapina. Accipitres.

Quasi tutti con piedi corti e robusti, ed unghie
grosse e feritrici; un becco forte e incurvato, il quale
ordinariamente ai lati della mascella superiore finisce
in due punte tronche e taglienti, e per lo più è co-
perto alla base d’una membrana cornea detta cera.
Si nutriscono di carogne, e d’animali vivi che ra-
piscono; sono monogami; nidificano in luoghi elevati;
la loro carne ha un odore selvatico e disgustoso.

Gen. I. Avoltoio. Vultur. Vautour Geyer.

Becco dritto, adunco all’ apice; testa e collo nella
maggior parte senza penne; lingua bifida.

Sp. 1. Condoro. V. Gryphus. Le Condor. Der Condor.

Caruncula sul vertice della lunghezza, del capo. De
Humbaldt,
Recueil d’Observations de Zoologie, tav. 8. 9.

Abita principalmente nella parte occidentale d’A-
merica meridionale; le ali sono in circa dodici piedi
di larghezza, ed i canelli delle sue remiganti sono grossi
come il dito; il suo colore è nero che da nel bruno,
con un collare bianco; nidifica nelle scoscese rupi;
vola altissimo, vive ordinariamente di bestie che rapi-
sce agli armenti, e di pesci morti che il mare getta
sulla spiaggia.

2. Re degli Avoltoi. V. Papa. Le roi des Vau-
tours. Der Geyerkönig.

[Seite 160]

Narici carunculate; vertice e collo nudi. Buffon,
oiseaux. Vol. I. tav. 6.

Nelle Indie, e nell’ America del sud; è grosso
come un pollo d’india; il suo colore particolarmente alla
testa è giallo, rosso e nero, ed ha un bargiglione
sulle narici; può ritirare il suo collo nudo di penne
sotto quelle fitte che gli coprono le spalle.

3. † Avoltoio barbato, o delle alpi. V. Barbatus.
Le Vautour des agneaux. Der Lämmergeyer.

Dorso del becco gibboso verso l’estremità; mento
barbato. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 85.

Nelle alpi del Tirolo e della Svizzera; come an-
che in Siberia ed Abissinia; è l’uccello più grande
d’Europa, le sue ali spiegate hanno dieci piedi di lar-
ghezza; si discerne particolarmente degli altri avoltoi
per le sete diritte che gli formano una barba, per la
testa coperta di penne, e per il dorso del becco che
è gibboso all’ estremità(1).

4. Avoltoio d’Egitto. V. Percnopterus. Le petit
Vautour. Der Aasgeyer.

Remiganti nere con margine esterno bianco, ec-
cettuate le più esteriori.

È comunissimo in Palestina, in Arabia ed in E-
gitto; divora innumerabili topi campestri, anfibj, ec;
gli antichi Egizj lo riguardavano come sacro, lo che
facevano con alcuni altri animali, che gli erano d’una
particolare utilità, e li hanno rappresentati spesso nei
geroglifici scolpiti sui loro obelischi, sulle fascie delle
mumie, ec.

[Seite 161]

G. II. Falco. Falco. Faucon. Span.

Becco adunco con cera alla base; testa coperta
di penne; lingua bifida.

1. Segretario, o Messaggero. F. Serpentarius (Sa-
gittarius
). Le Messager. Der Secretär.

Cera bianca; gambe lunghissime; cresta di penne
piegate giù; rettrici di mezzo prolungate. Abbild. n.h.
Gegenst.
tav. 55.

Del Capo innoltrandosi nelle terre, e delle Fi-
lippine. Ha le gambe lunghe come, gli uccelli di palude(1).

2. † Aquila comune. F. Melanaëtus. Aigle com-
mun, Buff. Der Schwarzbraune Adler.

Cera gialla; piedi semi lanuginosi; corpo ferru-
gineo nericcio, con istriscie gialle. Wild. Tasch. pel 1800.

In Europa. È molto più piccola della specie seguente.

3. † Aquila reale. F. Chrysaetos. Grand aigle,
Buff. Der Goldadler.

Cera gialla; piedi lanuti; colore giallo-ferruginoso;
striscie gialle. Buff. Vol. I. tav. 1.

Nelle montagne d’Europa; nidifica sulle Alpi;
nutrisce i novelli con lepri, camozzi, ec.

4. † Ossifrago. F. Ossifragus. L’Orfraie. Der Fischadler.

Cera gialla; piedi semi lanuti; corpo ferrugineo;
rettrici bianche nel lato interno. Wild. Tasch. pel 1801.

Sulle coste d’Europa; come anche nell’ America
settentrionale, e nel mare del sud: questo falco, e
l’aquila reale, vivono quasi solamente di pesci.

[Seite 162]

5. † Balbuzardo. F. Haliaëtus. Le Balbuzard. Der
Entenstösser.

Cera e piedi cerulei; corpo fosco sopra, sotto
bianco; testa biancastra. Buff. Vol. I. tav. 2.

Sta più sulle rive dei fiumi, che sulle spiaggie
del mare. È stato confuso soventi volte coll’ ossifrago.

6. † Nibbio. F. Milvus. Le Milan. Die Weihe.
Cera gialla; coda forcuta; corpo ferruginoso; testa
più bianca. Frisch, tav. 72.

Abita in quasi tutto il continente.

7. † Faleo gentile. F. Gentilis. Le Faucon. Der
Edelfalke.

Cera e piedi gialli; corpo cinereo, con macchie
scure, coda con quattro fascie nerognole. Op. cit. t. 74.

Nei paesi montuosi del nord; ve ne sono tante varietà;
molti Naturalisti ne hanno ritenute alcune per specie
particolari. Si istruisce, tanto questa, quanto alcune delle
seguenti specie, alla caccia di piccoli quadrupedi e degli
uccelli: in oriente, p.e., si adopera pella caccia della
gazella, ed in Europa per quella delle anitre.

8. † Astòre. F. Palumbarius (Accipiter). L’Au-
tour. Der Habicht.

Cera nera, col margine giallo come i piedi; corpo
fosco; rettrici a fascie pallide; sopraciglie bianche.
Op. cit. tav. 81 e 82.

È del medesimo luogo del precedente,
9. † Sparviere. F. Nisus. L’Epervier. Der Sperber.

Cera verde; piedi gialli; ventre bianco ondulato
di grigio; coda con fascie brune. Op. cit. tav. 90, 91 e 92.

In Europa.

G. III. Gufo. Strix. Chouette. Eule.

Becco corto, adunco, nudo, senza cera; narici
[Seite 163] barbate; testa grande; lingua bifida; piedi con un
dito versatile; alcune remiganti seghettate.

1. † Gran Dugo, o Barbagiani. S. Bubo. Le Grand-
duc. Der Uhu.

Orecchie pennate; iride dell’occhio colore di croco;
corpo fulvo. Wildungen Taschenb. pel 1795.

È il più grande uccello di questo genere. Si trova
in Europa temperata ed in Asia occidentale(1).

2. Arfango. S. Nyctea. Die Schnee-Eule.

Capo liscio; corpo bianchiccio; macchie lunari,
distanti, fosche. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 75.

Nelle regioni settentrionali: animale magnifico.

3. †. Spauracchio. S. Flammea. L’Effraie. Die
Schleiereule.

Corpo giallo, punteggiato di bianco; sotto bian-
chiccio con punti nerastri. Wildun. Taschenb. pel 1805.

Nelle zone temperate dell’ antico e nuovo mondo;
di penne straordinariamente belle e delicate.

4. † Civetta. S. Passerina. La Chevèche. Das
Kaüchzlen.

Testa liscia; remiganti con cinque file di macchie
bianche. Frisch tav. 100.

In Europa e nel nord d’America.

G. IV. Gazza. Lanius. Pie-grièche. Würger.

Becco quasi dritto, col dente d’ambe le parti verso
l’apice; base nuda; lingua lacerata.

[Seite 164]

1. † Gazza grigia. L. Excubitor. La Pie-grièche
grise. Der Würger.

Coda a cuneo, bianca lateralmente; dorso grigio
bianco; ali nere con macchia bianca. Frisch, tav. 59.

D’Europa e d’America settentrionale. Imita be-
ne la voce di altri animali, come fa la seguente specie.

2. † Scorticatore. L. Collurio. L’Ecorcheur. Der
Neuntödter.

Coda quasi cuneiforme; dorso grigio; le quattro
rettrici di mezzo di un solo colore; becco piombino.
Op. cit. tav. 60.

In Europa; si nutrisce principalmente d’insetti,
tra i quali di scarabei e di mosche della carne, di cui
ne fa provigione infilzandole sulle spine e nei cespugli.

ORDINE SECONDO.
Levirostri. Levirostres.

Gli uccelli di quest’ ordine abitano quasi esclusi-
vamente nei paesi più caldi, e sono riconoscibili per
lo becco in generale grandissimo, ma in proporzione
leggero. Ho parlato di tale sorta di becchi al §. 59, in
proposito dei serbatoj d’aria che distinguono gli uccelli.

G. V. Papagallo. Psittacus. Perroquet. Pa-
pagey.

Mandibola superiore uncinata, con cera; lingua
carnosa, intera; piedi arrampicanti
(1).

[Seite 165]

È cosa mirabile, che la natura a certuna delle
specie di questo genere molto numeroso (quindi dagli
ornitologi diviso in parecchie famiglie), abbia assegnato
un soggiorno sì limitato; nelle Filippine, p.e., si trova
qualche specie solamente in un isola, e non nell’ altra
vicina. In generale i papagalli hanno delle abitu-
dini che li distinguono, singolarmente nel loro conte-
gno, come quella di servirsi dei piedi facendogli fare
l’ufficio di mani, per porsi gli alimenti in bocca, e
per grattarsi dietro le orecchie. Quando camminano
per terra non s’appoggiano solamente sui diti, come
fanno gli altri uccelli, ma posano a terra tutto il ta-
lone. La mandibola superiore che è uncinata ed arti-
colata gli serve spesso, essendo mobilissima, di un
terzo piede per arrampicarsi ed attaccarsi; sono capaci
tanto i rnaschj, quanto le femmine di imparare facil-
mente e replicare più volte certe parole; ed alcuni,
sebbene assai di rado, impararono a cantare.

1. Arara rosso. P. Macao. L’Ara. Der Aras.

Coda lunga rossa; remiganti cerulee superiormente,
lionate sotto; guancie nude, rugose. Edwards’s, birds t. 158.

Nell’America meridionale.

2. Alessandro, o Grande Perrucchetto del col-
lare. P. Alexandri. La grande Perruche à collier.

Coda lunga, verde; collare rosso sul petto; gola
nera. Op. cit. tav. 292.

Nelle Indie orientali.

3. Papagallo crestato, P. Cristatus. Le Kakatoc.
Der Cacadu.

Coda corta; cresta movibile, gialla. Frisch, tav. 50.

Nelle Indie orientali, specialmente nelle Molucche.

4. Papagallo cinerino, o Jaco. P. Erithacus. Le
Jaco. Der Jaco.

[Seite 166]

Cenericcio; tempia nude bianche; coda corta scar-
latto. Op. cit. tav. 51.

Nella Guinea; al Congo, ed Angola.

5. Amazone di testa gialla. P. Ochrocephalus. L’A-
mazone à tête jaune.

Verde; testa gialla; remiganti secondarie o tettrici,
punicee; remiganti variate di verde, nero, violetto e
rosso; base interna delle due rettrici superiori rossa.
Daubenton tav. 312.

Delle Indie occidentali.

6. Passero di Guinea, o l’Inseparabile. P. Pullarius,
L’Inseparable.

Ali verde; fronte rossa; coda fulva corta, con fac-
cia nera; orbite cenerine. Frisch tav. 54. fig. 1.

In Guinea e nelle Indie orientali; non è più grosso
di un fringuello. La falsa tradizione gli ha fatto dare
il nome francese di Inseparable; si voleva che l’uno
non sopravivesse alla perdita dell’altro e che dovessero
sempre tenersi appajati insieme.

G. VI. Tucano. Ramphastos. Toucan. Tukan.

Becco grandissimo, vuoto, seghettato di fuori, col-
l’apice incurvato; piedi arrampicanti nella maggior parte.

Il monstruoso becco che distingue le numerose specie
di questo genere singolare d’uccelli dell’America meridio-
nale, sommamente, leggere, e di una sostanza cornea molle
assai; la lingua è lunga mezzo palmo circa, ed è come
di osso di balena: alla sua base è larga appena una
linea, ed è dentellata in avanti. Le penne di questi
uccelli variano secondo il sesso e l’età.

1. Mangia pepe, o Tucano. R. Tucanus. Le Tou-
can. Der Pfefferfras.

[Seite 167]

Nericcio; becco giallastro con fascia nera verso
la base; abdome con fascia gialla.

G. VII. Calao. Buceros (Hydrocorax).
Calao. Calao.

Becco grandissimo, vuoto, alla base rivolto verso
la fronte; piedi passeggiatori.

Tutte le specie di questo genere il quale ha una
forma particolare, abitano le Indie orientali, e la nuova
Olanda.

1. Calao Rinoceronte. B. Rinoceros. Le Calao.
Der Nashornvogel.

Protuberanza del becco diretta verso la fronte.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 24.

ORDINE TERZO.
Picchi. Pici. Pic. Specht.

Gli uccelli di quest’ ordine hanno i piedi corti, e per
la maggior parte il becco diritto, non grosso, e di
mediocre lunghezza.

G. VIII. Picchio. Picus. Pic. Specht.

Becco poliedro, con la punta cuneiforme; lingua
cilindrica, in forma di lombrico, lunghissima, aguzza,
con aculei sulla cima rivolti verso le fauci; piedi ar-
rampicanti.

I picchj hanno una lingua che merita attenzione:
l’osso ioide si prolunga in due lunghe cartilagini come
una resta di pesce, che sono collocate dall’indietro
in avanti su tutto il cranio, passando sotto la pelle e
[Seite 168] terminando sul fronte alla radice del naso: queste car-
tilagini sono come molle elastiche, per le quali l’ani-
male può slanciare più facilmente la lingua vermifor-
me, ed infilzare gli insetti con la punta cornea.

1. † Picchio nero. P. Martius. Le Pie noir. Der
Schwarzspecht.

Nero; vertice scarlatto. Frisch, tav. 34, fig. 1.

Abita, come la specie seguente, nelle regioni tem-
perate d’Europa, e nell’ Asia settentrionale.

2. † Picozzo verde. P. Viridis. Le Pie verd. Der
Grünspecht.

Verde; vertice rosso. Op. cit. tav. 35.

3. † Picchio variato, o maggiore. P. Major. Le
Pic varié. Der grosse Buntspecht.

Variato di nero e di bianco, occipite rosso. Op.
cit.
tav. 36.

4. † Picchio minore. P. Minor. Le petit Epeiche.
Der kleine Buntspecht.

Variato di nero e di bianco; vertice rosso. Op.
cit.
tav. 37.

G. IX. Torcicollo. Yunx. Torcol. Wendehals.

Becco quasi cilindrico, lingua lombriciforme, lun-
ghissima, acuminata; piedi rampicanti.

1. † Torcicollo. Y. Torquilla. Le Torcol. Der Drehhals.

Coda spianata, con quattro fascie scure. Op. cit. t. 38.

Deriva il suo nome dall’estrema pieghevolezza del
suo collo, la sua patria è per lo più la stessa di quella
degli altri picchi, di cui ho parlato or ora.

G. X. Pico, o Ziolo. Sitta. Sittelle. Spe-
chtmeise.

[Seite 169]

Becco a lesina, quasi cilindrico; apice compresso;
mandibula superiore alquanto più lunga; piedi ambulatori.

1. † Pico, o Ziolo. S. Europaea. La Sittelle. Der
Blauspecht.

Rettrici nord; l’apice delle quattro laterali bianco
sotto. Op. cit. tav. 39.

In tutte e tre le parti del mondo settentrionale.

G. XI. Todiere. Todus. Todier.

Becco a lesina, un po depresso, ottuso, retto, con
larghe sete alla base; piedi passeggiatori.

1. Todiere verde. T. Viridis. Le Todier.

Verde; petto rosso.

Del mezzo dell’ America.

2. Todiere del Paradiso. T. Paradisaeus.

Tesla con cresta nera; corpo bianco; coda a cono;
rettrici intermedie lunghissime.

Al sud d’Affrica; al Madagascar, ec.

G. XII. Alcedine. Alcedo. Martin-Pêcheur.
Eisvogel.

Becco trigono, grosso, ritto, lungo; piedi brevi,
passeggiatori.

1. † Alcedine pescatore, o Martin pescatore. A.
Ispida (Alcyon
). Martin-Pêcheur. Der Eisvogel.

Sopra cinereo; fascia temporale gialla; coda breve.
Op. cit. tav. 223.

Si trova in quasi tutto l’antico continente. Si
nutre di pesci, le spine dei quali sono da esso lui
vomitate in forma di pallottole di lana. Chè esso si
dissecchi facilmente dopo morte senza putrefare, non
[Seite 170] è come Paracelso ed altri credettero, una sua parti-
colarità; ma in pari circostanze, succede lo stesso dei
becchi in croce; dei canerini, ed altri.

G. XIII. Merope. Merops. Guépier.

Becco curvato, compresso, carenato; piedi pas-
seggiatori.

1. Vespiero. M. Apiaster. Le Guépier. Der Im-
menwolf.

Dorso ferrugineo; abdome e coda verde-ceruleo;
gola gialla; fascia nera alle tempia. Wild. Tasch.
pel 1808.

Nel sud d’Europa, ed Asia temperata; vive d’insetti.

G. XIV. Bubbola. Upupa. Huppe. Wiedehopf.

Becco arcuato, convesso, quasi compresso, semiot-
tuso; piedi passeggiatori.

1. † Upupa. U. Epops. La Huppe. Der Wiedehopf.

Cresta variegata. Frisch tav. 43.

In Europa e nelle Indie orientali; si pasce di lu-
mache e di diversi insetti, nidifica nei buchi degli al-
beri, e come osservò già Aristotile sopra una base
di escrementi umani(1).

G. XV. Rampichino. Certhia. Grimpereau.
Bumläufer.

Becco arcuato, sottile, quasi trigono, acuto; piedi
ambulatori.

1. † Rampighino comune. C. Familiaris. Le Grim-
pereau. Die Baumklette.

[Seite 171]

Grigio; sotto bianco; remiganti brune; dieci ret-
trici. Op. cit. tav. 39. fig. 1.

In Europa; s’ arrampica su gli alberi quasi come
i picchi, per cercare gli insetti e le loro crisalidi, ec.

2. Rampichino dei muri. C. Muraria. Le Grim-
pereau de muraille. Der Maverspecht.

Cenereo; rettrici color di rosa; remiganti e ret-
trici scure; ali macchiate di bianco e fulvo. Abbild.
n.h. Gegenst.
tav. 76.

Bellissimo animale della grossezza di un passero;
vive solitario nei paesi caldi d’Europa sulle vecchie
muraglie, sulle torri, ec.; specialmente nel Cantoue
di Berna. In Germania è rarissimo. Nidifica nelle vec-
chie muraglie, sulle torri, ec.

3. Rampichino rosso. C. Coccinea (Vestiaria). Le
Grimpereau écarlate.

Scarlatto; rettrici e remiganti nere. Op. cit. t. 16.

Nelle isole di Sandwich. Gli abitanti industriosis-
simi di quelle isole, ornano con le penne di questo
uccelletto cremesino diverse parti dei loro vestiti, come
elmi, e perfino ne ricoprono intieri mantelli.

4. Sannio. C. Sannio. Le Sannio.

Verde oliva; vertice quasi violaceo bruno; remiganti
scure, e coda semi forcuta. Op. cit. tav. 8.

Della nuova Zelanda.

G. XVI. Colibrì. Trochilus. Oiseau-mouche.
Colibri(1).

Becco lungo, sottile a lesina; mascella inferiore
[Seite 172] tubulata; la superiore invaginante l’inferiore; lingua
tabulata fatta dall’ unione di due specie di fili; piedi
ambulatori,
brevissimi.

Tutto questo genere; per quanto si sa finora, rin-
viensi solamente in America, e non solo nei climi
caldi di quel paese, ma pur anche al nord fino a
Nutkasund; e della parte australe fino all’ ovest della
Patagonia.

a. Curvirostri (col becco ricurvo). Curvirostres:
i veri Colibrì.

1. Colibrì topazio. T. Pella. Le Celibri-topaze.

Rosso; rettrici intermedie lunghissime; capo ne-
rognolo; gola dorata; groppa verde. Edward’s, tav. 32.

In Guinea; è lungo benissimo sei pollici.

b. Becchiretti (col becco dritto). Rectirostres:
gli Uccelli mosca.

2. Uccello-mosca. T. Minimus. Le plus petit Oi-
seau-mouche.

Corpo verde splendente, sotto bianchastro; rettrici
laterali nel margine esterno bianchiccie. Op. cit. t. 105.

Il più piccolo di tutti gli uccelli; pesa circa trenta
grani; il suo nido è di cotone, grosso come una noce;
i due novi che fa sono grossi come un pisello.

3. Rubin-topazzo. T. Mosquitus. Le Rubis-topaze.
Der Juwelen-Colibrit.

Verdastro; vertice purpureo-dorato; gola color
d’aurora infocato. Seba thes. tav. 37, fig. 1.

La fronte e la parte superiore della testa del ma-
schio splendono come un rubino, e la gola riluce
siccome l’oro.

ORDINE QUARTO.
Coracia. Coraces. Coraces.

[Seite 173]

Gli uccelli del presente ordine hanno il becco
molto convesso nella parte superiore; di mezzana gran-
dezza, e di piedi corti, vivono in parte di biada, se-
menze, ec., in parte di insetti ed anche di carogne;
la carne ha un sapore selvatico ed insipido.

G. XVII. Bufaga. Buphaga. Buphage.

Becco dritto, quasi quadrangolare; mandibole
gibbose, intiere, di fuori ancor più gibbose, piedi am-
bulatori.

1. Pungibue d’Africa, o Bufaga. B. Africana. Le
Picboeuf. Latham, Vol. I. part. I, tav. 12.

In Senegambia.

G. XVIII. Crotofago, od Ani. Crotophaga.
Crotophage.

Becco compresso, semiovato, arcuato, carenato
sul dorso; mascella superiore angolata da ambo i mar-
gini; narici forate.

1. Ani. C. Ani. Le Bout de Petun. Der Maden-
fresser.

Piedi rampicanti. Op. cit. tav. 13.

Nelle Indie orientali, vive in società; si vuole che
molte femmine si uniscano per formare un nido in co-
mune e vi covino assieme.

[Seite 174]

G. XIX. Corvo. Corvus. Corbeau. Rabe.

Becco convesso a coltello; narici coperte di mu-
stacchi; piedi andanti.

1. † Corvo. C. Corax. Le Corbeau. Dar Kolk-Rabe.

Corpo nerissimo; becco alquanto incurvato all’ e-
stremità; coda quasi rotonda. Frisch tav. 63.

Abita al pari delle seguenti specie, quasi in tutti
due i mondi; ha un olfatto finissimo; prende dei pe-
sci, delle rane, delle giovani anitre e dei teneri le-
pratti; porta anche nel nido delle altre cose di cui
egli non può nutrirsi.

2. † Cornacchia nera. C. Corone. Le Corneille.
Die Raben-Krähe.

Tutta turchina scura; coda rotondata; rettrici
acute. Buff. Vol. III. tav. 3.

3. † Grola. C. Frugileus. Le Freux. Der Saarkrähe.

Nero carico; fronte cenerognola; coda subrotonda.
Frisch tav. 64.

Per lo più in quasi tutta l’Europa settentrionale.
Ricompensa il danno che fà ai seminati, poichè divora
molti topi campestri, delle larve, dei bruchi e degli
scarafaggi.

4. † Cornacchia ammantata. C. Cornix. La Cor-
neille mantelée. Die Krähe.

Cenericcia; testa, collo, coda cd ali nere. Op. cit.
tav. 65.

Nei luoghi temperati dell’ antico emisfero; in al-
cune contrade vi rimane tutto l’anno, come uccello
permanente; in altre vi passa solamente l’inverno,
senza che propriamente si possa per anche sapere dove
se ne vada quando parte in primavera. È utile perchè
[Seite 175] distrugge una quantità d’insetti; ma fa anche gran
danno alle campagne di saggina.

5. † Taccola. C. Monedula. Le Choncas. Die Dohle.

Scura; occipite grigio chiaro; fronte, ali e coda
nere. Op. cit. tav. 67.

Nel nord-ovest d’Europa.

6. † Ghiandaia, o Berta. C. Glandarius. Le Geai.
Der Holzheher.

Tettrici delle ali cerulee, con linee trasversali
bianche e nere; corpo ferrugineo variegato. Op. cit. t. 55.

Nelle regioni temperate d’Europa.

7. † Nocciolaja. C. Caryocatactes. Le Casse-noix.
Der Nussheher.

Bruna punteggiata di bianco; ali e coda nere;
rettrici bianche all’ apice; le intermediarie logore al-
l’estremità. Wildung. Taschenb., pel 1805.

Nei paesi settentrionali della terra.

8. † Gazza comune. C. Pica. La Pie. Die Agel, Aelster.

Mista di bianco e di nero; coda cuneiforme.
Frisch tav. 58.

Soggiorna in Europa ed in America settentrionale;
daneggia assai i giovani polli, ed in pari tempo giova
ai seminati, distruggendo una innumerevole quantità
di bruchi, lumache e simili.

G. XX. Coracia. Coracias. Rollier.

Rostro tagliente, incurvato alla cima, scoperto di
penne alla base; piedi brevi, ambulatori.

1. † Gazza marina, o Garrula. C. Garrula. Le
Rollier d’Europe. Der Mandelkrähe.

Cerulea; dorso rosso; remiganti nere. Wildung.
Taschenb.
pel 1807.

[Seite 176]

Sta nei paesi temperati d’Europa e d’Africa set-
tentrionale. Nella stagione della messe si trova di so-
venti a stormi nei campi, finchè i covoni rimangono
qua e là riuniti.

G. XXI. Graccula. Graccula. Merle chauve.

Becco convesso, tagliente, seminudo alla base;
lingua intera, carnosa, un po acuta; piedi ambulatori.

1. Graccula religiosa. G. Religiosa. Le Mainate.

Di un nero violetto; macchia sulle ali; fascia oc-
cipitale nuda, gialla. Buff., Vol. III., tav. 25.

Nulle Indie orientali. Ha una voce piacevolissima;
impara facilmente a parlare.

2. Pica di Giammaica. G. Quiscula. La Pie de
la Jamaïque. Der Maisdieb.

Nero-violetto; coda rotondata. Catesby, Vol. I.t. 12.

Nel nord d’America.

G. XXII. Uccello di Paradiso. Paradisea.
(Manucodiatta). Oiseaux de Paradis. Pa-
radisvogel(1).

Becco coperto alla base di piume tomentose; penne
ventrali prolungate; le due rettrici superiori denudate.

Le specie numerose che compongono questo ge-
nere, soggiornano entro spazj molto limitati; sono
originarj della sola nuova Guinea, da dove questi uccelli
[Seite 177] partono per passare qualche tempo nelle Molucche ed
isole vicine. Gli indiani portano questi uccelli siccome
una specie di ornamento per le loro magnifiche penne;
perciò anche presentemente i Papous gli tagliano i piedi
quando li vendono per tale oggetto; questa mutila-
zione, che ha già un’ antica data, avea fatto credere
per lo passato che gli uccelli del paradiso non avessero
piedi(1).

1. Manucoda, o uccello di Paradiso. P. Apoda.
L’Oiseau de Paradis. Der Paradisvogel.

Bruno; penne degli ipocondrii gialle, più lunghe
del corpo; le due rettrici intermedie lunghe setacee.
Edwards, tav. 110.

2. Manucoda bianca. P. Alba. Le Manucode à 12
filets. Der weisse Paradisvogel.

Anteriormente nero violetto, di dietro bianco;
omeri strisciati di verde; dodici rettrici nere. Abbild.
Gegenst.,
tav. 96.

Una delle più belle ed insieme delle più rare spe-
cie di questo genere; della grossezza all’incirca di un tordo.

G. XXIII. Curucù. Trogon. Couroucou.
Curucuru.

Becco più corto della testa, cultrato, arpionato,
margine delle mandibole seghettato; piedi rampicanti.

1. Curucù verde. T. Viridis. Le Couroucou a
ventre jaune.

Verde d’oro; sotto giallo; gola nera. Edwards, t. 331.

Nella Gujana.

[Seite 178]

G. XXIV. Barbuto. Bucco. Barbu. Bartvogel.

Becco a coltello, compresso lateralmente; all’ a-
pice incurvato e smarginato da ambo i lati; grifo che
si stende fra gli occhi.

1. Barbuto giallo. B. Atroflavus.

Nero; gola, petto e linee di sopra ed infraorbitali
gialli; abdome grigio. Abbild. Gegenst., tav. 65.

A Sierra Leone.

G. XXV. Cuculo. Cuculus. Coucou. Kukuk.

Becco quasi cilindrico; narici con margine al-
quanto prominente; piedi rampicatori.

1. † Cucco. C. Canorus. Le Coucou. Der Kukuk.

Coda rotondata, nerognola punteggiata di bianco.
Frisch, tav. 40.

Al nord del vecchio emisfero, ove non si ferma che
nella primavera e nell’ estate: esso non cova la mezza
dozzina di uova che fa in primavera, ma li mette uno
qua e l’altro là nei nidi delle capirene e delle balle-
rine confusi coi loro proprj, che tali credendoli li
covano(1). Una cosa da notarsi si è, che le uova del
cucco sebbene molto più grosse di quelle degli altri
uccellini, pure non hanno bisogno di essere covate
per un maggior tratto di tempo. Il giovane uccello poi
si sviluppa prestissimo, e scaccia ben tosto fuori del
nido materno i piccoli capineri nati insieme con lui.
Non si sa fiu ora con precisione ove passi l’in-
verno.

[Seite 179]

2. Cuculo indicatore. C. Indicator. Le Coucou in-
dicateur. Der Sengo, Honigkukuk.

Coda cuneiforme, macchiata di bianco e di scuro;
ali fosche, macchiate di giallo; piedi neri. Jo. Franc.
Miller,
fasc. IV. tav. 24.

Nell’ Africa meridionale, e dal Capo avvanzandosi
nelle terre. Deve il suo nome, come l’orso melli-
voro, dal trovare gli sciami delle api selvatiche, delle
quali ne appetisce il mele.

3. Turaco. C. Persa. Der Turaco.

Testa crestata; corpo verde-ceruleo; remiganti color
di sangue; coda eguale. Buffon, Vol. VI. tav. 15.

Nell’ Africa meridionale; bellissimo animale; distin-
guesi moltissimo, tra l’altre cose, dalle specie del suo
genere, per due ciuffi color verde-porro, colla punta
bianca.

G. XXVI. Rigogolo. Oriolus. Loriot. Pirol.

Becco conico, convesso, acutissimo, dritto; ma-
scella superiore un po più lunga, frustata, smarginata;
piedi ambulatori.

1. † Rigogolo, o Galbedro. O. Gulbula. Le Lo-
riot. Golddrossel.

Giallo; piedi neri; rettrici esteriori gialle nella parte
posteriore. Frisch, tav. 31.

Abita qua e là nell’ antico continente, dove vi-
ve in bigamia; il maschio è giallo d’oro e nero; la
femmina è olivastra. Il Galbedro si costruisce un nido
molto artificioso ed in forma di scodella che sospende
alle forcelle dei rami.

2. Rigogolo Commendatore. O. Phoeniceus. Le Lo-
riot noir. Der Maisdieb.

[Seite 180]

Nero; tettrici delle ali scarlatte. Catesby, Vol. I,
tav. 13.

Nelle regioni temperate dell’ America settentrio-
nale; se ne sta ordinariamente con la Pica di Giam-
maica, di cui ho fatta menzione.

3. Rigogolo del Brasile. O. Jupujuba (Persicus Linn.).
Le Jupujuba. Der Jupujuba.

Nero; parte posteriore del dorso, macchia delle
tettrici delle ali e base delle rettrici gialle. Brisson,
Vol. II, tav. 9, fig. 1.

Del Brasile, ec.; si costruisce un nido, come fa
la specie precedente e molte altre di questo genere,
in forma di una borsa fatta di giunchi di cui se ne
vedono pendere talora delle centinaja da un sol al-
bero(1).

ORDINE QUINTO.
Passeri. Passeres. Passeraux.

Questi sono uccelli piccoli con piedi corti e sottili,
con il becco conico a punta acuta, che varia nella
grandezza e nella forma secondo i diversi generi. I pas-
seri sono monogami; si cibano di grani od insetti; la
carne è saporita e delicata, e la maggior parte di essi
cantano (come si dice comunemente).

G. XXVII. Lodola. Alauda. Alouette.

Becco cilindrico a lesina, retto; mandibole eguali,
[Seite 181] alla base fesse in alto; unghia posteriore meno curvata;
e più lunga del dito.

1. † Allodola. A. Arvensis. L’Alouette. Die Fel-
lerche.

Le due estreme rettrici bianche al di fuori per lo
lungo; le intermedie ferruginose sulla parte inferiore.
Frisch, tav. 15, fig. 1.

Quasi in tutto l’antico continente; si spolvera
nella sabbia come fanno i polli e molti altri uccelli
detti spolveratori (aves pulveratrices).

2. † Allodola del ciuffo. A. Cristata. Le Cochevis.
Der Haubenlerche.

Rettrici nere; le due estreme bianche nel margine
esteriore; testa col ciuffetto. Op. cit. tav. 15, fig. 2.

In Allemagna, e paesi vicini.

G. XXVIII. Storno. Stufrius. Etourneau.
Staar.

Becco a lesina, angolato, depresso, semiottuso;
mascella superiore intatta, margini piuttosto rilevati.

1. † Stornello. S. Vulgaris. L’Etourneau. Der
Staar.

Becco giallognolo; corpo nero con punti bianchi
a freccia. Op. cit. tav. 217.

Abita in tutto l’antico emisfero; è un animale
utile, chè distrugge una grande quantità di insetti nocivi.

G. XXIX. Tordo. Turdus. Merle. Krammet-
svögel.

Becco cilindrico tagliente; mascella superiore con
l’apice curvato all’ infuori, emarginato.

[Seite 182]

1. † Viscardo(a). T. Viscivorus. La Draine. Die
Schnarre.

Dorso bruno; collo con macchie bianche; becco
giallognolo. Frisch, tav. 15.

Lo si trova di frequente nel vecchio continente; si
nutre di bacche di vischio che spesso dissemina e propaga.

2. † Dresso. T. Pilaris. La Litorne. Der Kram-
metsvögel.

Rettrici nere, il margine interno delle più este-
riori con apice bianco; testa e dorso grigio chiaro.
Op. cit. tav. 26.

Abita il nord d’Europa, ma va a passare qualche
tempo al sud; si pasce precipuamente dibacche di ginepro.

3. † Spinardo, o Tordo-Sacello. T. Iliacus. Le
Mauvis. Weindrossel.

Sotto le ale ferruginoso; sopraciglia gialliccie.
Op. cit. tav. 28.

Nell’ Europa settentrionale: intonaca e sliscia il
nido di fango e con legno infracidito, e siccome co-
testo legno risplende nell’ oscurità, questo fu forse il
motivo che fece credere agli antichi, che vi era un uc-
cello dell’ Harz lucente in tempo di notte (ave hercy-
nica noctu lucente
).

4. † Tordo. T. Musicus. La Grive. Die Sangdrossel.

Remiganti ferruginee alla base interna. Op. cit. t. 27.

È più scarso al sud, che al nord: si trovano delle
varietà di questa specie, che sono di colore grigio-bianco.

[Seite 183]

5. † Tordo Poliglotta, o Buffone. T. Polyglottus.
Le Moqueur. Die americanische Nachtigall.

Bruno cinereo; sotto chiaro; macchie del vertice,
ali e coda bianche. Catesby, Vol. I. tav. 27.

Della Luigiana, della Carolina, della Giamaica,
ec.; imita assai facilmente la voce degli altri uccelli,
e così bene da condurre nell’ inganno.

6. † Tordo roseo. T. Roseus. Le Merle couleur de rose.

Quasi incarnato; capo, ali e coda nere; occipite
crestato. Edwards, tav. 20.

Nella parte media d’Europa e d’Asia; distrugge
un gran numero di grilli.

7. † Merlo. T. Merula. Le Merle. Die Amsel.

Nero; rostro e palpebre gialle. Frisch, tav. 29.

Nell’Europa temperata; vive solitario; si ciba per
lo più di bacche di ginepro, ed ha una memoria fe-
delissima.

G. XXX. Ampelite. Ampelis. Cotinga.

Becco ritto, convesso; mascella superiore più lunga,
curvata in dentro, ovunque smarginata.

1. Garrulo di Boemia. A. Garrulus. Le Jaseur de
Bohème. Der Pfeffervogel.

Occipite con ciuffo; margine delle remiganti se-
condarie con apice scarlatto lanceolato. Frisch, tav. 32.

Nei paesi d’Europa più al nord; vi sono degli
anni, in cui nell’ autunno viene in Germania, e singolar-
mente nell’ Harz.

G. XXXI. Locsia. Loxia. Gros-bec.

Becco conico, gibboso, rotondato alla base della
fronte, mascella inferiore col margine incurvato in dentro.

[Seite 184]

1. † Becco in croce. L. Curvirostris. Le Bec-croisé.
Der Kreuzschnabel.

Becco a forbice. Op. cit. tav. 11. fig. 3, 4.

Nelle abetaje dei paesi settentrionali; cova nel
crudo dell’ inverno, alla fine di Gennajo.

2. † Frosone. L. Coccothraustes. Le Gros-bec. Der
Kernbeisser.

Linea bianca sulle ali; remiganti di mezzo rom-
boidali all’ apice, rettrici nere sul lato più sottile della
base. Op. cit. tav. 4. fig. 2, 3.

Abita in varie regioni d’Europa.

3. † Fringuello di mare, o Ciuolotto. L. Pyrrhula
(Rubicilla). Le Bouvreuil. Der Dompfaff.

Arti neri; tettrici della coda e delle remiganti po-
steriori bianche. Op. cit. tav. 2. fig. 1, 2.

Nel nord dell’antico mondo; impara facilmente a
zufolare delle arie, a cantare concertato ed anche a
proferire qualche parola.

4. Gregaria. L. Gregaria.

Grigio-giallognola; fronte olivastra; nuca, spalle,
ali e coda scure. Paterson’s journeys, pag. 133.

Al Capo, dove stormi di alcune centinaja fanno
i loro nidi vicini gli uni agli altri sullo stesso albero,
e coprono il singolare edificio con un tetto comune.

5. Neli-curì. L. Pensilis.

Verde; capo e gola gialli; fascia verde agli oc-
chi; abdome grigio; becco; piedi, coda e remiganti nere.
Sonnerat, voyages aux Indes, Vol. II. tav. 112.

Anche questo al Capo ed a Madagascar; fa pa-
rimenti uno dei nidi più singolari vicino all’acqua; è
quasi della forma di una storta, ed il collo che serve
di ingresso è posto per modo che va a finire quasi a
fior d’acqua.

[Seite 185]

6. Frosone delle Filippine. L. Philippina. Tucnam-
Curvì. Die Baya.

Scuro; sotto bianco-giallognole, vertice e petto
gialli; gola scura. Daubenton, Planches, tav. 135. fig. 2.

Nelle Indie orientali; è molto docile, e perciò lo
si ammaestra nelle penisole indiane a fare delle pic-
cole cosette artificiose; fa anch’ esso un ingegnoso nido
appeso costruito di giunchi.

7. Cardinale del ciuffo. L. Cardinalis. Le Gros-bec
de Virginie. Der indianische Haubenfink.

Ciuffo rosso; collare nero; becco e piedi sangui-
gni. Frisch, tav. 4. fig. 1.

Dell’ America settrentrionale; se ne portano molti
in Europa per il suo canto e per le sue penne rosse.

8. † Verdone. L. Chloris (Anthus, Florus). Le
Verdier. Der Grünfink.

Verde giallo; remiganti primarie gialle anterior-
mente; le quattro rettrici laterali gialle alla base. Op.
cit.
tav. 2. fig. 3, 4.

Si trova qua e là in Europa.

9. Padda, o Mangiariso. L. Oryx. Le Padda. Der
Feuervogel.

Grigio; becco, fronte e abdome neri; collo e
groppa gialli. Daubenton, Planches, tav. 6. fig. 2, e
tav. 134. fig. 1.

Al Capo, ec.; il maschio d’estate è rosso di fuoco
e nero di velluto; in autunno ed inverno all’ incontro
è grigio, che dà nel bruno come la femmina.

G. XXXII. Ortolano. Emberiza. Bruan.
Ammer.

Becco conico; mascelle allontanantesi l’una dall’altra
[Seite 186] alla base, l’inferiore incurvata dentro, sui lati; quella
superiore più stretta.

1. Ortolano di neve. E. Nivalis. L’Ortolan de
niege. Die Schneeammer.

Remiganti bianche, le primarie nere di fuori;
rettrici nere, le tre laterali bianche. Op. cit. tav. 6.
fig. 1, 2.

Nei paesi più settentrionali(1); viene in Allemagna
solo nell’ inverno onde pascersi; talvolta vi arriva in
grandissimo numero in un momento.

2. † Strillozzo. E. Miliaria. Le Proyer. Die grave
Ammer.

Grigio; sotto macchiato di nero; orbite rosse.
Op. cit. tav. 6, fig. 4.

È sparso in quasi tutta l’Europa.

3. † Ortolano. E. Hortulana. L’Ortolan. Der Ortolan.

Remiganti nere, le prime tre con margine bian-
chiccio; rettrici nere, le due laterali nere di fuori.
Wildung. Taschenb. pel 1803.

Dei paesi caldi d’Europa e delle parti dell’ Asia
limitrofe.

4. † Zigolo giallo. E. Citrinella. Le Bruant. Die
Goldammer.

Rettrici nericcie, le due più esterne segnate sul
lato interno con una macchia bianca, acuta. Frisch,
tav. 5. fig. 1, 6.

Abita in quasi tutta l’Europa.

5. Aurèolo. E. Aureola.

[Seite 187]

Color di zolfo, vertice, torace e dorso baj;
sopracoda bianchiccia; fascia bianca obbliqua sulle due
rettrici estreme. Abbild. Gegenst., tav. 56.

In Siberia, fino a Kamtschatka.

6. Uid, o Vedova. E. Paradisea. La Veuve à col-
lier d’or. Die Witwe.

Bruna; petto rosso; quattro rettrici intermedie
prolungate, acuminate, due lunghissime; becco rosso.
Edwards, tav. 86.

Il nome di Whidah è inglese, e deriva dalla
sua patria che è Whidah o Juda sulla costa della
Guinea; questo nome fu mal inteso, ed in seguito sfi-
gurato in molte altre lingue.

G. XXXIII. Tanagra. Tanagra. Tangara.

Becco conico, acuminato, smarginato, quasi tri-
gono alla base; apice inclinato.

1. Becco d’argento. T. Jacapa. Le Cardinal pourpré.

Nero; fronte, gola e petto scarlatto. Edwards,
tav. 267.

Nelle Indie occidentali ed in altre parti d’America.

G. XXXIV. Fringuello. Fringilla. Moineau.
Fink.

Becco conico, retto, acuminato.

1. † Fringuello. F. Caelebs. Le Pinson. Der Buchfink.

Arti neri; remiganti bianche da ambo i lati, le
prime tre immaculate; due rettrici bianche obbliqua-
mente. Frisch, tav. 1. fig. 1, 2.

In Europa ed in Africa; il suo canto è variato
assai; non è dappertutto lo stesso: soventi quei che
sono entro uno spazio di terreno di dieci o dodici leghe
[Seite 188] di circonferenza, cantano affatto diversamente da quelli
dei contorni.

2. † Fringuello montano. F. Montifringilla. Le
Pinson d’Ardennes. Der Bergfink.

La base delle ali molto gialla sotto. Linneo fauna
succica,
tav. 2. fig. 198.

Al nord d’Europa; quando la faggiuola è abbon-
dante arriva, nell’ autunno a migliaia in parecchie con-
trade della Germania.

3. Niverrola, o Fringuello della neve. F. Nivalis. La
Niverolle. Der Schneefink.

Scuro; sotto candido; remiganti secondarie, e tet-
trici bianche. Brisson, Vol. III, tav. 15, fig. 1.

Sul Caucaso, e sulle alpi d’Europa.

4. † Cardellino. F. Carduelis. Le Chardonneret.
Der Stieglitz.

Fronte e gola scarlatto; remiganti gialle d’avanti;
le due rettrici esteriori bianche nel mezzo, e le altre
bianche sulla punta. Frisch, tav. 1. fig. 3, 4.

Si trova in quasi tutta l’Europa, ed in altri luoghi
limitrofi; genera dei bei bastardi con il canerino(1).

5. Fringuello Amandava, o Bengali pichiettato. F. A-
mandava.
Le Bengali piqueté. Der Finke von Bengalen.

Bruno; rossiccio punteggiato di bianco. Buffon,
Vol. IV, tav. 2, fig. 1.

Delle Indie orientali. Che le sue ossa sieno gialle
come si sostiene, non venne confermato in quelli che
io ebbi occasione di esaminare.

6. Canarino. F. Canaria. Le Serin de Canarie.
Der Canarienvogel.

Becco bianchiccio; corpo quasi bruno, petto gial-
liccio; rettrici e remiganti verdastre, Frisch, t. 12. fig. 1, 4.

[Seite 189]

Pare che sia stato portato in Europa per la pri-
ma volta dalle isole Canarie nel principio del decimo
sesto secolo; ma in questo lasso di tempo degenerò
da noi in molte varietà. La razza primitiva selvatica è
di un grigio bianco chiaro con il petto giallo; fra queste
varietà vi sono particolarmente molti Albini, e molti
col ciuffo sulla testa.

7. † Lucherino. F. Spinus (Ligurinus, Acanthis).
Le Tarin. Der Zeisig.

Remiganti gialle in mezzo; le quattro prime im-
maculate; rettrici gialle alla base; nere sulla cima. Op.
cit.
tav. 11. fig. 1, 2.

Nidifica sulle alte cime degli abeti e dei pini, ove sono
più fitti, e per questo si trovano di rado i suoi nidi(1).

8. † Fanello marino. F. Cannabina. La Linotte.
Der Hänfling.

Remiganti primarie e rettrici nere, bianche sui due
margini. Op. cit. tav. 9. fig. 1, 2.

D’Europa e d’America settentrionale.

9. † Fanello ordinario. F. Linaria. Le Sizerain.
Das Citrinchen.

Remiganti e rettrici brune, pallide e sdruscite
sul margine; ali scherziate di bianco. Op. cit. t. 10. fig. 3, 4.

In tutti i paesi settentrionali.

10. † Passero. F. Domestica (Passer). Le Moineau.
Der Sperling.

Remiganti e rettrici scure; gola nera; tempie fer-
ruginose.

È sparso quasi generalmente in tutta l’Europa,
ed in altri siti dell’antico continente; vi sono però dei
[Seite 190] luoghi ove non se lo trova, siccome in alcune parti
della Turingia, ed anche ove non vi è mancanza nè
d’alberi fronzuti, nè di quelli da frutto. Il passero
prolifica quattro volte all’ anno, e se da un lato reca
danno agli orti ed ai campi, dall’altro è proficuo per
i molti insetti che distrugge: se ne trovano di perfet-
tamente bianchi.

G. XXXV. Piglia mosche. Muscicapa. Gobe-
mouche. Fliengenfänger.

Becco quasi trigono, smarginato; apice incurvato;
peli delle narici manifesti verso le fauci.

1. † Capinera. M. Atricapilla. Le Gobe-mouche
à collier. Der Fligenscheäpper.

Nera; parte di sotto, fronte, specchio delle ali
e rettrici laterali esteriormente bianche. Op. cit. t. 24. fig. 1.

Si incontra in molti luoghi d’Europa.

G. XXXVI. Motacilla, o Cutretola. Mo-
tacilla.
Motacille.

Becco dritto a lesina; mascelle quasi eguali.

1. † Lussignuolo. M. Luscinia. Le Rossignol. Die
Nachtigall.

Rosso-cinericcio; ginocchielli cinericci. Opera cit.
tav. 21. fig. 1, 2.

Nei climi temperati d’Europa ed Asia; in aprile
vive in Germania, e si absenta sul finire d’agosto, ma
non si sa ancor di certo ove se ne vada, solamente, per
quanto si conosce non va in Africa.

2. † Capinera cinerea, Canaparola. M. Curruca.
La Fauvette. Die Grasmücke.

Fosca sopra; sotto bianca; rettrici scure, la più
esterna bianca nel margine più sottile. Op. cit. t. 21. fig. 3.

[Seite 191]

D’Europa temperata.

3. † Beccafico. M. Ficedula. Le Becfigue. Die
Beccafige.

Scurognolo; sotto bianco; rettrici scure; petto
cinericcio, macchiato. Op. cit. tav. 22. fig. 3, 4.

Nelle parti d’Europa calde e temperate, segna-
tamente nell’ isola di Cipro, da dove lo si esporta in
quantità per la sua carne delicata.

4. † Ballerina. M. Alba. La Lavandière. Das Acker-
männchen.

Petto nero; le due rettrici laterali attraversate ob-
bliquamente di bianco alla metà. Op. cit. tav. 13. fig. 4.

Abita in quasi tutto il vecchio continente.

5. † Calliope. M. Calliope.

Mustellina; macchiata color d’oliva; sotto dal
giallo al bianco; gola miniata; cintura lineare bianca
e nera; usbergo nero; sopracciglia bianche. Abbild. Ge-
genst.
tav. 45.

In Siberia fino a Kamtschatka.

6. † Capinera della testa nera. M. Atricapilla.
La Fauvette à tête noire. Der Klosterwenzel.

Testacea; cinerea sotto; calotta nera. Linneo fauna
succica,
tav. 1. fig. 256.

Nell’ Europa temperata: uno dei più graditi uc-
celli cantori.

7. † Codirosso. Phoenicurus. Le Rosignol de mu-
raille. Das Rothscwhänzchen.

Gola nera; abdome e coda rossi; testa e dorso
bianco-grigi. Frisch, tav. 19. fig. 1.

È della medesima patria del rossignuolo; ed alle
medesime epoche se ne va, e fa ritorno.

8. † Pettirosso. M. Rubecola (Erithacus). Le Rouge-
gorge. Der Rothbart.

[Seite 192]

Grigio; gola e petto ferruginei. Op. cit. t. 19, fig. 2.

Abita in tutta l’Europa; passa l’inverno anche
in Germania; è utilissimo per la distruzione che fa di
molti insetti.

9. † Petto azzurro. M. Suecica. Das Blaukehlchen.

Petto ferruigneo con fascia cerulea; rettrici scure,
verso la base ferruginee. Op. cit. tav. 19. fig. 2. a, b.

Specialmente vicino alle acque nei luoghi mon-
tuosi dell’ antico continente temperato.

10. † Troglodite, o Re di siepe. M. Troglodytes.
Le Troglodite. Der Zaunkönig.

Grigio; ale ondeggiate di nero e cenerino. Opera
cit.
tav. 24, fig. 2.

Nei paesi settentrionali; si fa un nido coperto,
che ha la struttura di un forno(1), e vi depone una
grande quantità di uova.

11. † Reatino stellato, o Stellino. M. Regulus.
Le Roitelet. Das Goldhähnchen.

Remiganti secondarie esterne gialle sul margine,
bianche in mezzo; ciuffo sul capo color di zaffrano.
Op. cit. tav. 24, fig. 4.

Parimenti del nord; è il più piccolo uccello del-
l’Europa.

12. Sartore. M. Sartoria. Le Taillieur. Der Schnai-
dervogel.

Tutto giallo pallido.

Soggiorna nelle Indie; è più piccolo del reatino
di siepe; trae il suo nome dal modo ingegnoso con
cui costruisce il suo nido colle foglie di alberi: scieglie
una foglia verde all’ estremità di un albero, e la
[Seite 193] cusisce, per così dire, con alcune foglie secche, per cui
ne fa una cavità in forma di cartoccio, che fodera di
piumé.

G. XXXVII. Manachino. Pipra. Manakin.
Manakin.

Becco più corto del capo, quasi trigono alla base,
intierissimo, incurvato all’ apice; piedi passeggiatori.

1. Manachino di rupe. P. Rupicola. Le Coq de
roche. Der Manakin.

Ciuffo eretto, rosso sul margine; corpo croceo;
tettrici della coda troncate. Edwards, tav. 264.

Nella Guiana, ec.

G. XXXVIII. Cingallegra. Parus. Mésange.
Meise.

Becco intierissimo, coperto di sete alla base.

1. † Cingallegra maggiore, o Parusola. P. Major.
La Charbonnière. Die Kohlmeise.

Testa nera; tempia bianche, nuca gialla. Frisch,
tav. 13. fig. 1, 2.

È diffusa in quasi tutto il nostro emisfero; piccolo
uccello, ma pieno di ardire, che assale anche i più
grossi, ed apre il cranio agli altri piccoli uccelli da canto.
Si è osservato fra questa specie, ed in non poche altre
le quali passano l’inverno con noi, che in questa sta-
gione il becco gli diventa molto più duro che nell’ e-
state, e così può più facilmente cercare il proprio so-
stentamento nella terra, quantunque indurita dal gelo.

2. † Cingallegra cerulea. P. Caeruleus. La Mésange
bleue. Die Blaumeise.

[Seite 194]

Remiganti cerulescenti, le prime bianche sul mar-
gine esterno; fronte bianca; vertice ceruleo. Op. cit.
tav. 14. fig. 1.

Comune in Europa; distrugge gran quantità d’insetti.

3. † Cingallegra di coda-lunga. P. Caudatus. La
Mésange à longue queue. Die Schwanzmeise.

Vertice bianco; coda più lunga del corpo. Op.
cit.
tav. 14. fig. 3.

In Europa e nelle Indie orientali; depone circa
venti uova; si fa un nido di musco e di lana, ec.
in forma di sacco(1), e lo riveste dello stesso musco
che ricopre l’albero sul quale lo appende.

4. † Mustacchio. P. Biarmicus. Le Moustache.
Das Bartmännchen.

Vertice bianco grigio; coda più lunga del corpo;
testa barbuta. Op. cit. tav. 8. fig. 3.

Nel nord-est d’Europa, Inghilterra, Allemagna, ec.
5. † Pendolino. P. Pendulinus. Le Mésange de
Pologne. Die Beutelmeise.

Testa quasi ferruginosa; fascia nera agli occhi;
remiganti e rettrici brune, con margine ferrugineo.
J.D. Titii, Parus minimus Remiz descriptus. Lips. 1755,
in 4.° tav. 1, 2.

Qua e là in Austria, Italia settentrionale, Polo-
nia e Siberia. Si costruisce un nido fatto a borsa con
della lanugine dei pioppi, e lo sospende ad un sottil ramo.

G. XXXIX. Rondine. Hirundo. Hirondelle.
Schwalbe.

Becco piccolino, incurvato, lesinato, depresso alla
base.

[Seite 195]

Si distingue molto bene da tutti gli altri uccelli
di quest’ ordine, non solo per la sua forma, ma
eziandio per la sua maniera di vivere. Malgrado tutto
quello che si è scritto su questo oggetto, non si sa pur
anche ove le nostre rondinelle passino l’inverno, sin-
golarmente le due prime specie. È un peccato che nelle
citazioni che servir devono a provare l’una(1) o l’al-
tra asserzione(2), non si sieno bene determinate le
specie sulle quali si fecero le esperienze. Tra le du-
biezze, l’opinione più verosimile si è che questi uc-
celli si rechino in climi più caldi.

1. † Rondine domestica. H. Domestica (Rustica,
Linn.) L’Hirondelle de cheminée. Die Rauchschwalbe.

Eccettuate le due rettrici intermedie, tutte le altre
sono segnate con macchia bianca; fronte e gola baje.
Op. cit. tav. 18. fig. 1.

È la specie, più sparsa sulla terra, egualmente che
quella d’acqua. Le denominazioni di questa specie e
della seguente, sono state frequenti volte confuse in
singolar maniera dai nomenclatori. Questa che ha i
piedi senza penne e nudi, e le rettrici macchiate di
bianco, fa il nido scoperto, (che formicola di cimici),
sul colmo delle case, nelle scuderie e sui granaj; nelle
borgate scieglie i volti delle porte, ed i cammini.

2. † Rondine forense, o Balestruccio. H. Agrestis.
[Seite 196] (Urbica, Linn.). L’Hirondelle de fenêtre, ou de mu-
raille. Die Hausschwalbe.

Piedi vellutati; rettrici immaculate; dorso turchino
nero; sotto tutta bianca. Op. cit. tav. 17. fig. 2.

Specialmente nelle regioni settentrionali. Nidifica
ordinariamente nei villaggi, all’ esterior delle case
sotto le grondaje, contro le finestre delle chiese, ec.;
il nido è fatto con piccoli boli di fango, voltato per
di sopra(1).

3. † Rondine riparia. H. Riparia. L’Hirondelle
de rivage. Die Uferschwalbe.

Cenerina, gola ed abdome bianchi. Op. cit. t. 18.
fig. 2.

Costruisce i suoi nidi lungo le sponde dei fiumi,
nelle fosse, sui monticelli d’arena, ec.

4. † Rondine esculenta, o Salangana. H. Esculenta.
La Salangane. Die Salangane.

Tutte le rettrici con una macchia bianca.

È grossa come il re di siepe; stà nelle isole di
[Seite 197] Sunda ed in quelle dell’Arcipelago indiano fino alla nuova
Guinea. Costruisce i nidi nelle caverne e nei bucchi lungo
i fiumi, la di cui materia somiglia alla colla di pesce.
Si raccolgono ogni anno ben quattro milioni di questi
piccoli nidi, che si portano a vendere quasi tutti nella
China.

5. † Rondone nero. H. Apus. Le Martinet. Die
Mauerschwalbe.

Nerastro; gola bianca; tutti i quattro diti diretti
innanzi. Op. cit.
tav. 17. fig. 1.

Al nord d’Europa, d’Asia e d’America.

G. XL. Tetta-Capre. Caprimulgus. Engou-
levent. Nachtschwalbe.

Becco mediocremente incurvato, piccolo, lesinato,
depresso alla base, peli delle narici ciliari; bocca am-
plissima; unghia intermedia cigliata di dentro.

1. † Tetta-capre, o Calcabotto. C. Europaeus (Nyc-
ticorax
). La Tette-chevre. Die Nachtschwalbe.

Tubo delle narici obliterato. Op. cit. tav. 101.

Incontrasi in presso che tutto il nostro emisfero;
è un animale notturno, che volando emette la sua
rauca voce; vive di insetti, e particolarmente di falene;
non ha fondamento l’antica opinione che succhj il
latte alle capre.

ORDINE SESTO.
Gallinacei. Galline. Gallinaces. Hausvogel.

[Seite 198]

Gli uccelli dell’ attual ordine hanno i piedi corti
ed il becco convesso, coperto alla radice d’una pelle
carnosa, e con la mascella superiore che ricopre ai
due lati quella inferiore; si nutriscono particolarmente
di grani che prima ammoliscono nell’ ingluvie. La mas-
sima parte forma i nostri uccelli domestici di cortile.

G. XLI. Colombo. Columba. Pigeon Taube.

Becco retto, che discende veto l’apice(1).

a. Colombi con coda eguale, mediocre.

1. † Colombo comune. C. Oenas (Vinago, Li-
via
). Le biset. Die Holztaube.

Cerulescente; cervice verde lucente; dorso poste-
riormente bianco; fascia nerognola sulle ali ed all’ a-
pice della coda. Sylvan, v. Laurop e Fischer, pel 1815.

Si trova in quasi tutto il vecchio emisfero; quelli
che abitano al nord emigrano in autunno per recarsi
in regioni più al mezzo giorno; quelli che stanno
nei paesi temperati si uniscono in stormi, e passano
l’inverno nelle fessure delle roccie, nei bucchi degli
alberi, ec. La femmina selvatica non mette uova che
due volte all’anno; ma i colombi domestici depongono
le uova anche dieci volte per anno; sicchè un pajo
[Seite 199] solo farebbe in quattro anni 14762 figlj(a). Si notano
qui le principali varietà; alcune delle quali però sono
riguardate come particolari specie.

a. Colombo calzato (C. Dasypus, le Pigeon pattu,
die Trommeltaube), con i piedi coperti di penne.
Frich, tav. 145.

b. Colombo gozzuto (C. Gutturosa, le Pigeon de grosse
gorge, die Kropftaube), con l’ingluvie talvolta mo-
truoso. Op. cit. tav. 146.

c. Colombo riccio, crespo (C. Turbita, le Pigeon à
gorge frisée, das Möwchen), colle penne del collo
riccie, ed il becco corto. Op. cit. tav. 147.

d. Colombo capitombolaio (C. Gyratrix, le Pigeon culbu-
tant, der Tümller), ha la testa liscia, le orbite rosse
e calve. Quando si alza a volo, gira sopra sè me-
desimo. Op. cit. tav. 148.

e. Colombo del ciuffo (C. Cucullata, le Pigeon nonain,
die Schleiertaube), ha un pennacchio sulla testa di-
retto innanzi. Op. cit. tav. 159.

f. Colombo pavone (C. Laticauda, le Pigeon paon,
die Pfauentaube), porta la coda voltata su, e spie-
gata. Op. cit. tav. 151.

g. Colombo messaggere (C. Tabellaria, le Pigeon mes-
sager, die Posttaube) con verruche carnose e rosse
[Seite 200] attorno al becco ed agli occhi: porta questo nome
per l’uso che se ne faceva anticamente, particolar-
mente nel Levante, per spedire delle lettere(1).

2. Colombo coronato d’India. C. Coronata. Le
Pigeon de la nouvelle Guinée. Der Kronvogel.

Cerulescente: cinereo sopra; orbite nere; cresta
drizzata; spalle ferruginose. Jo. Fr. Miller, fasc. III,
tav. 16.

Abita specialmente nella nuova Guinea e nelle
isole Molucche; è grosso quasi come un tacchino.

3. † Palombo. C. Palumbus. Le Pigeon ramier.
Die Ringtaube.

Rettrici di un nero carico nella parte posteriore;
remiganti primarie biancastre sul margine esterno; collo
bianco d’ambo i lati. Silvan, v. Laurop e Fischer,
pel 1815.

Si trova in quasi tutta l’Europa.

4. † Tortora. C. Turtur. La Tourterelle. Die Tur-
teltaube.

Rettrici bianche all’apice; dorso grigio; petto in-
carnato; macchia nera ai due lati del collo, allineato
di bianco. Opera sudetta.

Si trova nei paesi caldi, e nelle regioni temperate
del mondo antico. È stata decantata la castità e la
fedeltà conjugale di questi animali; ma lasciando da parte
le storie che si sono dette, si vedrà che non sono nè
più caste, nè più fedeli degli altri uccelli, che hanno
al pari di loro le medesime maniere di vivere.

5. † Tortora indiana. C. Risoria. La Tourterelle
à collier. Die Lachtaube.

[Seite 201]

Giallognola sopra; con una mezza luna nera alla
cervive. Frisch, tav. 141.

D’Europa temperata, e delle Indie orientali.

b. Colombi a coda lunga cuneiforme.

5. † Colombo viaggiatore. C. Migratoria. Le Pi-
geon de passage. Die Zugtaube.

Orbite nude, sanguigne; petto rosso. Op. cit. t. 142.

Nel nord-ovest d’America. Viaggia sempre in
gran numero; in tale frangente gli indiani li pigliano
a migliaja; li fanno seccare ed affumicare, e ne fanno
il loro principale alimento.

G. XLII. Tetraone. Tetrao. Tétras.

Macchia nuda vicino agli occhi, papillosa.

1. † Quaglia. T. Coturnix. La Caille. Die Wachtel.

Piedi nudi; corpo grigio maculato; sopraciglia
bianche; rettrici con lunula ferruginea all’ apice. Wil-
dungen Tascenb.,
pel 1802.

Abita in quasi tutto il mondo antico; è un uc-
cello di passaggio che si fa vedere talvolta in truppe
innumerevoli.

2. † Pernice. C. Perdix. La Perdrix. Das Rebhuhn.

Piedi nudi, speronati, macchia nuda, scarlatto
sotto gli occhi; coda ferruginea; petto quasi bruno.
Wild. Taschenb., pel 1799.

Si trova nella parte media d’Europa, e nelle re-
gioni temperate della Russia asiatica.

3. † Pernice rossa, o Cotorna. T. Rufus. La Per-
drix rouge.

Piedi nudi, speronati, rossi sanguigni; becco san-
guigno; gola bianca, con fascia nera punteggiata di
bianco. Op. cit. pel 1797.

[Seite 202]

Nel sud d’Europa e nel Levante. Nelle isole del-
l’Arcipelago si alleva come il pollo domestico.

4. † Bonasia. T. Bonasia. La Gelinotte. Das Ha-
selhunhn.

Piedi irsuti; rettrici cineree, con punti e fascia
neri, eccettuate le due intermedie. Op. cit. pel 1796.

Vive solitaria nei nocciolai della parte media del-
l’Europa; la Svedese è certamente la più gustosa di
tutti gli uccelli selvatici.

5. † Francolino di monte. T. Lagopus. La Geli-
notte bianche. Das Schneehuhn.

Piedi lanuti; remiganti bianche; rettrici nere,
bianche in cima, le intermedie bianche. Op. cit. pel 1800.

Dei paesi montuosi più settentrionali dell’ antico
e nuovo continente; in estate è grigio; è un impor-
tantissimo animale per i coloni europei in Groelandia
e Labrador.

6. † Gallo, o Fagiano di montagna. T. Tetrix.
Le Coq de bruyère à queue fourchue. Der Birkhahn.

Piedi irsuti; coda biforcata; remiganti secondarie
bianche verso la base. Op. cit. pel 1795.

Al nord dell’ antico continente.

7. † Urogallo, o Gran Gallo di monte. T. Uro-
gallus.
Le Coq de bruyère. Der Auerhahn.

Piedi irsuti; coda rotondata; ascelle bianche. Op.
cit.
pel 1794.

Al nord d’Europa; ha una vista ed un udito fi-
nissimo; la sua lingua e la laringe superiore sono assai
internate nell’ esofago.

G. XLIII. Faraone. Numida. Pintade. Perl-
huhn.

[Seite 203]

Testa cornuta; collo compresso colorato; giogaia,
con caruncole ai lati della mascella.

1. Gallina Faraona. N. Meleagris. La Pintade.
Das Perlhuhn.

Becco con cera, che comprende le narici. Frisch,
tav. 126.

Questo bellissimo animale tutto punteggiato di
bianco, è originario d’Africa, ma da molto tempo è
stato trasportato in Europa ed in molte parti d’America.

G. XLIV. Menura. Menura.

Coda prolungata, piana; sedici rettrici, due in-
termedie, anguste, più lunghe; le due esterne dilatate
sulla cima e curvate in fuori; le altre lasse.

1. Menura superba. M. Superba. Der Leyerschwanz.
Audebert e Vieillot, oiseaux de Paradis, t. 14, 15 e 16.

Nella nuova Olanda. La coda del maschio è grande,
e singolarmente dipinta di superbi colori, sicchè rende
quest’ uccello il più bello di tutta la classe.

G. XLV. Fagiano. Phasianus. Faisan.

Pelle della gote nuda, liscia.

1. † Gallo. Ph. Gallus. Le Coq. Der Haushahn.

Una cresta compressa sulla testa, e due alla gola
pendenti; orecchie nude; coda compressa ascendente.

La razza selvatica, dalla quale probabilmente de-
rivano le altre(1), è originaria dell’ Indostan; il suo
colore è di un rosso bruno, e si distingue per le foglie
piccole, piatte, di cornea sostanza, che ha sulla punta
delle penne del collo e delle ali, le quali somigliano
[Seite 204] ai dischi rossi di cinabro che hanno i Garuli di Boe-
mia. Il gallo domestico è sparso su tutta la terra, e
gli spagnuoli per i primi lo portarono in America:
gli europei lo trovarono in molte isole del sud quando
ne fecero la scoperta. La Gallina fa molte uova, cova
spesso, ed è per questo l’animale più utile di tutta
la classe. Nei tempi andati, ed in varie parti del mondo
furono i combattimenti dei Galli lo spettacolo favorito
di molti popoli.

I galli sono quelli che fra tutti gli animali di
questa classe, hanno maggiormente degenerato, e le
varietà sono talvolta divenute perfino vere mostruosità
ereditarie(1): il gallo senza coda, p.e., è un mostro
per difetto (§. 12.); e quelli a cinque e sei dita lo
sono per eccesso (§. citato)(2).

Si possono notare fra le altre, le seguenti varietà:

a. Il Pollo padovano; che è grosso il doppio del gallo
comune domestico.

b. Il Pollo nano; grosso circa la metà dell’ordinario.

c. Il Pollo riccio; con le penne crespe e aruffate.

d. Il Pollo del Giappone, le penne del quale sono li-
sce e quasi simili a de’ peli; lo che ha fatto
[Seite 205] credere che provenga da’ bastardi di galline accoppiate
con conigli.

e. Il Pollo nero; con la pelle nera, che si trova par-
ticolarmente a S. Jago al Capo-verde, dove anche
altre specie di uccelli devono parimenti avere questa
particolarità.

2. Fagiano. Ph. Colchicus. Le Faisan. Der Fasan.

Rosso; variegato; testa verde cerulescente; coda
cuneiforme; guancie con papille. Wildung. Taschenb.
pel 1797.

Deriva il suo nome dal fiume Faso (ora Arasse)
in Mingrelia, d’onde si dice che gli argonauti lo porta-
rono in Europa.

3. Argo, o Fagiano di Giunone. Ph. Argus. L’Argus.

Giallo scuro, ondeggiato e puntato di nero; un-
dici remiganti interne occhiute esteriormente; guancie
nude; occipite nero semi cristato; le due rettrici in-
termedie lunghissime. Philosos. Transact. Vol. LV, t. 3.

Nel suo genere, è certamente il più bello e son-
tuoso animale della natura. I belli occhi sulle remiganti
posteriori sono così ben coloriti ed ombreggiane che
non si possono descrivere con le parole: ciascuno di
essi ha per così dire un punto luminoso. Dal becco
all’ estremità della coda è lungo nove piedi, ed è, siccome
le due specie seguenti, indigeno della China.

4. Fagiano dorato. Ph. Pictus. Le Faisan dorè de
la Chine. Der Goldfasan.

Cresta gialla; petto scarlatto; remiganti secondarie
cerulee; coda cuneiforme. Edwards, tav. 68, 69.

I maschi compiutamente cresciuti, di questa e della
seguente specie, si distinguono per la singolare bellezza
delle loro penne.

[Seite 206]

5. Fagiano argenteo. Ph. Nycthemerus. Le Faisan
d’argent de la Chine. Der Silberfasan.

Bianco; cresta e abdome neri; coda cuneiforme.
Op. cit. tav. 66.

G. XLVI. Hocco. Crax. Hocco. Hoko.

Becco con cera, estesa alla base di ciascuna ma-
scella; penne spirali che coprono la testa.

1. Curasso, od Hocco di Guiana. C. Alector. Le
Curasso. Der Curasso.

Cera gialla; corpo nero; ventre bianco. Buffon,
Vol. II, tav. 13.

In Guiana, ec.

G. XLVII. Pollo d’India. Meleagris. Dindon.

Testa coperta da caruncule spugnose; caruncola
membranacea longitudinale sotto la gola.

1. Pollo d’India, o Tacchino. M. Gallopavo. Le
Dindon. Der Truthahn.

Il maschio col petto barbuto.

Abita nella parte media e settentrionale d’Ame-
rica; vive a stormi sugli alberi. Fu per la prima volta
trasportato in Germania l’anno 1530, ove presente-
mente si alleva domestico, ed ha degenerato in varietà
bianche e d’altri colori.

G. XLVIII. Pavone. Pavo. Paon. Pfau.

Testa coperta di penne spirali; penne, caudali
lunghe, occhiute.

1. † Pavone. P. Cristatus. Le Paon. Der Pfau.

Ciuffo compresso sulla testa; speroni solitarj.

È originario delle Indie orientali; ed è stato
[Seite 207] trasportato in Europa ai tempi d’Alessandro il grande.
Quando il maschio ha tocchi tre anni, si distingue
per la bellezza delle penne della sua coda, o meglio
della sua groppa. Di tutte le altre varietà, la bianca
si è la più singolare.

G. XLIX. Otarda. Otis. Outarde. Trappe.

Becco con la mascella superiore a volta; piedi
corridori.

1. † Otarda. O. Tarda. L’Outarde. Der Trappe.

La testa del maschio è sopra ambedue le gote
munita di pennacchio. Wildun. Tascenb. pel 1796.

È il più grande degli uccelli d’Europa; stà nei
paesi più caldi dell’antico continente; il maschio pesa
circa trenta libbre, e dinanzi al collo ha un gran
sacco celato, che si apre sotto la lingua.

ORDINE SETTIMO.
Stuzzi. Struthiones. Struthions.

Grandi uccelli terrestri, con diti distinti e liberi,
che hanno le ali brevi, senza remiganti, e mal atte
per il volo.

G. L. Struzzo. Struthio. Autruche. Straus.

Becco semi-conico; piedi corridori.

1. Struzzo comune. S. Camelus. L’Autruche. Der
Straus.

Piedi con due dita, l’esteriore piccolo senza un-
ghia; due aculei alle ali. Latham, Vol. III, part. I, t. 71.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 77.

[Seite 208]

Soggiorna in Africa ed anche in Arabia; è fra
gli uccelli il massimo; è alto più di otto piedi, e pesa
tre quintali; non può volare, ma vi supplisce con la
rapidità del corso(1); depone trenta uovi, e ciascuno
pesa come ventiquattro ova di gallina; è molto pre-
zioso per le sue belle piume. Lo Struzzo americano è
specialmente indigeno del Chili.

2. Casuaro. S. Casuarius. Le Casuar. Der Casuar.

Piedi tridattili; cimiero e giogaia nude; remiganti
spinose. Abbild. Gegenst. tav. 97.

Delle Indie orientali; le unghie dei diti di mezzo
sono fortissime; le sue piume sono cornee, rassomi-
gliano ai crini, e da un gambo comune si formano
sempre due rami.

Recentemente si è scoperta una nuova specie di
Casuaro senza cimiero (Str. australis), nella quinta
parte del mondo, alla nuova Galles del sud.

G. LI. Dronte. Didus. Dronte. Dronte.

Becco angustiato da due rughe trasversali, inflesso
all’ apice di ciascuna mandibola; faccia senza penne
fin oltre gli occhi.

1. Dronte. D. Ineptus (Cygnus cucullatus). Le
Dronte. Der Dudu.

Piedi ambulatori; coda brevissima; penne incur-
vate. Op. cit. tav. 35.

Anticamente nell’ isola di Francia e della Riunione
o Borbone; dietro le informazioni prese sul luogo da
Morel, esso assicura che cotesto uccello non esiste
più; la qual cosa non è inverosimile essendo questo
[Seite 209] animale il più pesante ed il più lento di tutti gli uc-
celli, quindi si può pigliare facilmente; e d’altra parte
non è buono per nulla, essendo la sua carne di sa-
pore disgustoso(1).

Or che abbiamo finito gli uccelli terrestri, ci
occuperemo degli acquatici, i quali sono divisi in due
ordini.

ORDINE OTTAVO.
Gralle. Grallae. Gralles. Sumpfvogel.

Queste gralle od uccelli palustri, hanno un becco
cilindrico, di varia grandezza, le gambe lunghe, e
per lo più un lungo collo; ma la coda corta; abitano
nelle paludi e nelle torbiere; vivono comunemente di
anfibj; di pesci, d’insetti e di piante acquatiche; la
maggior parte nidifica sulla terra e nei canneti; la loro
carne in generale è assai buona, e sono parimenti buone
le loro uova da mangiare.

G. LII. Fenicoptero. Phoenicopterus. Flam-
mant.

Becco nudo, mezzo incurvato, denticulato; piedi
tetradattili.

1. Fernicoptero rosso. Ph. Ruber. Le Flammant.
Der Flamingo.

Rosso; remiganti nere. Sylvan, v. Laurop e Fi-
scher,
pel 1814.

[Seite 210]

Abita i climi caldi dei due mondi; quantunque il
suo corpo sia mediocremente grande, pure le sue gambe
ed il suo collo sono tanto lunghi, che ha l’altezza
d’un uomo.

G. LIII. Spatola. Platalea. Spatule. Löffel-
reiher.

Becco quasi piano; apice dilatato orbiculato,
piano; piedi tetradattili, semipalmati.

1. Spatola bianca. P. Leucorodia. La Spatule. Die
Löffelgans.

Corpo bianco; gola nera; occipite subcristato.
Frisch, tav. 200.

In varj luoghi, ma principalmente nelle parti oc-
cidentali dell’antico continente.

G. LIV. Camichi. Palamedea. Kamichi.
Kamichy.

Becco conico; mascella superiore adunca; piedi
tetradattili, fessi.

1. Camichi. P. Cornuta. (Kamichy). Le Kamichi.
Der Kamichy.

False ali munite di duplice aculeo; fronte cor-
nuta. Latham, Vol. III, part. I, tav. 74.

Nella parte settentrionale d’America.

G. LV. Micteria, o Japirù. Mycteria Jabirou.

Becco rivolto un poco in su, acuto; mascella su-
periore triquetra; quella inferiore trigona, acuminata,
ascendente; narici lineari; piedi tridattili.

1. Japirù. M. Americana (Touyo). La Cigogne
du Bresil. Op. cit. I.c. tav. 26.

È d’America come il precedente.

[Seite 211]

G. LVI. Cancroma. Cancroma. Savacou.

Becco gibboso; mascella superiore in forma di
una barchetta rovesciata.

1. Cucchiajo. C. Cochlearia. La Cuillére.

Ventre rosseggiante. Opera e luogo cit.

Abita nel Brasile, ec.

G. LVII. Ardea. Ardea. Héron. Reiher.

Becco dritto, acuto, lungo, un poco compresso;
piedi tetradattili:

1. Grue balearia. A. Pavonia. L’Oiseau royal.
Der Kron-Kranick.

Cresta setacea drizzata; tempie e caruncole del
collo nude. Buffon, Vol. VII, tav. 11.

Nel sud dell’ Africa; le penne della sua bella co-
rona sono meravigliosamente ritorte a spirale.

2. † Grue comune. A. Grus. La Grue. Der Kranich.

Occipite nudo, papilloso; corpo cinereo; ali testacee
esteriormente. Wildungen Taschenhuch, pel 1797.

Nel nord del nostro continente.

3. † Cigogna bianca. A. Ciconia. La Cicogne. Der
Storch.

Bianca; orbite nude; remiganti nere; becco e cute
delle gambe color di sangue.

Nei climi temperati di quasi tutto il mondo an-
tico, non si nutre solamente di anfibj, ma pur anche
di animali utili, come intere covate di perniciotti,
ec.; porta anche nel suo nido della tela, del lino, ec.,
per guernirlo e farlo più sofice(1).

[Seite 212]

4. † Airone comune. A. Major. Le Heron. Der
Keiher.

Ciuffo nero discendente all’ occipite; corpo cine-
rino; linea sotto il collo e fascia pettorale nere. Frisch,
tav. 199.

Quasi dapertutto nei due mondi. Animale nocivo,
per il danno che arreca ai grossi e piccoli pesci negli
stagni; nidifica su gli alti alberi, p.e. le quercie, ec.(1).

5. † Airone, o Garzetta. A. Garzetta. L’Aigrette.

Ciuffo all’ occipite; corpo bianco; becco nero;
foga e gambe verdognole. Buffon, Vol. VII, tav. 20.

Si rinviene particolarmente nella Persia; è questo
l’airone che ha sulla schiena quelle penne setacee e
bianche argentine, che gli orientali portano sui turbanti.

6. † Trombone, o Botauro. A. Stellaris. Le Butor.
Die Kohrdommel.

Testa quasi liscia; le macchie sopra il dorso sono
trasversali; sotto è pallido con macchie fosche oblun-
ghe. Wild. Taschenb., pel 1808.

Nei climi temperati dei paesi settentrionali.

G. LVIII. Tantalo. Tantalus. Ibis.

Becco lungo, a lesina, quasi cilindrico, alquanto
arcuato; faccia nuda al di là degli occhi; piedi tetra-
dattili, palmati alla base.

1. Ibis bianco. T. Ibis (Aethiopicus, Latham; Nu-
menius ibis,
Cuvier). L’Ibis blanc.

[Seite 213]

Bianco; apice delle remiganti, becco e piedi neri;
remiganti secondarie prolungate, nero-violacee. Abbild.
Gegenst.
tav. 86.

Cotesto uccello molto conosciuto in Egitto è ri-
guardato come il simbolo delle innondazioni del Ni-
lo(1), e lo si vede raffigurato sugli antichi monu-
menti di quei paesi; veniva conservato da quei po-
poli, come facevasi con i cadaveri umani, formandone
delle mumie(2), e depositandone una gran copia
entro sepolcri particolari. Si trovano ancora alcuni
ibis, ma sono diventati rari, almeno nel basso E-
gitto(3).

L’Ibis nero, alquanto più piccolo, sembra es-
sere la stessa cosa del Ciurlo verde (Tantalus falci-
nellus
), che si trova in Europa ed anche nella parte
meridionale d’Allemagna.

G. LIX. Beccaccia. Scolopax. Bécasse. Schnepfe.

Becco quasi cilindrico, a lesina, leggermente in-
curvato, ottuso; faccia coperta; piedi tetradattili; il
posterior dito con più articolazioni, che poggia a terra.

[Seite 214]

1. † Ciurlo maggiore. S. Arquata (Numenius).
Le Courlis. Die Brachschnepfe.

Becco arcuato; piedi cerulescenti, ali nere con
macchie bianche. Wildun. Taschenb. pel 1809.

Molto diffuso, specialmente lungo le rive dei fiumi
delle terre settentrionali.

2. † Beccaccia. S. Rusticula. La Béccasse. Die
Waldschnepfe.

Becco rossiccio alla base; piedi cinerei; femori
coperti; fascia nera alla testa. Op. cit. pel 1801.

Nei climi più caldi del nord dell’ antico continente.

3. † Beccaccino. S. Gallinago. La Beccassine. Die
Heerschnepfe.

Becco dritto, tuberculato, piedi scuri; quattro li-
nee fosche sulla fronte. Op. cit. pel 1803.

In quasi tutti i paesi settentrionali di ambedue gli
emisferi.

G. LX. Pavoncella. Tringa. Vanneau.

Becco quasi cilindrico, lungo quanto la testa;
dito posteriore con una sola articolazione alto da terra.

1. † Combattente. T. Pugnax. Le Combattant.
Der Kampfhahn.

Becco e piedi rossi, le tre rettrici laterali immaculate;
papille carnose, granulate alla faccia. Frisch, tav. 232.

Al nord dell’ antico continente. Trae il suo nome
dell’ accanimento, col quale i maschj nel tempo degli
amori si assalgono fra di loro.

2. † Pavoncella. T. Vanellus (Gavia). La Vanneau.
Der Kybitz.

Piedi rossi; ciuffo pendente sul dorso; petto nero.
Op. cit. tav. 213.

Parimenti del nord dell’antico continente.

[Seite 215]

G. LXI. Piviere. Charadrius. Pluvier. Re-
genpfeiffer.

Becco semicilindrico, ottuso; narici lineari; piedi
cursori, tridattili.

1. † Piviere minore, o del collare. C. Hiaticula.
Le Pluvier à collier. Die Seelerche.

Petto nero; fronte nericcia; piccola fascia bianca;
vertice fosco; piedi gialli. Op. cit. tav. 214.

Lungo i fiumi delle regioni settentrionali; se ne
vedono anche nell’ isola di Sandwich.

G. LXII. Avosetta, o Recurvirostra. Re-
curvirostra.
Avocette. Säbelschnäbler.

Becco deppresso, piano, a lesina, voltato in su,
acuminato; apice
flessibile; piedi palmati, tridattili.

1. † Avosetta. R. Avosetta. L’Avocette.

Variata di bianco e nero. Buffon, Vol. VIII, t. 38.

Nei climi temperati dell’antico continente; si pa-
sce principalmente d’insetti acquatici e di vermi, che
piglia molto destramente col suo becco curvato in
alto in modo strano.

G. LXIII. Ostrichiere. Haematopus. Huîtrier.
Austerdieb.

Becco compresso, apice cuneiforme equabile; piedi
corridori tridattili.

1. † Ostrichiere. H. Ostralegus. L’Huîtrier. Der
Hausterdieb.

Becco e piedi rossi. Latham, Vol. III, part. I, t. 84.

Sparso sulle rive dei mari di tutto l’orbe; si nu-
tre quasi esclusivamente di conchiglie.

[Seite 216]

G. LXIV. Folaga. Fulica. Fouluque. Was-
serhuhn.

Becco convesso; mascella superiore col margine
voltato sopra l’inferiore;
fronte calva; piedi tetradat-
tili semipinnati.

1. Porfirione. F. Porphyrio. La Poule sultane.

Piedi fessi; fronte e gambe rosse; corpo verde,
sotto violetto. Buffon, Vol. III, tav. 17.

In varie coste ed isole delle regioni più calde delle
cinque parti del globo. Di bella e leggiadra corpora-
tura, e con bellissime penne cangianti violetto e verde.
Si addimestica con molta facilità.

2. † Folaga comune. F. Atra. La Foulque. Das
Schwarze Blasshuhn.

Piedi pinnati; fronte incarnata; ginocchielli gialli;
corpo nericcio. Frisch, tav. 209.

Nei paesi temperati del nord.

G. LXV. Parra. Parra. Jacana.

Becco semicilindrico, ottusissimo; narici ovate
in mezzo al becco; fronte carunculata, caruncule lo-
bate; false ali guernite di spine.

1. Jacana. P. Jacania. Le Chirurgien.

Unghie posteriori lunghissime, gambe verdognole.
Buffon, Vol. VIII, tav. 16.

Delle Indie occidentali, del Brasile, ec.

G. LXVI. Rallo, o Gallinella. Rallus. Ràle.
Ralle.

Becco più grosso alla base, compresso, col dorso
attenuato verso la sommità, uguale, acuto; piedi tetra-
dattili, fessi.

[Seite 217]

1. † Re di Quaglie. R. Crex (Ortygometra). Le
Roi des Cailles. Der Wachtelkönig.

Ali rosso-ferruginee. Frisch, tav. 210.

Sta nei climi temperati del vecchio continente. Si
chiama re di quaglie, perchè anticamente si credette
che le conducesse quando emigrano in frotte.

G. LXVII. Psofia. Psophia. Agami.

Becco cilindrico conico, convesso, piuttosto acuto;
mandibola superiore più lunga; narici ovate, aperte;
piedi tetradattili, fossi.

1. Trombetta. P. Crepitans. L’Oiseau trompette.
Die Trompete.

Nera; petto cangiante. Latham, Vol. II. tav. 68.

Dell’ America meridionale: abbondantissima segna-
tamente presso il fiume delle Amazoni; si adomestica
assai facilmente e si affeziona molto al padrone.

ORDINE NONO.
Oche. Anseres. Ansères. Schwimvögel.

Gli uccelli dell’ ordine attuale si riconoscono per
i piedi natatorj, i quali sono posti più indietro che
negli altri, sicchè gli servon bene per l’ufficio di
remi, ma non tanto per camminare. La mandibula
superiore termina per l’ordinario in un uncinetto, e
fra la maggior parte è coperta al pari dell’ inferiore
di una pelle sensibile molto (§. 64.); hanno una lin-
gua carnosa; il palato ruvido e munito d’aculei; molti
maschi di questo ordine hanno sulla parte anteriore
[Seite 218] della trachea una capsula particolare cartilaginosa od
ossea. Sono vestiti di penne fitte ed untuose, impene-
trabili all’acqua, e soggiornano sulle sponde dei fiumi,
dei laghi, delle isole, su gli scoglj e nei canneti. Sono
quasi tutti poligami; non depongono per l’ordinario
che un uovo, od un piccolo numero; le carne, il grasso,
le penne, ec., li rende molto utili all’uomo.

G. LXVIII. Rincope. Rhinchops. Bec en
ciseaux. Schwimvögel.

Becco dritto; mascella superiore molto più breve,
l’inferiore troncata sull’ apice.

1. Rincope. R. Nigra. Le Bec en ciseaux.

Nericcia; sotto bianca; base del becco rosso.
Brisson, Vol. VI, tav. 21, fig. 2.

Dell’ America settentrionale; la mandibula supe-
riore è più breve dell’ inferiore, e questa entra nel-
l’altra come si chiude la lama di un coltello nel
manico.

G. LXIX. Rondine di mare. Sterna. Hi-
rondelle de mer.

Becco non dentellato, a lesina, quasi retto, acuto;
alquanto compresso; narici lineari alla base del becco.

1. Sterna stolida, o Noddi. S. Stolida. Le Fou.
Die Noddy.

Corpo nero; fronte bianchiccia; sopracciglia atre.
Op. cit. Vol. VI, tav. 18, fig. 2.

In tutti i mari della zona torrida.

2. Rondine di mare. S. Hirundo. Le Pierregarin.
Die Seeschwalbe.

[Seite 219]

Coda a forbice, le due rettrici esteriori dimezzate
di bianco e di nero. Frisch, tav. 219.

Su tutti i mari settentrionali del globo.

G. LXX. Colimbo. Colymbus. Plongeon.
Taucher.

Becco non dentellato, a lesina, retto, accuminato;
piedi compressi.

1. Colimbo di Groelandia. C. Grylle. Le Plon-
geon de Groënland. Die Gröenländische Taube.

Piedi palmati tridattili; corpo nerissimo; rettrici
bianche. Op. cit. tav. 185.

Nelle parti boreali della terra.

2. † Guillemotto. C. Troile. Le Guillemot. Die
Lumer.

Piedi palmati, tridattili; corpo fosco; petto ed
abdome candidi, remiganti secondarie bianche sull’ apice
estremo. Op. cit. tav. 185.

Sulle coste dei mari del nord.

3. † Marangone. C. Urinator. La Grèbe.

Testa liscia; palpebra superiore gialla, bianca
sulle ali. Edwards, tav. 360, fig. 2.

Nei paesi caldi d’Europa; la pelle del basso
ventre vestita di penne bianche argentine si impiega
come quella del Colimbo crestato, per formare delle
maniccie, delle guarniture di vestiti, ec.

G. LXXI. Laro, o Gabbiano. Larus. Mauve.
Möve.

Becco non dentellato, retto, a coltello, apice quasi
adunco; mandibula inferiore gibbosa verso l’apice.

Sta ordinariamente sulle spiagge settentrionali;
[Seite 220] tuttavia se ne trovano anche sui mari del sud, riuniti
assieme in immenso numero.

1. † Gabbiano macchiato. L. Tridactylus. Le Tarrok.

Biancastro; dorso bianco-grigio; apice delle ret-
trici nero, eccetto l’ultima; piedi tridattili. Brisson,
Vol. VI, tav. 17, fig. 2.

Nell’ oceano del nord.

G. LXXII. Ploto. Plotus. Anhinga. Anhinga.

Becco dritto, acuminato, dentellato; faccia coperta;
piedi palmati; tutti i diti connessi.

1. Aninga. P. Anhinga. L’Anhinga.

Ventre bianco. Villoughby, tav. 72.

Abita nel Brasile, ec.; è grosso come un’ anitra,
ma ha un lunghissimo collo, che lo gira in ispirale,
e slancia poi la sua testa contro i pesci che vuole
assalire.

G. LXXIII. Fetonte. Phaethon. Phaeton.

Becco cultrato, dritto, acuminato; fauci aperte
vicino al becco; dito posteriore voltato innanzi.

1. Fetonte etereo. P. Aecthereus. La Paille-en-
queue. Der Tropikvogel.

Due rettrici lunghissime; becco seghettato; piedi
equilibrati, dito posteriore connesso. Brisson, Vol. VI,
tav. 42, fig. 1.

In alto mare, fra i tropici, si nutrisce comune-
mente di pesci volanti.

G. LXXIV. Procellaria. Procellaria. Petrel.

Becco non dentellato, semicompresso; mascelle
eguali; la superiore con l’apice adunco, l’inferiore con
[Seite 221] l’apice eanellato, compresso; piedi con le unghie po-
steriori sessili, senza dito.

1. Uccello delle tempeste. P. Pelagica. Le Petrel.
Sturmvogel.

Nero; groppa bianca. Linneo fauna suecica, tav. 2.
fig. 143.

Sui mari del nord e del sud; quasi sempre in
alto mare lontanissimo dalle spiagge; si posa su gli
scoglj; i navigatori riguardano qual indizio di tempe-
sta, quando si rifugge sui vascelli. Gli abitanti delle
isole Faroè se ne servono come di lampada, passan-
dogli un lucignolo attraverso del corpo, e la pin-
guedine dell’ animale fondendosi a poco a poco, man-
tiene acceso per molto tempo lo stoppino stesso che
se ne imbeve.

G. LXXV. Diomedea. Diomedea. Albatrosse.

Becco dritto; apice della mascella superiore adunco,
quello dell’ inferiore troncato.

1. Diomedea volatrice. D. Exulans. Le Mouton
du Cap. Der Albatros.

Ali pennate, lunghissime; piedi equilibrati, tri-
dattili. Edwards, tav. 88.

Grosso come un cigno, ma quando le sue ali sono
spiegate ha circa undici piedi di larghezza; vola per-
sino a mille leghe di distanza dalla terra, ma ben di
rado si alza di più di quindici piedi dalla superficie
del mare; si ciba più di tutto di pesci volanti(1).

G. LXXVI. Pellicano. Pelecanus. Pélican.
Pelikan.

[Seite 222]

Becco dritto, apice adunco, con un’ unghietta,
piedi equilibrati; tulli quattro i diti palmati assieme.

a. Col becco non dentellato.

1. Pellicano comune. P. Onocrotalus. Le Pélican.
Die Kropfgans.

Gola con tasca. Ein Blatt von I.E. Ridengel,
pel 1740.

Nei climi più caldi dell’antico e nuovo continente,
e nella nuova Olanda (quando i pellicani d’America
non siano specificamente diversi da quelli dell’ antico
continente). Il suo nome è derivato dal greco, per la
sua voce consimile a quella dell’ asino; ed il nome
tedesco lo trae dall’enorme gozzo, che gli pende sotto
il becco a forma di sacco, e che si dilata a segno da
poter contenere persino venti libbre d’acqua.

2. Fregata. P. Aquilus. Le Tailleur. Die Fregatte.

Ali grandissime; coda a forbice; corpo ed orbite
nere; becco rosso. Edwards, tav. 309.

Tanto nella forma, quanto per il suo modo di
vivere è molto rassomigliante all’ uccello Diomedea
exulans,
solo che le sue ali sono ancora più grandi,
poichè spiegate arrivano circa a quattordici piedi, e
danno all’ uccello, quando vola, una singolar figura.

3. Corvo marino. P. Carbo. Le Cormoran. Der
Seerabe.

Coda rotondata; corpo nero; capo subcristato,
becco non dentellato, Frisch, tav. 187.

In quasi tutte le parti del mondo; è molto nocivo
ai pesci. Talvolta si moltiplica in pochi anni, fino a
più migliaia, sopra coste dove dapprima era affatto sco-
nosciuto. I chinesi istruiscono una specie di Pellicano
[Seite 223] (P. Sinsensis), che rassomiglia a questo pei prendere
il pesce (Abbild. Gegenst. tav. 25.)

b. Col becco seghettato.

4. Bassano. P. Bassanus. Le Fou de Bassan. Die
Rothgans.

Coda cuneiforme; corpo bianco; becco e remi-
ganti primarie nere; faccia cerulea. Brisson, Vol. VI, t. 44.

Comunissimo al nord d’Europa e d’America, se-
gnatamente nelle isole di Scozia, e nominatamente a
Bass(1), d’onde quest’ uccello ha tratto il suo nome.
È il principale alimento dei poveri isolani di Santa
Childa, dove le donne portano la pelle di questo uc-
cello in luogo di scarpe, ma non dura che circa cin-
que giorni, e viene rimpiazzata da altre nuove(a).

G. LXXVII. Anitra. Anas. Canard. Ente.

Becco dentato laminoso, convesso, ottuso; lingua
cigliata, ottusa.

1. † Cigno. A. Olor. Le Cygne. Der Schwan.

Becco semicilindrico, nero; cera nera; corpo
bianco. Frisch, tav. 152.

Al nord del nostro continente, si nutrisce di rane,
di piante acquatiche, ec.; bisogna distinguere questo
cigno, conosciuto sotto il nome di cigno muto od ad-
dimesticabile, dal cigno selvatico (A. Cygnus), che
ha una pelle gialla alla radice del becco, ed una trachea
molto più lunga e curvata: quest’ ultimo manda fuori
[Seite 224] una voce nella che risuona da lungi e non è disagradevole.

Il cigno nero (A. Nigra), che ha la sommità
delle ali bianche, abita sulle coste della quinta parte
del mondo a Botanybay come pure nelle coste del-
l’ovest, ove questa bestia fu già trovata e descritta
nel 1697(1).

2. Cigno di Guinea. A. Cygnoides. L’Oye de
Guinée. Die spanische Gans.

Becco semicilindrico; cera gibbosa; palpebre tu-
mide. Frisch, tav. 153, 154.

In Guinea, al Capo, in Siberia ed alla China,
e per quel che pare, anche all’isole di Sandwich nel-
l’oceano pacifico; se ne distinguono molte varietà.

3. † Oca. A. Anser: L’Oye. Die Gans.

Becco semicilindrico; corpo cinereo sopra, più
pallido sotto; collo striato.

Selvaggio in tutte cinque le parti del mondo. Fra
gli animali a sangue caldo è quello che cresce più sol-
lecitamente. Ci è dato soventi di vedere tra le oche
domestiche dei maschj bianchi, si trovano, ma ben di
rado, delle femmine bianche.

4. Oca del Canadà. A. Canadensis. L’Oye de
Canada. Die Hudsonsbay-Gans.

Cinerea; testa e collo nero; gote e gola bianche.
Edwards, tav. 151.

Nei paesi più freddi dell’ America settentrionale.
Le penne di cotesti uccelli che servono per i nostri
letti sono molto ricercate; e somministrano delle penne
buone per iscrivere.

5. Bernicla. A. Bernicla. La Bernache. Die Baumgans.

[Seite 225]

Scura; testa, collo e petto neri; collare bianco.
Frisch, tav. 156.

Nei paesi settentrionali più freddi dei due emisferi;
viene solamente per isvernare in Iscozia ed in altri luo-
ghi temperati, dove si nutrisce fra gli altri animali del
Bernacla, (Lepas anatifera), ciò che fece inventare la
favola che cotesto volatile non provveniva da un uovo,
ma da un testaceo(1).

6. Eidèro, od Anitra lanuginosa. A. Mollissima.
L’Oye à duvet. Der Eidervogel.

Becco cilindrico, cera bifida posteriormente, ru-
gosa. Brücinnhs N.H. des Eidervogels, tav. 1.

Nel nord; comunissima poi in Irlanda e Groelan-
dia; la sua carne e le sue uova sono di squisito sa-
pere, ma è di maggior utile all’ uomo per la sua
pelle, di cui si fanno delle pelliccie, delle guarniture di
abiti, ec., e per la sua piuma che si conosce sotto il nome
di piuma per le coltrici.

7. † Anitra. A. Boschas. Le Canard. Die Ente.

Le rettrici intermedie ricurvate nel maschio; becco
dritto. Frisch, tav. 158, e seg.

L’anitra selvatica si incontra in quasi tutto il
nord, ed offre spesse volte delle varietà, quelle addi-
mesticate pare che abbiano un grandissimo piacere per
l’accoppiamento contro-natura: si sono veduti dei ma-
schi di questa specie tormentare delle galline, e delle
femmine avvicinarsi a dei tacchini, e tentare di ecci-
tarli agli amori.

[Seite 226]

8. † Anitra clipeata. Clypeata. Le Souchet. Die
Löffelente.

Apice del becco dilatato, rotondato; unghietta
curvata in dentro. Op. cit. tav. 161.

È della stessa patria della precedente. Gli orli del
becco sono guerniti internamente di setole cornee quasi
come le piccole barbule di balena.

G. LXXVII. Smergo. Mergus. Harle. Taucher.

Becco dentellato, lesinato, cilindrico, incurvato al-
l’apice.

1. † Smergo oca. M. Merganser. Le Harle. Der Kneifer.

Ciuffo longitudinale quasi dritto; petto bianco im-
maculato; rettrici cineyce col fusto nericcio. Op. cit. t. 190.

Al nord dei due emisferi; esso, al pari di altre
specie di questo genere, danneggia gli stagni che con-
tengono pesci, specialmente nel tempo di frega.

G. LXXIX. Penguino. Alca. Alque.

Becco sdentato, corto, compresso, convesso, scannel-
lato traversalmente; mandibola inferiore gibbosa avanti
la base.

Tutto il genere soggiorna sulle spiagge e scoglj
del nord.

1. Alca artica. A. Arctica. Le Macareux. Der Pa-
pageytaucher.

Becco compresso, ancipite, solcato con quattro
scannellature; orbite e tempie bianche; palpebra supe-
riore mucronata.

Nidifica nelle buche esistenti nel terreno, o si
scava una apposita fossa sotto terra.

[Seite 227]

G. LXXX. Diomedea. Aptenodytes. Man-
chot. Fettgans.

Becco un po compresso e quasi a coltello, solcato
obbliquamente per il lungo; mandibola inferiore tron-
cata sull’ apice; ali spennate in forma di natatoje.

Le loro penne liscie e lucenti, le piccole ali sca-
gliose ed il portamento quasi dritto, danno a questi
uccelli una singolar figura. Se ne trovano diverse sorta
sulle coste dei mari meridionali e nelle isole d’Africa
ed America, e se ne vedono anche attorno alla nuova
Olanda, nuova Guinea e nuova Zelanda(1). Alle volte
si uniscono in grandissimo numero.

1. Diomedea saltatrice. A. Chrysocome. Le Man-
chot sauteur.

Becco rosso scuro; piedi giallognoli; ciuffo fron-
tale dritto, nero carico; ciuffo auricolare giallo ca-
dente a perpendicolo. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 46.

Nelle isole di Talkand, nella nuova Olanda, ec.

2. Diomedea immersa, o mezzana. A. Demersa.
Le manchot lacheté. Der Pengwin.

Becco e piedi neri; zona pettorale e sopracci-
gliare bianca. Edwards, tav. 94.

Comunissimo al Capo, ec.

SEZIONE SESTA.
degli anfibj.

[Seite 228]

§. 81.

I mammali e gli uccelli si distinguono dagli an-
fibj
e dai pesci pel calore (§. 23 e 40), e per la
quantità maggiore del sangue.

§. 82.

Non pertanto hanno gli anfibj con gli altri ani-
mali a sangue caldo una certa rassomiglianza, e si
distinguono dai pesci per la respirazione che eseguiscono
con i polmoni, i quali però sono di una tessitura più
floscia; e la respirazione degli anfibj è meno deter-
minata, o per meglio dire meno regolare che nelle due
precedenti classi: essi possono sopprimere questa fun-
zione per un tratto di tempo molto più lungo di
quello che far possono i poppanti e gli uccelli(a);
sopportano più lungamente la mancanza dell’ aria, e
possono trattenersi anche nel vuoto; si videro, p.e.,
dei rospi vivi rinchiusi in una piccola cavità, in
mezzo ad un tronco d’albero, o in un masso di pie-
tra. Sono pure in istato di rimanere per ben lungo
[Seite 229] tempo nel gas acido carbonico, e di sostenere dei gradi
estremi di caldo e di freddo. Così è incontestabile
che salamande e rane vissero nello stomaco e nel tubo
intestinale dell’ uomo; come anche se ne sono vedute
di assiderate nei pezzi di ghiaccio, che poi tornarono
in vita.

§. 83.

Poichè gli anfibj hanno polmoni, sono anche in
grado di emettere un suono; tuttavia sembra che al-
cuni (come fra gli anfibj d’Europa la vera Salamandra,
la Lucerta grigia e l’Angue comune) siano intiera-
mente muti.

§. 84.

Questi animali differiscono fra di loro, in quanto
alla generale conformazione, avendo gli uni quattro
piedi, come le rane, le lucerte, e le testuggini; mentre
che gli altri hanno un corpo lungo, disteso, cilindrico
e privo di ogni organo esteriore di movimento.

§. 85.

Gli integumenti esteriori del corpo degli anfibj sono
molto più variati rispetto a quelli degli animali a
[Seite 230] sangue caldo. Taluni sono rivestiti di uria scaglia ossea;
altri sono coperti con lamine di sostanza cornea, o
di piccole piastre ovvero squame assai numerose; e
per ultimo ve ne sono con una pelle intonacata sol-
tanto di un umore viscoso. Il maggior numero muta
di tratto in tratto la pelle; e certuni perfino cangiano
d’improvviso intieramente di colore, come le rane, le
salamandre, e specialmente il camaleonte.

§. 86.

Buona mano di anfibj, siccome la denominazione
stessa lo fa capire, possono soggiornare sulla terra e
nell’ acqua. Alcuni cercano a loro piacere il nutrimento
nei due elementi; altri per l’opposto passano un certo
periodo della loro vita, o di certa stagione, in uno
solo dei due; ve ne sono finalmente di quelli che non
possono soggiornare che, o nell’ acqua, o sulla terra,
e non alternativamente.

§. 87.

Sommamente variato si è il nutrimento di alcuni
anfibj, come fra le tartarughe ed i serpenti: quello
di altri poi è limitato; p.e., le rane ed il camaleonte
sono molto difficili nella scielta dei loro alimenti, e
non si cibano che d’insetti vivi di un certo numero di
specie. Molti quando sono carcerati, non mangiano punto,
e possono sostenere meravigliosamente un digiuno lun-
ghissimo: io stesso ho conservato per otto mesi delle
salamandre senza mai dargli da mangiare, nè ho po-
tuto capire che dassero nessun segno di patimento,
[Seite 231] o si smagrissero sensibilmente. In quanto alle testuggini
si sa, che possono mantenersi senza nutrimento per un
anno e mezzo.

§. 88.

Quasi tutti gli anfibj sono dotati di una forza sor-
prendente di riproduzione. (§. 19). Il grado d’inten-
sità di codesta facoltà, se male non m’ appiglio, pro-
viene dalla forza dei loro nervi, e della relativa pic-
colezza del cervello. In fatti, quelli si trovano mepo
dipendenti da questo; tutta la macchina mostra una
mobilità più limitata, e un minore consenso, che fra
gli animali a sangue caldo. La vita degli anfibj è più
semplice ed in apparenza ha di gran lunga più del ve-
getativo in paragone di quella degli animali di cui ci
siamo occupati fin ora; ma per lo contrario i loro mem-
bri sono dotati di una forza vitale propria e più in-
dipendente, poichè per l’effetto di codesta forza vi-
tale più propria delle parti individuali, ciascun stimolo
che agisce sopra una parte o sopra un sistema, ha
minore rapporto con un centro comune, che su gli ani-
mali delle due classi precedenti: si può capirne il
motivo per il quale gli anfibj hanno una vita tanto
tenace, e perchè le rane alle quali si strappi il cuore
continuino a saltare(a), e le tartarughe, dalla testa
delle quali si levò il cervello, possano vivere ancora
dei mesi intieri. Da ciò ne viene parimenti quella mo-
bilità continua delle parti che furono mutilate dal loro
corpo; la coda delle salamandre e dell’ angue fragile,
[Seite 232] quantunque staccata del corpo conserva ancora per
lungo tempo la sua irritabilità(1).

§. 89.

Certi anfibj hanno per armi, o per mezzo di of-
fesa
il loro veleno. La salamandra, il rospo splendente
hanno una schiuma latticinosa che spandono quando
sono in pericolo; un gran numero di rospi, di lucerte
e particolarmente di serpenti esalano un odore specifico.

§. 90.

Nella maggior parte degli anfibj i sensi esteriori
non pajono di una grande attività: in quanto poi a
quelli interni, si distingue in molti la loro memoria;
poichè si videro dei rospi ed anche dei cocodrilli rico-
noscere i loro benefattori e diventare mansueti; e vi
sono dei ciarlatani che istruiscono dei serpenti a fare dei
movimenti di destrezza; all’ incontro non si osserva
negli animali di questa classe, che poche traccie del
vero istinto d’industria (§. 36).

§. 91.

Sembra che assai pochi anfibj abbiano bisogno
del sonno giornaliero, che serve a ristorare le forze;
in vece quasi tutti intirizziscono nei mesi più freddi del-
l’inverno, nel qual tempo alcuni si isolano, altri si
[Seite 233] uniscono insieme, come le nostre rane e salamandre;
perciò questi animali possono passarsela facilmente senza
dormire durante l’inverno, giacchè quando sono chiusi
in una stanza tepida vegliano benissimo tutto l’inverno.

§. 92.

Vi è moltissima singolarità negli anfibj in quanto
alla propagazione: il bisogno di accoppiarsi è in alcuni
così violento, che si sono vedute delle rane coprire
per mancanza di femmine dei maschj, dei rospi o delle
femmine già morte. Nella maggior parte delle rane
e delle salamandre di mare l’accoppiamento dura più
giorni e talora intiere settimane. Le vipere si avvol-
gono tra di esse strettissimamente nella posterior parte
del corpo durante l’accoppiamento, e dardano in
seguito con forza le loro lingue l’una contro l’altra:
le salamandre all’ opposto non si abbracciano, ma solo
nel tempo degli amori il maschio nuota intorno alla
femmina e spruzza da lontano le uova che essa depone.

§. 93.

Se si eccettui una piccola parte di anfibj, tutti
gli altri sono animali ovipari; ma molti, come i ser-
penti, non partoriscono le uova che quando i novelli
sono quasi sviluppati intieramente. Il Pipa cova le sue
uova sopra il proprio dorso(a).

[Seite 234]

Osservazione. Ho racchiuso in sul finire d’estate
una salamandra in un bicchiere; essa, dopo esservi stata
rinchiusa quattro buoni mesi, verso il primo dell’anno
fece improvvisamente ed in pochi giorni trentaquattro
figlj, per cui è necessario che una precedente fecon-
dazione mantenga il necessario effetto per un tratto di
tempo molto più lungo che nei polli.

§. 94.

Le lucerte e le rane, che nascono nell’ acqua, non
vengono dapprima alla luce sotto forma perfetta, ma
nascono come larve, e bisogna che soggiacciano ad
una specie di metamorfosi, prima che le loro parti
tutte sieno totalmente sviluppate, e che usar possano
di tutti i membri. I girini, p.e., non hanno dap-
prima i piedi, ma in loro vece una lunga coda in
forma di timone; parimenti le salamandre nate da poco,
hanno ai due lati del collo una specie di branchie
(appendices simbriatae Swarmmerdami) e spesso anche un
piccolo succhiatojo al labbro inferiore. Il giovane ani-
male non ha tutte queste diverse parti se non quando
è come larva, e scompajono a mano che ingrossa(1).

§. 95.

[Seite 235]

Gli anfibj crescono lentissimamente, cosicchè le
nostre rane, p. e, non sono comunemente atte alla
riproduzione se non al quarto anno; eppure esse non
toccano un’età molto avvanzata ed in proporzione della
ritardata pubertà: esse vivono dai dodici ai sedici anni;
all’incontro è certo, che le tartarughe anche in istato di
captività vissero più di cento anni; sicchè conchiudendo
per analogia, è possibile che i grandi serpenti ed i co-
codrilli pervenghino ad una età ancora più provetta.

§. 96.

L’utilità che gli anfibj recano all’uomo non è
molte ristretta; vi sono dei paesi ove essi sono utilis-
simi: si mangiano, tanto le tartarughe e le sue uova,
quanto alcune specie di lucerte(a), di rane e l’olio di
testuggine; gli artisti lavorano gli scudi delle tartarughe;
le pelli preparate della Lacerta alligator servono per
fare bellissime selle.

§. 97.

Molti animali mostruosi di questa classe come i
cocodrilli ed i serpenti acquatici sono dannosi per la
[Seite 236] loro grandezza; altri, singolarmente fra i serpenti, lo
sono pel veleno che in nessun altro animale delle altre
classi è così attivo.

§. 98.

Tutta la classe si divide soltanto in due ordini:

I. Rettili. Reptiles. Anfibj con quattro piedi. (I qua-
drupedi ovipari
degli antichi Naturalisti).
Le Testuggini, le Rane e le Lucerte.

II. Serpenti. Serpentes. Senza alcun organo di moto
esteriore (§. 84)


PICCOLO NUMERO DI LIBRI
Che possono servire per la Storia Naturale
di questa classe.

  1. Alb. Seba, rerum naturalium thesaurus. Amst., 1764–1765, Vol. IV.
    in fog. grande (solo però i due primi tomi).
  2. Jo. Nic. Labrentii, synopsis reptilium emendata. Vindob., 1768. in 8.°
  3. C. De La Cepède, Histoire Naturelle des quadrupèdes ovipares et
    des serpens.
    Paris, 1788, Vol. II. in 4.°
  4. J. Gottl. Schneider, historia amphibiorum naluralis et literaria.
    Fascicolo I e II. Jen., 1799–1801. in 8.°
  5. Deutsch, mit Anmerk. und Zusätzen von J.M. Bechstein. Weim.,
    1800, Vol. V. in 8.°
  6. G. And. Sucow, Anfangsgründe der N.G. der Thiere. Th. Leip., 1798,
    Vol. III. in 8.°
  7. Fr. Tiedemann, M. Oppel und Jos Liboschitz, N.G. der Amphibien.
    Heidelb., dopo il 1817. in foglio.
  8. Bl. Marrem, tentamen systematis amphibiorum. Marb., 1820. in 8.°

CLASSE QUARTA.
Anfibj. Anfibia.
ORDINE I.
Rettili. Reptiles.

[Seite 237]

Tutti gli animali di quest’ ordine, allorchè sono
giunti allo stato perfetto, hanno quattro piedi, li quali
secondo la diversità del loro soggiorno sono alle estre-
mità digitate, palmate, oppure pinnate.

G. I. Testuggini. Testudo. Tortue. Schildkröte.

Corpo coperto da una corazza; coda nella maggior
parte breve; bocca con mandibole nude, sdentate(1).

Presso che tutte le tartarughe sono coperte d’
uno scudo osseo durissimo: la parte superiore, o lo
scudo, è rassodato alla spina dorsale, ed ai lati del-
l’animale, ed è guernita di larghe scaglie cornee, che
in alcune specie sono tanto forti, ed hanno così bei
colori, che si adoperano nelle arti. Sono queste per
lo più in numero di dieciotto in mezzo, e ventiquattro
all’ interno del margine. La parte inferiore, od il pia-
strone,
è più piccola della superiore ed è troncata dalla
parte della testa, della coda e dei piedi. In generale
la forma sì particolare e distinta di questo genere, in
[Seite 238] certa guisa isolato dagli altri, serre d’importante testi-
monio contro l’immaginata scala graduata della natura.

Sp. 1. Testuggine membranacea. T. Membranacea.
La Tortue membraneuse.

Piedi palmati, con tre unghiette; testa orbicolare,
ovata, membranacea, grigia, striata, scabra. Schneider,
Op. cit. tav. 1.

In Guiana.

2. Tartarugha embricata. T. Imbricata. Le Caret.
Die Carette.

Piedi pinniformi; testa cordata, quasi carenata;
margine seghettato; piccole scaglie imbricate, larghe;
coda squamosa. Viaggio di Bruce alle sorgenti del Nilo.
Suppl. tav. 42.

Nelle due Indie, come pure nel mar rosso. Som-
ministra le più belle squame(1).

3. Tartaruga Mida. T. Mydas (T. Viridis,
Schneider). La Tortue franche. Die grüne Schildkröte.

Piedi pinniformi; mandibole delle mascelle den-
tate; testa ovata. Schöpff, tav. 17, fig. 2.

Alle volte pesa 800 libbre; è una tartaruga
di mare; ha derivato il suo nome dalla sua corazza
di un verde oliva pallido, e dal colore verde della
sua saporita pinguedine. Vive solamente di piante ma-
rittime e di vegetabili, per cui la sua carne non ha
dell’ ontuoso, ma è di un buon sapore.

4. † Tartaruga orbicolare. T. Orbicularis (Eu-
ropaea,
Schneider). La Tortue d’eau douce ordinaire.
Die gemeine Flusschildkröte.

Piedi palmati; testa orbiculata, quasi piana.

[Seite 239]

Nei climi temperati d’Europa.

5. Tartaruga greca. T. Graeca. La Tortue grecque.

Piedi semidigitati; testa gibbosa nella parte poste-
riore; margine laterale ottusissimo; squame semipiane.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 66.

Al sud d’Europa ed al nord d’Africa.

6. Tart. geometrica. T. Geometrica. La Géométrique.

Piedi posteriori palmati; squame della corazza
elevate, troncate. Schöpff., tav. 10.

Nelle Indie orientali, ed al Capo; grande all’ in-
circa come il palmo d’una mano; lo scudo molto con-
vesso, segnato assai regolamento di giallo e di nero,
la fa molto bella.

G. II. Rana. Rana. Grenouille. Frosch.

Corpo nudo; quattro piedi, i posteriori più lunghi(1).

1. Pipa. R. Pipa. Le Pipa. Die Pipa.

Corpo piano; muso spatiforme; diti anteriori senza
unghie, quadridentati; piedi posteriori unghiuti. Ab-
bild. n.h. Gegenst.
tav. 36.

Nelle acque della Guiana. È notabile per il modo
strano ed affatto unico, col quale la femmina fa na-
scere i figlj. Allorquando le uova sono evacuate nella
maniera comune, il maschio le stende sul dorso
della femmina, e le feconda d’umore prolifico; in
seguito le piccole uova crescono sulla pelle della ma-
dre, ove rimangono per circa tre mesi; allora i novelli,
che si trovano sotto forma di girini, s’ingrossano(2);
[Seite 240] la coda che hanno, le va sparendo, gli vengono
quattro gambe, ed abbandonano poi il dorso della
madre.

2. Rospo cornuto. R. Cornuta. Le Cornu.

Palpebre coniche. Seba, Vol. I, t. 72, fig. 1, 2.

Nella Virginia; i suoi grandi occhi fissi, le sue pal-
pebre mostruose ed in forma di cornetti gli danno una
fisonomia strana.

3. Rana ocellata. R. Ocellata. La Grenouille mu-
gissante. Der Ochsenfrosch.

Orecchie occhiute, piedi senza unghie. Catesby,
Vol. II, tav. 72.

Dell’America settentrionale; grossa come un pic-
colo Delphinus Phocena; il nome inglese (the bull-
frog
) deriva dalla sua voce assai forte.

4. Paradosso, o Jachie. R. Paradoxa (R. Piscis).
La Jackie. Die Jackie.

Femori posteriori strisciati obbliquamente. Seba,
Vol. II, tav. 78.

Nell’America del sud. Il girino (§. 95.) è lungo circa
una spanna; in quell’epoca, è molto più voluminoso
di quando diventa rana compiuta ed è giunto a ma-
turità, per cui ha dato motivo alla falsa opinione; che
di girino si trasmuti in pesce; l’animale conserva la
coda anche dopo che ha preso la forma completa e
sviluppate le quattro gambe. Mentre è girino cambia
la pelle più volte.

5. † Rospo comune. R. Bufo. Le Crapaud. Die
Kröte.

Corpo panciuto, verrucoso, lurido e fosco. Roesel,
tav. 20, 21.

Non è vero che la sua orina sia un violento
[Seite 241] veleno(a); è in vece incontrastabile che lo si rinviene
rinchiuso nei tronchi degli alberi, o nei massi di pietre.

6. † Rospo rosso. R. Bombina. Le Crapaud cou-
leur de feu. Die Feuerkröte.

Corpo verrucoso; abdome macchiato di giallo
turchino; pupilla triquetra. Op. cit. tav. 22.

Ha il ventre marmorizzato di giallo e di turchino;
salta quasi come una rana.

7. † Calamita. R. Portentosa (R. Calamita, Lau-
renti).
La Calamite. Die Haus-Unke.

Verrucoso; linea dorsale gialla; le laterali baje.
Op. cit. tav. 24.

Nelle cantine umide, nei boschi, sulle sponde dei
fiumi, ec.; lo si vede di rado, ma si fa sentire con un
suono lugubre e cupo, che ha dato materia a molte
favole superstiziose.

8. † Ranocchio dei temporali. R. Temporaria. La
Rousse. Der Braun Grasfrosch.

Scurognolo; dorso alquanto piano, quasi angoloso.
Op. cit. tav. 1, 8.

Nell’ erbe e nelle macchie, da dove i novelli
[Seite 242] escono in gran copia, dopo le pioggie d’estate; e la
loro apparizione subitanea fece sicuramente dire che
piovvero delle rane.

9. † Rana commestibile. R. Esculenta. La Gre-
nouille commune. Der grüne Wasserfrosch.

Verde; corpo angoloso; dorso gibboso trasversal-
mente; abdome marginato. Op. cit. tav. 13, 16.

Negli stagni e nelle paludi; il maschio gracida
con forza singolarmente nelle sere di bel tempo, e
ciò faccendo gli si gonfiano due grosse vesciche col-
locate a canto della bocca; questa specie di rana è
svelta e coraggiosa; mangia dei topi, dei giovani pas-
seri, delle trote e persino delle anitre nate da poco;
assale anche i lucci, ed è di soventi più forte di loro.
Nel tempo degli amori, spuntano al pollice dei piedi
anteriori del maschio di questa specie e della pre-
cedente, degli uncinetti neri, rugosi, che gli ser-
vono per attaccarsi fortemente attorno al petto della
femmina.

10. † Rana verde, o di S. Martino. R. Arborea
(Calamites, Hyla). La Grenouille de Saint-Martin. Der
Laubfrosch.

Corpo liscio, granulato sotto; piedi fessi; apice
dei diti lenticulari. Op. cit. tav. 9, 12.

Quasi ovunque in Europa, fuorchè in Inghilterra:
in America dappertutto. L’umore viscoso di cui è co-
perta al pari dei lumaconi, gli giova per istarsene
sugli alberi, ordinario suo soggiorno. I maschj che si
conoscono per la gola bruna, hanno una voce molto
penetrante, e gracidano sì nella stagione degli amori,
che allorchè il tempo si vuol mutare. Cantando gli si
gonfia la gola come una grossa vescica.

[Seite 243]

G. III. Drago. Draco. Dragon. Drache(1).

Corpo con quattro piedi, caudato, alato.
1. Drago volante. D. Volans. Le Dragon. Die flie-
gende Eidechse.

Braccia distinte dalle ali. Abbild. n. h. Geg. t. 98.

Nelle Indie orientali e nell’ Africa.

G. IV. Lucertola. Lacerta. Lézard. Eidechse.

Corpo prolungato; quattro piedi eguali.

1. Coccodrillo. L. Crocodilus (Crocodilus vulgaris,
Cuvier). Le Crocodile. Der Crocodil.

Mascelle uguali; sei scudi alla nuca, le squame
del dorso quadrate poste a sei a sei; piedi posteriori
palmati. Op. cit. tav. 26, 27.

Comunissimo nei gran fiumi d’Africa, ma spe-
cialmente nella parte superiore del Nilo e del Niger;
è il più grande animale d’acqua dolce, essendo lungo
alle volte 30 piedi(2); pure le sue uova sono appena
grosse come un uovo d’oca; allorchè ha acquistata
tutta la sua forza, assale gli uomini e gli altri grossi ani-
mali: quando è preso giovane lo si può addimesticare(3).

2. Caimano. L. Alligator (C. Sclerops, Cuv.). Le
Kaiman. Der Kaiman.

Piega coriacea traversale fra le orbite; catafratta
sulla nuca di quattro fascie ossee; piedi posteriori semi-
palmati. Seba, Vol. I. tav. 104, fig. 10.

[Seite 244]

Nella parte centrale d’America; ha il corpo e la
coda più corti e rotondi del Coccodrillo propriamente
detto; non diventa grosso come quello; fa delle uova
più piccole; nel rimanente ha del pari cinque diti
ai piedi davanti e quattro a quelli di dietro, ma di
essi tutti, i tre soli interni sono armati di artigli. Le
pelli di questa specie ora sono benissimo conciate nel
Brasile.

3. Coccodrillo del Gange, o Gaviale. L. Gange-
tica.
Le Gavial. Der Gavial.

Mascelle prolungate semicilindriche; piedi poste-
riori palmati. Edwards, nelle Transaz. Filos. Vol. XLIX.

Particolarmente nel Gange.

4. Avvisatore. L. Monitor. La Sauve-garde.

Coda carenata; corpo ottuso; squame marginali;
macchie occhiute. Seba, Vol. I, tav. 94, fig. 1, 2 e 3.

Nelle due Indie; macchiato con molta grazia e
regolarità di bianco e nero; è lungo più di tre braccia.
È denominato l’Avvisatore perchè si vuole che ordina-
riamente se ne stia con i Coccodrilli, e che tradisca
questi suoi terribili compagni con un fischio che emette.

5. Iguana. L. Jguana. Le Iguane. Der Leguan.

Coda cilindrica, lunga; sutura dorsale dentata; cre-
sta dentellata alla gola. Op. cit. Vol. I, tav. 95, 98, fig. 1.

Nelle Indie occidentali; è un animale svelto; la
sua carne e le sue uova sono di buonissimo sapore.

6. Camaleonte. L. Chamaeleon. Le Caméléon.

Coda preensile; i cinque diti sono uniti due a due,
e tre a tre. Jo. Fr. Miller, fasc. II, tav. 11.

Nelle Indie orientali, nell’ Africa settentrionale,
talvolta anche in Ispagna. È un animale lento e pigro;
vive su gli alberi e sulle siepi; si nutrisce d’insetti che
[Seite 245] piglia destramente colla sua lingua viscosa, lunga ed
incavata all’estremità; i suoi polmoni sono assai gran-
di, per cui l’animale può gonfiarsi, ed avvizzirsi a suo
talento, e forse da ciò inferirono gli antichi che vi-
vesse solamente di aria. Ha gli occhi conformati in modo
particolare; ne può muovere uno e non l’altro, o tutti
due assieme, uno in senso diverso ed opposto all’ al-
tro, e con molta rapidità. Il suo color naturale è bigio
color d’acciajo, ma lo cangia qualche volta segnata-
mente quando è in collera, si è fatta osservazione che
anche i corpi colorati che gli stanno d’intorno sono
riflessi dalle scaglie lucenti dell’animale vivo, d’onde
se ne cavò la falsa conseguenza, che il suo coloro fosse
continuamente cangiante a seconda dei corpi circonstanti.

7. Geco. L. Gecko (probabilmente il vero Saurus
o Stellius
degli antichi(1)). Le Gecko. Der Gecko.

Coda cilindrica, mediocre; diti senza unghie, la-
mellari sotto; corpo con verruche; orecchie concave.
Seba, Vol. I, tav. 109.

Nell’ Egitto e nelle Indie orientali, come anche
nelle isole del mare del sud, ed in alcuni luoghi me-
ridionali d’Europa, p.c. nel regno di Napoli. Si pre-
tende che abbia un umore velenoso fra le dita sca-
gliose dei suoi piedi, che lo comunica ai commestibili
passandovi sopra.

8. Scinco. L. Scincus (Crocodilus terrester). Le
Scinque. Der Scink.

Coda cilindrica, mediocre, compressa all’ apice;
d [...]i senza unghie, lobati, squamosi, marginati. Ab-
bild. n.h. Gegenst.
tav. 87.

[Seite 246]

Nell’ Arabia petrea, in Egitto, ec.

9. † Lucerta nostrale. L. Agilis. Le Lézard gris.
Die grüne Eidechse.

Coda verticillata, alquanto lunga; squame acute;
collare al di sotto ristretto da squame. Roesel, Gesch.
der Frösche, Titelkupf.

Nei paesi caldi d’Europa, e per quanto pare an-
che nelle due Indie e nelle isole del mare del sud. Le
sue ova brillano nelle tenebre.

10. † Salamandra delle paludi. L. Lacustris. La
Salamandre à queue plate. Der Wasser-Molch.

Nera; dorso verrucoso ai lati; abdome giallo,
macchiato di nero. Laurenti, tav. 2, fig. 4.

I maschj hanno in primavera una pelle frastagliata,
eretta, che si estende dalla testa fino alla coda lungo
il dorso. Ho parlato della sorprendente loro forza di
riproduzione al §. 19.

11. † Salamandra. L. Salamandra. Le Sourd. Der
Salamander.

Coda cilindrica, corta; piedi senza unghie; corpo
variegato di giallo e nero, nudo, poroso. Roesel, Gesch.
der Frösche, Titelkupf.

È tarchiata di giallo ranciato, e di nero; è lunga
un palmo; grossa all’ incirca come un pollice; non è
velenosa, nè può vivere nel fuoco, ec., queste sono
vane dicerie.

ORDINE SECONDO.
Serpenti. Serpentes. Serpens. Schlangen.

[Seite 247]

I serpenti(1) sono privi di membri esteriori, ma
hanno soltanto un corpo cilindrico, che muovono on-
deggiando, e che è coperto di squame, di lamine o di
anelli. Alcuni vivono nell’ acqua, e possono nuotare be-
nissimo per i loro polmoni estremamente lunghi ed in
forma di vesciche; altri stanno sulla terra, e molti
sugli alberi. Depongono ordinariamente le uova colle-
gate le une colle altre; le loro mascelle non sono
già come quelle degli altri animali fortemente con-
giunte mediante articolazioni, nè possono servirgli co-
me quelle per la masticazione; ma sono in vece capaci
di una enorme dilatazione, sicchè i serpenti ingojano
degli animali intieri più grossi di loro. La lingua, or-
dinariamente divisa in due e molto agile, gli serve come
di organo per il tatto(2). Alcune specie hanno delle
particolari vesciche poste nell’ anterior margine della
mascella superiore, contenenti un veleno violentissi-
mo(3), il quale viene separato da glandole apposite;
l’animale lo spande nella ferita per mezzo delle freccie,
[Seite 248] o denti isolati in forma di tubo con un foro od aper-
tura bislunga verso l’estremità (Abbild. n.h. Gegenst.
tav. 37, fig. 1). Queste freccie che si trovano soltanto
nel margine anteriore della mascella superiore, por-
gono il più sicuro carattere per distinguere i serpenti
velenosi, da quelli che non lo sono(1); e questi ul-
timi hanno tutto il margine esteriore della stessa man-
dibola provveduto di denti fino alle fauci. (Abbild. n.
h. Gegenst. l. cit., fig. 2). Tutti i serpenti hanno una
doppia fila di denti piccoli nel palato.

G. V. Crotalo. Crotalus. Serpent à sonnettes.
Klapperschlange.

Lamine o scudi all’ abdome; lamine e squame sotto
la coda;
crotali o nacchere, con cui finisce la stessa.

1. * Serpente a sonagli, o Crotalo. C. Horridus.
Le Boiquira. Der Boiquira.

Cento sessantasette lamine grandi abdominali, 23
piccole. Seba, Vol. II, tav. 95, fig. 1.

Particolarmente dei paesi caldi d’America setten-
trionale, è lungo sei piedi, ed è grosso all’incirca
come il braccio. I serpenti di questo genere distin-
guonsi da tutti gli esseri creati per i crotali di sostanza
cornea, infilati gli uni negli altri, collocati all’ estre-
mità della coda, il numero de’ quali aumenta colla
[Seite 249] età, ed i serpenti vecchi hanno per fino quaranta di
questi organi così strani, ed unici in questa specie.
Testimonj degni di fede accertano che gli uccellini, e
scojattoli che si trovano in una macchia sopra di co-
desto serpente cadongli per così dire da loro medesimi
nelle fauci(1). Non è questa una proprietà esclusiva
dei serpenti di questo genere; si vuole, che siasi osser-
vata parimenti in molti altri dell’ antico e del nuovo
mondo. Questi serpenti si lasciano soventi prendere e
divorare dai porci, e dagli uccelli di rapina. Si possono
facilmente addimesticare.

G. VI. Boa. Boa. Boa.

Lamine al ventre, e sotto la coda.

1. Boa costrittore. C. Costrictor. Le Devin. Die
Reisenschlange.

Lamine ventrali 140; dette piccole 60. Merrem,
P. II, tav. 1.

Nelle Indie orientali e nell’ Africa. Adanson assi-
cura che qualche volta ha dai 40 ai 50 piedi di
[Seite 250] lunghezza. Si vuole che prima di divorare la preda,
come cervi, ec., gli fracassi le coste e le ossa, li copra
di una bava gelatinosa, eppoi li ingoja; con tutto que-
sto si addomestica assai facilmente, ed i Bagattellieri
delle Indie orientali gli fanno imparare ogni sorta di
movimento, come fanno co’ serpenti ad occhiali. Il ser-
pente Amaru dell’ America meridionale che è adorato
dagli Antis del Perù, e che ha 30 piedi di lunghezza,
non pare che differisca molto dal Boa; ma il Iuda
ritenuto sacro in Guinea, è di un’ altra specie.

G. VII. Vipera. Coluber. Couleuvre.

Lamine all’ abdome; squame sotto la coda.

1. Vipera d’Egitto. C. Vipera. La Vipère d’Egypte.

Lamine ventrali 118; squame caudali 22.

Si è dato il nome di vipere a molti serpenti(a).

Il colubro al quale Linneo ha propriamente assegnato
questo nome, abita in Egitto, e non è velenoso.

2. * Ceraste. C. Cerastes. Le Céraste. Die Gehörnte
Schlange.

Prominenza in forma di corno sopra ciascun oc-
chio; 145 lamine ventrali; squame caudali 44. Viaggio
di Bruce alle sorgenti del Nilo, nel suppl., tav. 40.

[Seite 251]

Parimenti d’Egitto; è sicuramente velenoso.

3. † * Vipera comune C. Berus. La Vipère com-
mune. Die Viper.

Cento quarantasei lamine o scudi ventrali; 39
squame caudali. Laurenti, tav. 2, fig. 1.

Questa vipera, della quale se ne faceva uso in
medecina, è di colore scuro, ed abita nei paesi caldi
dell’ antico continente, in Germania e nella Svizzera; la
sua morsicatura produce violentissima infiammazione,
ma non sempre la morte. Si è su questa specie che
in addietro il Dott. Fr. Redi, e recentemente F. Fon-
tana
fecero tante belle esperienze(a).

4. † * Colubro del collare C. Natrix. La Cou-
leuvre à collier. Die Ringel-Natter.

Lamine 170; squame 60.

Colore d’acciajo con macchie laterali bianche, spe-
cialmente ai due lati del collo; se ne trovano in Europa
di lunghi 10 piedi, lo che avrà dato luogo alle storie
meravigliose dei draghi, dei serpenti mostruosi, ec.

5. Colubro scarlatto. C. Coccineus. Le Serpent é-
carlate. Die Carmoisin-Schlange.

Lamine 175; squame 35. Voygts, Magazin V,
Bdes I, Stück. tav. 1.

Questo serpente di stupendi colori, abita la Flo-
rida e la nuova Spagna; è grosso come un dito, e
lungo circa due piedi; giù lungo il dorso ha una ven-
tina di macchie grandi di colore scarlatto regolaris-
sime, che sono contornate da una bordatura nera, ed
[Seite 252] ogni bordo è separato l’uno dall’altro da una fascia
d’un giallo citrino. Le giovani della Florida, portano
cotesto animale per abbellimento tanto attorno al collo,
quanto intrecciato nei capelli.

6. * Naja. C. Naja. Le Serpent à lunettes. Die
Manschlange.

Lamine 193; squame 60. Russell’s, Indian Ser-
penti,
tav. 5, 6.

Nelle Indie orientali; ha il collo estremamente di-
latabile; è macchiato di dietro da una figura che so-
miglia ad un pajo d’occhiali. È uno dei serpenti più
velenosi, ma il Mangusta è più forte di lui, e lo man-
gia; gli si può insegnare ogni sorta di giuochi.

G. VIII. Angue. Anguis. Orvet.

Squame abdominali e caudali.

1. † Orveto. A. Fragilis. L’Orvet. Die Blindschleiche.

Squame abdominali 135; altrettante sotto la coda.

Sta nei luoghi paludosi, nei vecchi muri, ec.; si
rompe facilmente in due, quando si afferra, ed i tron-
chi si muovono per molte ore. Si incontrano delle
varietà non poche di cotesta specie, che sono assai
belle, e benissimo marcate in guise diverse.

2. * Coda piatta. A. Platuros. La Queue plate.

Coda compressa, ottusa. Ab. n.h. Geg., tav. 28.

Nell’ oceano delle Indie, e nel mare del Sud.

G. IX. Anfisbena. Amphisbaena. Amphisbène.

Anelli al tronco ed alla coda.

1. Fuliginosa. A. Fuliginosa.

Duecento anelli al tronco; 30 alla coda. Seba,
Vol. I, tav. 88, fig. 3, e seg.

In America; macchiato di nero e di bianco.

[Seite 253]

G. X. Cecilia. Caecilia. Cécile. Kunzelschlange.

Rughe al tronco ed alla coda; labbro superiore
con due tentacoli.

1. Cecilia ibiara, o tentacolata. C. Tentaculata.
L’Ibaire.

Con 135 rughe. Op. cit. Vol. II, tav. 25, fig. 2.

D’America; senza squame; ha degli anelli in
forma di crespe sulla pelle, propriamente come un
lombrico.

SEZIONE SETTIMA.
dei pesci.

[Seite 254]

§. 99.

Si chiamano pesci quelli animali a sangue rosso e
freddo, gli organi del movimento dei quali (le vere
natatoje o alette) sono provveduti di ariste o di fila-
menti cartilaginosi, e che respirano col mezzo di vere
branchie,
che le restano per tutto il tempo della vita.

Osservazione. Ho detto vere natatoje e vere bran-
chie,
per discernerle da quegli altri organi in qualche
maniera analoghi, che ho osservato al §. 94 come esi-
stenti nelle giovani rane, salamandre, ec.

§. 100.

Le branchie fanno quasi perfettamente le veci di
polmoni negli animali della classe attuale. Sono collo-
cate ai due lati posteriori della testa, ordinariamente
sotto una o più scaglie grandi in forma di mezza luna,
che per questa ragione si chiamano coperchj delle bran-
chie (opercula branchialia
), e che fra la maggior
parte dei pesci si riuniscono con la membrana bran-
chiostega.
Le branchie stesse sono tessute con un gran
numero di vasi sanguigni fini assai, e sono tagliate
comunemente da ciascuna parte in quattro fogliette,
che in qualche maniera somigliano alla barba di una
penna, e sono sostenute alla base da una specie di
resta foggiata a guisa d’arco.

§. 101.

[Seite 255]

I pesci non possono fare a meno di respirare,
siccome gli altri animali a polmoni; questi però effet-
tuano l’espirazione per la stessa via che eseguiscono
l’inspirazione, mentre i pesci compiono l’inspirazione
introducendo dalla bocca l’acqua che tiene in disso-
luzione l’aria, la fanno andare alle branchie, ed effet-
tuano la espirazione mandandola fuori dalle branchie
stesse.

§. 102.

Siccome i pesci non hanno polmoni, così essi non
hanno ciò che si chiama propriamente voce; pure alcuni
possono produr un suono, come il Cottus cataphractus ed
il Cobitis fossilis.

§. 103.

Comunemente la configurazione corporea è molto
più variata nei pesci che nelle classi precedenti; e
quantunque fra la maggior parte il corpo abbia una
verticale positura, cioè, compressa sui fianchi, fra al-
tri all’opposto la posizione è orizzontale, essendo schiac-
ciata; in alcune specie è cilindrica, come nelle anguil-
le; fra gli Ostracioni è prismatica o a quattro faccie;
in tutti la testa ed il tronco sono attaccati assieme
immediatamente senza che vi sia frammezzo un collo.

§. 104.

Fatta astrazione ad un piccolo numero di pesci,
[Seite 256] gli altri sono comunemente coperti da squame di par-
ticolare sostanza, e foggiate diversamente secondo le
varie specie, essendo alcune volte fatte con molta ele-
ganza e con bei disegni, ed avendo anche soventi il co-
lore e lo splendore dell’oro e dell’argento. All’ incon-
tro, la maggior parte dei pesci cartilaginosi sono coperti
di scudi assai acuti, uncinati, ec. Le scaglie sono spal-
mate esteriormente da un umore viscoso particolare,
il quale pare, che provenga in gran parte dalle piccole
cavità, che si trovano in quasi tutti i pesci ai lati del
corpo, nel luogo chiamato linea laterale.

§. 105.

Gli organi del movimento dei pesci(1), le na-
tatoje
(ossiano alette o pinne), nelle quali si è ricono-
sciuta una forza di riproduzione sorprendente, sono
composte di sottili spine ossee o cartilaginose, che
riunite assieme da particolare membrana, ed attaccate
ad ossi proprj, sono poste in movimento da appo-
siti muscoli. Le natatoje prendono la denominazione
dal sito in cui si trovano: così quelle che sono sul
dorso si chiamano natatoje dorsali; quelle che stanno
ai lati e subito dopo le branchie, pettorali; quelle col-
locate sul ventre prima dell’apertura dell’ano, ventrali;
che se una vi è al di là di questa apertura, dicesi,
[Seite 257] anale; e per ultimo caudale quella della coda, che
è sempre collocata verticalmente.

I pesci conosciuti sotto il nome di volanti hanno
le natatoje pettorali lunghissime e fortissime, col mezzo
delle quali si slanciano fuori dell’ acqua, e possono
mediante questo salto volare per un piccolo tratto.

§. 106.

Un’ altra parte del corpo dei pesci, che le porge
ajuto nei loro muovimenti, segnatamente per alzarsi
ed abbassarsi (come i piccoli diavoli di Cartesio), si
è la loro vescica natatoria, della quale sono muniti
particolarmente i pesci d’acqua dolce, e che per mezzo
di un condotto aereo comunica di rado con lo sto-
maco, ma più frequentemente con l’esofago(a).

§. 107.

Generalmente i pesci si dividono, secondo il luogo
del loro soggiorno,
in pesci di mare, e di acqua dolce.
Alcuni possono durarla per qualche tempo fuori del-
l’acqua, come l’Anguilla, la Morena, ec.; se ne sono
pur anco veduti a vivere nelle acque minerali calde(1).

§. 108.

[Seite 258]

La maggior parte dei pesci, segnatamente poi
quelli di mare, sono animali notturni, poichè vanno
girando in tempo di notte, e durante il giorno si ap-
piattano nel fondo delle acque, ove se ne stanno tran-
quilli; così gli isolani e gli abitanti dei litorali che
vivono di pescaggione, non se ne occupano che di
notte.

§. 109.

In certe stagioni ne emigrano moltissime specie;
varii pesci di mare entrano nei seni e nelle, imbocca-
ture dei fiumi per fregare; ed alcuni altri, come le
aringhe dell’ oceano atlantico settentrionale, in certe
epoche determinate, fanno dei viaggi lunghissimi, se
ne vedono in prodigioso numero fra le coste occidentali
d’Europa e quelle di nord-est d’America(1).

§. 110.

I pesci sono quasi tutti carnivori, e poichè non
hanno zampe onde assalire la preda, la natura gli
fornì molti altri mezzi per impossessarsene: gli uni
hanno la bocca munita di cirri che gli servono come
per adescare, attrarre e pescare dei piccoli animali
acquatici; così è nel Uranoscopo o Messoro Scabro,
e nella Lofia o Rana pescatrice, i quali hanno i
[Seite 259] mustacchi. Certi altri, come il Chaetodon rostratus, sono
provveduti di una canna con la quale spingono in alto
l’acqua e fanno cadere morti gli insetti che volano
sulla superficie di essa: alcuni sono anche dotati di
una forza che in certo modo squote ed intorpidisce,
come fanno i tre pesci di mare il Tetrodon electricus,
il Trichiurus indicus e la Raia torpedo, ed i due di
acqua dolce il Gymnotus electricus ed il Silurus elec-
tricus.

§. 111.

In quanto ai sensi esterni dei pesci, bisogna dire,
che presso al numero maggiore, l’organo dell’ ol-
fatto, sia estremamente fino, poichè ad una lunga di-
stanza fiutano l’esca che è nascosta. Molto fino si è
pure l’udito, gli organi del quale sono somiglianti a quelli
che si rinvengono nell’ orecchio degli altri animali a
sangue rosso e caldo. Ma specialmente sono da notarsi
le molte particolarità della conformazione dei loro oc-
chi, come p.e. le numerose membrane, un organo a
loro affatto particolare e molte altre cose simili(1).

§. 112.

Non abbiamo osservazioni precise, ben fatte e
bastevoli per poter asserire qualche cosa di positivo
intorno all’ istinto ed alle altre facoltà dell’ animo dei
pesci; si sà però che alcuni si dimesticano facilmente,
come le Trote(2), e che altri sono furbi e maliziosi,
come i Carpini vecchj.

§. 113.

[Seite 260]

Intorno al loro sonno, vi è luogo a credere, che,
al pari degli anfibj (§. 91.), nell’ inverno siano tutti
soggetti ad un letargo; ma pochissimi hanno un sonno
periodico o giornaliero di riparazione, come si dice
che lo abbia il Goldbrachsen.

§. 114.

Fatta eccezione ad un piccol numero di pesci
vivipari, come le Anguille ed il Blennio viviparo, vi
sono pochi pesci, che realmente si accoppiano; ma in
vece la femmina depone delle uova che non sono pur
anco fecondate, e che lo diventano poscia per opera
del maschio, il quale le spruzza con il suo latte.

Nell’ economia rurale si cavò partito di questo
modo di propagazione, potendosi con la mischianza
artificiale delle uova e del latte delle trote ed altri
pesci procreare dei pesciolini(1).

Osservazione. Fra le altre cose notabili intorno
alla generazione dei pesci, non è da tacersi, che al-
cune specie tra di essi sono costantemente ermafrodite,
siccome le Lamprede; e che altre specie, p.e., il
Carpione, lo sono talvolta per anomalia.

§. 115.

[Seite 261]

La maggior parte dei pesci si moltiplicano in
quantità sorprendente: e quantunque le uova sieno
comunemente di lunga mano più piccole in questa
classe di animali, che nelle altre in proporzione; pure
vi sono delle specie, in cui le ovaja sono più volu-
minose, che tutto il rimanente del loro corpo, così
che si numerarono in una sola Aringa da 20 a 37
mila uova; nei Carpj più di 200000; nelle Tinche
383000; e più di un milione nel Pleuronectes flesus(1).

§. 116.

Alcune volte i pesci non hanno la struttura com-
pleta quando escono dall’uovo; è necessario che subi-
scano prima una specie di metamorfosi a similianza di
molti anfibj (§. 94), per cui le loro natatoje e le altre
parti del corpo si formano a poco a poco.

§. 117.

I pesci in proporzione della grandezza del loro
corpo, pervengono ad una avvanzatissima età: si sa
che i Carpioni ed i Lucci possono vivere 150 anni,
sebbene alcuni, come lo Spinello aculeato, non ne vi-
vano che pochi.

§. 118.

L’utilità che i pesci porgono all’ uomo, non è molto
[Seite 262] variata, giacchè in generale gli servono solamente di
nutrimento(a); ma sotto questo rapporto essi sono
appunto di molta importanza per una buona parte
dell’ uman genere, che vive quasi esclusivamente di
cotesti animali. I selvaggi stessi, come quelli di Kamt-
schatcka ed i Brasiliani sanno preparare i pesci in mille
guise facendone perfino della farina, delle focaccie, ec.
Molti popoli, p.e. gli isolani dell’ oceano pacifico, fanno
della pesca la loro principale occupazione, e deve es-
sere per essi una sorta di studio che esige una certa
riflessione, giudicar volendo dagli utensigli ingegnosi
che inventarono a quest’ effetto; parimenti la pesca è
di molta importanza per una grande quantità di po-
polazioni colte; così sono un’oggetto di commercio le
Aringhe, il Merluzzo, il Tonno, ec.; l’olio del pesce
Cane e delle Aringhe, ec., si fa ardere ben spesso nelle
lampade; gli abitanti delle coste occidentali della parte
media dell’ Asia conciano le pelli dei Salomoni e si ve-
stono di esse; molte parti di alcuni pesci si adoperano
nelle arti, come p.e., le squame dal Cyprinus alburnus
servono per fare delle false perle; la pelle delle Raje e
dei pesci Cani somministrano della colla di pesce, ec.

§. 119.

I pesci carnivori fanno molto danno, segnatamente
nel mare il pesce Cane, e nell’ acqua dolce il Luccio.
[Seite 263] Si pretende che anche in alcuni paesi ve ne sieno di
velenosi, per cui quelli che ne mangiano corrono rischio
di morire: saranno di questo numero alcune specie di
Tetrodonte.

§. 120.

La classificazione sistematica dei pesci non è per
anco perfezionata; intanto si dividono in generale in
due sezioni principali:

A. Pesci Cartilaginosi (Pisces cartilaginei), che non
hanno vere reste o spine, ec.

B. Pesci Spinosi (Pisces spinosi), i quali sono mu-
niti di ariste o spine.

I cartilaginosi dividonsi in due ordini che Lacè-
pède
ha determinati per la presenza, o per la man-
canza dell’ Operculo branchiale; e dopo divide i ge-
neri che gli appartengono nel seguente modo:

I. Ordine. Condropterigi. Chondropterygii. Senza o-
perculo branchiale.

II. Branchiosteghi. Branchiostegi. Con l’operculo bran-
chiale.

Quanto ai pesci spinosi, cioè con ariste, che
sono i pesci propriamente detti, Linneo li ha clas-
sificati sulla forma e posizione delle natatoje ventrali.

III. Apodi. Apodes. Senza natatoja ventrale.

IV. Giugulari. Jugulares. Con natatoje ventrali poste
in avanti delle pettorali (cioè al collo).

V. Toracici. Thoracici. Colle natatoje ventrali situate
precisamente sotto le pettorali.

VI. Abdominali. Abdominales. Colle natatoje ventrali
collocate di dietro delle pettorali.

LIBRI
Che servir possono alla Storia Naturale dei Pesci.

[Seite 264]
  1. Guill. Rondelet, de piscibus, Lugd., 1554, Par. II 1555, in fog.
  2. Conr. Gesner., de piscium et aquatilium animantium natura. Tig.,
    1558, in foglio.
  3. Steph. a Schonevelde, Ichthyologia, etc. Hamburg, 1624, in 4.°
  4. F. Willoughbeii, Historia piscium, ex ed. Ray. Oxon., 1686, in fog.
  5. Jo. Ray, Synopsis methodica piscium. Lond., 1713, in 8.°
  6. Laurent. Theod. Gronovii, Zoophylacium Gronovianum. Lugd.
    Bat., 1781, Part. I–III, in foglio.
  7. Ant. Gouan, Historia piscium, Argent., 1770, in 4.°
  8. Duhamel et Demarre, Histoire des poissons (Traité des pêches).
    Paris, 1770, Vol. 3, in foglio.
  9. M. El. Bloch, öckonomische N.G. der Fische Deutschlands. Ber-
    lin, 1782, Vol. 3, in 4.°
  10. Dess. N.G. Ausländischer Fische, ibid. 1785, Vol. 9, in 4.° 1798.
  11. Eius. Systema ichthyiologiae, inchoatum absolvit Jo. Gottl. Schneider.
    Berl., 1801, in 8.°
  12. De Lacépède, Histoire Naturelle des poissons. Paris, 1798, Vol. 5,
    in 4.°
  13. G. Ad. Suckow, Anfangsgr. der N.G. der Thier, IV Theil. Leip.,
    1799, Vol. 2, in 8.°
  14. Patr. Russel’s, Descriptions and Figures of 200, Fishes of the
    coast of Coromandel.
    Lond., 1803, Vol. 2, in 8.°
  15. Al. Monro, Vergleichung des baues und der Physiologie der Fi-
    sche, mit dem bau des Menschen und der ubrigen thiere. Mit vio-
    len zusätzen von
    P. Camper und J.C. Schaneider. Leipsick, 1787,
    in 4.°

CLASSE TERZA.
Dei Pesci.
ORDINE I.
Condropterigi. Chondropterygii.

[Seite 265]

I pesci cartilaginosi di quest’ ordine non hanno
l’operculo branchiale, e nella maggior parte di essi
la bocca trovasi nella parte inferiore della testa.

Gen. I. Lampreda. Petromizon. Lamproie.

Sette spiragli branchiali ai lati del collo; forame
nella nuca; senza natatoje al petto ed al ventre.

1. † Lampreda di mare. P. Marinus. La Lamproie.
Die Lamprete.

Bocca papillosa di dentro; la pinna o natatoja
dorsale posteriore separata della coda. Bloch, tav. 77.

Nei mari del nord, come anche nel mediterraneo,
ed in altri mari; monta alle volte nei fiumi oltre a
quaranta leghe; è lunga circa tre piedi.

2. † Lampreda fluviatile. P. Fluviatilis. La Pricka.
Die Pricke.

Pinna dorsale posteriore angolata. Op. cit. tav. 78.

Nei grandi fiumi; è grossa la metà della precedente.

G. II. Gastrobranchio. Gastrobrancus. Gastro-
branche. Bauchkieme.

Due spiragli branchiali nel ventre; forame sul
muso; senza natatoje pettorali e ventrali.

[Seite 266]

Questo genere equivoco fu in passato enumerato
fra i vermi, sotto il nome di Myxine.

1. Gastro-branchio cieco. G. Coecus (Myxine glu-
tinosa,
Linn.). Le Gastrobranche aveugle. Der Blindfisch.
Op. cit. tav. 413.

Massimamente sulle sponde dell’ oceano atlantico
settentrionale; si vuole che sia senza occhi.

G. III. Raia. Raia. Raie. Roche(1).

Cinque spiraglj branchiali sotto il collo; corpo
depresso; bocca sotto la testa.

È un genere organizzato e foggiato talvolta sin-
golarmente. Vi sono diverse specie le quali per lo pas-
sato si facevano disseccare e contraffare, onde spac-
ciarle per baselichi ec.: alcune altre specie per una
certa qual somiglianza della loro inferior parte della
testa con la faccia dell’ uomo, avranno probabil-
mente dato origine alla favola delle Sirene(2). Quan-
tunque le raie non depongano che un sol uovo per
volta, pure si moltiplicano tanto, che in alcune parti
dell’ oceano sembrano bulicare. Le uova hanno una
squama cornea con quattro punte, e sono conosciute
sotto il nome di topi di mare.

1. † Torpedine. R. Torpedo. La Torpille. Der Zit-
terroche.

Tutta liscia; 5 macchie orbicolate sul dorso. Ab-
bild. n.h. Gegenst.
tav. 57.

Principalmente nel mediterraneo; è il più conosciuto
[Seite 267] tra i così detti pesci elettrici (§. 110). In alcuni paesi
si mangia.

2. † Raia liscia. R. Batis. La Raie, lisse. Der
Glattroche.

Variagata: dorso liscio nel mezzo; coda con un
sol ordine di aculei. Bloch, tav. 79.

Nei mari d’Europa; pesa più di 200 libbre; la
sua carne è buonissima.

3. Pastinaca. R. Pastinaca. La Pastinaque. Der
Stachelroche.

Corpo liscio; aculeo lungo, serrato anteriormente
sulla coda; dorso senza natatoja. Op. cit. tav. 82.

Sta in diversi mari; l’aculeo della sua coda non
è velenoso; l’animale però se ne serve per ferire, ed
anche i selvaggi ne fanno delle freccie.

G. IV. Squalo. Squalas. Chien de mer. Hay.

Cinque spiraglj branchiali ai lati del collo; corpo
oblungo semi-cilindrico; bocca nella parte inferiore della
testa.

1. Squalo spinoso. S. Acanthias. L’Aguillat. Der
Dornhay.

Senza natatoja all’ ano; quelle dorsali sono spi-
nose; corpo quasi cilindrico. Op. cit. tav. 85.

Nei mari d’Europa; ha 3 file di denti per mascella.

2. Squalo martello. S. Zygaena. Le Marteau. Der
Hammerfisch.

Testa larghissima trasversale, in forma di martello.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 99.

In quasi tutti gli oceani.

3. Pesce cane, o Lamia. S. Carcharias (Lamia,
Tiburo
). Le Requin.

[Seite 268]

Dorso piatto; denti seghettati. Bloch, tav. 120.

È comunissimo nell’ oceano atlantico, più che in
qualunque altro luogo; pesa alle volte 10000 libbre; vi
si trovarono nel suo stomaco dei cavalli intieri; ha sei
file di denti, i quali, come in quasi tutti gli Squali,
non sono innichiati nelle cavità ossee, ma sono con-
nessi con la mascella da una specie di articolazione;
la fila anteriore dei medesimi si è quella di cui l’a-
nimale si serve per squarciare la preda; quelli che stanno
interiormente sono men rivolti verso le fauci nei pesci
cani ancora giovani, e sono per certo modo, denti
di riserva, onde poter riparare molte volte alla per-
dita accidentale di quelli della prima fila.

4. Pesce sega. S. Pristis. La Scie de mer. Der Sä-
gefisch.

Senza natatoja all’ ano; muso ensiforme, osseo,
piatto, dentato d’ambedue le parti. Op. cit. tav. 120.

Nell’oceano atlantico settentrionale, ed altrove;
esso ha nell’ anterior parte della testa un arma in forma
di larga spada, lunga oltre i sei piedi, con i margini
laterali forniti almeno di ventiquattro denti forti ed
immobili.

G. V. Lofio. Lophius. Baudroie. Seeteufel.

Natatoje pettorali aderenti alle branchie; un spi-
raglio solitario dai lati delle branchie.

1. † Lofio pescatore, o Diavolo di mare. L. Pi-
scatorius (Rana piscatrix
). La grenuille pêcheuse. Der
Froschfisch.

Depresso, con il capo rotondato. Op. cit. tav. 87.

Sulle coste d’Europa; l’enorme, testa, che forma
più della metà del suo corpo, ed i tentacoli carnosi che
[Seite 269] sono alla sua bocca, che gli servono come d’esca
(§. 110.), gli danno una figura orribile.

G. VI. Baliste. Balistes. Le Baliste. Hornfisch.

Testa compressa; apertura al di sopra delle na-
tatoje pettorali; corpo compresso; squame fortemente
riunite alla pelle; ventre carenato.

1. Balista tomentoso. B. Tomentosus. La petite
Licorne, Cuvier.

Natatoja della testa con due raggi; corpo semi-
villoso nella sua posterior parte. Op. cit. t. 148, fig. 1.

Nelle due Indie.

G. VII. Chimera. Chimaera. Chimère.

Spiragli solitari, quadripartiti sotto il collo; lab-
bro superiore della bocca diviso in cinque parti; denti
anteriori taglienti, due per parte in ambedue le mascelle.

1. Chimera mostruosa. C. Montruosa. La Chimère
arctique.

Con pieghe sotto il muso, perforate. Op. cit. t. 124.

Nell’ oceano atlantico settentrionale.

ORDINE SECONDO.
Branchiosteghi. Branchiostegi.
Pesci cartilaginosi provveduti di opercoli branchiali.

G. VIII. Storione. Acipenser. Esturgeon. Stör.

Spiragli laterali solitari, sottili; bocca sotto il
capo, retraibile, senza denti;
4 cirri sotto il muso avanti
la bocca.

1. † Storione. A. Sturio. L’Esturgeon. Der Stör.

[Seite 270]

Undici squame dorsali. Op. cit. tav. 88.

In tutti i mari d’Europa, e nel mar Caspio, nel
fiume Volga, nel Nilo, ec. Egli è, egualmente che le
altre specie di questo genere, un oggetto importante
di pesca per molti popoli, sia per la sua carne, come
per le uova, colle quali si fa il Caviale; può pesare
circa 1000 libbre; se ne trovano spesse volte molti as-
sieme, che si susseguono l’un l’altro, e tale pro-
cessione lunga e stretta ha dato luogo alla dicerìa, che
nei mari del nord si trovino dei serpenti monstruosi.

2. Storione Russo. A. Ruthenus. Le Strèlet. Der
Sterlet.

Quindici squame dorsali. Op. cit. tav. 89.

Questo pesce di eccellente gusto, si trova per
l’ordinario nel mar Caspio e nel Volga; di rado pesa
più 30 libbre.

3. Sturione grande. A. Huso (Antacaeus). Le
grand Esturgeon. Der Hausen.

Squame dorsali 13, caudali 43. Op. cit. tav. 129.

È dello stesso paese del precedente, e dopo il
Silurus glanis è il pesce più grande d’acqua dolce;
si è principalmente con le membrane della sua vescica
natatoria che si fa la colla di pesce; se ne fa però
anche con lo storione ordinario, e con un altra specie
di questo genere che è l’Acipenser stellatus, dal quale
si trae anche il migliore caviale; la vescica del Silurus
glanis,
si adopera particolarmente per fare della colla.

G. IX. Ostracione. Ostracion. Poisson cof-
fre. Panzerfisch.

Corpo loricato da un osso d’un pezzo solo; senza
natatoje ventrali.

[Seite 271]

1. Ostracione bicuspide. O. Bicuspis. Coffrè à
deux piquans.

Trigono; con 2 pungoli sul dorso. Ab. n.h. Geg. t. 58.

Sulle coste della China; e se l’Ostracion Stellifer
non è una specie particolare, anche in America.

2. Ostracione trigono, o liscio. O. Triqueter. Coffre
lisse.

Trigono; senza aculei. Bloch, tav. 130.

Tanto questa, quanto la specie seguente, nel mare
dell’ Indie orientali.

3. Ostracione cornuto. O. Cornutus. Le Jaureau
de mer.

Tetragono; pungoli frontali e sotto caudali ap-
pajati. Op. cit. tav. 133.

Un animaletto assai bello, con la corazza segnata
molto regolarmente, e d’ordinario in esagoni come le
celle delle api.

G. X. Tetrodonte. Tetrodon. Tétrodon. Sta-
chelbauch.

Corpo muricato sotto; senza natatoje ventrali.

1. Lagocefalo. T. Lagocephalus. Le poisson souffleur.

Ventre aculeato; corpo liscio; spalle prominenti.
Op. cit. tav. 140.

È comunissimo nel Senegal; quelli che si pren-
dono nei fiumi internandosi molto nelle terre, sono un
cibo sanissimo e buonissimo, mentre quelli vicini al
mare all’ imbocatura del fiume, sono velenosi.

2. Tetrodonte elettrico. T. Electricus. Le Tétrodon
électrique.

Corpo macchiato; natatoje verdi. Transact. Philos.,
Vol. LXXVI, part. II, tav. 13.

[Seite 272]

Uno dei cinque pesci elettrici fin ora conosciuti
(§. 110) nell’ Indie e nell’ isola di Santa Giovanna.

3. Lagocefalo ispido. T. Hispidus (orbis). Le Fla-
scopsaro. Der Kugelfisch.

Tutto ispido, pupille setacee. Bloch, tav. 142.

Nel mar rosso e nelle acque dolci dei paesi
vicini.

4. Mola, o Luna. T. Mola (Luna). La Lune
de mer. Der Klumpfisch.

Liscio, compresso; coda troncata; natatoja dor-
sale brevissima, annessa alla anale. Hamburg., Magaz.
Vol. XVIII, tav. 1.

È assai comune nel mediterraneo e nel mare At-
lantico; pesa persino cinque quintali; il nome tedesco
deriva della sua informe figura; ed il francese e l’in-
glese (the sun-fisch) provengono dal gran splendore fo-
sforico, di cui riluce il suo basso ventre ed i suoi
fianchi quando è vivo.

G. XI. Riccio di mare. Diodon. Diodon.

Corpo ovunque disseminato di aculei mobili; senza
natatoje ventrali.

1. Istrice di mare. D. Hystrix. Der Stachelfisch.

Oblungo, aculei cilindrici. Bloch, tav. 126.

Particolarmente dell’ oceano atlantico, ed anche
sulle coste dell’ America settentrionale.

G. XII. Cicloptero. Cyclopterus. Cycloptère.
Bauch-Sauger.

Testa ottusa; natatoje ventrali riunite in circolo.

1. † Lompo, o Lepre di mare. C. Lumpus. Le
Lièvre de mer. Der See-Hase.

[Seite 273]

Corpo coperto di squame ossee, angolose. Op. cit.
tav. 90.

Nei mari settentrionali dell’ antico continente; si
attacca tenacemente colla piastra piatta ed a coste,
che gli ricopre il petto, ai vascelli, agli scoglj, ec.

G. XIII. Centrisco. Centriscus. Centrisque.
Messer-fisch.

Testa prolungata in un becco angustissimo; abdome
carenato; natatoje ventrali unite.

1. Beccaccia di mare. C. Scolopax. La Béecasse
de mer. Die Meer Schnepfe.

Corpo squamoso, scabro; coda retta, distesa. Op.
cit.
tav. 123, fig. 1.

Nel Mediterraneo.

G. XIV. Singnato. Syngnathus. Syngnathe.

Becco quasi cilindrico; bocca con opercolo; ma-
scella inferiore mobile assai; corpo con catafratta; nata-
toje ventrali mancanti.

2. Ago marino. S. Acus. L’Aiguille de mer. Die
Meer-Nadel.

Natatoje della coda, dell’ano e del petto radiate;
corpo a 7 angoli. Op. cit. tav. 91, fig. 2.

Nei mari del nord e nel Baltico.

2. Ippocampo. S. Hippocampus. Le Cheval marin.
Das See-Pferdchen.

Coda quadrangolare, senza natatoja; corpo a 7
angoli, tubercolato. Op. cit. tav. 116, fig. 3.

Uno dei pesci più propagati nei mari; lo si è
chiamato con tal nome perchè si ravvisò nella parte an-
teriore della sua testa e nel collo della somiglianza col
[Seite 274] cavallo, e si paragona la parte posteriore ad una Bruco.
Quando muore si curva come un S., ed allora rasso-
miglia al Cavallo degli scacchi.

G. XV. Pegaso. Pegasus. Pégase.

Bocca a proboscide retraibile, muso ensiforme,
lineare; corpo articolato a sezioni ossee, con catafratta;
natatoje ventrali ed abdominali.

1. Pegaso dragone. P. Draconis. Le Dragon de
mer. Der Seedrache.

Becco conico. Op. cit. tav. 109, fig. 1, 2.

Nel mare delle Indie orientali; le sue grandi e
larghe natatoje pettorali somigliano ad ali spiegate, e
forse gli avranno fatto acquistare il nome che ha.

ORDINE TERZO.
Apodi. Apodes.

Quest’ ordine ed i tre susseguenti comprendono
i pesci propriamente detti, o provisti di riste. Parleremo
ora di quelli che non hanno natatoje ventrali.

C. XVI. Anguilla. Muraena. Anguille.

Testa liscia; narici tubulose; memb. branch. con
10 raggi; corpo semi-cilindrico, lubrico; natatoja cau-
dale unita con la dorsale ed anale; apertura delle bran-
chie in vicinanza della testa o delle natatoje pettorali.

1. Anguilla Elena. M. Helena. La Murène com-
munc. Die Muräne.

Senza natatoje pettorali. Op. cit. tav. 153.

Pesce da preda, sommamente vorace; abita nei
mari dei paesi caldi dei due emisferi.

[Seite 275]

2. † Anguilla. M. Anguilla. L’Anguille. Der Aal.

Mascella inferiore più lunga; corpo di un sol
colore. Op. cit. tav. 73.

Nei fiumi dei due mondi; qualche volta esce sulle
praterie, nei seminati, ec.; ha una vita estremamente
tenace, ed il suo cuore conserva il moto e l’irritabilità
per quarant’ ore dopo strappato; in seguito alle più
esatte osservazioni, è sicuramente vivipara(1).

G. XVII. Ginnoto. Gymnotus. Gymnote.

Testa ad opercoli laterali; 2 tentacoli al labbro
superiore; memb. branch. con
5 raggi; corpo compresso
carenato sotto da una natatoja.

1. Anguilla tremante, o elettrica. G. Electricus.
L’Anguille électrique. Der Zitteraal.

Nuda; dorso apterigio; natatoja caudale ottusis-
sima unita con quella dell’ano. Op. cit. tav. 156.

Particolarmente nel Surinam, ed a Cajenna, ove
Van Berkel(2) la fece conoscere per il primo; è della
lunghezza di un uomo(3).

G. XVIII. Trichiuro. Trichiurus. Paille en cul.

Testa sporta innanzi; opercoli laterali; denti en-
siformi, quasi a saetta sulla punta; incisivi più grandi;
memb. branch. con
7 raggi; corpo compresso ensifor-
me; coda a lesina, aptera.

[Seite 276]

1. Trichiuro lepturo. T. Lepturus. La Ceinture
d’argent.

Mascella inferiore più lunga. Op. cit. tav. 158.

Nelle due Indie.

2. Trichiuro Indiano. T. Indicus. Trichiure des Indes.

Mascelle eguali. Willoughby, App. tav. 3, fig. 3.

Nel mare delle Indie orientali; anche questo è un
pesce elettrico (§. 110).

G. XIX. Lupo marino. Anarrhichas. Anar-
rique.

Testa semi-ottusa; denti anteriori conici tanto sopra
che sotto, divergenti, in numero di
6 o più; molari
inferiori e palatini rotondati; memb. branch. con
6
raggi; corpo quasi cilindrico; natatoja della coda
distinta.

1. † Lupo marino. A. Lupus. Le Loup marin. Der
Seewolf.

Natatoje pettorali ampie rotondate. Bloch, tav. 74.

Verso le coste d’Europa settentrionale.

G. XX. Ammodite, o Arenaja. Ammodytes.
Ammodyte. Sandaal.

Capo compresso; labbro superiore duplicato; denti
in forma di aghi; memb. branch. di
7 raggi; corpo
quasi cilindrico; coda distinta.

1. † Tobiano. A. Tobianus. L’Equille. Der To-
biasfisch.

Mascella inferiore più lunga. Op. cit. t. 75. fig. 2.

Parimenti verso il Nord d’Europa; si ravvolge
nell’ arena, da dove gli olandesi e gli inglesi lo pren-
dono fuori e l’uccidono.

[Seite 277]

G. XXI. Donzella. Ophidium. Donzelle.

Capo quasi nudo; mascelle, palato e gola armati
di denti; memb. branch. di
7 raggi, aperta; corpo
ensiforme.

1. † Donzella imberbe. O. Imberbe. Dei Nugnoge.

Mascelle imberbi; coda piuttosto ottusa. Bristisch
Zoology
App. tav. 93.

Comune vicino ai banchi di ostriche, e deve es-
sere il nemico più pericoloso di queste; è soventi
trovato nelle conche delle ostriche ben chiuse(1).

G. XXII. Stromateo. Stromateus. Stromatée.

Capo compresso; denti nelle mascelle e nel palato;
corpo ovale, largo, lubricoso; coda bifida.

1. Parù. S. Paru. Le Paru. Die Goldduke.

Tutto di un colore. Bloch, tav. 160.

In America.

G. XXIII. Spada. Xiphias. L’Espadon.

Capo che termina con la superiore mandibola in
un rostro ensiforme; bocca senza denti; memb. branch.
con
8 raggi; corpo quasi cilindrico.

1. † Pesce spada. X. Gladius. L’Epée de mer.
Der Schwertfisch.

Mascella inferiore acuta, triangolare. Op. cit. t. 76.

Nei mari del nord e del sud; è lungo dieciotto
piedi compresa la spada, e pesa circa 5 quintali; la
sua carne è molto saporita, e per i pescatori siciliani
e calabresi è una presa importante(2).

[Seite 278]

G. XXIV. Leptocefalo. Leptocephalus. Pe-
tite tête

Testa esile; corpo allungato, appena compresso;
natatoje pettorali minute.

1. Morrisio. L. Morrisii. Leach’s, Vol. III, t. 126.

Vicino alle coste d’Inghilterra(1).

ORDINE QUARTO.
Jugulari. Jugulares.

Pesci con le natatoje ventrali poste davanti delle
pettorali.

G. XXV. Callionimo. Callionymus. Callio-
nime.

Testa col labbro superiore duplicato; occhi vicini
uno all’ altro; memb. branch. di
6 raggi, aperta con
dei buchi sopra la nuca; opercoli chiusi; corpo nudo;
natatoje ventrali molto discoste fra di loro.

1. Lira. C. Lyra. Le Lacert.

Raggi della prima dorsale lunghi come il corpo.
Bloch, tav. 161.

Dell’ oceano atlantico.

G. XXVI. Uranoscopo. Uranoscopus. Ura-
noscope.

Testa depressa, grande, scabra; bocca camusa;
[Seite 279] mascella superiore più breve; memb. branch. di
6 raggi;
ano nel mezzo del corpo.

1. Uranoscopo scabro. U. Scaber. Le Boeuf. Der
Sternseher.

Molti cirri nella mascella inferiore. Op. cit. t. 163.

Comunissimo nel Mediterraneo.

G. XXVII. Trachino. Trachinus. Vive.
Drachenfisch.

Testa ineguale, compressa; memb. branch. di 6
raggi; ano vicino al petto.

1. † Drago. T. Draco. La Vive. Der Petermännchen.
Op. cit. tav. 61.

Nel mediterraneo, e nel mare del Nord.

G. XXVIII. Gado. Gadus. Le Merlan.

Corpo liscio; memb. branch. di 7 raggi cilindrici; na-
tatoje coperte da una pelle comune, le pettorali acuminate.

1. † Gado. Asello. G. Aeglefinus. Egresin. Der
Schellfisch.

Natatoje dorsali 3, con cirri; corpo bianchiccio;
coda in 2 lobi; mascella superiore più lunga. Op. cit. t. 62.

In tutta la parte dell’ oceano che bagna il nord
d’Europa, particolarmente verso le coste d’Inghilterra
e di Scozia. Molti pesci, dopo la loro morte ed in
particolari circostanze, risplendono di una luce fosfo-
rica; in questo poi essa è di una forza sorprendente
e di lunga durata(1).

2. †. Gado dorso. G. Callarias. Le Narwaga. Der
Dorsch.

[Seite 280]

Tre natatoje sul dorso, con cirri, variegato; coda
intera; mascella superiore più lunga. Op. cit. tav. 63.

Il suo soggiorno è ordinariamente lo stesso che
quello della precedente specie.

3. † Morva. G. Morrhua (Asellus). La Morue.
Der Kabeljau.

Con 3 natatoje; cirrato; coda quasi eguale; il
primo raggio anale spinoso. Op. cit. tav. 64.

Sotto questo nome comune si comprendono molte
specie affini del presente genere, che sono di non lieve
importanza per la loro grande quantità, per le varie
preparazioni che gli si fanno subire e pella facilità con
la quale si conservono tanto salate, quanto disseccate:
esse si trovano singolarmente nelle regioni settentrio-
nali dell’ oceano atlantico e del mar pacifico, ove sono
ragguardevole oggetto di pesca, massimamente nelle vici-
nanze di Labrador, sul banco di Terra Nuova, vicino
all’ Islanda e verso le coste settentrionali della gran
Bretagna(1).

4. † Merlango. G. Merlangus. Le Merlan. Der
Witling.

Con 3 natatoje; senza mustacchi; bianco; ma-
scella superiore più lunga. Op. cit. tav. 65.

Nei mari d’Europa.

5. † Lota, o Bottatrice. G. Lota. La Lote. Die
Quappe.

Con 2 natatoje sul dorso; con mustacchi; ma-
scelle eguali. Op. cit. tav. 70.

Principalmente nei laghi di Svizzera; uno dei pe-
sci tedeschi i più saporiti.

[Seite 281]

G. XXIX. Blennio. Blennius. Percepierre.
Schleimfisch.

Testa declive, coperta; memb. branch. con 6 raggi;
corpo lanceolato; natatoja dell’ ano distinta.

1. † Blennio viviparo. B. Viviparus. Le Parce-
pierre vivipare. Die Aalmulter.

Bocca con 2 tentoni. Op. cit. tav. 72.

Nel mare mediterraneo, in quello del nord, ec.;
è viviparo.

ORDINE QUINTO.
Toracici. Thoracici.

Pesci con le natatoje ventrali subito di sotto delle
pettorali.

G. XXX. Cepola. Cepola. Cépole.

Corpo quasi rotondo, compresso; bocca a camuso;
denti curvati, in una sola fila; memb. branch. di
6
raggi; corpo ensiforme, nudo; abdome appena della
lunghezza della testa.

1. Cepola Tenia. C. Taenia. Le Ruban. Der Band-
fisch.

Natatoja della coda attenuata; testa assai ottusa.
Op. cit. tav. 170.

Nel mediterraneo.

G. XXXI. Remora. Echeneis. Sucet. Schild-
fisch.

Testa depressa, piana, superiormente marginata,
solcata attraverso; memb. branch. di
10 raggi.

[Seite 282]

1. Remora. E. Remora. Le Sucet. Der Saugefisch.

Coda biforcuta; testa con 18 striscie. Abbild. n.
h. Gegenst.
tav. 78.

Nell’ oceano dei climi temperati; questo singolare
animale può col mezzo dei solchi trasversali che coprono
la parte posteriore della sua testa, attaccarsi fortemente
ai bastimenti, ai pesci cani, ec.; si diceva per lo pas-
sato, che uno solo di essi potesse tenere in remora un
bastimento a piene vele.

G. XXXII. Corifena. Coryphoena. Le Rasoir.

Testa troncata, declive; memb. branch. di 5
raggi; natatoja dorsale della lunghezza del dorso.

1. Dorade. C. Hippurus. La Dorade. Der Gold-
karpfe.

Coda bifida; 60 raggi dorsali. Bloch, tav. 174.

Nel mare atlantico; animale magnifico; segnata-
mente quando muore presenta i più bei colori; in al-
lora il suo giallo inclina al turchino e rosso di porpora.

G. XXXIII. Gobio. Gobius. Gobie.

Testa con 2 pori fra gli occhi vicinissimi, l’uno
anteriore all’ altro; memb. branch. di
4 raggi; natatoje
ventrali riunite in forma di ovato.

1. Gobio nero. G. Niger. Le Boulereau. Die Meer-
grundel.

Seconda natatoja dorsale con 14 raggi. Op. cit.
tav. 38, fig. 1, 2 e 5.

Nell’ oceano atlantico e nel mare delle Indie.

G. XXXIV. Ghiozzo. Cottus. Chabot.

Testa più larga del corpo, spinosa; memb. branch.
di
6 raggi.

[Seite 283]

1. † Ghiozzo loricato. C. Cataphractus. Le Chabot
cuirassé. Der Knurrhahn.

Loricato; muso con verruche bifide; testa cirrosa
sotto. Op. cit. tav. 38, fig. 3, 4.

Sulle coste settentrionali d’Europa e d’America.

2. † Ghiozzo. C. Gobio. Le Chabot. Der Kaulkopf.

Liscio; 2 spine nella testa. Op. cit. tav. 38, fig. 1, 2.

Pesce comunissimo nei fiumi d’Eurppa; la fem-
mina depone le sue uova in un buco sul fondo del-
l’acqua, e le custodisce assai diligentemente, finchè i
piccoli sono sbuccati.

G. XXXV. Scorpena. Scorpaena. Rascasse.

Capo molto grande, aculeato; occhi vicini; denti
nelle mascelle, sul palato e nelle fauci; memb. branch.
di
7 raggi.

1. Scorpena orrida. S. Horrida. Le Pythonisse.
Der Zauberfisch.

Sparsa di tubercoli callosi. Op. cit. tav. 183.

Nelle Indie orientali.

G. XXXVI. Zeusi. Zeus. Le Gal.

Testa compressa, declive; labbro superiore coperto
da una membrana trasversale; lingua a lesina; memb.
branch. di
7 raggi perpendicolari, l’inferiore in una
direzione trasversale; corpo compresso.

1. Vomere. Z. Vomer. Le Vomer.

Coda biforcuta; spina curvata avanti nella nata-
toja anale e dorsale. Op. cit. tav. 139.

2. Fabbro, o Pesce s. Pietro. Z. Faber. Le Pois-
son s. Pierre. Sonnenfisch.

Coda rotondata; alla metà dei fianchi marcata
d’un occhio bruno; 2 pinne anali. Op. cit. tav. 41.

Ambedue le specie del mare atlantico.

[Seite 284]

G. XXXVII. Sogliola, Pleuronectes. Sole.
Butte.

Tutti due gli occhi da un solo lato della fronte;
memb. branch. dai
4 ai 7 raggi; corpo compresso;
un lato rappresenta l’abdome e l’altro il dorso.

Le Sogliole sono i soli animali, che abbiano gli
occhi collocati da un solo lato, ora a dritta ed ora a
sinistra; è molto raro di trovare fra di esse dei mo-
tri che per anomalia abbiano gli occhi situati diver-
samente da quello che devono esserlo. Anche i due fori
del naso sono da una parte; nuotano in una posizione
obbliqua, tenendosi sopra dal lato degli occhi.

1. † Sogliola. P. Platessa (Passer). La Plic. Die Scholle.

Occhi a destra; corpo liscio, sei tubercoli sulla
testa. Op. cit. tav. 42.

Particolarmente nei mari del nord, come la se-
guente specie.

2. † Flezo. P. Flesus. Le Flet. Der Flünder.

Occhi a destra; linea laterale aspra; pungoletti
alle natatoje. Op. cit. tav. 44.

3. † Limanda. P. Limanda. La Limande. Die Glahrke.

Occhi a destra; squame cigliate; piccoli pungoli
alla base della natatoja dorsale ed anale; denti ottusi.
Op. cit. tav. 46.

4. † Ippoglosso. P. Hyppoglossus. Le Fletang. Die
Heiligbutte.

Occhi a destra; corpo tutto liscio. Op cit. t. 47.

Alle volte pesa 400 libbre; si rinviene in grande
abbondanza specialmente al nord dell’ oceano pacifico.

5. † Sogliola maggiore. P. Maximus. Le Turbot.
Die Steinbutte.

Occhi a sinistra; corpo scabro. Op. cit. tav. 49.

[Seite 285]

Molto più piccolo del precedente; uno dei pesci
più saporiti.

G. XXXVIII. Cetodonte, o Mollidente.
Chaetodon. Bandoulière.

Denti (nella maggior parte) setacei, pieghevoli,
senza ordine, numerosissimi; memb. branch. di
6 raggi;
corpo dipinto; natatoje del dorso e dell’ ano carnose,
squamose.

1. Mollidente rostrato. C. Rostratus. Le Bandou-
lière à bec.

Coda intera; 9 spini alla natatoja dorsale, mar-
chiata come un occhio; muso cilindrico. Op. cit. t. 202.

Delle Indie orientali; la mascella superiore ter-
mina in un tubo, per il quale l’animale spruzza l’acqua
su gli insetti che trovansi sulle piante acquatiche, i
quali rammassati cadono, ed il pesce se l’ingoja.

2. Macrolepidoto. C. Macrolepidotus. La Bandou-
lière à grandes écailles.

Coda intiera; 11 spini dorsali; il quarto raggio
dorsale è filiforme lunghissimo. Op. cit. tav. 200.

Delle Indie orientali.

G. XXXIX. Sparo. Sparus. Spare. Brachse.

Denti anteriori robusti, molari ottusi, serrati;
labbra semplici; memb. branch. con
5 raggi; corpo
compresso; natatoje pettorali acuminate.

1. Sparo aureo. S. Auratus. La Dorade. Der Gold-
brachsen.

Lunetta aurea fra gli occhi. Op. cit. tav. 266.

Nel mare atlantico e mediterraneo; è così deno-
minato in tutte le lingue per la mezza luna di colore
dell’oro che ha in vicinanza degli occhi.

[Seite 286]

2. Sargo. S. Sargus. Le Sarguet. Der Greissbrachsen.
Occhietto sotto la coda; corpo con fascie nere.
Op. cit. tav. 264.

Nel mediterraneo; si vuole che nel tempo degli
amori i maschi sostenghino dei combattimenti con
molto ardore per le loro amanti, come fanno alcuni
uccelli e mammali.

3. Pagro. S. Pagrus. Le Pagre. Der Seebrachsen.

Rossiccio; la pelle forma un seno alla base delle
natatoje del dorso e dell’ ano. Op. cit. tav. 267.

Uno dei pesci di mare i più abbondanti; talora
è velenoso.

G. XL. Labbro. Labrus. Labre. Lippfisch.

Denti acuti; labbri grandi duplicati; membr. branch.
di
6 raggi; raggi della natatoja dorsale posteriore au-
mentati da un’ appendice filiforme; pettorali rotondate.

1. Girella. L. Julis. La Girelle. Der Meerjunker.

Fianchi cerulescenti; bandeletta longitudinale gialla,
dentata d’ambo i lati. Op. cit. tav. 287.

Nel mediterraneo; è lungo come un dito; ha dei
colori superbi; tormenta colla sua morsicatura le persone
che si bagnano.

G. XLI. Sciena, od Ombra di mare. Sciaena.
Sciaene.

Testa tutta coperta di squame; memb. branch.
di
6 raggi; opercoli squamosi; una fossetta sul dorso
per nascondervi la natatoja dorsale.

1. Ombra nera. S. Nigra. La Sciaene noire.

Tutta nera; ventre bruno chiaro. Op. cit. t. 297.

Del mar rosso, al pari di molte altre specie di
questo genere.

[Seite 287]

G. XLII. Persico. Perca. Perche.

Opercoli spinosi, anteriormente seghettati; memb.
branch. di
7 raggi; corpo con le natatoje spinose; la
linea laterale arcuata col dorso.

1. † Pesce persico d’acqua dolce. P. Fluviatilis.
La Perche de rivière. Der Barsch.

Natatoje dorsali separate, la seconda di 16 raggi.
Op. cit. tav. 52.

In Europa, ed al nord d’Asia.

2. † Luccio-Persico. P. Lucioperca. Le Sandat.
Der Zander.

Natatoje dorsali distinte, la seconda con 23 raggi.
Op. cit. tav. 51.

Al nord d’Europa, siccome la specie seguente,
ove ha più che negli altri luoghi un buonissimo sa-
pore, ma più ancora nel lago Platton d’Ungheria.
Nel Danubio è di considerevole grossezza.

3. † Persico minore. P. Cernua. Le Post. Der
Kaulbarsch.

Natatoje dorsali unite, di 27 raggi; 15 spine;
coda bifida. Op. cit. tav. 53, fig. 2.

G. XLIII. Gasterosteo, o Spinello. Ga-
sterosteus.
Epinoche.

Membrana branch. di 3 raggi; corpo verso la
coda carenato d’ambe le parti; natatoje ventrali vicine
alle pettorali, ma sullo sterno.

1. † Spinello aculeato. G. Aculeatus (Spinarella).
Le Trois-épines. Der Stichling.

Tre spini; dorsali. Op. cit. tav. 53, fig. 3.

In Europa; si adopera quasi esclusivamente per
ingrassare i porci, e per concimare i campi.

[Seite 288]

2. Piloto. G. Ductor. Le Pilote. Der Lootsmann.

Spine dorsali 4; memb. branch. con 7 raggi.

È questo il famoso pesciolino, che trovasi sempre
come compagno o precursore del terribile Squalus car-
carias;
ad eccezione ad alcune esagerazioni, il fatto
principale venne recentemente confermato da eccellenti
osservazioni(1).

G. XLIV. Scombro. Scomber. Le Maquereau.

Testa compressa, liscia; memb. branch. con 7
raggi; corpo liscio, con linea laterale, carenato di
dietro; soventi volte
5 natatoje spurie verso la coda.

1. Scombro comune. S. Scombrus. Le Maquereau.
Die Makrele.

Cinque natatoje spurie. Op. cit. tav. 54.

Nel mare atlantico ed in quello del nord; pesce
da preda, voracissimo come il seguente; è di un ot-
timo sapore; gli antichi facevano con questa specie e
con la susseguente una eccellente salsa, che la chia-
mavano Garum.

2. Pelamide. S. Pelamys. La Pelamide. Die Bonite.

Sette pinne spurie inferiori; abdome con 4 linee
nere per parte.

In tutti i mari dei paesi caldi; questo pesce tra-
manda anche dopo morte una grandissima luce fosforica,
ed è ciò forse, che fa risplendere l’acqua del mare,
siccome fanno molti altri pesci od il loro oglio(a).

[Seite 289]

3. Tonno. Thynnus. Le Thon. Der Thunnfisch.

Otto natatoje spurie per parte. Op. cit. tav. 55.

Nei mari del nord, delle due Indie, Mediterra-
neo, ec.; talvolta è della lunghezza di un uomo ed
allora pesa 5 quintali circa; qualche volta è vele-
noso(1). L’Albicora trovata nelle navigazioni fatte nei
mari del sud rassomiglia al tonno.

G. XLV. Mugile. Mullus. Surmulet. Die
Meerbarbe.

Testa compressa, declive, coperta di squame;
3 raggi alla memb. branch.; corpo rivestito di squame
grandi, facilmente staccabili.

1. Barbarossa. M. Barbatus. Le Surmulet. Die Roth-
barbe.

Due mustacchi; corpo rosso. Op. cit. t. 348, fig. 2.

Nel mediterraneo; è un pesce lungo circa un piede
rinomato per l’uso che se ne faceva in passato dai
crapuloni romani, ed anche in senso fisiologico, è de-
gno d’osservazione, per il cangiamento di colori che
fa la carne quando l’animale muore, come avviene
anche nella Dorade, ed in altri(2). Dietro un esatto
confronto, mi pare che il M. Surmuletus, non sia
essenzialmente diverso dalla specie in discorso.

G. XLVI. Trigla. Trigla. Trigle.

Testa loricata da linee scabre; 7 raggi alla memb.
branch.; diti liberi alle natatoje pettorali.

[Seite 290]

1. Triglia volante. T. Volitans. Poisson volant.

Venti diti riuniti da una membrana. Op. cit. t. 351.

Uno dei pesci volanti degli oceani temperati.

ORDINE SESTO.
Abdominali. Abdominales.

Pesci che hanno le natatoje ventrali collocate di
dietro delle pettorali. Appartengono a quest’ ordine la
maggior parte dei pesci d’acqua dolce.

G. XLVII. Cobite, o Cavedine. Cobitis.
Loche.

Occhi nella parte più alta della testa; memb. branch.
da
4 a 6 raggi; coda meno angustiata verso le natatoje.

1. Cobite anable. C. Anableps. Le Gros-yeux.

Due cirri; testa depressa; occhi prominenti. Op.
cit.
tav. 361.

Verso il Surinam; è viviparo; merita particolare
attenzione per la figura dei suoi occhi, e per la forma,
unica in questa specie, della cornea, la quale è come
tagliata per metà o in due sezioni(1).

2. † Cobite barbatola. C. Barbatula. La Loche.
Der Schmerling.

Sei cirri; testa inerme compressa. Op. cit. t. 31, fig. 3.

Ve ne sono molte varietà, tanto con i mostacchi,
quanto senza; i più grossi si trovano nell’ Aar, fiume
della Svizzera.

[Seite 291]

3. † Cobite fangoso. C. Fossilis. Le Missgurn. Der
Wetterfisch.

Cirri 6; pungolo sopra gli occhi. Op. cit. t. 31,
fig. 1.

In Europa; può come il Chiozzo loricato far sen-
tire un romore; conservandolo in vasi di vetro con
della sabbia sul fondo, si agita quando vuol cangiare
il tempo(1).

G. XLVIII. Siluro. Silurus. Silure.

Testa nuda; bocca con barbigi filamentosi a ten-
toni; memb. branch. da
4 a 14 raggi; il primo raggio
della natatoja pettorale o dorsale spinoso, dentato indietro.

1. † Siluro glano. S. Glanis. Le Mal. Der Wels.

Una sola natatoja dorsale, senza pungolo; 6 mu-
stacchi. Op. cit. tav. 34.

Nei climi più temperati dell’ antico continente; è
il pesce più grosso d’acqua dolce dopo l’Acipenser
huso,
che pesa anche 3 quintali; le sue basette, e la
sua testa, che sono di una grandezza e lunghezza e-
norme, gli danno una fisonomia singolare.

2. Siluro loricato. S. Cataphractus. Le Silure cuirassé.

Natatoja dorsale posteriore di un raggio solo; una
sola fila semplice di squame; 6 mustacchi; coda in-
tiera. Catesby, Vol. III, tav. 19.

Nell’ America settentrionale.

3. Siluro elettrico. S. Electricus. Le Trembleur.
Der Zitter-Wels.

Natatoja dorsale unica ai lombi, lontana, senza
raggi; 6 cirri o mustacchi. Broussonet, Mémoires de
l’Academie des Sciences de Paris,
1792, tav. 20.

[Seite 292]

È pure uno dei pesci elettrici (§. 110); si trova
nel Nilo ed in molti altri fiumi d’Africa; è lungo 20
pollici circa; lo si può mangiare.

G. XLIX. Corazziere. Loricaria. Cuirassier.

Capo liscio, depresso; bocca sdentata e retraibile;
memb. branch. di
6 raggi; corpo loricato.

1. Corazziere grinzo. L. Plecostomus. Le Gnacari.

Due natatoje sul dorso. Bloch, tav. 374.

Nell’ America del sud.

G. L. Salamone. Salmo. Le Saumon. Lachs.

Testa liscia; denti nelle mascelle e sulla lingua;
memb. branch. dai
4 ai 10 raggi; natatoja dorsale po-
steriore adiposa; quelle ventrali con molti raggi.

1. † Salamone comune. S. Salar. Le Saumon. Der
Lachs.

Muso prominente oltre la mascella inferiore. Op.
cit.
tav. 98.

Nei mari e nei fiumi del nord, ed alcune volte a
Labrador e nel paese di Amur in quantità enorme;
l’estate sta nelle acque dolci, e l’inverno nel mare;
fra tutti i pesci, questo cresce più presto d’ogni altro;
i soli maschj hanno la mascella inferiore curvata; le
donne di Tungus-orotchys sanno conciare le pelli di
Salomoni e renderle morbidissime per farne poi dei
vestiti.

2. † Trota salmonata. S. Trutta. La Truite sau-
monée. Die Lachs-Forelle.

Macchie occhiute nere, iridi brune; natatoja pet-
torale con 6 punti. Op. cit. tav. 21.

Sulle coste e fiumi d’Europa; pesa 8, o 10 libbre.

[Seite 293]

3. † Trota comune. S. Fario. La Truite. Die Forelle.

Macchiette rosse; mandibola inferiore un po più
lunga. Op. cit. tav. 22, 23.

In Europa ed in Asia temperata; nei fiumiciattoli
ombrosi che provengono dalle montagne; pesa di rado
più di 2 libbre; il suo sapore e colore variano assaissimo.

4. † Trota alpina. S. Alpinus. La Bergforelle.
Die Alpenforelle.

Dorso nero; fianchi cerulei; ventre bajo. Op. c. t 104.

Dell’Europa settentrionale alpina; animale impor-
tante per i Laponi svedesi, dove forma il principale
loro nutrimento; questo pesce vive particolarmente di
zanzare (Culex pipiens).

5. † Eperlano. S. Eperlanus. L’Éperlan. Der grosse
Stint.

Testa diafana; 17 raggi nella natatoja anale. Op.
cit.
tav. 28, fig. 2.

Al nord d’Europa; è quasi trasparente; somiglia
al Salmo arcticus, che i graenlandesi (dopo il vitel ma-
rino loro primario nutrimento) mangiano in vece di
pane o di focaccia in grandissima quantità.

6. † Lavaretto. S. Lavaretus. Le Lavaret. Der Gangfisch.

Mandibola superiore più lunga; 14 raggi alla na-
tatoja dorsale. Op. cit. tav. 25.

Nel Baltico, nel mare del nord, come anche nella
baja d’Hudson; appartengono a questa specie l’Aal-
bock,
ed il Felchen del lago di Thun, che sembra
siano la stessa Ferra del lago di Ginevra.

7. † Temolo. S. Thymallus. L’Ombre. Die Aeesche.

Mandibola superiore più lunga; natatoja dorsale
con 23 raggi. Op. cit. tav. 24.

Nel centro d’Europa ed in Siberia.

[Seite 294]

G. LI. Fistolaria. Fistularia. Fistulaire.

Testa cilindrica, procedente in un muso con ma-
scelle all’ estremità; memb. branch. con
7 raggi, corpo
angoloso, quasi fusiforme.

1. Pipa. F. Tabacaria. La Pipe.

Coda forcuta, setacea. Op. cit. tav. 387.

Questo animale sì stranamente costruito, che ha
una piccolissima bocca sopra un muso assai lungo, si
trova sulle coste orientali dei paesi caldi d’America, e
nella nuova Olanda.

G. LII. Luccio. Esox. Brochet. Hecht.

Testa quasi piana superiormente; mandibola supe-
periore piana, più corta, l’inferiore puntata; mascelle
e lingua armate di denti; memb. branch. da
7 a 12 raggi.

1. † Luccio comune. E. Lucius. Le Brochet. Der
Hecht.

Rostro depresso, quasi eguale. Op. cit. tav. 32.

In molti fiumi e laghi d’Europa, d’Asia e d’A-
merica settentrionale; uno dei pesci di rapina più vo-
raci, che divora non solo gli altri pesci, ma pur anche
ogni sorta d’anfibj, d’uccelli acquatici, e persino
dei piccoli mammali e dei granchj.

2. † Angusicula, o Belone. E. Belone. L’Orphie.
Der Hornfisch.

Muso in ambedue le mascelle fatto a lesina. Op.
cit.
tav. 33.

Nei mari d’Europa, qualche volta in grandissimo
numero.

G. III. Poliptero. Polypterus.

[Seite 295]

Membrana branch. di un sol raggio; 2 spiragli
per parte al vertice; natatoje dorsali numerose.

1. Bichiro. P. Bichir. Geoffroy-Saint-Hìllaire, Mé-
moires d’histoira naturelle,
tav. 5.

Nel Nilo; lungo all’ incirca 2 palmi; color verde
di mare; armato di squame ossee. Le sue numerose
natatoje dorsali (16 e più), quelle del petto e del
ventre poste quasi alla foggia di gambe, e molte altre
osservabili particolarità, fanno di questo animale un
genere a parte.

G. LIV. Pesce Lucerta. Elops. Saurel.

Testa liscia; denti con iscabrosità nel margine
delle mascelle e del palato; membr. branch. di
30 raggi,
ed in oltre armata esteriormente nel mezzo da
5 denti.
1. Pesce Lucerta. E. Saurus. Le Saurel.

Coda armata sotto e sopra. Bloch, tav. 393.

Nella Giamaica.

G. LV. Argentina. Argentina. Argentine.

Denti sulla lingua e nelle mascelle; 8 raggi nella
memb. branch.; ano vicino alla coda; natatoje ventrali
con molti raggi.

1. Argentina della Carolina. A. Carolinae. L’Ar-
gentine de la Caroline.

Natatoja dell’ano con 15 raggi. Catesby, Vol. II, t. 24.

Porta il nome della sua patria.

G. LVI. Aterina. Atherina. Athérine.

Torta con la mandibola superiore quasi piana;
memb. branch. di
6 raggi; corpo con una zona late-
rale argentina.

[Seite 296]

1. Epseto. A. Hepsetus. L’Hepset.

Natatoja anale di frequente con 12 raggi. Bloch,
tav. 393, fig. 3.

Nel mediterraneo.

G. LVII. Muggile. Mugil. Muge.

Testa quasi conica; labbri membranosi, l’inferiore,
carenato interiormente, senza denti; denticello inflesso
sulla volta del palato; memb. branch. di
7 raggi, curvi;
opercoli lisci, rotondati; corpo bianchiccio.

1. Muggile cefalo. M. Cephalus. Le Mulet.

Natatoja dorsale anteriore di 5 raggi. Op. cit. t. 394.

Nel mediterraneo ed altrove.

G. LVIII. Esoceto, o Pesce volante. Exo-
coetus.
Exocet.

Testa squamosa; bocca sdentata; mascelle con-
nesse da tutti due i lati; memb. branch. di
10 raggi;
corpo bianchiccio; abdome angoloso; natatoje pettorali
amplissime, atte al volo; raggi anteriori carenati.

1. Esoceto volante. E. Volitans. Le Poisson volant
du Trópique. Der Fligende Härting.

Abdome carenato dalle due parti.

Il più comune di tutti i pesci volanti; trovasi
in tutti i mari dei paesi caldi, e non di rado in gran-
dissimo numero.

La specie più nota di questo genere l’Exocoetus
mesogaster (Abbild. n.h. Gegenst.
tav. 100), la quale
è specialmente indigena dell’ occidente dell’ atlantico,
si distingue per la posizione delle natatoje ventrali al
centro della parte posteriore del corpo; e per i raggi
delle medesime, essendo i più lunghi al centro.

[Seite 297]

G. LIX. Polinemo. Polynemus. Polynème.

Testa compressa, tutta squamosa; muso ottusis-
simo, prominente; memb. branch. di
5 o 7 raggi;
corpo con diti liberi alle natatoje pettorali.

1. Polinemo pentadattilo. P. Quinquarius. Poly-
nème à cinq doigts.

Con 5 dita più lunghi del corpo. Seba, Vol. III,
tav. 27, fig. 2.

Delle Indie occidentali.

G. LX. Aringa. Clupea. Hareng. Häring.

Estremità della mascella superiore con mustacchi
seghettati; memb. branch. di
8 raggi; branchie interne
setacee; carena dell’ abdome a sega; natatoje ventrali
quasi sempre di
9 raggi.

1. Aringa comune. C. Harengus (C. membras?).
L’Hareng. Der Häring.

Senza macchie; mascella inferiore più lunga. Bloch,
tav. 29.

Uno dei pesci più importanti per i paesi del nord;
gli uomini e molti animali, singolarmente le Orche ed
alcuni Lari, gli danno la caccia, ma si moltiplica in
quantità sorprendente. Le migrazioni periodiche e re-
golari delle aringhe (§. 109) verso le coste d’Europa
settentrionale, verso le Orcadi e la Norvegia hanno
attirata l’attenzione degli europei, e da dodici secoli
in poi delle migliaja di uomini si occupano a pescarle.

2. † Sardella. C. Sprattus. La Sardine. Die Sprotte.

Natatoja dorsale con 13 raggi. Op. cit. t. 29, fig. 2.

Parimenti dei mari del nord, ma anche del me-
diterraneo; molti naturalisti l’hanno presa per l’Aringa
giovane.

[Seite 298]

3. † Alosa, o Laccia. C. Alosa. L’Alose. Die Alse.

Lateralmente con macchie nere; muso nero. Op.
cit.
tav. 30, fig. 1.

Molto comune nel mediterraneo, ma anche nei
mari del nord, dell’ est, ec.

4. † Acciuga. C. Encrasicolus. L’Anchois. Der
Anschovis.

Mascella superiore più lunga. Op. cit. t. 30, fig. 2.

Ha la stessa patria della specie precedente; se ne
prendono moltissime vicino a Gorgona, nel golfo di
Livorno.

G. LXI. Ciprino, o Carpio. Cyprinus.
Carpe. Karpfe.

Bocca senza denti; osso nasale solcato doppia-
mente; memb. branch. di
3 raggi; corpo liscio, bianco;
natatoje ventrali quasi sempre di
9 raggi.

1. † Barbio. C. Barbus. Le Barbeau. Die Flussbarbe.

Natatoja dell’ ano con 7 raggi; 7 cirri; natatoja
dorsale con il secondo raggio seghettato d’ambedue i
lati. Op. cit. tav. 18.

Nell’ Europa temperata e nell’ Asia occidentale;
le sue uova sono velenose, di modo che, chi ne man-
giò soggiacque a pericolosissimi accidenti(1).

2. † Carpio, o Carpione. C. Carpio. La Carpe.
Der Karpfe.

Natatoja anale di 9 raggi; cirri 4; il secondo
raggio della natatoja dorsale seghettato posteriormente.
Op. cit. tav. 16.

[Seite 299]

Presentemente in tutta l’Europa; nelle parti set-
tentrionali vi fu introdotto a poco a poco artificiosa-
mente da 300 anni in qua; si vuole che ei produca
de’ bastardi fregando con le specie analoghe, segnata-
mente col Carassus: fra i Carpini si trovano dei mo-
stri molto più spesso, che in tutte le altre specie di pesci
conosciuti. I Carpini a specchio (Vedi Bloch, t. 17)
che si discernono particolarmente per le parti del loro
corpo spogliato di squame, non sembra che siano una sem-
plice varietà, ma una specie particolare di questo genere.

3. Tinca. C. Tinca. La Tanche. Die Schleihe.

Natatoja anale con 25 raggi; coda intiera; corpo
mucoso; 2 cirri. Op. cit. tav. 19.

Uno dei pesci d’acqua dolce dei più generalizzati;
produce un suono con gli opercoli delle sue branchie.
La Tinca dorata (Bloch, tav. 15) è uno dei pesci più
belli che si possono vedere.

4. † Carasso. C. Carassus. Le Carassin. Die Ka-
rausche.

Natatoja dell’ ano con 10 raggi, coda intera; linea
laterale dritta. Op. cit. tav. 11.

In Europa e nella parte centrale d’Asia.

5. Pesce d’oro. C. Auratus. La Dorée. Der Gold-
karpfe.

Natatoja anale gemella: coda tripartita, biforcuta,
trasversale. Baster, in Haarlem Verhandel VII, D. I,
st. mit illum fig.

Nel Giapone e nella China, ove sono in certa
guisa animali domestici, e dove degenerano in mille
varietà singolari e persino mostruose per quanto al co-
lore, al numero ed alla forma delle natatoje, alla gran-
dezza degli occhi ec.; si possono avere benissimo anche
[Seite 300] nell’ Europa temperata; possono vivere interi anni nel-
l’acqua pura senza alcun nutrimento; con tutto ciò
evacuano di tempo in tempo degli escrementi.

6. † Varone. C. Phoxinus. Le Vairon. Die Elrige.

Natatoja all’ ano di 8 raggi; macchietta fosca alla
coda; corpo pellucido. Bloch, tav. 8, fig. 5.

Comunissimo nel Weser.

7. † Orfo. C. Orfus. L’Orphe. Der Urf.

Natatoja anale con 13 raggi. Op. cit. tav. 96.

Principalmente nella Germania meridionale; di un
bel colore ranciato.

8. † Alburno. C. Alburnus. L’Ablette. Der Ukley.

Natatoja anale di 20 raggi. Op. cit. tav. 8. fig. 4.

Questa specie e la seguente sono della parte cen-
trale d’Europa e d’Asia occidentale; per lo più della
sola lunghezza di un dito; le sue squame si adoperano
per fare le perle false(1).

9. † Brama. C. Brama. La Brême. Der Bley.

Natatoja dell’ ano con 27 raggi; natatoje scure.
Op. cit. tav. 13.

SEZIONE OTTAVA.
degli insetti.

[Seite 301]

§. 121.

Gli animali delle ultime due classi (§. 40), che
sono gli Insetti ed i Vermi, diversificano da quelli
delle già passate, in quanto che non hanno sangue
rosso(a), ma vi supplisce in vece un fluido bian-
chiccio, e da ciò ne venne, che dagli antichi furono
chiamati animali privi di sangue: e più recentemente
si denominarono animali non vertebrati, perchè man-
cano di vertebre, come sono anche in generale privi
di scheletro.

§. 122.

Il primo carattere distintivo, dal quale ne deriva
anche il nome di essi, si è la struttura singolare che
hanno allorchè sono in istato perfetto: la testa, il
corsolotto o torace, ed il loro abdome sono separati
gli uni dagli altri come da strozzature od incisioni;
ed in alcuni generi queste parti del corpo non sono
unite le une con le altre, che, per così dire, da un
filo. In secondo luogo questi animali (eccettuati po-
chissimi generi dell’ordine degli Apteri) si distinguono
[Seite 302] per degli organi particolari irritabilissimi, detti antenne,
che portano sulla testa quando hanno subite tutte le
metamorfosi. Questi organi sono sempre articolati alla
base, e molte volte oltre di ciò, hanno delle giunture.
Per ultimo gl’ insetti hanno i piedi articolati, di sostanza
cornea, ed in numero sempre maggiore di quello degli
animali delle altre classi, giacchè quando l’insetto è
compiutamente formato non ne ha mai meno di sei,
ed in alcune specie giungono fino ai cento cinquanta.

§. 123.

Eccettuati questi tre caratteri or ora esposti, gli
insetti non hanno quasi niente di comune tra di loro
in quanto all’ esteriore struttura. L’immenso numero
di specie, la varietà infinita delle loro destinazioni,
quella della loro maniera di vivere, e dei loro bisogni,
secondo le diverse destinazioni, tutto esige parimenti una
struttura variate di costruzione; per cui sotto questo
rapporto essi differiscono moltissimo gli uni dagli al-
tri, come anche nell’ ineguale grandezza dei loro corpi.

§. 124.

Anche gli esterni integumenti sono più variati che fra
gli altri animali: molti sono rivestiti di una corazza di
sostanza cornea, composta di varj pezzi, che si rico-
prono gli uni cogli altri come i pezzetti di un guanto
di lastre di ferro, che li difende da ogni sorta di acci-
denti, risarcendoli della mancanza delle ossa, che esi-
stono negli altri animali, ai quali pezzi sono attaccati
li muscoli. Alcuni sono coperti di peli finissimi; i
[Seite 303] papilioni hanno le ali coperte di piccole piume, o piut-
tosto squame, le quali in parte sono di bellissimi colori:
in generale vi sono fra gl’insetti degli animali di somma
bellezza.

§. 125.

Molto pur anche diferiscono gl’ insetti dagli altri
animali in quanto ai loro organi dei sensi(1), e per
conseguenza fors’ anche nella natura delle loro sensa-
zioni; sicchè molti Naturalisti negarongli alcuni dei
nostri cinque sensi, segnatamente l’udito e l’olfatto,
la qual cosa è senza fondamento, mentre vi sono dei
generi d’insetti, che s’invitano col mezzo di un suono
particolare nell’ epoca dei loro amori; ed avvene un
grandissimo numero, che fiuta il suo necessario nutri-
mento: così non si può a meno di riconoscere in essi
i sensi dell’ udito e dell’ olfatto.

§. 126.

Gli occhi degli insetti sono da osservarsi special-
mente per la loro conformazione, essendovene di due
sorta: primieramente o sono grandi, emisferici con mi-
gliaja di facciette; oppure in alcune specie risultano di
un gran numero di punti conici, ricoperti nella parte
interiore da una tinta soventi volte colorata o rilu-
cente; così sono in una gran parte gli occhi degli in-
setti alati, e pur anche di molti non alati, come il
[Seite 304] gambero di mare. Gli occhi della seconda sorte sono
semplici, piccoli e svariati, sia in quanto al numero,
come anche per la posizione: i primi sembrano for-
mati per iscoprire da lontano, e gli ultimi per vedere
da vicino; così almeno si conosce dalle circostanze per-
chè i papiglioni quando sono nel loro stato perfetto hanno
gli occhi talescopici e composti, mentre essi non avevano
che piccolissimi occhi semplici e miopi quando erano
in istato di eruca. Vi sono ben pochi insetti, che pos-
sono muovere gli occhi: i gamberi ed alcuni altri
soltanto hanno questo potere.

§. 127.

Le antenne(1) che sono diversamente conformate
secondo le differenti specie, e che fra alcune variano
giusta il sesso, non sono come pretesero varii Natu-
ralisti gli organi dell’odorato o del gusto degli insetti;
ma solo pare che sieno ciò che il nome li dinota, cioè,
gli organi pel tatto, e per esplorare, che sono per essi
importantissimi a motivo della crosta dura ed insensibile
che li riveste; e lo sono ancora doppiamente per la mag-
gior parte degli insetti, a cagione dell’ immobilità dei
loro occhi. Pare che questi animali abbiano nelle an-
tenne
la sede del loro più squisito tatto, in quella
guisa che noi lo abbiamo all’ estremità delle dita; e
siccome essi vivono per lo più nelle tenebre, pare che
la natura abbia loro dato in ricompensa questo tatto
squisito, come ne’ ciechi. Ma non si può ancora
decidere con bastante sicurezza a che servono i palpi
[Seite 305] ordinariamente posti vicino agli organi della mastica-
zione: pare che quasi tutti gl’insetti li abbiano, ed al-
cuni Naturalisti li presero per organi dei sensi di questi
animali.

§. 128.

L’organizzazione interna degli insetti(1) è som-
mamente diversa, da quella degli animali a sangue rosso.
Quello, p.c., che fu giudicato il cuore delle ruche,
consiste in un canale d’ineguale larghezza, che è si-
tuato tutto al lungo del dorso, dal quale però non
esce neppure una sola arteria; còsi il processo della
nutrizione, proprio degli insetti, deve esser ben diverso
da quello delle altre classi d’animali.

Ma gl’ insetti sono in iscambio provveduti di una
quantità sorprendente di tracchee di finissima tessitura,
e d’un grandissimo numero di muscoli, i quali però tanto
per la loro forma, quanto per il loro colore non sono
eguali a quelli degli animali a sangue rosso.

§. 129.

Quantunque gl’ insetti, a somiglianza degli altri
animali di sangue rosso, abbiano bisogno per la con-
servazione della vita di cambiare il gas acido car-
bonico con l’ossigeno (§. 24), ciononostante ap-
presso pochissimi si arriva a conoscere un movi-
mento consimile a quello della respirazione; i gril-
li, alcune cicale e qualche scarabeo sono del poco
[Seite 306] numero che offrono questo movimento. In generale gli
insetti non inspirano per la bocca, ma per diversi altri
spiragli(1). La maggior parte si possono anche sotto-
porre al vuoto per un tempo maggiore che gli animali
a sangue rosso; ed in oltre vivono ugualmente come
nel loro elemento anche nell’ aria mefitica così nociva
agli altri animali, e che fa cadere in putrefazione le
sostanze animali e vegetabili.

§. 130.

Il soggiorno degli insetti nella terra o sopra la
medesima(1), è in generale meno limitato d’assai, che
quello di tutte le altre classi: se ne trovano presso
che senza eccezione in quasi tutti gli animali, per cui
i più grossi insetti (come gli Scarabei e le Api) hanno
anch’essi i loro pedocchi e tarli che vivono sui loro corpi.
Non avvi alcuna pianta, eccetto forse il Tasso e la Sa-
bina, che non serva d’abitazione ad insetti conosciuti, e
ve ne sono molte (come la quercia), le quali abitate
o visitate non sieno da più centinaia di specie diverse.
Tuttavia sebbene gli insetti in generale sieno dispersi
sa tutta la superficie della terra, la natura ha però as-
segnato a molte specie di essi un soggiorno particolare
sopra certi animali o piante, o sopra alcune loro parti.

§. 131.

Pochissimi insetti vivono in società, o s’ajutano
gli uni cogli altri nei loro lavori. Una grande quantità
[Seite 307] resta isolata, ed alcuni (i Ragui) quando sono gio-
vani si trovano in numerosa società, ma si disperdono
ben presto, e vivono solitari. Molti non vedono altri
esseri della loro specie, fuorchè nel tempo dei loro
amori.

§. 132.

Ho già parlato, all’ occasione dell’ istinto industrioso
degli animali (§. 36), de’ notabili edificj e delle abi-
tazioni che tanti insetti sanno costruirsi. Vi sono pochi
animali di questa classe i quali non abbiano bisogno,
almanco una volta in un qualche periodo della loro
vita, di porre in opera questa naturale industria: così
la tignola dei panni, la friganea quando sono ancora
in larva si costruiscono un edificio che gli serve d’a-
bitazione e di sicurezza: altri per poter sostenere la
metamorfosi, ed i lunghi sonni, si fanno un letto, si
inviluppano in un bozzolo, ec.: i formicaleoni ed i
ragni tendono delle trappole, o fanno delle reti onde
pigliare le loro prede; ed alcune altre specie di ragni
volendo assicurare la loro successione costruiscono dei
sacchi o dei nidi, nei quali depongono le loro uova; alcuni
di quelli che vivono in società riuniscono le loro forze
per costruirsi in comunione delle abitazioni, seguendo
nei loro lavori le leggi di una perfetta geometria in-
nata seco loro.

§. 133.

In quanto alla nutrizione degli insetti pare, che
[Seite 308] la natura non solamente li abbia assoggettati a nutrirsi
per la loro individuale conservazione (al pari degli a-
nimali a sangue rosso), ma che nello stesso tempo sieno
destinati a consumare la materia organizzata: debbono
quindi mangare non solo per ristorarsi, ma ben an-
che per divorare le carogne, per distruggere altri in-
setti, per diminuire le erbe cattive, ec.; onde soddisfare
a tale importante destinazione serve moltissimo la loro
prodigiosa moltiplicazione, la voracità, la facilità in-
concepibile di digerire con un cortissimo canale inte-
stinale, che osservasi generalmente in tutti, ma più in
particolare in alcune specie. Si sa, p.e., che una larva
può consumare in ventiquattr’ ore il triplo del suo pro-
prio peso; anche gli organi della masticazione sono
molto più variati negli insetti che in tutte le altre classi
d’animali. Alcuni sono armati di mascelle dentellate,
che si muovono dai lati; chi ha una proboscide;
questi un becco carnoso succhiante con larga imboc-
catura; quelli una così detta lingua avvolta in forma
spirale.

§. 134.

La natura impiegò molti mezzi per proteggere gli
insetti dai loro nemici; alcuni ingannano per la loro
figura; altri hanno un colore uguale a quello delle
piante sulle quali vivono, sicchè con difficoltà si di-
stinguono(1); chi spande un odore disgustoso quando
è assalito; chi trova la sicurezza nel buon sistema
della loro società; questi spiegono una incredibile
[Seite 309] forza; quelli hanno delle armi, come corni fatti a te-
naglia od un pungiglione; ve ne sono persino dei ve-
lenosi.

§. 135.

Il modo della riproduzione degli insetti offre infi-
nite particolarità: si vedono maschio e femmina di una
identica specie con una forma esteriore tanto diversa
da indurci a crederli di affatto distinte specie, anzichè
destinati ad unirsi assieme: in alcune specie, come nelle
api ed altri insetti affini, il maggior numero è totalmente
privo di sesso, cioè sono generati e nascono senza che
sieno destinati alla generazione o concepimento.

§. 136.

Anche nell’ accoppiamento d’alcuni insetti vi sono
delle particolarità: fra una buona mano di specie si com-
pie volando, ed alcune tra queste non hanno ali, che per
quel tempo che devono ciò eseguire. Generalmente gli
insetti sono per così dire monogami per forza, in quanto
che non possono assolutamente accoppiarsi più di una
volta in tutta la loro vita, essendo la morte l’inevita-
bile conseguenza del primo piacere; si può prolun-
gare la loro vita ritardandone l’accoppiamento.

§. 137.

Fra le molte particolarità che offre la maniera di
riproduzione degli insetti, si nota la grossezza mostruosa,
alla quale perviene la femmina di alcune specie (Coccus
cacti e Pulex penetrans
) quando è gravida. Ci è dato
[Seite 310] di osservare nelle formiche bianche, che al momento
di deporre le uova gli s’ingrossa l’abdome 2000 volte
più di quello, che era prima della focondazione.

§. 138.

Quasi tutti gl’insetti sono ovipari, ed un mirabile
istinto guida sempre la madre a deporre le uova nei
luoghi più adattati per la futura prole. Alcuni li mettono
nel corpo di altri insetti viventi di diversa specie, nelle
eruche, nelle crisalidi ed anche nelle uova di altri in-
setti: si vede perciò talora uscire dal libro degli al-
beri in vece del giovane bruco una particolare specie
di piccola mosca.

Le uova degli insetti, massimamente quelli dei
papilioni, sono costruiti e marchiati in modo assai va-
rio; e sono intonacati da una specie di vernice, affin-
chè la pioggia od altri accidenti non li facciano perire,
quando la madre li depone all’aria libera. Alcuni pochi
insetti sono vivipari; e cert’ altri, come gli Aphis si
riproducono in tutti due i modi.

§. 139.

Un singolarissimo fenomeno quasi esclusivo di
questa classe d’animali, oppure molto meno osserva-
bile negli altri, si è la loro metamorfosi. Nessun in-
setto alato (ed anche alcuni non alati) sbucca imme-
diatamente dall’uovo, ma tutti invece a certe epoche
della loro vita devono soggiacere ad una sorta di trasfor-
mazione. Per questa operazione della natura, non solo
la loro forma esteriore, ma anche l’organizzazione
[Seite 311] interna (quantunque questa non sia l’opinione comu-
ne) si trova trasmutata(1), in modo, che è difficile di
potersi concordare con il principio della preesistenza dei
germi preformati(2).

§. 140.

La prima forma sotto la quale si presentano gli
insetti sottoposti a metamorfosi, chiamasi larva, ed è
quando sono esciti dall’ uovo. Ordinariamente compajono
alla luce sommamente piccoli, così la ruga del salice
quando ha presa tutta la sua grossezza è 72 mila
volte di più che quando uscì dall’ uovo; crescono
poi con prodigiosa prontezza, sicchè la Musca vomi-
toria
24 ore dopo che è uscita dall’ uovo ha già au-
mentato il suo peso di 155 volte e più. Talora le
larve hanno dei piedi, tali sono quelle degli scara-
bei, qualche altra volta ne sono prive; esse non hanno
ancora le ali, ed in questo stato sono innette alla ripro-
duzione, solo si nutriscono, crescono e mutano più volte
la pelle.

§. 141.

I Bruchi, o Eruche, o Larve diventano poscia
[Seite 312] Ninfe; alcune possono in questo stato nutrirsi e muo-
versi; altre poi passano questa parte della loro vita
in un sonno profondo senza pigliare nutrimento, e
senza muoversi.

§. 142.

Nel tempo però che l’insetto sembra intieramente
insensibile ed irrigidito nel suo inviluppo, succede il
cangiamento che lo deve ridurre ad Insetto perfetto,
ed in certo determinato tempo esce dalla sua prigione
Alcuni insetti finiscono quest’ ultimo periodo della loro
vita in pochissimo tempo; certuni quando vengono fuori
dal loro bozzolo non hanno la bocca, e non mangiano,
nè crescono più, avendo già adempiuto nello stato di
larva a queste due destinazioni dei corpi organici e
non gli resta più che il terzo, il quale si è quello
della propagazione della propria specie; in seguito ce-
dono il posto alla successione morendo.

§. 143.

L’utilità degli insetti non è molto variata per
l’uomo(1), ma in cambio è quasi incalcolabile la parte
che questi piccoli animali sì poco conosciuti adempio-
no nella grande economia della natura. Essi distrug-
gono una grandissima quantità di erbe nocive, o fa-
cendone perire i germi, o divorandole quando sono
nate e prevenendone il successivo aumento. Ve ne
sono pur molti, che si nutriscono di carogne, che vi-
vono nei latamai e che consumando, disperdendo od
[Seite 313] elaborando tali sostanze animali nauseanti preven-
gono da un lato l’infezione dell’ aria, e dall’altro fa-
voriscono l’impinguamento generale della terra: si è
sotto questo rapporto, che le mosche dei cachioni
sono tanto utili nei paesi caldi. Parimenti un gran nu-
mero d’insetti favoriscono in un modo notabilissimo la
fecondazione delle piante(1); così di una specie d’in-
setto se ne serviamo per far maturare i fichi(a): varj
insetti sono adoperati dai pescatori come esca: alcuni
come i granchj, e certe specie di locuste sono man-
giabili.
Si consuma pur anche il mele delle Api,
e si prepara l’idromele in molti paesi d’Europa e
nell’ interno dell’ Africa; la seta serve per i nostri ve-
stiti ed a molti altri usi; molti insetti ci somministrano
dei colori superbi; si è alla Cocciniglia, che noi dob-
biamo lo scarlatto; facciamo dell’ inchiostro ed altre
tinte nere colle noci di galla; la cera s’ impiega, ol-
tre ai molti altri usi, per ardere; alcuni Gallinsetti ci
forniscono una sostanza di cui ci serviamo per ver-
niciare, e ne facciamo della cera lacca; le Cantaridi,
l’Aselluccio comune e le formiche si usano in mede-
cina, e recentemente si è raccomandato l’uso del
Proscarabeo come un rimedio contro la morsicatura
[Seite 314] del cane arrabbiato; si vuole parimenti che alcune spe-
cie di scarabei si possano impiegare utilmente contro
il dolor di denti.

§. 144.

Comunque considerevole sia l’utilità degli inset-
ti, vi sono però delle specie che recano non poco
danno(1): molte sono nocevolissime ai frutti della
terra,
ed occasionano la carestia; le locuste di pas-
saggio distruggono i teneri seminati ed ogni altra cosa
dove esse arrivano; diversi insetti denneggiano le biade;
la mordella, le larve de’scarabei e molte ruche s’attaccano
alle piante de’giardini, e certi altri bruchi agli alberi da
frutto;
i gallinsetti alle limoniere; i bruchi dei boschi
e le larve di alcuni dermesti alle foreste in generale;
le formiche, le falene, ec. alle praterie; le blatte ai co-
mestibili; le formiche bianche ai mobili; le tignole
alla lana ed alle pelliccie; le larve di molti piccoli
scarafaggi e farfalle sono assai nocevoli ai libri ed alle
collezioni di Storia Naturale: finalmente alcune specie
sono immediatamente d’incomodo anche all’ uomo,
ai cavalli, alle pecore, ai polli e ad altri animali do-
mestici, tormentando perfino molti insetti utili, come
le api ed i bacchi da seta; certe specie per ultimo,
come gli scorpioni, sono terribili per il veleno.

§. 145.

In questa classe io seguo intieramente l’ordine
sistematico di Linneo. La disposizione del presente
[Seite 315] Manuale, destinato specialmente alle lezioni di tutta la
Storia Naturale che devono farsi in sei mesi, non per-
mette di far altrimenti.

I. Ordine. Coleopteri. Coleotera. Gli Scarabei. Il
corpo della maggior parte è di sostanza
cornea;
nello stato di riposo le loro ali
si piegano insieme, e sono celate da due
coperchi o foderi pure di sostanza cor-
nea, che si riuniscono l’uno con l’altro nel
mezzo in retta linea.

II. Emipteri. Hemiptera. Con quattro ali; o incroc-
ciate assieme, o direttamente stese, ordi-
nariamente per la metà dure e quasi con-
simili alla pergamena. In parte hanno delle
tenaglie che gli servono per mangiare, ed
in parte un acuto griffo perforato.

III. Lepidopteri. Lepidoptera. I Papilioni. Un corpo
molle e peloso; quattro ali spiegate, co-
perte di squamette colorate.

IV. Neuropteri. Neuroptera. Quattro ali trasparenti,
reticolate od in forma di graticcia.

V. Imenopteri. Hymenoptera. Quattro ali trasparenti,
venose.

VI. Dipteri. Diptera. Con due ali nude.

VII. Apteri. Aptera. Insetti intieramente senz’ ali.

LIBRI
Che servir possono alla Storia Naturale degli Insetti.

[Seite 316]
  1. Th. Mouffet, Theatrum insectorum. Lond., 1634, in foglio.
  2. Jo. Ray, Historia insectorum. Lond., 1710, in 4.°
  3. Jo. Swammerdam, algemeene Verhandeling van de bloedeloose Dier-
    kens.
    Utr., 1669 J in 4.°
  4. Ejus., Biblia naturae. LB, 1737, in foglio.
  5. Mar. Sib. Mertan, Metamorphosis insectorum Surinamensium. Am-
    ster., 1705, in foglio grande.
  6. Jac. l’Admiral, Jun. gestaltverwisselende gekorvene Diertjes. Amst.,
    1740, in foglio.
  7. Joh. Leonh. Frisch, Beschreibung von allerhand Insecten in Deut-
    schland.
    Berlin, 1720–38, Vol. 13, in 4.°
  8. G.W. Panzer’s, Insectenfaurte Deutschlands, dopo il 1795, in 12.°
  9. Index entomologicus in Panzeri faunam insectorum Germaniae,
    Part. I, 1813.
  10. Aug. Joh. Rösel, monathliche Insecten-Belustigungen. Nürnb., 1746
    al 61, Vol. 4, in 4.°
  11. Ch. Fr. C. Kleemann, Beyträge dazu. Ebendas, dopo il 1761, in 4.°
  12. V. Linnei, fundamenta entomologiae. Ups., 1767, in 4.°, it. nel Vol. VII,
    amaenitatib. academic.
  13. J.H. Sulzers, Kennzeichen der Insecten. Zürich, 1761, in 4.°
  14. Eius., Abgekürte Geschichte der Insecten. Winterthur., 1766, in 4.°
  15. Jac. Chr. Schaeffer, elementa entomologica. Ratisb., 1766, in 4.°
  16. Ejus., icones insectorum Ratisbonensium. ibid., 1767, in 4.°
  17. Jo. Ant. Scopoli, entomologia Carniolica. Vindob., 1763, in 8.°
  18. Jo. Ch. Fabricii, philosophia entomologica. Hamburg. 1778, in 8.°
  19. Ej., systema entomologiae. Flensb., 1775, in 8.°
  20. Ej., genera insectorum. Kilon., 1776, in 8.°
  21. Ej., species insectorum. Hamb., 1781, Vol. 2, in 8.°
  22. Ej., entomologia systematica. Hafn., 1793, Vol. 5, in 8.°
  23. P.A. Latreille, Histoire Naturelle des Insectes. Par., 1804, Vol. 14,
    in 8.° (con continuaz. dell’ ediz. di Buffon, fatta da Sonnini).
  24. De Reaumur, Histoire des insectes. Paris, 1734–42, Vol. 6, in 4.°
  25. De Geer, Histoire des insectes. Stockh., 1752–78, Vol. 7, in 8.°
  26. Ej., Genera et species insectorum; extraxit A.J. Retzius. Lip., 1783,
    in 8.°
  27. Geoffroy, Histoire des insectes des environs de Paris. Paris, 1762,
    Vol. 2, in 4.°
  28. Lesser, Theologie des insectes (tradotto dal tedesco), avec des re-
    marques de
    P. Lyonet, La Haye 1742, Vol. 2, in 8.°
  29. W. Kirby’s and W. Spence’s, Introduction to Entomology. London,
    1818, Vol. 2, in 8.° Ediz. II.
  30. L.G. Scriba, Beyträge zur Insectengeschichte. Frkf., dal 1790 in 4.°
  31. Magazin für Insectenkunde, herausgegeben von R. Illiger. Bran-
    schw. 1801 al 1807, Vol. 6. in 8.°
  32. E.F. Germar’s, Magazin der Entomologie. Halle, dal 1813, in 8.°
  33. Nic. Jos. Brahm, Insecten-Calender. Mainz, 1790, Vol. 2, in 8.°

Osservazione. A qualche Raccoglitore d’insetti può riuscire gra-
dita la notizia, che un abile fabbricatore d’aghi di Gottinga (S.
Fehler), non solo fa de’ buonissimi aghi per gl’insetti, ma ancora,
con zelo ed intendimento raduna quelli di questi contorni, di cui
fa volontieri parte agli amatori.

[Seite 318]

CLASSE QUINTA.
Degli Insetti.
ORDINE I.

Coleopteri. Coleoptera. Vaginipennia.
(Eleuterata, Fabric.).

Gli animali di quest’ ordine(1) si chiamano in
generale Scarabei, sebbene si dia anche questa deno-
minazione particolare al primo genere. La larva ha
mascelle, e nel maggior numero dei generi sei piedi
attaccati al petto, ma in alcune specie, come nei Ca-
pricorni, è senza piedi; si cangia in ninfa quasi
sempre sotto terra in una gleba che ha scavata; in
altre, come negli anzidetti Capricorni, la metamorfosi
avviene nei legni; l’insetto perfetto è molle quando
esce dal nicchio, ma la sua pelle indurisce ben tosto
all’ aria; ha come la larva delle mascelle alla bocca,
ed è munito di elitre dure e di sostanza cornea.

Gen. I. Scarabeo. Scarabeus. Hanneton. Käfer.

Antenne clavate, fessili al capitello; gambe ante-
riori quasi sempre dentate.

Sp. 1. Scarabeo Ercole. S. Hercules (Geotrupes
Hercules,
Fabric.).

[Seite 319]

Con lo scudetto; corsaletto armato da un gran-
dissimo corno curvato in dentro; unidentato sotto;
testa pure armata da un corno ricurvato, moltidentato
sopra, Roesel, Vol. IV, tav. 5, fig. 3.

Del Brasile; la larva è grossa come il pollice;
l’insetto perfetto varia in quanto al colore; per lo più
è verde sporco.

2. Atteone. S. Acteon (Geotr. Acteon, Fabric.).
L’Actéon.

Con lo scudetto; corsaletto con 2 corni; corno
della testa unidentato, bifido alla sommità. Op. cit.
Vol. II, Erdkäf. I, tav. A, fig. 2.

Ha la stessa patria del precedente.

3. † Lunare. S. Lunaris (Copris Lunaris Fabric.).
Le Bousier capucin.

Senza scudetto; corsaletto con 3 corni, l’inter-
medio dei quali è ottuso e bifido; corno della testa
dritto; scudo emarginato. Frisch, Part. IV, tav. 7.

Nelle praterie e nei pascoli, segnatamente nello
sterco di Vacca, di cui, al pari d’altre specie analo-
ghe di scarabei, ne forma delle piccole pallottole
cave interiormente, le infossa sotto terra, le attacca
alle radici delle piante, e vi depone un uovo per cia-
scheduna.

4. † Rinoceronte, o Nasicorno. S. Nasicornis (Geo-
trupes Nasicornis,
Fabr.). Le Scarabée nasicorne. Der
Nashornkäfer.

Con lo scudo; il corsaletto con triplice promi-
nenza; testa con un corno incurvato; antenne epta-
fille. Roesel, Vol. II, Erdk. I, tav. 7, fig. 8 e 10.

Il più grande scarabeo dei nostri paesi; vola di
rado; come larva trovasi di spesso nella polve di
[Seite 320] concia e negli alberi vuoti; in alcuni paesi guasta molto
le vigne.

5. † Sacro. S. Sacer (Ateuchus Sacer, Fabr.). Le
Bousier sacré.

Senza scudetto; scudo armato di 6 denti; corsa-
letto inerme, crenelato; gambe posteriori cigliate; ver-
tice con 2 tubercoli. Sulzers, Gesch., tav. 1, fig. 3.

Comunissimo in Egitto, dove anticamente gli abi-
tanti l’onoravano come il più sacro dei loro scarabei,
qual immagine del mondo superiore ed inferiore, e lo
rappresentavano sui loro monumenti(1). Lo si trova
particolarmente scolpito su la parte convessa delle pie-
tre Etrusche ed Egizie, che sono perciò soventi chia-
mate Scarabei.

6. † Scarabeo dei letamaj. S. Fimetarius. (Apho-
dius Fimetarius.,
Fab.). Le Scarabée bedeau.

Con lo scudetto; corsaletto inerme; testa tuber-
colata; elitre rosse; corpo nero. Op. cit. Part. IV,
tav. 19, fig. 3.

Nello sterco di vacca.

7. † Stercorario. S. Stercorarius. Le Stercoraire.
Der Rosskäfer.

Con lo scudetto; troncato; color nero carico; liscio;
elitre solcate; testa a rombo; ventre prominente; an-
tenne rosse. Op. cit. Part. IV, tav. 6, fig. 3.

Specialmente nel letame di cavallo; è però co-
mune sulle grandi strade; quando svolazza qua e là
nelle belle sere d’estate, si può predire che all’indo-
mani sarà bella giornata.

8. † Scarabeo di primavera. S. Vernalis. Le petit
Pillulaire. Der Mistkäfer.

[Seite 321]

Con lo scudetto; troncato; elitre glabre assai lu-
cide; testa con iscudo romboidale; vertice prominente;
antenne nere. Sulzer, Gesch., tav. 1, fig. 6.

Comunissimo nel letame delle pecore.

9. † Ortolano. S. Horticula (Melolontha Hortic., Fab.).
Le Scarabée horticole. Der Gartenkäfer.

Con lo scudetto; troncato; testa e corsaletto tur-
chini, semipelosi; elitre grigie; zampe nere. Frisch,
Part. IV, tav. 14.

Particolarmente sugli alberi da frutti.

10. † Melolonta. S. Melolontha (Melolontha Vul-
garis,
Fab.). Le Hanneton. Der Maykäfer.

Con lo scudetto; troncato; testaceo; corsaletto
vellutato; coda piegata in dentro; segmenti dell’ ab-
dome bianchi. Rosel, Vol. II, Erdk. I, tav. 1.

È uno degli insetti più comuni; vive nello stato
di larva per quattro anni sotto terra, nutrendosi di
radici delle piante cereali ec., ed ha dato talvolta oc-
casione a delle carestie(1). Verso la metà di maggio
si fa poi vedere sotto forma d’insetto perfetto, ed al-
lora mangia le foglie tenere specialmente delle piante
da frutto.

11. † Solstiziale. S. Solstitialis (Melol. Solstitialis,
Fab.). Der Brachkäfer.

Con lo scudetto; troncato; testaceo; corsaletto vel-
lutato; elitre di un giallo pallido, alquanto trasparenti
[Seite 322] e segnate con 3 linee bianche parallele. Frisch. Part. IX,
tav. 15, fig. 3.

Anche la larva di questo scarafaggio reca talvolta
gran danno ai cereali.

12. † Scarabeo dorato. S. Auratus (Cetonia au-
rata,
Fab.). La Cétoine dorée. Der Goldkäfer.

Scutellato; troncato; aureo; primo segmento del-
l’abdome unidentato d’ambo i lati; targa quasi piatta.
Op. cit. Part. XII, tav. 3, fig. 1.

La larva e la crisalide si rinvengono nei formicai
e nei fori dei tronchi d’alberi; ma il bello scarabeo
vive nei giardini; lo si è conservato vivo per 8 anni
e più, mantenendolo con crosta di pane, immollata
nell’ acqua.

G. II. Lucano. Lucanus. Lucane.

Antenne a mazza, compresse, il lato più largo
delle quali è a pettine; mascelle distese, avvanzate,
dentate.

1. † Cervo volante. L. Cervus. Le Cerf volant. Der
Hirschkäfer.

Con lo scudetto; mascelle sporgentisi, forcute al-
l’estremità, unidentate, cioè da un solo lato. Roesel,
Vol. II, Erdk. I, tav. 5.

Dopo il gambaro si è uno dei più grandi insetti
d’Alemagna; vive segnatamente nelle selve di quercia;
è il solo maschio che porta in testa delle branche, le
quali somigliano alle corna del cervo.

G. III. Dermeste. Dermestes. Dermeste.

Antenne clavate, perfogliate; le 3 ultime articola-
zioni più grosse; corsaletto convesso, leggermente mar-
ginato; testa incurvata, nascosta sotto il corsaletto.

[Seite 323]

1. † Dermeste del Lardo. D. Lardarius. Le Der-
meste da lard. Der Speckkäfer.

Nero; elitre cineree anteriormente, macchiate di
punti neri. Frisch, Part. V, tav. 9.

La larva e lo scarabeo si pascono delle parti
grasse e molli degli animali morti.

2. † Dermeste delle pelliccie. D. Pellio. Le Der-
meste des pelleteries.

Nero; elitre con 2 punti bianchi per parte.

Divora particolarmente le pelliccie, gli animali
preparati, ec.

3. † Dermeste tipografo. D. Typographus (Bostri-
chus Typog.,
Fab.). Le Dermeste typographe. Der
Borkenkäfer.

Testaceo; peloso; elitre strisciate, tagliate, pro-
morse. Von Trebra in den Sch. der Berl. Ges. Natur-
forsch. Freunde,
Vol. IV, tav. 4.

Si è questo animale, che fece tanto male recente-
mente nei boschi di abeti dell’Harz ed in molti luoghi
di Germania. Si caccia nell’ alburno del pinus abies,
e talvolta in così gran numero, che in un albero di
mezzana grossezza si rinvennero più di 80 mille
larve; quando la pianta è così assalita da questi ani-
mali, perde la sostanza resinosa, le foglie diventano
color di rame, e non è più, siccome all’ ordinario,
buona da far carbone, tanto meno poi per fabbriche,
o da ardere.

4. † Struggipino. D. Piniperda (Hylesinus Piniper,
Fab.). Le Destructeur du pin. Der Tannenkäfer.

Nero; semivelloso; elitre color di pece, intere;
piedi fulvi.

La metà più piccolo del precedente.

[Seite 324]

5. † Dermeste del pane. D. Paniceus (Anobium
Panic.,
Fab.). Der Brotkäfer.

Oblungo; ferruginoso; occhi rossi lionati. Frisch,
Part. I, tav. 8.

La sua larva si pasce specialmente di pane, e per-
ciò è molto dannoso al biscotto che servir deve nei
lunghi viaggi di mare; ed è anche uno degli insetti
più nocivi ai libri.

G. IV. Foralegno, o Ptino. Ptinus. Vril-
lette. Kümmelkäfer.

Antenne filiformi; le ultime articolazioni più gran-
di; torace quasi rotondo, senza margine, che può ri-
cevere il capo.

1. † Foralegno pertinace. P. Pertinax (Anobium
Pert.,
Fab.). La Urillette opiniâtre.

Fosco, di un solo colore.

Si chiama con tal nome perchè appena che lo si
tocchi stende le gambe e fa il morto, nè si può farlo
rimuovere da quello stato immobile, sia pungendolo,
come tormentandolo altrimenti.

2. † Ladro. P. Fur. Le Ptine voleur.

Testaceo; quasi aptero; torace quadridentato;
elitre con due fascie bianche. Sulzers, Gesch., tav. 2,
fig. 8.

È il flagello delle collezioni di Storia Naturale,
dei libri, dei mobili e delle pelliccie.

3. † Fatidico. P. Fatidicus (Anob. Tesselatum,
Fab.). L’Horloge de la mort. Der Klopfkäfer.

Bruno; semipeloso; grigio; macchiato irregolar-
mente. Philos. Transac. n.° 271. 291.

Una di quelle specie d’insetto, che per il romorio
[Seite 325] che fa chiamandosi nel tempo degli amori, ha dato
campo a mille sorta di favole popolari.

G. V. Istro. o Volteggiola. Hister. Escarbot.

Antenne clavate, colla clava quasi solida; artico-
lazione inferiore compressa, incurvata; testa retraibile
nel corpo; bocca a forbice; elitre più corte del corpo;
gambe anteriori dentate.

1. † Istro d’un sol colore. H. Unicolor. L’Escar-
bot noir.

Tutto nero; elitre alquanto strisciate. Sulzers Kenn-
zeichen,
tav. 2, fig. 8, 9.

Nei terreni sabbionosi, e nei pascoli.

G. VI. Girino. Gyrinus. Gyrin.

Antenne clavate, rigide, più corte della testa;
4 occhi, 2 sotto e 2 sopra.

1. † Nuotatore. G. Natator. Le Girin nageur.
Der Schwimmkäfer.

Leggermente strisciato. Sulzers, Gesch., t. 2, fig. 10.

Nuota con grande prontezza sulla superficie del-
l’acqua; quando si tuffa ha posteriormente una vescica
d’aria; spande un odore disgustoso.

G. VII. Birro, o Mantellato. Byrrhus. Byr-
rhe.

Antenne clavate, quasi solide, un poco compresse.

1. † Birro distruttore. B. Musaeorum (Anthenus
Musaeorum,
Fab.). Le Byrrhe des musées.

Nebuloso; elitre seminebulose, con punto bianco.

Nelle pelliccie; negli animali preparati, ec.

[Seite 326]

G. VIII. Becchino. Silpha. Bouclier.

Antenne più grosse anteriormente; elitre marginate;
testa prominente; torace un po piano, marginato.

1. † Tumulatore. S. Vespillo (Necrophorus Vesp.
Fab.). Le Fossoyeur. Der Todtengräber.

Oblungo; atro; scudo orbicolato, ineguale; elitre
con duplice zona aranciata. Frisch, Part. XII, tav. 3,
fig. 2.

Trae il nome dalla disinvoltura mirabile con la
quale seppelisce i piccoli animali morti, come p.e.,
delle talpe, delle rane, ec., per poscia deporvi le
proprie uova; sei di loro sono capaci di seppelire nello
spazio di quattro ore una talpa alla profondità di un
piede in terreno grasso.

G. IX. Cassida. Cassida. Casside. Schildkäfer.

Antenne quasi filiformi, più grosse al di fuori;
elitre marginate; testa nascosta sotto lo scudo piano
del torace.

1. † Cassida verde. C. Viridis. La Casside verte.

Verde; corpo nero. Roesel, Vol. II, Erd. III, t. 6.

Sui cardi, sulle foglie di menta, ec.; la larva e
la ninfa sono tutte piatte, ed hanno il margine singo-
larmente dentellato e guernito di punte.

2. † Casside nera. C. Murraca. La Casside noir.

Nera; scudo rosso; elitre color di sangue, sparse
di punti neri.

Comunissima sull’ ontano.

G. X. Coccinella. Coccinella. Vache à Dieu.
Sonnenkäfer.

[Seite 327]

Antenne subclavate, troncate; palpi con clava
semi-cordata; corpo emisferico; torace ed elitre mar-
ginati; abdome piano.

1. † Coccinella a sette punti. C. Septem-punctata.
La Coccinelle à sept points.

Astucchi rossi, con 7 punti neri. Frisch, Part. IV,
tav. 1, fig. 4.

È commendata, come alcune specie di punteruoli
e di Meloë, per eccellente rimedio al male dei denti.

2. † Coccinella bipustulata. C. Bipustulata.

Elitre nere, con 2 punti rossi; ventre sanguigno.
Op. cit. Part. IX, tav. 16, fig. 6.

G. XI. Crisomela. Chrysomela. Chrysomèle.
Blattkäfer.

Antenne moniliformi; più grosse di fuori; cor-
saletto, ed astucchi non marginati.

1. † Crisomela di Gottinga. C. Goettingensis
(Chrys. Haemoptera, Fab.). La Cresomèle de Gottingue.

Ovata; nera; piedi violacei. Panzer, Faun. Ger-
man. Hest.,
44, tav. 3.

Comunissima sul millefiori(1).

2. † Crisomela minutissima. C. Minutissima.

Ovata; nera; opaca.

Uno dei più piccoli scarabei; appena grosso un
terzo del pulce.

3. † Crisomela cereale. C. Cerealis.

Ovata; aurea; con 5 linee violacee sulle elitre,
e 3 sul torace; abdome violetto.

[Seite 328]

4. Crisomela oleracea. C. Oleracea (Galleruca
Oler.,
Fab.). Le Scarabée puce.

Saltellante (od a coscie grossissime); verde azzurra.

Un piccolo insetto nocevolissimo, siccome altre
specie a questa affini; è conosciuto sotto il nome
di pulce o mosca di terra.

5. † Merdigera. C. Merdigera (Lema Merd., Fab.).
Le Criocère du lis. Der Lilienkäfer.

Oblunga; rossa; torace cilindrico, con impressione
d’ambo i lati. Sulzers Gesch., tav. 3. fig. 14.

Sui fioralisi, muggeri, ec.; la larva si copre con
i suoi proprj escrementi; si trasmuta in un piccolo
scarabeo rosso. Prendendo questo scarabeo in mano
alla quale si dia una forma incavata e portandolo al-
l’orecchio, si sente un piccolo suono netto e pene-
trante che l’animale fa con le sue elitre.

G. XII. Ispo, o Ricciyolo. Hispa. Hispe.
Stachelkäfer.

Antenne filiformi, avvicinate alla base, poste fra
gli occhi; torace ed elitre per lo più aculeati.

1. † Atro. H. Atra. L’Hispe noir.

Tutta nera.

Sotto terra, alla radice delle erbe.

G. XIII. Bruco. Bruchus. Bruche.

Antenne filiformi, ingrossantisi poco a poco.

1. † Bruco dei piselli. B. Pisi. Le Bruche des
pois. Der Erbsenkäfer.

Elitre punteggiate di bianco; podice bianco con
2 macchiette nere.

Anche nell’ America settentrionale fa del gran
danno al grano turco.

[Seite 329]

2. Brucco del Cocco. B. Nucleorum.

Cinereo; elitre strisciate; coscie posteriori ovate,
dentate; gambe incurvate. Mém. de l’Académie des
Sciences de Paris,
1771, tav. 2.

Nell’ America centrale; quasi della grossezza dello
scarafaggio dorato; soventi è confuso col Bruchus bactris
assai più piccolo di lui; perfora i gusci delle noci Co-
cus lapidea
i quali sono duri come pietra, e dello spes-
sore di un pollice, con cui si fanno al torno dei bot-
toni e simili lavori.

G. XIV. Tonchio, o Curculione. Curculio.
Charançon. Rüsselkäfer.

Antenne quasi clavate, poste sul rostro, il quale
è corneo, prominente.

Il corpo è ordinariamente corto, rotondo, ed in
generale rivestito d’una corazza assai solida; hanno
questi insetti un grifo o proboscide più o meno incur-
vata, più o meno lunga, ma sempre ben forte; sono
molto dannosi; i longirostres fanno molto male agli
alberi, ai frutti della terra ed alle piante degli orti; le
larve di varie specie si chiamano in tedesco Pfeiffer
(Piferi).

1. Curculione delle Palme. C. Palmarum (Calan-
dra Palmar., Fab
.). Charançon des palmiers. Der Palm-
bohrer.

Lungirostro; nero; torace ovato quasi piano; eli-
tre abbreviate, strisciate. Sulzers, Kennz. tav. 3, fig. 20.

Nelle Indie; è grosso circa come il Cervo volan-
te; la larva nutresi di midollo dei Sagattieri (specie
di Palme), ed essa medesima è mangiata come un
boccone delicato.

[Seite 330]

2. † Curculione del frumento. C. Frumentarius.
(Attelabus Frument., Fab.). Le Charançon du frument.
Der rothe Kornwurm.

Longirostro; sanguineo.

La rovina dei granai; mangia la parte farinacea
del grano e ne lascia stare la crusca. Il migliore pre-
servativo contro tale insetto si è di far bagnare le
travi ed il granajo con una forte liscivia di sapone.
Si trova anche questo insetto negli appartamenti, e
nei letti.

3. † Curculione del grano. C. Granarius (Calen-
dra Granaria,
Fab.).

Longirostro; colore di pece; oblungo; torace pun-
tuto, della lunghezza degli astucchj.

Parimenti sui granai, nei mulini, ec.

4. † Paraplettico. C. Paraplecticus (Lixus Par. Fab.).

Longirostro; cilindrico; quasi cinereo; elitre in
punta. Sulzers, Gesch., tav. 4, fig. 7.

Sulle piante acquatiche; non è vero che paralizzi
i cavalli, ma invece potrebbe ciò derivare dalle piante
sospette, sulle quali se ne sta, e non dall’ innocente
animale.

5. † Curculione delle viti. C. Bacchus (Attelabus
Bac.,
Fab.). Le Charançon de la vigne. Der Rebensticker.

Longirostro; aureo; becco e zampe nere. Op. cit.
tav. 4, fig. 4.

Sui pomi; sulle viti; ec.

6. † Curculione del pomo. C. Pomorum.

Longirostro; coscie d’avanti dentate; corpo grigio
nebuloso. Frisch, Part. I, tav. 8.

In certi anni distrugge tutte le gemme delle piante
di pomo.

[Seite 331]

7. † Curculione delle nocciuole. C. Nucum (Rhyn-
chaenus Nuc.,
Fab.). Le Charençon des noisettes.

Longirostro; coscie dentate; corpo grigio, della
lunghezza dal rostro. Roesel, Vol. III, Erdkäf. IV, t. 67.

Fora le nocciuole.

8. Curculione Imperiale. C. Imperialis. Le Cha-
rançon impérial. Der Juwelenkäfer.

Brevirostro; nero; elitre dentate, solcate, con
punti infossati, distinte per un colore d’oro cangiante;
abdome verde di bronzo.

Nel Brasile; uno dei più belli insetti; le file dei
piccoli ed innumerevoli nicchj scalfiti sulle elitre e bril-
lanti di un bel color d’oro fanno un effetto che non
si può esprimere, specialmente se sono bene illuminati,
e sotto una lente che li ingrandisca.

G. XV. Attelabro. Attelabrus. Attelabre.

Testa attenuata posteriormente, inclinata; antenne
più grosse verso l’estremità.

1. † Attelabro del nocciuolo. A. Coryli.

Nero; elitre rosse. Sulzers, Kennz., tav. 4, fig. 25.

2. † Attelabro delle Api. A. Apiarius (Trichodes
Ap.,
Fab.). L’Attelabre guêpier. Der Immenwolf.

Cerulescente; elitre rosse; 3 fascie nere. Sulzers,
Gesh., tav. 4, fig. 4.

È comunissimo ove si coltivano le Api; vi sono
degli anni nei quali reca molto guasto negli alveari.

G. XVI. Capricorno, o Cerambice. Ceram-
byx (Capricornus
). Capricorne. Holzbock.

Antenne attenuate; torace o spinoso, o gibboso,
elitre lineari.

[Seite 332]

Alcune specie hanno le antenne lunghissime, lo
scudo e le elitre molto forti; la loro vita è tanto te-
nace, che si sono veduti dei Cerambici infilzati con
una spilla a vivere per quattro settimane. Stanziano
comunemente nei legni, e fanno sentire un suono si-
mile a quello di una sega fregando il corsaletto o
torace contro le elitre.

1. Cerambice longimano. C. Longimanus. L’Ar-
lequin de Cayenne.

Torace con aculei movibili; elitre con la base
unidentata, e l’apice bidentato; antenne lunghe. Roe-
sel,
Vol. II, Erdkäf. II, tav. 1, fig. 2.

Nell’ America meridionale, al pari della susse-
guente specie.

2. Cerambice cervicorne. C. Cervicornis (Prionus.
Cervic.,
Fab.). Le Prione cerf-volant.

Torace marginato, dentato; mascelle sporgentisi,
a cono, spinose d’ambe le parti; antenne brevi. Roe-
sel
, l.c. fig. b.

Più grande del precedente; è variato di molti e
bei colori, ed ha le forbici quasi come il Cervo volante.

3. † Cerambice odoroso, o Moscardino. C. Mo-
schatus.
Le Capricorne musqué.

Torace spinoso; elitre ottuse, di un verde splen-
dente; coscie troncate; antenne di mediocre lunghezza.
Frisch, Part. XIII, tav. 11.

Spande un odore simile a quello del muschio.

4. † Cerambice legnajuolo. C. Aedilis (Lamia
Aed.,
Fab.). Le Capricorno charpentier.

Torace spinoso, con 4 punti gialli; elitre ottuse,
nebulose; antenne lunghissime. Op. cit. tav. 12.

Le antenne sono lunghe il sestuplo dell’ animale.

[Seite 333]

G. XVII. Arietola. Leptura. Lepture.

Antenne setacee; elitre attenuantesi verso l’apice;
torace semicilindrico.

1. † Arietola acquatica. L. Aquatica (Donacia
Crassipes,
Fab.). La Lepture acquatique.

Aurea; antenne nere; coscie posteriori dentate.

Sopra ogni specie di pianta acquatica, varia nel colore.

G. XVIII. Alinuda. Necydalis. Nécydale.
Afterholzbock.

Antenne setacee; elitre minori delle ali; coda
semplice.

1. † Alinuda maggiore. N. Maior (Molorchus
abbreviatus,
Fab.). La grande Nècydale.

Elitre abbreviate, ferruginose, immaculate; antenne
più brevi.

G. XIX. Lucciola. Lampyris (Cicindela,
Nitedula
). Ver luisant. Johanniswürmchen.

Antenne filiformi; elitre flessibili; torace piano,
semicircolare; testa cinta e nascosta sotto il medesimo;
abdome ruguso e papilloso ai fianchi.

I soli maschi sono alati; essi hanno sotto il
ventre due punti che lanciano una luce fosforica tur-
chiniccia; le femmine sono aptere, e la luce che man-
dano è molto più viva, specialmente nel tempo dell’ac-
coppiamento; probabilmente questa serve ad additare
la femmina al maschio. Dopo qualche tempo che la
femmina ha deposte le uova, le quali pure risplendono
nell’ oscurità, la luce sparisce in amendue i sessi.

1. † Lucciola comune. L. Noctiluca. Le Ver lui-
sant ordinaire.

[Seite 334]

Oblunga; fosca; targa cinerea.

Sotto i cespuglj di ginepro, di rose, ec.; due di
questi insetti lucicanti posti in un bicchiere, ema-
nano una luce bastante per poter leggere di notte.

G. XX. Cantaride. Cantharis. Cantharide.

Antenne setacee; torace marginato, più breve della
testa; elitre pieghevoli; abdome rugoso e papilloso ai
fianchi.

1. † Cantaride fosca. C. Fusca. La Cantharide brune.

Torace marginato, rosso, con macchietta nera;
elitre fosche.

Le larve stanno sotto terra nell’ inverno, ed alcune
volte escono a migliaja quando ha nevicato, la quale
istantanea apparizione sulla neve ha dato luogo a mille
sorta di favolose tradizioni.

G. XXI. Elateria. Elater. Taupin. Spring-
käfer.

Antenne setacee; torace angolato posteriormente;
petto con una punta che esce d’una apertura del-
l’abdome.

Cotesti animali sono degni di osservazione per la
destrezza con la quale, quando sono supini, sanno
saltare in alto e ricadere in piedi, il quale movimento
è facilitato da uno spuntone attaccato anteriormente al
loro torace, e che entra in una scanellatura alla base
dell’ abdome; l’insetto fa uscir fuori quella punta con
una forza elastica; si ajuta anche con le punte collo-
cate indietro sui due fianchi del corsaletto e colle elitre
annodate in maniera consimile.

1. Elateria Cucujo. E. Noctilucus. Le Cucuyo. Der
Cocuyo.

[Seite 335]

Macchia gialla, liscia ai fianchi del torace.

Nella parte media d’America; è ben lungo due
pollici; le due macchie gialle che sono ai fianchi del
corsaletto spandono una gran luce nell’ oscurità, ed
anticamente i Caraibiti se ne servivano per lucerna sic-
come anche di parecchi altri insetti, che danno una
luce fosforica.

2. † Elateria nera. E. Niger. Le Taupin uoir.

Torace liscio; elitre, corpo e piedi neri.

Comunissimo nei pascoli.

G. XXII. Sabbiajo, o Cicindela. Cicindela.
Cicindèle. Sandkäfer.

Antenne filiformi; mascelle prominenti, dentellate;
occhi sporgenti in fuori; torace rotondato, marginato.

Nello stato di larva gl’insetti in discorso si cac-
ciano sotto la sabbia, quasi come i formicaleoni, onde
predare degli altri insetti, ma come animali perfetti
li perseguitano correndo e volando con una sorpren-
dente rapidità.

1. † Sabbiajo di Germania. C. Germanica. La Co-
cindèle d’Allemagne.

Verde; elitre con un punto ed una lunetta bian-
chi sull’ estremità.

G. XXIII. Bupreste. Buprestis. Richard.
Prachtkäfer.

Antenne filiformi, della lunghezza del torace; te-
sta rannicchiata per la metà nel torace.

1. Bupreste gigante. B. Gigantea. Le Richard géant.

Elitre tirate in punta, bidentate, rugose; torace
marginato, liscio; corpo indorato. Sulzers, Kennz.,
tav. 6, fig. 38.

[Seite 336]

Nelle due Indie; della lunghezza di un dito.

2. † Bupreste crisostimmata. B. Chrysostigma.

Elitre seghettate, solcate longitudinalmente; mar-
chiate con 2 macchie d’oro; torace in punta. Op. cit.
tav. 6, fig. 39.

3. † Bupreste verde. B. Viridis.

Elitre integerrime, quasi lineari punteggiate; to-
race curvato, verde, prolungato.

Colore delle cantaridi, ma è più lungo un pajo
di linee; alcuni anni fa la sua larva produceva gran-
dissime devastazioni nei tronchi di faggio rosso di que-
sti contorni, che li faceva morire distruggendone l’al-
burno, per il quale si apriva serpeggianti passeggi.

G. XXIV. Ditico od Acquajuolo. Dyticus
(Hydrocantharus). Dytique. Wasfserkäfer.

Antenne filiformi, clavato-perfogliate; piedi po-
steriori villosi; nuotatori, quasi tronchi.

1. † Acquajuolo piceo. D. Piceus (Hidrophilus
Pic.,
Fab.). Le Destique noir d’ébène.

Antenne perfogliate; corpo liscio; sterno carenato,
spinoso posteriormente. Frisch, Part. II, tav. 6, fig. 1.

Una delle specie più grandi. Quando lo scarabeo
vuole deporre le uova, prepara a tal uopo un piccolo
e bel bozzolo oblungo, che riveste di una seta bruna,
vi depone le uova e le lascia così nuotare come una
piccola barchetta; il bozzolo sta a gala fino che gli
uovi sono nati, e che i novelli sono in caso di sal-
tare dalla navicella nel loro elemento.

2. † Acquajuolo marginato. D. Marginalis.

Nero; torace ed elitre con margine giallo (nel
maschio). Sulzers Kennz., tav. 6, fig. 42.

[Seite 337]

È molto nocivo agli stagni che contengono dei
pesci, siccome lo sono probabilmente tutte le specie di
questo genere. La femmina ha la metà anteriore degli
astucchi solcata longitudinalmente.

G. XXV. Carabo. Carabus. Carabe. Lauf-
käfer.

Antenne filiformi; torace cordiforme, marginato
all’ apice, troncato; elitre marginate.

Questi sono animali che predano gli altri del loro
genere; molti quando si toccano spandono un liquore
che è disaggradevole; possono volare pochissimo, ma
corrono tanto più velocemente.

1. † Carabo coriaceo. C. Coriaceus.

Senza ali; nero; opaco; elitre semirugose con
punti confusi. Op. cit. tav. 6, fig. 44.

2. † Carabo dorato. C. Auratus. Carabe doré.
Der Goldhahn.

Senza ali; elitre solcate largamente; striscie e sol-
chi lisci indorati.

Comunissimo nelle praterie, nei campi, ec.

3. † Carabo assalitore. C. Sycophanta (Calosoma
Sycoph.,
Fabr.). Carabe Sycophante.

Color d’oro; torace ceruleo; elitre scherziate di
verde aureo; abdome quasi nero. Sulzers Gesch., t. 7, f. 1.

Il più grande di tutti i nostri scarabei corridori.

4. † Carabo crepitante. C. Crepitans (Brachinus
Crep.,
Fabr.). Le Pétard. Der Bombardirkäfer.

Torace, testa e piedi ferruginosi; elitre verdi-
nerognole. Schweidische Abhandl., 1750, tav. 7, fig. 2.

Uno scarabeo assai piccolo; la precedente specie
gli dà segnatamente la caccia. Ciò che lo ha fatto
[Seite 338] distinguere di più, si è il modo (descritto dal Dottor
Rolander) con il quale si difende dai nemici, e fra gli
altri dal Carabus inquisitor lanciandogli contro un
vapore turchiniccio accompagnato da forte strepito.

5. † Carabo spinipede. C. Spinipes (C. Gibbus,
Fabr.). Der Saatfresser.

Color di pece, torace con una linea infossata
longitudinale; zampe anteriori spinose. Olivier, Vol. III,
tav. 12, fig. 142.

La larva, che se ne sta sotto terra, fa terribili de-
vastazioni nei giovani cereali, e ciò in parecchi anni,
siccome p.e. avvenne nel 1776 in Lombardia, e nel
1812 nella provincia di Halle, e propriamente nel cir-
condario di Saal; lo scarabeo riposa di notte in grande
quantità sulle spiche.

G. XXVI. Tenebrione. Tenebrio. Ténébrion.

Antenne moniliformi con l’ultima articolazione
quasi rotonda; torace piano-convesso, marginato; capo
esterno; elitre un po’ aspre.

1. † Tenebrione mugnajo. T. Molitor.

Alato; tutto nero; coscie anteriori più grosse.
Frisch, Part. III, tav. 1.

La larva sta nella farina; per questa ragione si
trova il tenebrione in grandissimo numero nei mulini
e presso i fornai, e si chiamano vermi dei molini; si è
con tali larve che si nutriscono i rosignoli in gabbia.

2. † Tenebrione fetido. T. Mortisagus (Bleps Mon-
tisaga,
Fab.). Le Ténébrion porte-malheur. Der Tod-
tenkäfer.

Aptero; torace uguale; elitre lisce, acute. Op.
cit.
Part. XIII, tav. 25.

[Seite 339]

G. XXVII. Maggiolino. Meloë. Meloé.

Antenne moniliformi, ultimo articolo ovato; torace qua-
si rotondo; elitre molli, flessibili; testa incurvata, gibbosa.

1. † Proscarabeo. M. Proscarabaeus. Le Scarabée
onctueux. Der Maywurm.

Aptero; corpo violaceo. Op. cit. tav. 6, fig. 5.

Animale assai molle, che toccato appena spreme
fuori un liquore dal luogo ove sono articolati i piedi.

2. † Cantaride officinale. M. Vesicatorius (Can-
tharis officinalis). (Lytta Vesicat.,
Fabr.).

Alata; di un bel verde rilucente; antenne nere.

È l’importante insetto, che si usa come vespitatorio.

G. XXVIII. Mordella. Mordella. Mordelle.

Antenne filiformi merlate; capo curvato sotto il
collo (quando l’insetto è impaurito); palpi clavati,
compressi, troncati obbliquamente; elitre curvate giù
verso l’apice; sul d’avanti delle coscie alla base del-
l’abdome ha una lamina larga.

È fra il numero dei piccoli scarabei; tutto il ge-
nere comprende poche specie, che sembra si molti-
plichino poco.

1. Mordella aculeata. M. Aculeata.

Nerissima; ano che termina in un aculeo. Sulzers,
Kennz., tav. 7, fig. 46.

G. XXIX. Campajuolo. Staphylinus(1).
Staphylin.

[Seite 340]

Antenne moniliformi; elitre smezzate; ali coperte;
coda semplice con
2 vescichette oblunghe.

Sono notabili specialmente per le due vescichette,
che fanno venir fuori dal ventre quando temono un
qualche pericolo: finora non si sa bene a che ser-
vino quelle vesciche.

1. Mascelloso. S. Maxillosus. Le Staphilin à mâ-
choires.

Peloso; nero; con fascie cineree; mascelle lunghe
quanto il capo.

G. XXX. Pinzajuola. Forficula. Perce-
oreille.

Antenne filiformi; elitre smezzate; ali coperte;
coda a forbice.

1. † Pinzajuola auricolare. F. Auricularia. Le
Perce-oreille. Der Ohrwurm.

Elitre con l’apice bianco. Frisch, Part. VIII,
tav. 15, fig. 1, 2.

Si è l’animale il quale si vuole che brami di en-
trare nelle orecchie degli uomini; ed è possibile che
vi entri al pari di qualunque, altro insetto, ma non
già per un gusto particolare; in vece è realmente dan-
noso agli orti e giardini, divorando le piante legumi-
nose, i bottoni dei garofani, i fiori d’agrumi, ec.;
come pure, se di molto si aumenta, reca danno ai
legnami che servono di fondamento ai fabbricati e
d’investimento alle finestre.

ORDINE SECONDO.
Emipteri. Hemiptera. (Ulonata o Rhyngota, Fabr.).

[Seite 341]

La maggior parte degli insetti di quest’ ordine ha
la testa piegata in dentro verso il petto; alcuni hanno
delle mascelle, ma il massimo numero è munito d’una
tromba curvata verso l’abdome; e si è per questo,
che alcuni Naturalisti li denominano Proboscidanti. Per
lo più indossano quattro ali, le anteriori delle quali
segnatamente sono dure e cornee alla radice; ed alla
sommità sono molli e sottili. In alcune specie le ali
sono diritte; in altre sono incrocicchiate le une sulle
altre, e talora sono anche coperte da piccoli astucchi:
vi sono certe specie, che ne hanno due sole, e le
femmine di parecchie ne sono affatto mancanti. La me-
tamorfosi degli Emipteri non è molto notabile; le larve
somigliano all’ insetto perfetto, essendo le ali quelle
che dapprima mancano, e che poi si formano a poco
per volta.

G. XXXI. Blatta. Blatta. Blatte. Schabe.

Testa ripiegata; antenne filiformi; ali superiori
ed inferiori piane; quasi coriacee; torace semipiano,
orbicolato, marginato; piedi corridori;
2 cornetti sulla
coda.

1. † Blatta orientale. B. Orientalis. Le Ravet. Der
Kakerlake.

Ferruginosa, scura; ali superiori abbreviate, scalfite
da un solco oblungo. Op. cit., Part. V, tav. 3.

Presentemente si è sparso in quasi tutte le parti
[Seite 342] del mondo, siccome alcune altre specie di questo ge-
nere, come p.e., i così detti Germanica ed Ameri-
cana
(senza ch’ io possa capire il perchè si chiamino
così). È uno dei più formidabili flagelli di certi paesi,
ove si è come naturalizzato, e si moltiplica all’ infi-
nito; divora ogni sorta di comestibile, e singolarmente
il pane; per tal guisa può essere in una lunga navi-
gazione causa di gravi disgrazie(1). L’arsenico, i
vapori di zolfo, dell’assa fetida e l’acqua bollente lo
possono distruggere, e quando ve ne sono pochi in
una camera od in una cucina, basta chiudervi dentro
per una notte un Riccio, od un Anitra.

2. Blatta Eteroclite. B. Heteroclita. La Blatte hé-
téroclite.

Fosca; ali superiori nere, la sinistra intera con
4 pustule, e la destra con 3 pustule, col margine in-
terno semitrasparente. Pallas, spic. zool. IX, t. 1, fig. 5.

Di Tranquebar, ec.; notabile per la differenza
singolare che passa nel disegno delle due ali superiori.

3. † B. di Laponia. B. Laponica. B. de Laponie.

Giallognola; ali superiori macchiate di nero.

Sta in Laponia, ma ben anche nell’ Europa temperata.

G. XXXII. Grillaccio. Mantis. Mante.

Testa vacillante, con mascelle munite di palpi;
antenne filiformi;
4 ali membranacee, avvolte, e le
inferiori piegate;
piedi anteriori compressi, sotto se-
ghettato-dentati, armati di un unghia solitaria, e di un
dito setaceo lateralmente articolato;
4 piedi posteriori
lisci, camminatori; torace lineare, lungo e stretto.

[Seite 343]

Sono tutti di una particolare forma, ed assai poco
comune(1); la loro testa ripiegata, il corpo allungato,
l’andatura, in una parola il complesso, ha qualche
cosa di strano, e direi quasi del pomposo, d’aver po-
tuto benissimo destare la divozione superstiziosa della
quale si onorano in Oriente alcune specie di questo genere.

1. Giante. M. Gigas (Phasma Gig., Fabr.(2)).
Le Soldat.

Torace quasi cilindrico, scabro; ali superiori bre-
vissime; piedi spinosi. Roesel, Vol. II, Heuschr.,
tav. 19, fig. 9, 10.

D’Amboina; grosso soltanto come una pena d’oca,
sebbene lungo un palmo; gl’ Indiani lo mangiano.

2. Gongilode. M. Gongylodes. La Feuille.

Torace alquanto cigliato; coscie anteriori termi-
nate in una spina, le altre in un lobo. Op. cit. tav. 7,
fig. 1, 2 e 3.

Di Guinea, ec.

3. † Religioso. M. Religiosa (M. Oratoria, variet.,
Fabr.). La Religeuse. Die Gottersanbetherin.

Torace liscio, semicarenato; ali superiori verdi
ed immaculate. Op. cit. tav. 1, 2.

Ordinariamente cammina soltanto sulle quattro
gambe posteriori, tenendo le due d’avanti in alto. Si
chiama in tedesco Weidenblaue (Foglia caminante)
perchè le sue ali superiori rassomigliano nella forma
e nel colore ad una foglia(a); può campare dieci anni.

[Seite 344]

4. Supplicante. M. Precaria.

Torace leggermente cigliato; ali superiori gialle
con un occhio ferruginoso. Abbild. n.h. Geg. tav. 88.

Al Capo, ove gli Ottentotti l’adorano.

G. XXXIII. Grillo. Gryllus. Sauterelle.
Heuschrecke.

Testa voltata giù; mascelle ampie con palpi; an-
tenne filiformi o setacee;
4 ali ripiegate, rotolate, le
inferiori increspate; piedi posteriori saltatori;
2 unghie
ad ogni piede.

È un genere esteso, per la massima parte nocivo
alle praterie ed alle biade; i maschj di alcune specie,
tanto nel tempo degli amori, quanto all’ avvicinarsi
della notte e nelle mutazioni del tempo, fanno sentire
un rumore aspro ed acuto, che producono con le
gambe posteriori, ma più ancora con le ali.

1. † Grillotalpa. G. Gryllotalpa (Acheta Gryl.,
Fabr.). La Courtillière. Die Werre.

Torace rotondato; ali caudate più lunghe delle
ali superiori; piedi anteriori palmati, tomentosi. Roe-
sel,
Vol. II, Heuschr., tav. 14, 15.

In Europa e nell’ America settentrionale. Vi sono
dei paesi, come in Turingia, ove è comunissimo; vi-
ve ordinariamente sotto terra, e fa molto guasto alle
piante degli orti ed ai seminati.

2. † Grillo domestico. G. Domesticus (Acheta
Dom.,
Fabr.). Le Grillon. Die Grille.

Torace rotondato; ali caudate più lunghe delle
ali superiori; piedi semplici; corpo glauco. Op. cit. t. 12.

3. † Grillo campestre. G. Campestris (Acheta
Camp.,
Fabr.). Die Feldgrille.

[Seite 345]

Torace rotondato; coda con 2 sete a stile, lineari;
ali inferiori più corte delle superiori; corpo nero. Frisch,
Part. I, tav. 1.

4. † Grillo verdissimo. G. Viridissimus (Locusta
Virid.,
Fab.). La grande Sauterelle. Der Baumhüpfer.

Torace rotondato; ali verdi, immaculate; antenne
filiformi lunghissime. Roesel, Vol. II, Heuschr., t. 10, 11.

Di un bel verde; vive ordinariamente sui cespuglj;
può saltare lontanissimo.

5. † Grillo mangiaporri. G. Verrucivorus (Lo-
custa Verruc.,
Fabr.). La Sauterelle tachetée. Das
Heupferd.

Torace quasi quadrato, liscio; ali verdi macchiate
di scuro; antenne setacee, della lunghezza del corpo.
Op. cit. tav. 8.

6. † Locusta crestata. G. Cristatus. La Sauterelle
crètée. Die Kammheusrecke.

Torace crestato; carena divisa in quattro. Op. c. t. 5.

Dell’ oriente; d’Egitto, ec.

7. † Locusta di passaggio. G. Migratorius. La
Sauterelle de passage. Die Strichheuschrecke.

Torace subcarenato; segmento unico; testa ottusa;
mascelle nerissime. Abbild. n.h. Gegenst, tav. 29.

Si è il terribile insetto che arrivò soventi in Eu-
ropa in isterminate legioni, e che fu la causa di una
fame e carestia universale; è originario della Tartaria
asiatica; nullameno se ne trova qualcuno anche in Ger-
mania, dove però dopo il 1750 non si è più sofferto
invasione di tal fatta(1). Si vuole che questa specie
[Seite 346] di locusta (se però è la stessa) si trovi anche nelle
due Americhe. È provato che nell’ Arabia ed anche
nell’ Africa meridionale se la mangia come si usa-
va negli antichi tempi, e se qualche viaggiatore riguardò
questo fatto come una favola, è da credersi che fosse
male istruito, e che si diede troppa premura di giu-
dicare(a).

8. Grillo stridulo. G. Stridulus. La Sauterelle à
ailes rouges. Die Halzheuschrecke.

Torace quasi carenato; ali rosse, con una striscia
di nero nebuloso sulla cima. Roesel, Vol. II, Heuschr.,
tav. 21, fig. 1.

Abita comunemente nei boschi, i maschi fanno
sentire nel volare uno stridore molto acuto.

G. XXXIV. Lanternaja. Fulgora(1). Fulgore.

Testa allungata alla fronte, vuota; antenne sotto
gli occhi, con
2 articoli, l’esteriore globoso; il sorbi-
tojo è incurvato; piedi passeggiatori.

Il carattere speciale di questo genere è la vescica
cornea che ha sulla fronte, e che nelle seguenti specie
tramanda una assai viva luce, fino che l’animale è
vivo, e pur anche qualche tempo dopo morte.

[Seite 347]

1. Lanternaria. F. Lanternaria. La Portelantene.
Der Leyermann.

Fronte ovale, dritta; ali livide, le posteriori oc-
chiute. Op. cit. tav. 28, 29.

È la specie più grande di questo genere; la ve-
scica luminosa è quasi grande come il rimanente del
corpo, e fa tanto chiaro, che si vuole che i viag-
giatori della Guaiana non si servissero di notte d’al-
tro lume(a).

2. Candelaria. F. Candelaria. Der Schinesische
Lanternträger.

Fronte a lesina, rostrata, voltata in su; le prime
ali verdi con macule lutee, e le posteriori gialle, nere
all’ apice. Op. cit. tav. 39.

G. XXXV. Cicala. Cicada. Cigale.

Rostro inflesso; antenne setacee; 4 ali membra-
nose, pendenti; piedi saltatori, nella maggior parte.

I maschi mandano un suono penetrante, come i
grilli, prodotto da organi particolari e molto compli-
cati, collocati nel basso ventre.

Una cosa degna d’osservazione si è, che qualche
specie di Clavarie crescono frequentemente sulle ninfe
delle Cicale, ed anche sul corpo vivente delle loro larve;
ed alcune altre parimenti sulle erusche e sulle crisalidi
dei papilioni(1).

1. Cicala dell’ Orno. C. Orni (Tettigonia Orn., Fab.).
La Cigale de l’Orne. Die Manna-Cicade.

[Seite 348]

Nera macchiata di giallo; ali fenestrate, gialle alla
base, macchiate di nero. Op. cit. tav. 25. fig. 1, 2.

Nel sud d’Europa, e nel nord d’Africa sopra
alcune specie di frassini, i quali punti dalla medesima
trasudano fuori la manna; si è la specie di cicala che
gli antichi amavano tanto, insieme colla C. Plebeia.
Op. cit.
fig. 3.(1).

2. † Cicala spumaja. C. Spumaria (Cercopis Sp.,
Fab.). Der Säschtwurm.

Scura; ali superiori con 2 macchie bianche la-
teralmente; fascia duplice, interrotta, bianchiccia.
Frisch, Part. VIII, tav. 12.

Sta comunemente sui salici; in primavera la larva
ne sugge il sugo e lo rimanda sotto forma di un li-
quore spumoso, che qualche volta la ricopre affatto,
e da ciò ne venne la favola dei salici piangenti.

3. Cicala lanata. C. Lanata (Lystra Lan., Fab.).

Ali pendenti, nere; punti turchini; fronte e fian-
chi rossi; ano lanato. Stoll, tav. 10, fig. 49, e D.

Delle Indie occidentali; trae il nome specifico dai
suoi lunghi fiocchi, bianchi come la neve fondentesi
nell’ acqua, attaccati al suo deretano; non si sa bene ciò
che sieno(2).

G. XXXVI. Cimice d’acqua. Notonecta.
Punaise d’eau. Wasserwanze.

[Seite 349]

Sorbitojo inflesso; antenne più corte del torace;
4 ali incrocicchiate, ripiegate, le superiori coriacee; piedi
posteriori pelosi, atti al nuoto.

1. † Cimice d’acqua grigia. N. Glauca. Notonecte
rousse.

Grigia; ali anteriori grigie, col margine bruno,
punteggiate, bifide all’ apice. Frisch, Part. VI, t. 13.

Nuota quasi sempre sul dorso, ed in tale posi-
zione essa piglia con molta agilità dei moscherini e
delle zanzare, di cui si nutrisce.

G. XXXVII. Scorpione d’acqua, o Nepa.
Nepa. Nepe. Wasserscorpion.

Sorbitojo inflesso; 4 ali incrocicchiate e pieghate,
le anteriori coriacee; piedi d’avanti, a forbice, i
4
altri ambulatori.

1. † Cinericcio. N. Cinerea. La Nepe cendrée.

Cinereo, torace ineguale; corpo oblungo ovato.
Op. cit. Part. VII, tav. 15.

Le uova di questo animale sono di una forma
particolare; hanno all’ estremità un piccolo arpioncino
come la semenza del papavero selvatico.

2. † Nepa cimice. N. Cimicoides (Naucoris Cim., Fab.).
La Nepe punaise.

Abdome col margine seghettato. Op. cit. P. VI, t. 14.

3. Nepa piatta. N. Plana (Nepa Rustica, Fab.).
La Nepe à dos plate.

Quasi bruna; occhi neri; ali biancastre; dorso piano.

È originaria del Tranquebar: vi è una certa spe-
cie di verme d’acqua il quale depone le proprie uova
sul dorso di questo insetto(1).

[Seite 350]

G. XXXVIII. Cimice. Cimex. Punaise.
Wanze.

Sorbitojo inflesso; 4 ali piegate ed incrocicchiate;
le superiari coriacee; dorso piano; torace marginato;
piedi cursori.

1. † Cimice dei letti. C. Lectularius. (Acanthia
Loct.,
Fab.) La Punaise des lits. Die Bettwanze.

Giallognolo; senza ali. Sulzers, Kennz., tav. 10,
fig. 69.

Nulla si sa di certo sulla patria primitiva di que-
sto insetto schifoso e che rifugge la luce del giorno,
nè il luogo del suo soggiorno nello stato selvaggio:
ora si trova nelle case vecchie, o mal tenute, ed
è generalizzato per tutto il mondo, particolarmente
poi in Siberia, nelle Indie orientali, al nord ed al
sud d’America. I cimici possono assai facilmente in-
trodursi in una casa, ed è anche molto facile a di-
struggerli sulle prime, impiegando di seguito e con di-
ligenza dei mezzi ai quali non possono resistere(1);
ma poi è altrettanto difficile quando gli si dia tempo
di moltiplicare.

[Seite 351]

2. † Cimice dei boschi. C. Corticalis (Aradus
Cor.,
Fab.). La Punaise de bois.

Membranaceo; margine dell’ abdome con ricurva-
mento; corpo nericcio.

Nelle macchie su gli alberi; si trova con difficoltà
per la sua forma e pel suo colore rassomigliante alla
corteccia dell’ albero.

3. † Cimice del Ribes. C. Baccarum. La Punaise
des groseillers. Der Qualster.

Ovato; grigio; margine dell’ abdome macchiato
di nero.

Negli orti, segnatamente sui ribes; ha pur anche
un odore fetido, ma solo quando è toccato; pare che
la natura abbia dato a questo come a parecchi altri
cimici tale putore qual mezzo di difesa(a).

4. † Cimice mascherato. C. Personatus (Reduvius
Per.,
Fabr.). Le Réduve masqué.

Becco arcuato; antenne capillari alla sommità;
corpo oblungo, alquanto villoso, scuro. Frisch, Part. X,
tav. 20.

Soggiorna negli angoli; la larva è sempre come
coperta di polvere e di scopature.

G. XXXIX. Gorgoglione. Aphis. Puceron.
Blattlaus.

Rostro incurvato; antenne più lunghe del torace;
[Seite 352] 4 ali ritte, od affatto mancanti; piedi ambulatori; ab-
dome quasi sempre bicornuto posteriormente.

Evvi spesso nella, medesima specie ed anche in
una stessa famiglia dei moscherini alati e senza ali, e
ciò senza nessun riguardo in quanto al sesso. I ma-
schj sono più piccoli delle femmine e nascono in
molto minor numero; questi compajono solo coll’ ul-
tima generazione (che nella maggior parte delle spe-
cie è sul finire dell’estate)(1), ed anche per un bre-
vissimo tempo; essi fecondano le femmine, le quali
poco dopo depongono delle uova o meglio dei boz-
zoli, che contengono i giovani moscherini intieramente
formati, da dove non sbuccano che nella seguente pri-
mavera, e’ sono tutti di sesso femminino per tutta
la primavera e l’estate; fino al termine dell’ ultima
generazione non si trova neppure un maschio: tutta-
via quelle vergini sono tutte in grado di propagare la
loro specie, senza il concorso del maschio, sicchè l’ac-
coppiamento d’autunno ha un potere fecondante sino
alla nona generazione.

1. † Gorgoglione del Ribes. A. Ribis.

Sul ribes rosso. Frisch, Part. XI, tav. 14.

2. † Gorgoglione dell’ Olmo. A. Ulmi.

Sull’ olmo campestre.

3. † Gorgoglione del Sambuco. A. Sambuci:

Sul sambuco nero. Op. cit. tav. 18.

4. † Gorgoglione delle Rose. A. Rosoe.

Sulle rose. Sulzers, Kennz., tav. 12, fig. 79.

5. † Gorgoglione del Pioppo. A. Bursaria.

Sul pioppo nero. Swammerdam, Biblia nat., tav. 45,
fig. 22 e seg.

[Seite 353]

Sul Pioppo nero, al quale occasiona quelle sin-
golari escrescenze conosciute sotto il nome di occhi
del pioppo.

6. Gorgoglione del pistacchio. A. Pistaciae.

Nero; ali bianchiccie; gambe lunghissime; torace
verrucoso.

Sul Pistacchio, Lentisco e Terebinto; quest’ insetto
se ne sta in un inviluppo lungo un palmo e che
somiglia ad un baccello.

G. XL. Chermes. Chermes. Psylles. Blat-
tsauger.

Becco pettorale; antenne più lunghe del torace;
4 ali piegate già; torace gibboso; piedi saltatorj.

La forma è consimile a quella dei gorgoglioni
alati; nello stato di larva somiglia quasi ad una ci-
cala, e salta anche nella stessa guisa.

1. † Chermes del bosso. C. Buxi. Le Psylle du buis.

Sul Bosso.

2. † Chermes dell’ alno. Ch. Alni. La Psylle de l’aune.

Sulla Betula Alno. Frisch, Part. VIII, tav. 13.

G. XLI. Cocciniglia. Coccus. Gallinsecte.
Schildlaus.

Becco pettorale; abdome con setole posteriormente;
2 ali dritte nei maschj; le femmine sono aptere.

Non v’ è animale d’alcuna specie, in cui il ma-
schio sia tanto diverso dalla femmina quanto nelle
cocciniglie: il maschio somiglia ad una zanzarra, la
femmina per lo contrario è senz’ ali; quando essa
ha cambiata la pelle si attacca alle piante e vi ri-
mane quasi immobile; vi sono alcune specie, che si
[Seite 354] crederebbero cicatrici della pianta anzichè animali vivi;
il maschio intanto svolazza qua e là, finchè spinto dal
bisogno di accoppiarsi, cerca una femmina, che se ne
giace qual monachella o romita, e la feconda.

1. Cocciniglia degli agrumi. C. Hesperidum. Le
Gallinsecte des serres.

Nelle serre. Sulzers, Kennz., tav. 12, fig. 81.

La femmina sta comunemente sul rovescio delle
foglie nelle limoniere.

2. Cocciniglia dell’ adonide. C. Adonidum. Le
Gallinsecte des jardins.

Rossa; farinosa; pelosa.

Come la specie precedente, nelle serre, special-
mente sulle foglie di Caffè, ec.; lo si distrugge spar-
gendo sulla pianta innafiata dei fiori di zolfo.

3. Cocciniglia dell’ elce. C. Ilicis. Kermès.

Sul Quercus ilex od Acquifoglio, nell’ Europa
meridionale, e specialmente in Grecia ed in Provenza.
I nidi d’uova di questi insetti hanno la forma delle
bacche o noci di galla, si aspergono d’aceto e se ne
prepara così il cremisi.

4. † Cocciniglia di Polonia. C. Polonicus. La Co-
chenille de Pologne. Deutsche Cochenille.

Sulle radici dello Scleranthus perennis. Frisch,
Part. V, tav. 2.

Depone pure dei nidi d’uova, simili a quelli della
precedente, sulle radici della sanguinella e d’altre
piante. E comunissima in Polonia e sulle rive del Don,
ove si raccoglie e s’adopera nelle tintorìe.

5. Cocciniglia del Messico. C. Cacti. La Coche-
nille. Der Scharlachwurm.

Sul Cactus coccinelliferus. Ellis, nelle Transazioni
filosofiche, Vol. LII, Part II.

[Seite 355]

Originaria del Messico; si ritrova su varie specie
di Cacti, che si piantano a bella posta. Si coltivano le
Cocciniglie all’ incirca come il baco da seta, e si rac-
colgono tre volte all’ anno.

6. Cocciniglia Lacca. C. Lacca. La Cochenille de
figuier d’Inde. Der Gummi-Lackwurm.

Sul Cactus ficus indicae, e religiosae. D. Roxburgh,
nel Magaz. di Voigt, Vol. VIII, pag. 4, tav. 1.

Particolarmente delle regioni montuose dell’ In-
dostan, ai due lati del Gange: si è cotesto insetto
che forma la sostanza conosciuta sotto il nome di
Gomma-Lacca(1).

G. XLII. Rodifiore. Thrips. Trips.

Becco oscuro; antenne della lunghezza del torace;
abdome piegabile in su;
4 ali rette, cadenti sul dorso,
strette, longitudinali, alquanto incrociate.

Piccolissimi insetti che vivono in società nei fiori
di certe piante; non si distinguono che per il gran
numero, e per la vivacità cori la quale, svolazzano e
saltellano qua e là.

1. † Rodifiore nero. T. Physapus. Le Trips noir.

Ali superiori glauche; corpo nerissimo. De Geer
in den schwed. Abhandl., pel 1744, tav. 4, fig. 4.

Nei seminati, nei fagiuoli, ec.

ORDINE TERZO.
Papilioni. Lepidoptera (Glossata, Fabricii)(1).

[Seite 356]

I Papilioni o Lepidopteri, i quali costituiscono
un considerabilissimo ordine, si distinguono per 4 ali
distese, coperte di squamette colorate; le loro larve
che si dicono propriamente bruchi, hanno mascelle,
e 12 occhi nella testa; un corpo allungato e cilin-
drico, diviso in 12 sezioni; 9 spiraglj; 3 paja di zam-
pe al petto in guisa di uncini, ed ordinariamente
10 altre gambe rotonde e carnose agli ultimi anelli
dell’ abdome; i bruchi lasciano diverse pelli, e si
cangiano poi in Ninfe, le quali si chiamano anche
[Seite 357] Crisalidi, comunemente immobili. Tuttavia nella eruca
del salice, ed in alcune altre poche specie, esse possono
cangiare di luogo. Dopo un certo tempo giunge final-
mente la terza metamorfosi: sbucca dalla crisalide
una farfalla, per lo più con lunghe antenne, e soli
6 piedi; in luogo delle mascelle, ha una lingua, o
meglio una tromba avvolta in spirale; ed invece dei
12 piccoli occhi del bruco, ne ha 2 soli emisferici
grossi, e 3 piccoli (§. 126). Le specie di quest’ or-
dine sono molto numerose, e Linneo con tutto ciò le
ridusse a tre generi.

G. XLIII. Papilione, o Farfalla. Papilio.
Papillon de jour. Tagvogel.

Antenne ingrossate verso l’apice, molte volte da-
vate; ali verticali ed unite.

Le larve o bruchi sono comunemente piuttosto
ispide, quasi spinose e si spogliano quattro volte; si
convertono in crisalidi senza fare un bozzolo, le quali
sono dentellate, spesso di un bel color d’oro; si so-
spendono per l’apice postremo; la farfalla non vola
che di giorno, e quando è ferma, tiene le sue quattro
grandi ali distese in alto colla superficie superiore delle
medesime rivolta l’una verso dell’ altra; in molte spe-
cie sono di colore e di disegni molto diversi dalla su-
perficie inferiore. Linneo per maggiore chiarezza divise
tutto questo genere in 5 famiglie o falangi.

a. Cavalieri. Equites. Guerriera.

Ali primarie, o superiori, più lunghe nell’ angolo
anteriore od esterno, che nel posteriore:
ordinariamente con le antenne filiformi.

[Seite 358]

Cavalieri Trojani. Troes. Con macchie di sangue
sul petto (sono frequentemente neri).

Cavalieri Greci. Achivi. Petto senza macchie di
sangue; occhio sull’angolo dell’ ala vicino al-
l’ano.

b. Eliconj. Heliconii. Héliconies.

Ali strette, intatte, spesso senza squamette, le
anteriori oblunghe, le posteriori cortissime.

c. Danai. Danai. Danaides.

Ali intere.

Candidi. Candidi. Con ali bianchiccie.

Ornati Festivi. Con ali variegate.

d. Ninfali. Nymphales. Ninphes.

Ali dentellate.

Gemmati. Gemmati. Con ali occhiute.

Abbigliati. Phalerati. Con ali senza gli occhi o
cieche.

e. Plebei. Plebeii. Plébèiens.

Piccoli, la larva molte volte ramassata.

Contadini. Rurales. Colle ali con macchie più oscure.

Cittadini. Urbicolae. Colle ali con macchiette pel-
lucide.

1. Priamo. P. Priamus. Le Papillon Priam.

Cav. Troj. Ali dentellate, tomentose, verdi supe-
riormente; fettuccie nerissime; 6 macchie nere sulle
ali posteriori o secondarie. Clerck, tav. 17.

D’Amboina. Grande e magnifico insetto.

2. Ulisse. P. Ulysses. Le Papillon Ulysse.

Cav. Grec. Ali anteriori caudate, brune, con
disco ceruleo splendente dentato; le posteriori con 7
occhietti sottp. Op. cit. tav. 23; fig. 1.

[Seite 359]

Delle Indie orientali; è pure bellissimo.

3. † Macaone. P. Machaon. Le Page de la reine.
Der Schwalbenschwanz.

Cav. Gr. Ali caudate, egualmente colorite d’ambe
le parti, gialle; lembo scuro; lunette gialle; angolo
verso l’ano fulvo. Roesel, Vol. I, Tagvög. II, tav. 1.

4. † Podalirio. P. Podalirius. Le Page du roi.
Der Segelvogel.

Cav. Gr. Ali caudate, quasi egualmente colorate;
giallognole; fascio scurognole appajate; ali inferiori
con una linea ranciata sotto. Op. cit. tav. 2.

4. † Apollo. P. Apollo. L’Apollon. Der rothe
Augenspiegel.

Elic. Ali oblunghe, interissime, bianche; le po-
steriori con 4 occhietti sopra, e 6 sotto, rosse alla base.
Sulzers, Kennz. tav. 13, fig. 41.

Nei paesi, caldi d’Europa(a).

6. † Cratego. P. Cratoegi. Le Papillon de l’alisier.
Der Lilienvogel.

Elic. Ali intatte, rotonde, bianche, venate di
nero. Roesel, Vol. I, Tagvögel II, tav. 3.

Uno de’ bruchi più nocivi agli alberi da frutto;
quando è giovane sta unito in società in un involto
comune.

7. † Cavolajo. P. Brassicae. Le Papillon du chou.

Dan. Cand. Ali intatte, rotonde, bianche; le pri-
marie con 2 macchie; cime nere; maggiore del se-
guente. Op. cit. tav. 4.

Si rinviene al pari delle due specie seguenti sui
cavoli e sui seminati di rape.

[Seite 360]

8. † Rapajuolo. P. Rapae. Le Papillon de la rave.
Der Rübenweissling.

Dan. Can. Ali intatte, rotondate; le primarie con
3 macchie nere, e la sommità pure nera; più piccolo
del precedente. Op. cit. tav. 45.

9. † Napio, o Navoncello. P. Napi. Le Papillon
du navet.

Dan. Can. Ali intatte, rotondate, bianche, con
vene sotto, verdognole, dilatate.

10. † Cardamine. P. Cardamines. Le Papillon
aurore. Der Auroravogel.

Dan. Can. Ali intatte, rotondate, bianche, le pri-
marie gialle in mezzo, le secondarie verdi, nebulose
sotto. Op. cit. tav. 8.

11. † Ramno, o Cetronello. P. Rhamni. Le Pa-
pillon du nerprun. Der Citronen-Papilion.

Dan. Can. Ali intatte, angolose, gialle, ciascuna
con un punto giallo, sotto ferrugineo. Op. cit. t. 46.

12. † Iperanto. P. Hyperantus. Le Papill. hyperanthe.

Dan. Fest. Ali intatte fosche; 3 occhietti sotto le
primarie, e 2 o 3 alle secondarie.

13. † Io. P. Jo. Le Paon de jour. Das Pfauenauge.

Nin. Gem. Ali angolose, dentate, gialle, mac-
chiate di nero; le 2 posteriori con un occhio ceruleo.
Op. cit. Vol. I, Tagvögel II, tav. 3.

La crisalide è come indorata.

14. † Galatea. P. Galatea. Le Demi-deuil. Das
Bretspiel.

Nin. Gem. Ali dentate variate di bianco e nero;
sotto le primarie un sol occhietto; le secondarie con
5 occhietti smunti. Op. cit. Vol. III, tav. 37.

15. † Papilione del cardo. P. Cardui. La Belle-
dame. Der Distelvogel.

[Seite 361]

Nin. Gem. Ali variegate di bianco, nero e fulvo;
le secondarie con 4 occhietti per parte, frequentemente
ciechi. Op. cit. Vol. I, Tagvögel I, tav. 10.

La crisalide ha parimenti la splendidezza dell’oro; vi
sono degli anni ne’quali questa farfalla è comunissima.

16. † Iride. P. Iris. Le Changeant. Der Schillervogel.

Nin. Gem. Ali un po’ dentate, grige sotto; fascia
d’ambe le parti interrotta; le secondarie con un oc-
chietto sopra. Op. cit. Vol. III, tav. 42.

17. † Antiopa. P. Antiopa. Le Deuil. Der Trauer-
mantel.

Nin. Abb. Ali angolose, nere, con lembo bian-
castro. Op. cit. Vol. I, Tagvögel I, tav. 1.

18. † Policlori. P. Polychloros. Le Papillon renard.
Der grosse Fuchs.

Nin. Abb. Ali angolose, fulve; macchiate di nero;
primarie con 4 punti neri superiormente. Op. cit. Vol. I,
Tagvögel II, tav. 2.

Il bruco sa di muschio.

19. † Orticaja. P. Urtica. Le Papillon de l’ortie.
Der kleine Fuchs.

Nin. Abb. Ali angolose, macchiate di nero; pri-
marie con 3 punti neri sopra. Op. cit. Vol. I, Tagvö-
gel
I, tav. 4.

20. † Gamma bianco. P. Gamma Album. Le Gam-
ma. Der C. Vogel.

Nin. Abb. Ali angolose, fulve con macchie nere,
le secondarie con una macchia bianca come un C.
Op. cit. Vol. I, Tagvögel, I, tav. 5.

21. † Atalanta. P. Atalanta. Le Vulcain. Der Mars.

Nin. Abb. Ali dentate, nere, macchiate di bianco;
fascia purpurea comune a tutte quattro le ali superiori,
[Seite 362] e nelle primarie passa anche nella facciata inferiore;
sulle secondarie vi copre soltanto il margine. Op. cit.
tav. 6.

22. † Pafia. P. Paphia. La Bande d’argent. Der
Silberstrich.

Nin. Abb. Ali dentate, gialle, macchiate di nero;
sotto linee argentee, trasversali. Op. cit. tav. 7.

È pure un bell’ insetto di mezzana grandezza.

23. † Aglaja. P. Aglaia. Le grand Nacré. Der
Violenvogel.

Nin. Abb. Ali dentate, gialle, macchiate di nero;
con 21 macchie d’argento sotto.

24. † Prunajo. P. Pruni. Le Papillon du prunier.

Pleb. Cont. Ali alquanto caudate, fosche sopra;
le secondarie con una fascia marginale fulva, puntata
di nero. Op. cit. Tagvögel II, tav. 7.

Sui pruni ec.

25. † Argo. P. Argus. L’Argus bleu.

Pleb. Cont. Ali non caudate, cerulee; le posteriori
con lembo ferruginoso sotto, ed occhietti argentini ce-
rulei. Op. cit. tav. 37.

Sul Ranno ec.

26. † Malvivora. P. Malvae. Le Papillon de la
mauve. Der Pappelvogel.

Pleb. Cittad. Ali dentellate, divaricate, macchiate
di bianco e di nero. Op. cit. tav. 10.

G. XLIV. Sfinge. Sphinx. Sphinx. Abend-
vogel.

Antenne ingrossate in mezzo, od assotigliate d’
ambedue le estremità, quasi prismatiche; ali curvate
in giù.

[Seite 363]

Le eruche di questo genere sono per lo più di
magnifici colori; hanno all’ estremità del dorso un
corno a foggia d’uncinetto, del quale se ne ravvisano
le traccie anche nella crisalide; la metamorfosi di larva
in ninfa si fa sotto terra e senza bozzolo; ordinaria-
mente le sfingi non volano che verso sera al tramon-
tar del sole, per cui furono chiamate anche papilioni
vespertini; molte hanno un volo lento e pesante. Lin-
neo
divise questo genere, che non è molto grande,
nella seguente maniera:

a. Legittime. Legitimae.

Con le ali angolose.

Con le ali intere, ed ano semplice.

Con le ali intere, ed ano barbato.

b. Spurie. Adscitae.

Diverse di forma, e di larva.

1. † Sfinge occhiuta. S. Ocellata. Le Paon de
nuit. Das Abendpfauenauge.

Legitt. Ali curvate; le posteriori occhiute. Op. cit.
Nachtvögel
I, tav. 1.

2. † Sfinge del leandro. S. Nerii. Le Sphinx du
Laurier rose. Der Oleandervogel.

Legitt. Ali alquanto angolose, verdi; varie fascie
alternativamente più pallide, più cariche e flavescenti.
Op. cit. Vol. III, tav. 16.

3. † Sfinge dei convolvoli. S. Convolvuli. Le Sphinx
du liseron.

Legitt. Ali intere; le secondarie con fascia nera,
punteggiata di bianco sui lembi posteriori; abdome
rosso con cinture di un color carico. Op. cit. Vol. I,
Nachtvögel I, tav. 7.

[Seite 364]

4. † Sfinge del ligustro. S. Ligustri. Le Sphinx du
troëne.

Legitt. Ali intere, le posteriori incarnate, con fa-
scie nere; abdome rosso, con cinture nere.

5. † Sfinge Atropa, o teschio di morte. S. Atropos.
Le Sphinx tête de mort. Der Todtenkopf.

Legitt. Ali intere, le posteriori gialle, con fascie
scure; abdome giallo con cingoli neri. Op. cit. Vol. III,
tav. 2.

Uno degli animali più dannosi alle arnie; la sua
larva vive sui gelsomini, sulle piante di pomi di terra, ec.

6. † Fenice. S. Celerio. Le Sphinx phoenix. Der
Phönix.

Legitt. Ali intere, grigie con piccola linea bianca
e nera; le secondarie con 6 macchie rosse alla base.
Op. cit. Vol. IV, tav. 8.

7. † Elpenore. S. Elpenor. Le Sphinx elpénor.
Die Weinraupe.

Legitt. Ali intere, verdastre, con fascie porporine
variegate; secondarie rosse, nere alla base. Op. cit. t. 4.

8. † Porcellino. S. Porcellus. Le petit Sphinx des
vignes. Die kleine Weinmotte.

Legitt. Ali intere, rosse al margine; secondarie
scure alla base. Op. cit. tav. 5.

9. † Sfinge dell’ euforbio. S. Euphorbiae. Le Spinx
du tithimale. Die Wolfsmilchraupe.

Legitt. Ali intere fosche, con una striscia pallida
nelle primarie e rossa nelle secondarie. Op. cit. t. 3.

10. † Sfinge del pino. S. Pinastri. Le Sphinx du
pin. Der Fichtenschwärmer.

Legitt. Ali intere, bianco-grigie; margine posteriore
bianco macchiato; abdome bruno, con cinture bianche.
Op. cit. tav. 6.

[Seite 365]

Nelle abetaje, ove il bruco, che se ne sta sulla
cima dell’ albero, fa talora del grave danno.

11. † Sfinge stellata. S. Stellatarum (Sesia Stel-
larum,
Fab.). Der Taubenschwanz.

Legitt. Abdome barbato; fianchi variati di bianco
e di nero; ali secondarie ferruginose. Op. cit. tav. 8.

12. † Sfinge della Filipendula. S. Filipendulae
(Zygaena Filipen., Fab.). La Zygéne de la filipendule.
Die Zirkelmotte.

Spur. Ali superiori turchine, con 6 punti rossi,
le inferiori rosse immaculate. Op. cit. Nach. II, tav. 62.

13. † Fegea. S. Phegea (Zygaena Quercus, Fab.).
Le Sphinx à bande jaune. Die Ringelmotte.

Spur. Verde-nera; ali con punti diafani, 6 nelle su-
periori e 2 nelle secondarie; abdome con cintura gialla.

G. XLV. Falena. Phalaena. Phalène. Nacht-
vögel.

Antenne setolose, dalla base all’ apice appena
assotigliantisi; ali dell’ insetto, quando è fermo, quasi
sempre piegate giù.

Questo è il genere più esteso fra gl’insetti; i bru-
chi sono comunemente pelosi; si cangiano in crisalide
nell’ interno di un bozzolo serico che essi costruiscono
appositamente; hanno vicino allo stomaco due otri,
collocati lungo il dorso, simili ad intestini, con entro la
materia viscosa, che gli deve servire per formare la
seta, e col mezzo di un tubo, che si trova di dietro
della bocca, essi filano quella materia in sottilissimo
filo, che gli può servire a varj usi, come p.e., per
lasciarsi calar giù(1). Quelle loro abitazioni in alcune
[Seite 366] specie, come nella Pavonia, sono degne di attenzione
per la ingegnosa struttura, ed in certe specie di vermi
da seta lo sono per la grande utilità che arrecano.
Le falene, le quali volano ordinariamente di notte, da
Linneo furono divise nelle seguenti famiglie:

a. Attaci.

Ali aperte inclinate.

Antenne a pettine. Pectinicornes.

Antenne a setola. Seticornes.

b. Bombici. Bombyces.

Ale cadenti giù; antenne a pettine.

Senza lingua. Elingues. Manca la lingua in ispirale.

Con la lingua spirale. Spirilingues. Lingua circon-
voluta a spira.

c. Nottole. Noctuae.

Ali che pendono abbasso, antenne, setacee; mai
fatte a pettine.

Senza lingua. Elingues.

Con lingua spirale. Spirilingues.

d. Geometre. Geometrae.

Ali aperte, orizzontali nello stato di quiete.

Antenne a pettine. Pectinicornes.

Antenne setolose. Seticornes.

e. Torcitrici. Tortrices.

Ali ottusissime, ed alle volte rotondate; margine
esteriore curvato.

f. Lucivaghe, o Pirali. Pyralides.

Ali conniventi in figura triangolare forcata.

g. Tignuole. Tineae.

Ali avvolte quasi in cilindrico; fronte promi-
nente.

[Seite 367]

h. Pennute. Alucitae.

Ali digitate, fesse sino alla base.

1. Atlante. P. Atlas (Bombyx Atl., Fab.). La
Phalène atlas.

Attace. Antenne a pettine, senza lingua, ali fal-
cate con colori uguali d’ambe le parti, variate di
giallo; macchia fenestrata doppia. Merianae, Surinam.
tav. 32.

Delle due Indie; le ali sono più grandi che quelle
di un pipistrello dei nostri paesi, ma il corpo è pic-
colissimo. Si è con il bozzolo di questa falena e di
molte altre delle specie graudi, che nella China si fa
la seta detta selvatica.

2. † Pavonia. Ph. Pavonia (Bombyx Pav, Fab.).
Le Paon de nuit. Das Nachtpfauenauge.

Att. Antenne a pettine; senza lingua; ali roton-
date grigio-nebulose, leggermente fasciate; occhi soc-
chiusi, quasi fenestrati. Roesel, Vol. I, Nacht. II, t. 4, 5.

Il bozzolo ha la forma di una boccia rotonda,
con un collo che pare aperto; ma l’ingresso è così
ben chiuso con dei fili setacei e convergenti, sicchè
l’insetto perfetto può escire dopo la sua metamorfosi,
ma nessun altro animaletto può entrarvi(1).

3. † Quercifoglia. P. Quercifolia (Bombyx Querc.,
Fab.). La Feuille de chêne. Das Eichblatt.

Bomb. Senza lingua; ali rinversate, semicoperte,
dentate, ferruginose; margine posteriore nero. Roesel,
Vol. I, Nachtvög. II, tav. 41.

[Seite 368]

Quando la falena è in riposo ha una singolare
attitudine, mostrandosi come gibbosa.

4. † Falena del pino. P. Pini (Bombyx Pin.,
Fabr.). La Piquante. Der Kiefernspinner.

Bomb. Senza lingua; ali rivoltate, grigie, con 2 stri-
scie cineree; un punto bianco trigono. Op. cit. t. 59.

Una delle larve più dannose alle selve d’abeti.

5. † Falena vinata. P. Vinula (Bombyx Vin., Fabr.).
La Queue-forchue.

Bomb. Senza lingua; punteggiata di bianco e di
nero; ali voltate alquanto indietro, venose, scherziate
di scuro. Op. cit. tav. 19.

Il bruco ha una testa grossa, troncata, e due
lunghe sete alla coda, che rimpiazzano l’ultima por-
zione delle gambe; si difende in caso di bisogno,
assumendo una particolare figura, e schizzando fuori
da una apertura che ha nella gola, un liquore assai
acre(1).

6. † Falena del faggio. P. Fagi. (Bomb. Fag., Fab.).

Bomb. Senza lingua; ali voltate indietro, rosso-
cinericcie; 2 fascie lineari, gialle, ondeggianti. Op.
cit.
Vol. III, tav. 12.

Anche l’eruca di questa specie è affatto anomala,
e singolarissimamente formata: ha 2 lunghi arti ante-
riori; 2 punte cornee che gli fanno di coda, ec.

7. † Falena del gelso, o Bigatto da seta. P. Mori
(Bombyx Mor.). Le Ver à soie. Der Saidenwrum.

Bomb. Senza lingua, ali rivoltate, pallide; 3 stri-
scie scure pallide, ed una macchia lunare. Op. cit.
tav. 7, 8 = Jac. L’Admiral, tav. 9.

La materia di cui fa menzione Plinio, sotto
[Seite 369] il nome di Bombyx, è sicuramente la nostra seta, ma
non perveniva che lavorata in istoffe, e fu solo al
tempo di Giustiniano che si trasportò in Europa il
verme medesimo. Questo insetto se ne rimane in i-
stato di bruco per sei o sette settimane circa, nel
qual tempo si muta di pelle quattro volte; poi si rac-
chiude in un bozzolo giallo o bianco, che, allorquando
pesa due grani e mezzo, è composto di un filo lungo
900 piedi, di cui ce ne vogliono 180 posti a lato l’uno
dell’ altro por formare la larghezza di una linea. Dopo
tre settimana esce dal bozzolo una farfalla, e la fem-
mina che diventa grossissima dopo l’accoppiamento
depone circa 500 uova, le quali nascono nella prima-
vera seguente allorchè il Gelso comincia a vegetare;
questo insetto è originario della China(1); ma si è
climatizzato assai bene in Europa. Presentemente lo
si coltiva anche nell’ America settentrionale.

8. †. Falena Neustria. P. Neustria (Bombyx N.,
Fab.). La Livrée des arbres. Die Ringelraupe.

Bomb. Senza lingua; ali reflesse, con una fascia
doppia superiormente, e semplice sotto. Op. cit. Vol. I,
Nacthv. II, tav. 6.

La sua larva è assai nociva, siccome la specie
seguente; la falena depone le uova molto vicino le
une alle altre attorno ad un piccol ramo in una linea
spirale.

9. † Falena del pino. P. Pityocampa (Bombyx
Pit.
, Fab.). Le Bombyx du pin. Der Fichtenspinner.

[Seite 370]

Bomb. Senza lingua; ali grigie, con 3 striscie
oscure; le posteriori pallide; punto fosco all’ano.

Fa molto guasto nelle macchie d’abeti.

10. † Falena Caja. P. Caja (Bombyx C., Fab.).
La Marte. Die schwarze Bärenraupe.

Bomb. Senza lingua; ali oscure deflesse, con pic-
cole righe bianche; le secondarie purpurine, ponteggiate
di nero. Op. cit. tav. 1.

11. † Falena monaca, o Nonna. P. Monacha
(Bombyx Mon., Fab.). La Nonne. Die Nonne.

Bomb. Senza lingua; ali deflesse, le primarie bian-
che ondeggiate di nero; abdome con i segmenti san-
guigni. Jördens, Gesch. der klein. Fichtenraupe, fig. 17–19.

Insetto dannoso assai alle abelaje.

12. † Falena dispari. P. Dispar (Bombyx Dis.,
Fab.) Le Zigzag. Die Stammotte.

Bomb. Senza lingua; ali deflesse; macchie grigie
e fosche nebulose; le femmine sono bianchiccie, con
linee nere. Op. cit. tav. 3.

Il suo nome latino ed italiano deriva dalla dispa-
rità nella grandezza della femmina, confrontata con
quella del maschio.

13. † Falena crisoroe. P. Chrysorhoea (Bombyx
Ch.
, Fab.). La Phalène blanche à cul brun. Die Schwarze
Winterraupe.

Bomb. Senza lingua; ali deflesse bianche; estre-
mità dell’ abdome barbata, lutea. Op. cit. tav. 22.

Uno dei bruchi più dannosi alle piante da frutto;
nasce in autunno e passa tutto l’inverno in società nelle
foglie morte, avvilupate insieme ed attaccate ai rami,
senza che il freddo più rigido gli rechi il minimo danno.

14. † Falena antica. P. Antiqua (Bombyx Ant.,
Fabr.). L’Etoilée. Der Sonderling.

[Seite 371]

Bomb. Senza lingua; ali quasi piane, le superiori
ferruginee, con lunetta bianca agli angoli posteriori.
Op. cit. tav. 39.

La femmina è aptera.

15. † Falena Ceruleocefala. P. Coeruleocephala (Bom-
byx Coer.,
Fabr.). Le double Omega. Der Blankopf.

Bomb. Senza lingua; crestata; ali deflesse grigie;
stigmate biancastre, coadunate. Op. cit. tav. 16.

Larva parimenti nocevolissima agli alberi da frutto.

16. † Falena Cosso, o Foralegno. P. Cossus (Cos-
sus Ligniperda,
Fab.). Die Weidenraupe.

Bomb. Senza lingua; ali deflesse nebulose; torace
con una fascia atra posteriormente; antenne lamellate.
Op. cit. tav. 18.

Si è di questa larva che Lyonet ha fatto una bel-
lissima anatomia. Sta sulli olmi e sulle quercie, ma più
comunemente sulle salici, le quali rode in maniera per
cui muojono ben tosto o cadono al primo vento; il
guasto ancora più considerevole che fa si è che al-
l’apposto di quasi tutte le altre larve, essa sta cir-
ca tre anni prima di convertirsi in crisalide; ed in
oltre ha la vita così tenace, che può stare alcune ore
nel vuoto, e circa tre settimane sott’acqua nel bell’ e-
state senza soffrire. Un’ altra particolarità notabile è
che la ninfa ha il potere di cambiar di luogo, e quando
s’ approssima il tempo che l’insetto deve uscire, e’ si
scava una strada dal centro del ceppo, ove se ne sta’
fino alla scorza.

17. † Falena delle gramigne. P. Graminis (Cos-
sus Gr.,
Fab.). Die Grasraupe.

Bomb. Lingua spirale; ali depresse grigie, con linea
trifurcuta, e punti biancastri. Schwed. Abh. 1742, tav. 2.

[Seite 372]

In certi anni, terribile devastatrice dei prati.

18. † Falena dell’ Escolo. P. Aesculi (Cossus Ae.,
Fab.). La Noctuelle du chêne.

Nottola. Senza lingua; liscia; candida; antenne
più corte del torace; ali macchiate di punti numerosi
turchino-scuri; torace con sei bolli.

19. † Falena del Lupolo. P. Humuli (Hepialus
Hum.,
Fab.). La Phalène du houblon.

Nott. Senza lingua; fulva; antenne più corte del
torace; il maschio con ali nivee.

20. † Falena pacta. P. Pacta (Noctua Pac., Fab.).
La Lichenée rouge.

Nott. Lingua spirale, crestata; ali grigie; le in-
feriori rosse, con due fascie nere; abdome rosso sopra.

21. † Falena Meticolosa. P. Meticulosa (Noctua
Metic.,
Fab.). La Méticouleuse.

Nott. Lingua a spira; crestata; ali corrose, pal-
lide, base delle superiori incarnate, con triangolo fosco.

Sopra ogni sorta di erbaggio d’orto, come anche
sulle fragole.

22. † Falena piniaria. P. Piniaria. Der Fichtenspinner.

Geometra. Antenne a pettine; ali fosche macchiate
di giallo, nebulose sotto; 2 fascie brune.

Anche questo è un insetto che nuoce agli abeti.

23. † Falena vavaria. P. Wavaria.

Geom. Antenne a pettine; ali cineree, le superiori
con 4 sciarpe nere, abbreviate, ineguali. Op. cit.
Nacht.
III, tav. 4.

Sta come la specie seguente sul ribes e sull’uva spina.

24. † Falena del Grossularia. P. Grossulariata.

Geom. Antenne setolose; ali bianchiccie con mac-
chie rotonde, nere; le superiori segnate di striscie
gialle. Op. cit. tav. 2.

[Seite 373]

25. † Iemale. P. Brumata. Der Frostschmetterling.

Geom. Antenne setolose; ali grigio-brune; striscie
nere sulle ali secondarie, più pallide; la femmina è
aptera. Reaumur, Vol. II, tav. 30.

Uno degli insetti più pregiudicievoli alle piante da
frutto: la femmina senza ali depone le uova nei bot-
toni dei fiori.

26. † Falena verde. P. Viridana (Pyralis Vir.,
Fabr.). La Tordeuse du chên.

Torcitrice. Ali romboidali, le superiori verdi imma-
culate. Roesel, Vol. I, Nachtv. IV, tav. 3.

27. † Falena della farina. P. Farinalis (Pyralis
Far.,
Fabr.). La Pyralide de la farine.

Lucivaga. Palpi ricurvati; ali liscie brunastre;
striscie serpeggianti bianchigne, tramezzate da un in-
tervallo glauco. Clerck, phal. tav. 2, fig. 14.

Sta nella farina.

28. † Falena erciniana. P. Hercyniana. La Phalène
du Hartz.

Luc. Ali superiori fosche, fascia e macchie nere,
quasi interrotte, le inferiori cinerine. J.v. Uslar, Py-
ralis Hercyniana
fig. a, b, c.

Sulle foglie, nei boschi d’abete.

29. † Tignuola del Pino. P. Pinetella (Crambus
Pineti,
Fabr.). La Teigne du pin.

Tignuola. Ali superiori gialle con 2 macchie d’ar-
gento, l’anteriore oblunga, la posteriore ovata. Clerck,
phal. tav. 4, fig. 15.

Parimenti negli abeti.

30. † Tignuola delle pelliccie. P. Pellionella (Ti-
nea Pell.,
Fab.). Le Teigne des pelleteries. Die Pelz-
motte.

[Seite 374]

Tig. Ali cinerine con punto nero in mezzo; testa
semiferruginea. Roesel, Vol. I, Nachtv. IV, tav. 17.

Nelle pelliccie, negli animali preparati, ec.

31. † Tignuola de’ panni. P. Sarcitella (Tinea
Sar.,
Fab.). La Teigne des habits. Die Kleidermotte.

Tig. Ali cineree; torace con un punto bianco per
parte.

Specialmente nelle vesti di lana.

32. † Tignuola degli alveari. P. Mellonella (Tinea
Mell.,
Fabr.). La fausse Teigne de la circ.

Tig. Ali grigie, posteriormente purpuree; striscia
bianca; scudetto nero con l’apice candido. Op. cit.
Vol. III, tav. 41.

Grandissimo nemico delle api.

33. † Tignuola del grano. P. Granella (Alucita
Gran.
, Fab.). La Teigne des grains. Der Wolf.

Tig. Ali macchiate di bianco e di nero; testa
bianca. Op. cit. Nachtv. IV, tav. 11.

Nei granai; rode il grano e lo spoglia del suo
inviluppo, la qual cosa indica la sua presenza(1).

34. † Tignuola dorata. P. Goedartella (Tinea
Goed.,
Fabr.). La Teigne dorée.

Tig. Ali indorate con 2 fascie argentine, la prima
arcuata in avanti, e la seconda indietro. Clerck, phal.
tav. 12, fig. 14.

35. † Tignuola argentina, o Lineella. P. Lineella
(Tinea Lin., Fab.). La Teigne d’argent.

Tig. Ali fosche con 3 punti argentini, rilevati. Op.
cit.
tav. 11, fig. 8.

[Seite 375]

36. † Falena Pentadattila. P. Pentadactyla (Pte-
rophorus Pentad.,
Fab.). Die Fünffeder.

Pennata. Ali aperte, candide, fesse in 5 parti; il
quinto dito distinto.

A motivo delle sue singolari ali fatte a penne,
ha una figura straordinaria, come anche tutte le altre
specie di questa famiglia.

ORDINE QUARTO.
Neuropteri. Neuroptera.

Questo è un ordine scarso, e si distingue per le
4 ali delicate, reticolate, ordinariamente splendenti
di tutti i colori; le larve hanno 6 piedi.

G. XLVI. Bilancetta, o Cavalletta. Libel-
lula.
Demoiselle. Wasserjungfer.

Bocca con mascelle numerose; antenne più corte
del torace; ali distese; coda del maschio uncinata a
pinzetta.

Cotali insetti nel loro stato di larva vivono nell’ a-
qua, ed hanno sul d’avanti della bocca una cappa o
maschera mobilissima, con la quale pigliano la preda:
si accoppiano volando ed in quest’ atto vi sono molte
singolarità.

1. † Bilancetta depressa. L. Depressa. La Demoi-
selle aplatie.

Tutte le ali cinericcie alla base; torace con 2
linee gialle; abdome lanceolato, giallognolo ai lati.
Roesel, Vol. II, Wasserins. II, tav. 6, 7, fig. 3.

Certe volte (come p.e., nella primavera del 1806
[Seite 376] e 1807, nell’ Hartz e nella Turingia) si fa vedere in
isciami numerosissimi(1).

2. † Bilancetta vergine. L. Virgo (Agrion V., Fab.).

Ali erette colorate. Op. cit. tav. 9.

3. † Bilancetta fanciulla. L. Puella (Agrion P., Fab.).

Ali erette fenestrate. Op. cit. tav. 10, 11.

G. XLVII. Efimera. Hephemera (Hemerobius;
Diaria
). Ephémère. Uferaas.

Bocca sdentata; senza palpi; 2 stigmate grandis-
sime sopra gli occhi; ali dritte, le posteriori piccoline;
coda setolosa.

Le Efimere vivono alcuni anni nell’ acqua come
larve; passato questo tempo, verso la metà d’estate,
si vedono in pochi giorni volare fuori dell’ acqua dei
milioni di cotali insetti nella loro perfetta forma;
allora, a differenza degli altri insetti, cangiano la pelle
ancora una volta; in generale non vivono che pochissimo
tempo nello stato perfetto; soventi soltanto alcune ore.

1. † Efimera comune. E. Vulgata.

Coda con 3 setole; ali nebulose, macchiate. Sul-
zers
, Kennz., tav. 17; fig. 103. – P. Collinson in
phil. Trans.
N.° 481, tav. 2, fig. 2, 3, 4, pag. 329.

La femmina depone una piccola palla ovale, com-
posta di un gran numero di uova.

2. † Efimera oraria. E. Horaria.

Coda con 2 setole; ali bianche, più grosse sul mar-
gine, e nere. Swammerdam, Biblia natur., t. 13, fig. 13.

G. XLVIII. Tignuola d’acqua. Phryganea.
Frigane. Frühlingsfliege.

[Seite 377]

Bocca sdentata; 4 palpi; 3 occhietti; antenne più
lunghe del busto; ali sopraposte una all’ altra; le in-
feriori ripiegate.

Le larve di questi insetti stanno particolarmente
nell’ acqua; sono notabili per il bozzolo cilindrico ed
alle volte anche quadrangolare, che si formano con
molto artificio, e si strascinano seco, siccome le lu-
mache, il loro guscio. Alcune si fanno l’abitazione con
pezzetti di canna, altre con dell’erba, con grani di sab-
bia, con delle piccole pietre silicee, ed alcune pur
anche con piccole conchiglie, ec.

1. † Tignuola acquatica a due code. P. Bicaudata
(Semblis Bic., Fab.). La Frigane bicaudée.

Coda con 2 setole; ali venose, reticolate. Sul-
zers,
Kennz. tav. 17, fig. 6.

2. † Tignuola d’acqua scherziata. P. Striata. La
Frigane striée.

Nera; ali testacee; nervose, striate. Frisch, Part.
XIII, tav. 3.

3. † Tignuola d’acqua romboidale. P. Rhombica.
La Frigane rhombée.

Ali giallognole, deflesse, compresse; macchia rom-
boidale laterale, bianca. Roesel, Vol. III, Wasser-
Ins.
II, tav. 16.

G. XLIX. Emerobio, o Giornario. Heme-
robius.
Hémerobe. Florfliege.

Bocca con 2 denti; 4 palpi; senza occhietti; ali
deflesse, (non increspate); antenne setolose, ritte, più
lunghe del torace il quale è convesso.

La larva vive fuori d’acqua; l’insetto perfetto
somiglia al precedente.

[Seite 378]

1. † Emerobio perla. H. Perla. L’Hémerobe vert.
Verdeluteo; ali fenestrate; nervature verdi. Op.
cit.
Vol. III, tav. 21, fig. 4, 5.

Assicura le proprie uova in un modo singolaris-
simo: le attacca alle foglie degli alberi, od al musco,
col mezzo di un gambo setoloso che sta dritto(1).

2. † Emerobio pulsante. H. Pulsatorius (Psocus
Puls.,
Fab.). Le Pou de bois. Die Papieslaus.

Aptero; bocca rossa; occhi gialli. Sulzers, Gesch.
tav. 29, fig. 3.

Nei libri, nelle carte antiche e nei legni; si cre-
deva generalmente per lo passato che fosse senz’ ali, ma
se ne sono veduti di alati; è vero che si trovano molto
di rado, per cui devono averle soltanto per pochissimo
tempo (§. 136).

G. L. Formicaleone. Myrmeleon. Fourmi-lion.
Afterjungfer.

Bocca con mascelle; 2 denti; 4 palpi prolungati;
senza occhietti; coda del maschio a forbice formata da

2 filamenti quasi retti; antenne clavate della lunghezza
del torace; ali deflesse.

1. † Formicaleone volgare. M. Formicarius. Le Four-
mi-lion. Der Ameisenlöwe.

Ali con una macchia bianca, marginale, posteriore.
Roesel, Vol. III, tav. 17 e seg.

Si è l’insetto ben noto, la di cui larva si forma
nella sabbia un buco ad imbuto; vi si interra fino al
collo per aspettare le formiche e gli altri piccoli in-
setti, che senza badare giungono sull’orlo della fossa,
[Seite 379] nella quale rotolano con la sabbia che ve li stra-
scina, e la larva se li divora.

G. LI. Mosca-scorpione. Panorpa. Panorpe.
Scorpionfliege.

Rostro corneo, cilindrico; 2 palpi; 3 occhietti; an-
tenne più lunghe del torace; coda del maschio forficata.

1. † Mosca-scorpione comune. P. Communis. La
Panorpe commune.

Ali eguali, macchiate di nero. Frisch, P. IX, t. 14, f. 1.

G. LII. Lungicollo. Raphidia. Raphide. Ka-
melhals.

Bocca con 2 denti; testa cornea depressa; 4 palpi;
3 occhietti; ali deflesse; antenne della lunghezza del
torace, che è prolungato innanzi e cilindrico; la fem-
mina ha alla coda una setola recurvata, flessibile.

1. † Lungicollo comune. R. Ophiopsis. La Raphi-
die ordinarie. Der Kamelhals.

Torace cilindrico. Roesel, Vol. III, t. 21, fig. 6, 7.

ORDINE QUINTO.
Imenopteri. Hymenoptera (Piezata, Fabricii).

Tutti con 4 ali membranose, segnate da scarse
vene, ma altrettanto forti, e che sono generalmente
più corte e più strette, che negli insetti dell’ ordine
or ora passato; tra il numero maggiore, le femmine
é gli insetti privi di sesso, sono armati di un pungil-
lione feritore collocato all’ ano; talvolta hanno anche
un veleno assai acre, che versano nella ferita in un
[Seite 380] coll’ aculeo; da ciò ne derivò che alcuni entomologi
diedero agli insetti di quest’ ordine il nome di acu-
leati (Aculeata). Le larve sono variamente conformate:
talvolta con 20 piedi siccome i bruchi, e tal altra, a
similitudine dei vermi, senza piedi(1).

G. LIII. Gallivespa. Cynips. Cynips. Gal-
lwespe.

Bocca con mascelle senza proboscide, aculeo spi-
rale, di frequenti nascosto.

Le femmine depongono le uova in alcune parti
di certe piante, producendovi delle gonfiature, e tal-
volta delle singolari protuberanze, nelle quali la larva
vi soggiorna finchè ha subìta la metamorfosi, e sia
capace di venir fuori dal suo carcere sotto forma d’in-
setto perfetto. È cosa singolare che quelle uova con-
tinuano a crescere anche dopo deposte dalla madre
nella pianta, e talvolta divengono persino grosse il
doppio prima che ne esca la larva.

1. † Gallivespa delle rose. C. Rosae. Le Cynips du
Bedenguar.

Nera; abdome color ruggine, posteriormente nero;
piedi ferruginei. Frisch, Part. VI, tav. 1.

Sui rosai selvatici, sopra i quali produce quelle
pallottole filamentose simili al musco, che in altri tempi
si adoperavano in medicina sotto il nome di spongia
cynosbati
o di Bedenguar.

2. † Gallivespa delle foglie di quercia. C. Quercus
folii.
Le Cynips de la feuille de chêne.

[Seite 381]

Nera; torace lineato; piedi grigi; coscie grigie
sotto. Op. cit. Part. II, tav. 3, fig. 5.

Sulle foglie delle quercie, ove produce, come è
noto, ciò che si chiama noce di galla. Queste noci sono
soventi volte abbandonate per la posterità da chi le
produsse; allora delle vespe novelle se ne imposses-
sano per soggiornarvi.

3. Gallinsetto del fico. C. Psenes. Le Cynips psènes.

Sul fico selvatico.

Frequentemente nelle isole del mediterraneo, sopra
i fichi selvatici; si sospendono dei rami di questi fichi
a bella posta sulle piante domestiche, acciocchè l’insetto
possa andare da quelli a queste: credesi con ciò di po-
tere ingrossare e sollecitare la maturazione del fruito(a).

G. LIV. Calabrone. Tenthredo. Mouche à
scie. Blattwespe.

Bocca con 2 mascelle, senza proboscide; ali piane,
tumide; pungilione fatto con
2 lamine dentate, ap-
pena sporgentesi; scudetto con
2 grani soprapposti,
distanti.

[Seite 382]

Le larve somigliano ai bachi, per cui Réaumur
le nominò falsi bachi; vivono di foglie; si rinvengono
principalmente sui salici, sui rosai, e si trasmutano
in ninfe sotto terra.

1. † Calabrone giallo. T. Lutea (Cimbex. Lut.,
Fabr.). La Mouche à scie jaune.

Antenne clavate gialle; abdome con segmenti per
lo più gialli. Op. cit. Part. IV, tav. 24.

2. † Calabrone del salice. T. Capreae. La Mouche
à scie du saule.

Sopra i salici. Op. cit. Part. VI, tav. 4.

G. LV. Marcidola. Sirex. Urocère. Holzwespe.

Bocca con 2 forti mascelle; 2 palpi troncati; an-
tenne filiformi con più di
24 articolazioni; aculeo este-
riore, rigido, a sega; abdome sessile, acuminato; ali
lanceolate, in tutti piane.

La femmina pertugia il legno tenero con l’aculeo
a sega, e vi depone dentro le uova; la larva rimane
nel legno per alcuni anni(1).

1. † Marcidola gigante. S. Gigas. Le grand Urocère.
Die grosse Holzwespe.

Abdome ferrugineo, ad anelli neri; torace villoso.
Roesel, II, Humm. und Wesp. tav. 9.

G. LVI. Ichneumone, o Larvicida. Ichneu-
mon.
Schlupfwespe.

Bocca con mascelle, senza lingua; antenne con
più di
30 articolazioni; abdome per lo più peziolato;
aculeo saliente; vagina cilindrica bivalve, che lo contiene.

[Seite 383]

Gli Icneumoni formano un estesissimo genere, che
contribuisce molto alla distruzione delle eruche, dei
ragni e di altri insetti; depongono le loro uova nel
corpo dei bruchi, i quali patiscono per tale operazione
e muojono prima, o poco dopo la metamorfosi che fanno
in crisalide. Vi sono pur anche delle specie di icneu-
moni, che forano delle altre specie del loro proprio
genere onde riporvi le uova, per cui sembra, come ha
osservato Rolander, che fra varie specie una sia uni-
camente creata per distruggere l’altra.

1. † Icneumone giallo. I. Luteus (Ophion Lut.,
Fab.). L’Ichneumon jaune.

Giallo; torace strisciato; abdome falcato.

2. † Icneumone glomerato. I. Glomeratus (Cryp-
tus Glom.,
Fab.). La Mouche à coton.

Nero; piedi gialli. Reaumur, Vol. II, tav. 33.

Mette le proprie uova nelle larve del Pap. Bras-
sicae,
come la specie precedente fa in quelle delle
Falene.

3. † Icneumone globato. I. Globatus (Cryptus
Glob.,
Fabr.).

Nero; piedi ferruginei. Frisch, Part. VI., tav. 10.

Nei gambi delle erbe: è singolare pel bozzolo molis-
simo di una materia simile a bambagia, grosso quanto
un uovo di colombo, nel quale, piccole e numerose
crisalidi in compagnia, soggiaciono alla metamorfosi.

G. LVII. Vespajuola. Sphex. Afterwespe.

Bocca con mascelle, senza lingua; antenne con
10 articoli; ali cascanti, (mai increspate) in ambedue
i sessi; pungillione nascosto.

Fra diverse specie di questo genere la femmina
[Seite 384] si scava dei buchi nella terra, va in traccia di grossi
ragni o di bruchi di nna falena, li assale, li ferisce,
ma non li ammazza, e li strascina entro la sua ca-
sa, indi vi depone addosso un uovo; quando na-
sce la giovane larva, essa si pappa l’insetto che la
madre gli sepellì, e si prepara il sugo per formare il
bozzolo fabbricandosi così un ricovero per subirvi
dentro la metamorfosi.

1. † Vespajuola sabbiosa. S. Sabulosa. Le Sphex
du sable.

Nera; irta; abdome giallo, nero posteriormente
con peziolo lunghissimo. Op. cit. Part. II, t. 1, fig. 6, 7.

2. † Vespajuola cribrata. S. Cribraria (Cribro
Crib.,
Fab.). Le Sphex porte-crible. Die Sieb-Biene.

Nera; fascie gialle all’ abdome; gambe anteriori
con palletta concave, fenestrate. Goeze, im Naturfor-
scher
II; St. tav. 2.

Si sono ritenute per trasforate le pallette dei piedi
anteriori di questo insetto; in conseguenza non si om-
mise di asserire a tali cribri un importante ufficio, e
si sono dette delle bellissime cose sulla struttura così
saggiamente disposta di una parte, che in fatti poi
non è costruita come si credette.

G. LVIII. Doratella. Chrysis. Mouche dorée.

Bocca con mascelle; senza proboscide; antenne
filiformi con
12 articolazioni, la prima più lunga delle
altre; abdome sotto fatto a volto, con una scaglia
per parte ai lati; ano dentellato con aculeo alquanto
sporgentesi; ali piane; corpo indorato.

1. † Doratella infuocata. C. Ignita. La Chryside
bleue et rouge.

[Seite 385]

Glabra; brillante; torace verde; abdome aureo,
con l’apice quadridentato. Frish, Part. IX, t. 10, fig. 1.

G. LIX. Vespa. Vespa. Guêpe. Wespe.

Bocca con mascelle, senza proboscide; ali supe-
riori increspate in ambedue i sessi; aculeo che pugne,
nascosto; occhi lunari; corpo glabro.

La maggior parte degli insetti di questo genere
e del seguente, vivono in società e soventi numerosis-
sima, essendo alle volte uniti in più migliaia; si costrui-
scono in comune dei nidi e delle abitazioni lavorate con
molt’ arte e con diverse sostanze: quelle delle vespe sono
fatte con piccoli frantumi di legno; quelle delle api,
con cera; quelle altre delle api muratorie, con sab-
bia, ec.; per le quali cose tali abitazioni sono degne
d’attenzione.

1. † Calabrone. V. Crabro. Le Frelon. Die Hornisse.

Torace nero, rosso anteriormente, immacolato;
abdome inciso a segmenti, con un doppio punto nero,
contiguo. Op. cit. tav. 11. fig. 1.

2. † Vespa comune. V. Vulgaris. La Guêpe com-
mune. Die Wespe.

Torace con linea d’ambo i lati, interrotta; scu-
detto con 4 macchiette; segmenti dell’ abdome con
punti neri, distanti. Op. cit. tav. 12, fig. 1.

3. Cartolaia. V. Nidulans. La Guêpe cartonnière.

Nera; torace e scudetto bianchi con striscia d’a-
vanti; segmenti dell’abdome gialli sul margine. Reau-
mur
, Vol. VI, tav. 20.

In Guinea; l’inviluppo esteriore del suo artifi-
cioso nido somiglia ad un fino impasto, che lo ricopre
qual carta da scrivere.

[Seite 386]

G. LX. Ape. Apis. Abeille. Biene.

Bocca con mascelle, e con proboscide inflessa,
rinchiusa in
2 guaine bivalvi; ali piane in ambedue i
sessi; pungillione delle femmine e dei neutri nascosto.

1. † Ape del mele. A. Mellifica. L’Abeille. Die
Honigbiene.

Pelosetta; torace quasi grigio; abdome bruno;
gambe posteriori cigliate, interiormente strisciate a tra-
verso(1).

È noto che nelle api, nelle vespe, nelle formiche
e nelle formiche bianche, il massimo numero degli in-
dividui è privo di sesso, cioè sono nati da un padre
che fecondò la loro madre, ma essi non hanno or-
gani perfetti. Nelle api, la femmina (la Regina o
Ape madre) ha un corpo stretto e snello, le ali corte,
la testa pelosa, le mascelle dentellate ed i piedi bruni.
– Le api maschj conosciuti sotto il nome di Fuchi
sono grossi e forti, ed hanno le ali lunghe. – Le
api senza sesso o Lavoratrici sono più piccole dei fu-
chi e della regina, di mediocre corporatura, ed in
proporzione con ali lunghe; le mascelle sono liscie,
i piedi neri ed una particolare fossetta sulle loro co-
scie posteriori, nella quale esse portano il polline dei
fiori; di queste ve ne possono essere circa 10 mila in
un alveare; esse sono destinate a portare le provvigio-
ni, a costruire i favi e allevare la prole della regina;
le più giovani raccolgono il polline dei flori e lo por-
tano, come pallottile nelle fossette delle coscie, all’alveare,
[Seite 387] ove le più attempate lo pigliano per separare il mele
dalla cera; alimentano le larve con il polline; man-
tengono netto l’alveare, e trasportano via le api morte.
Esse sono armate di un pungillione, che ferisce dolo-
rosamente, ma lo perdono con facilità quando pungono
fortemente lasciandolo nella ferita. – I fuchi, che in
una grande arnia sono circa 700, non hanno altro me-
stiere che quello di fecondare la regina; pare che si
accoppiano volando; alcuni muojono tosto dopo l’ac-
piamento, gli altri devono perire di fuori o sono am-
mazzati dalle lavoratrici. La regina poi fecondata da
tanti mariti depone le uova nelle celle già preparate
a tal oggetto, tra le quali quelle destinate per i fu-
chi sono più grandi delle altre. Dopo 20 o 25 giorni
i novelli si trovano abbastanza robusti, lasciano l’al-
veare e vanno in colonia a formare un nuovo sciame o
altrove. Le api nello stato selvaggio costruiscono i loro
favi nelle fessure degli alberi o sotto terra; ma l’uomo
ha saputo convertirle in animali domestici e con molte
ingegnose invenzioni favorire la loro moltiplicazione e
raddoppiarne l’utile. Sebbene le api non abbiano un
calore che superi quello degli altri animali a sangue
freddo, non pertanto esse assumono alle volte negli
alveari il grado del calore umano(1).

[Seite 388]

2. † Ape vendemmiatrice. A. Centuncularis (An-
thophora Cent.
, Fab.). L’Abeille coupeuse du rosier.
Die Rosenbiene.

Nera; lana fulva al ventre. Frisch, Part. XI, tav. 2.

Vive solitaria sotto terra, e si fa per abitazione
un molto bel bozzolo con foglie di rose.

[Seite 389]

3. † Ape violetta. A. Violacea (Xylocopa Viol.,
Fab.). L’Abeille percebois. Die Holzbiene.

Irsuta; nera; ali cerulescenti. Réaumur. Vol. VI,
tav. 6, fig. 6, fig. 1, 2.

Nei vecchi tronchi d’alberi, ove si scava un’ abi-
tazione in senso longitudinale, e separa ogni cellula
in cui vi depone le uova, con una piccola tramezza
di sottil legno.

4. † Ape terrestre. A. Terrestris (Bombilius). (Bom-
bus Terr.,
Fab.). L’Abeille souterraine. Die Hummel.

Irsuta, nera; cingolo giallo al torace; ano bianco.
Frisch, Part. IX, tav. 13, fig. 1.

Si approfonda sotto terra.

5. † Ape del musco. A. Muscorum (Bombus. M.,
Fab.). L’Abeille des mousses. Die Moosbiene.

Irsuta; fulva; abdome giallo. Reaumur, Vol. VI,
tav. 2, fig. 3, 4.

Ricopre al di fuori con musco il nido che si costruisce.

6. † Ape muratrice. A. Caementatia. L’Abeille.
maçonne. Die Maurerbiene.

Fulva; abdome nero, (la femmina nera-violacea,
con piedi bruni).

Si fabbrica con arte meravigliosa un nido solidissimo
con piccoli granelli di sabbia e di cemento, che colloca
contro i muri esposti al sole; le celle sono ovali, ed
ogni nido ne contiene dieci all’ incirca; sono tappez-
zate di un legger tessuto; spesso vi si trovano dentro
degli Attelabus apiarius, degli Icneumoni, ec.

G. LXI. Formica. Formica. Fourmi. Amei-
se(1).

[Seite 390]

Peziolo dell’ abdome prolungato, nodoso o tron-
cato con una squammetta eretta; aculeo nascosto nelle
femmine e nei maschj; quelle e questi sono alati, ed
i neutri sono apteri.

La maggior parte delle formiche dei nostri paesi
se ne stanno nelle macchie e nelle praterie; alcune
volte se ne trovano più di 4 mila in un sol nido. L’at-
tività di questo piccolo animaletto, e specialmente la
cura che si dà per le ninfe (conosciute impropriamente
sotto il nome di uova di formiche) giugne a tal gra-
do, che si è veduta una formica lavoratrice, alla
quale gli si era amputato il ventre; riporre in salvo
dieci ninfe prima della sua morte sicuramente dolo-
rosissima.

1. † Formica erculea. F. Herculanea. La Grande
Fourmi. Die Ross-Ameise.

Nera; abdome ovato; femori ferruginei. Sulzers,
Kennz., tav. 19, fig. 125.

2. † Formica rossa e nera. F. Rufa. La Fourmi
rousse et noire.

Torace compresso, tutto ferruginoso; testa ed ab-
dome neri.

3. † Formica rossa. F. Rubra. La Fourmi rouge.

Testacea; occhi e punto sull’ abdome neri.

4. † Formica nera. F. Nigra. (Lasius Nig., Fab.).
La Fourmi noir. Die Schwarze amcize.

Tutta nera, lucida; gambe cinerognole.

Queste formiche si accoppiano sul finire d’estate;
[Seite 391] alle volte se ne vedono quantità prodigiose; i loro
sciami presentano una figura singolare somiglianti a co-
lonne salienti e discendenti, ed alle volte se ne vedono
più di 20 contemporaneamente e quando si osservano
da lontano somigliano quasi ad un’aurora boreale(1).

5. † Formica dei prati. F. Caespitum. La Fourmi
des gazons.

Abdome peziolato a duplice nodo, uno sotto e
l’altro sopra, che è bidentato. Sulzers, Gesch., t. 27,
fig. 20.

6. † Formica cefalote. F. Cephalotes (Atta Ceph.,
Fab.). La Fourmi de visite.

Torace con 4 spini; festa grande didima, poste-
riormente acuminata d’ambe le parti. Merianae, Jns.
Surinam.
, tav. 18.

Nelle Indie occidentali, è grossa come una vespa.

G. LXII. Formica bianca. Termes. Termite.
Weisse Ameise.

Squammetta intermediaria nulla; maschio e fem-
mina con ali temporarie, nei neutri mancano sempre.

1. Formica fatale. F. Fatalis. (Bellicosus Solander).
Le Termite belliqueux.

Corpo bruno; ali brunastre con la costa ferrugi-
nosa, stigmate superiori quasi a contatto dell’ occhio,
col punto centrale prominente. Abb. n.h. Geg. tav. 9;
ivi pure i fabbricati delle formiche bianche di Guinea, t. 10.

Abita particolarmente nelle Indie orientali, in Gui-
nea; ve ne sono però quattro altre specie conosciute,
[Seite 392] che si trovano pure entro i tropici, segnatamente nelle
due Indie, nella parte sud-ovest d’Africa e nella nuova
Olanda. La specie della quale io parlo costruisce con
argilla, fango, ec., degli edificj conici, ordinariamente
con molte punte, vuoti di dentro, qualche volta del-
l’altezza di 10 od 11 piedi, spesso in tanta abbon-
danza, gli uni vicini agli altri, che da lontano si pos-
sono prendere per paesi: col tempo tali nidi si co-
prono di erba esteriormente, e sono tanto sodi che
possono sostenere più uomini, sebbene anche le pareti
stesse sieno attraversate da coritoi lunghissimi, che sono
persino di un braccio di diametro. Quelle formiche
lavorano sempre nei loro formicai; o distruggono le
antiche celle, costruendone di nuove, o ne allargano
delle altre, ec.: le stanze del re e della regina sono
nel centro dell’ edificio, delle quali in ogni formicajo
non se ne trovano che due; attorno a quelle due cen-
trali stanno quelle delle operaie indi si trovano le ul-
time che sono per le uova e per la giovane prole.

Tali insetti guastano e distruggono le opere in legno,
i mobili, le capanne, ec., e possono in poche setti-
mane annientare, per così dire, dei tronchi di alberi
enormi. Ho già detto più sopra che quando le regina
è feconda, il suo abdome diventa 2 mila volte più
grande e più grosso di prima; essa può deporre in
24 ore 80,000 uova.

G. LXIII. Mutilla. Mutilla. Mutille.

La maggior parte senza ali; corpo lanuginoso; torace
rotondato posteriormente; aculeo che pugne; nascosto.

1. Occidentale. M. Occidentalis (M. Coccinea,
Fab.). La Mutille écarlate.

[Seite 393]

Rossa; abdome con cingolo nero.

Nell’ America settentrionale.

ORDINE SESTO.
Dipteri. Diptera(1) (Antliata Fabricii).

Comprende quest’ ordine gl’insetti che hanno due
ali; due piccoli bottoncini detti bilancieri (halteres),
collocati al petto di dietro delle ali, e sono nel mag-
gior numero coperti da una piccola squama; l’utilità
di essi bilancieri non si conosce ancora precisamente;
ed appunto per questi organi, gli insetti del presente
ordine furono chiamati da alcuni Naturalisti col nome
di Halterata. La larva è comunemente un verme(2);
la ninfa è bruna e cilindrica; l’insetto perfetto ha in
qualche genere un succhiatojo duro e acuto; in altri
una proboscide molle e succhiatrice; e ve ne sono
con una apertura, ec.; alcune specie sono vivipare.

G. LXIV. Estro. OEstrus. OEstre. Bremse(3).

[Seite 394]

Bocca con apertura semplice; 2 palpi con doppia
articolazione, orbicolari alla sommità, situati da amen-
due le parti nella infossatura della bocca.

Fra le specie che penso di nominare qui sotto,
la femmina mette le proprie uova nella pelle degli a-
nimali vivi, il che gli produce una specie di cauterio
ed il verme nutresi col pus che vi si separa.

1. † Estro bovino. OE. Bovis. L’OEstre de la
peau. Die Ochsenbremse.

Ali immacolate, brune: abdome con fascia nera
in mezzo, peli all’ apice color giallo e lionato. Abbild.
n.h. Gegenst.
tav. 47, fig. 1, 2.

2. † Estro della renna. OE. Tarandi. L’OEstre
de la renne. Die Renthierbremse.

Ali immaculate; torace giallo con fascia nera,
abdome fulvo; apice giallo.

3. † Estro cavallino. OE. Equi. (OEstris bovis,
Linn.). L’OEstre du cheval. Die Pferdebremse.

Ali bianchiccie con isciarpa nel mezzo e due
punti neri. Op. cit. tav. 47. fig. 3, 4, 5.

Questa specie e la seguente depongono le uova
sulle spalle e ginocchia dei cavalli, i quali leccandosi
ingojano le larve che ne sono nate, che poi si rinven-
gono di primavera, soventi volte in grande quantità,
nello stomaco dei medesimi standovi attaccate coll’ e-
stremità anteriore e pontuta del corpo, il quale è
della grandezza e figura del nocciolo di dettero.

4. † Estro emorroidale. OE. Haemorrhoidalis. L’OE-
stre Hémorrhoidal. Die Pferdebremse.

Ali immaculate, fosche; abdome nero, bianco
alla base, giallo all’ apice. Clarck, l.c. fig. 12, 13.

Depone le uova sulle labbra dei cavalli.

[Seite 395]

5. Estro pecorino. OE. Ovis. L’OEstre des mou-
tons. Die Schaafbremse.

Ali pellucide, puntate alla base; abdome bianco,
variegato di nero. Abbild. n.h. Gegenst., tav. 27,
fig. 6, 7.

La larva si trova nei seni frontali dei cervi, dei
caprioli, delle capre, ma segnatamente dei montoni.

G. LXV. Longipede. Tipula. Tipule. Schnake.

Bocca e testa prolungate; mascella superiore a
volto;
2 palpi incurvati più lunghi del capo; probo-
scide recurvata, brevissima.

Insetti durevolissimi, le larve dei quali possono
vivere persino nelle acque sulfuree. De Luc le trovò a
1560 tese sopra il livello del mare.

1. † Longipede oleraceo. T. Oleracea. Le Tailleur.

Ali aperte fenestrate, costa fosca sul margine.

Frisch, Part. IV, tav. 12.

Le larve fanno molto guasto agli erbaggi, spe-
cialmente ai leguminosi.

2. Longipede distruttore. T. Destructor. (The Hes-
sian fly
(1)). La Tipule distructeur.

Testa e torace neri; ali nere, lionate alla base.
Philadelph; journal of nal. sciences 1817, tav. 3.

È indigeno puramente degli stati Uniti d’Ame-
rica, ove produce grandi devastazioni nei seminati di
frumento.

3. † Longipede piumoso. T. Plumosa (Chironomus
Plum.,
Fabr.). La Tipule à antennes en plumes.

[Seite 396]

Ali incumbenti, torace verdognolo; ali fenestrate
con punto nero. Frisch, Part. XI, tav. 3, 12.

La larva è di un rosso sanguigno; vive nell’ acqua,
e serve di pascolo ai polipi delle braccia.

4. † Longipede falenoide. T. Phalaenoides. (Psy-
choda. Ph.
, Fab.). La Tipule phalénoide.

Ali deflesse, cineree, ovato lanceolate, cigliate.
Frisch, Part. X, tav. 3 e 11.

Un piccolo insetto che vive ove sa di tanfo, nei
cessi, e simili.

G. LXVI. Mosca. Musca. Mouche. Fliege.

Bocca con proboscide carnosa; 2 labbri laterali;
2 palpi.

1. † Mosca vomitoria. M. Vomitoria. La Mouche
à viande. Die Schmeissfliege.

Pelosa; antenne piumose; torace nero; abdome
ceruleo, lucido.

2. † Mosca della carne. M. Carnaria. La Mouche
vivipare.

Antenne piumose; nera; pelosa; torace con linee
molto pallide; abdome un po’ lucido tessellato; occhi
rossi. Op. cit. Part. VII, tav. 14.

Partorisce dei vermi vivi.

3. † Mosca comune. M. Domestica. La Mouche
des maisons. Die Stubenfliege.

Antenne piumose, pelosa, nera; torace con 5
linee obliterate; abdome lucido, tessellato; occhi scuri.
(v. Gleichen) Gesch. der gemeinen Stubenfliege. Nu-
rimb., 1784, in 4.°

Si trova sparsa sopra tutta la terra, e vi sono
dei paesi come in Otaiti, nella nuova Olanda, al Capo
[Seite 397] di Buona Speranza, ec., ove sono moltiplicate in ma-
niera molto incomoda(1). La femmina fa 80 e più
uova, che depone o nelle stalle o nei mucchj di letame;
quando la mosca è per nascere, gonfia la fronte come
una vescica onde rompere l’uovo.

4. † Mosca celleraria, o del vino. M. Cellaris
(Vinulus, Conops). La Mouche célérière.

Antenne con setole; pelosa; nera; ali nervose;
occhi ferruginosi. Reaumur, Vol. V, tav. 8, fig. 7.

Piccolissimi moscherini che si trovano nelle can-
tine, ed in generale sopra i frutti dolci in fermentazione.

5. † Mosca meteorica. M. Meteorica. La Mouche
météorologique.

Antenne con setole; pelosa, nera, abdome quasi
cinerizio; ali leggermente gialle alla base; occhi bruni.

Nei giardini e nei boschi; è singolare il modo
col quale vola, essendo come a salti.

6. † Mosca del formaggio. M. Putris (Tephritis
Put.,
Fabr.). La Mouche du fromage.

Antenne con setole; semipelosa; nerissima; le
ali con costa nera; occhi ferruginei. Frisch, P. I, t. 7.

Il verme vive nel formaggio guasto.

G. LXVII. Tafano. Tabanus. Taon. Blinde
fliege.

Bocca con proboscide carnosa, terminata in 2
labbra; becco con 2 palpi, lesinati, laterali e para-
lelli alla proboscide.

[Seite 398]

1. † Tafano bovino. T. Bovinus. Le Taon des
boeufs. Die Breme.

Occhi verdicci; dorso e ventre con macchie tri-
gone, longitudinali, bianche. Reaumur, Vol. IV. t. 17,
fig. 8.

G. LXVIII. Zenzara. Culex. Cousin.

Bocca con aculei setolosi, in una vagina pieghevole.

1. † Zenzara comune. C. Pipiens. Le Cousin
commun. Die Mücke.

Cinerea; abdome con 8 anelli foschi. Kleemanns,
Beytr. zu Roesel, Vol. I, tav. 15, 16.

Questi insetti tanto molesti, se ne stanno per lo
più in gran coppia vicino all’ acqua, in molti paesi e
segnatamente in quei caldi, ove ogni puntura de’ me-
desimi, come è da noi nel grand’ estate, produce una
dolorosa infiammazione. I marinai portoghesi li chia-
mano Mosquitos; è un vero tormento, tanto più per-
chè avvene in grandissima abbondanza. Vi sono dei
viaggiatori male istruiti che danno comunemente il
nome di Mosquitos a tutti gl’ insetti che pungono e
che s’ assomigliano un poco alle Zenzare.

2. Zenzara strisciante. C. Reptans (Scatopse Rept.,
Fab.). Le Cousin pénétrant. Die Beissfliege.

Nera; ali fenestrate; piedi neri con anello bianco.
Niemann’s, Taschenb. für. Hausthierärzte II, t. 1, fig. 1.

Nelle montagne della Laponia, al sud della Si-
beria, e specialmente nel Bannato, ove appare due
volte all’ anno, nella primavera e nell’ estate, in quantità
strabocchevole; si introduce nel corpo dei cavalli
e dei bestiami per tutte le aperture, e spesse volte
l’animale muore in pochi minuti; in tali epoche è
[Seite 399] incommodissimo anche per l’uomo, quantunque non
tanto pericoloso.

G. LXIX. Empi. Empis. Empis. Tanzfliege.

Bocca con becco corneo, piegato giù, bivalve,
più lungo del torace; valvole orizzontali.

1. † Pennipede. E. Pennipes. L’Empis à pieds em-
plumés. Der Federfuss.

Antenne a fili; nero; piedi posteriori lunghi,
quelli dell’ altro sesso pennati. Sulzers, Kennz., t. 21,
fig. 137.

G. LXX. Punteruola. Conops. Conops. Ste-
chfliege.

Bocca procidente in becco; geniculata.

1. † Punteruola grigia. (Vol. Mosca cavallina).
C. Calcitrans (Stomoxys Calc., Fab.). Le Stomoxe pi-
quant. Die Stechfliege.

Antenne un poco in piuma; cinerea; liscia; ovata.
Op. cit. tav. 21, fig. 138.

Ha quasi totalmente la forma della mosca dome-
stica, solo che al sito della proboscide ha un succhia-
tojo sporgente in fuori; entra nelle case solo quando
vuol piovere; vola basso, si posa soltanto sulle gambe
perchè nei prati è costumata a porsi su quelle dei
bestiami, che per le ponture diventano inquieti e bat-
tono continuamente la terra coi piedi.

G. LXXI. Asillo. Asilus. L’Asile. Raubfliege.

Bocca procidente in un becco corneo, dritto, bivalve.

1. † Asillo calabrone. A. Crabroniformis. L’A-
sile frélon.

[Seite 400]

Abdome tomentoso, con tre segmenti neri ante-
riormente, posteriormente giallo, inflesso. Frisch,
Part. III, tav. 8.

G. LXXII. Penzolaja. Bombylius. Bombyle.
Schwebfliege.

Bocca procidente in becco setoloso, lunghissimo,
bivalve; valvole orizzontali, tra le quali sonovi gli a-
culei setolosi.

1. † Penzolaja maggiore. B. Major. Le grand Bom-
byle. Die gros Schwebfliege.

Ali dimezzate di nero. Sulzers, Kennz. t. 28, fig. 22.

G. LXXIII. Ippomosca. Hippobosca. Mouche-
araignée.

Bocca in becco bivalve, cilindrico, ottuso, vacil-
lante; piedi con molte unghie.

1. † Falsa-mosca cavallina. H. Equina. L’Hip-
pobosque du cheval. Die Pferdelaus.

Ali ottuse; torace bianco, variegato; piedi tetra-
dattili. Op. cit. tav. 21, fig. 141.

Quando la femmina è fecondata diviene grossa
mostruosamente; con tutto ciò non fa che un uovo,
o piuttosto una ninfa, nella quale per le prime setti-
mane non vi si ravvisa, che un liquore bianco, il quale
poi si forma in un animale, e qualche tempo dopo
esce del proprio inviluppo un insetto perfetto ed alato.

2. † Falsa-mosca pecorina. H. Ovina. L’Ippobo-
sque des moutons. Die Schaaflaus.

Senz’ali. Frisch, Part. V, tav. 18.

Insetto aptero, che si lascia nullameno fra i dip-
teri per la totalità della sua forma.

ORDINE SETTIMO.
Apteri. Aptera. Aptères.

[Seite 401]

Insetti assolutamente senza ali; essi variano assai
in riguardo alla grossezza, alla forma, al soggiorno, alla
struttura degli organi della masticazione, al nutrimento,
alla lunghezza e numero dei piedi, degli occhi, ec.:
alcuni sono vivipari, altri ovipari; eccetto il pulce, nes-
suno subisce propriamente una metamorfosi.

G. LXXIV. Forbicina. Lepisma. Forbicine.

Sei piedi corridori; bocca con 2 palpi setacci e
2 clavati; coda setolosa a setole distese; corpo embri-
cato con squame.

1. † Forbicina zuccherina. L. Saccharina (Forbi-
cina
). La Forbicine argentée. Der Suckergast.

Squamosa; coda triplice.

È veramente originaria d’America, ma ora è na-
turalizzata in tutta l’Europa.

G. LXXV. Codipiede, o Poduro. Podura.
Podure.

Sei piedi corridori; 2 occhi ciascuno composto di
8; coda biforcata, saltatrice, inflessa; antenne prolun-
gate setacee.

Anche diverse specie di questo genere d’insetti
si fanno vedere talvolta in numero infinito, (p.e. la
Nivalis) sulla neve di fresco caduta(1).

[Seite 402]

1. † Codipede de’letamaj. P. Fimetaria.

Terrestre; bianca.

Spesse volte se ne trova in quantità sotto i vasi
dei fiori.

G. LXXVI. Pidocchio. Pediculus. Pou. Laus.

Sci piedi andanti; 2 occhi; bocca con aculeo pro-
lungabile; antenne della lunghezza del torace; abdome
depresso semilobato.

Probabilmente è questo genere il più esteso degli
animali tutti. La maggior parte de’ poppanti e degli
uccelli hanno i proprj pidocchi; i pesci e gli insetti,
come le api, ne sono tormentati(1).

1. † Pidocchio umano. P. Humanus. Le Pou hu-
main. Die Laus.

Cotale molesto insetto vive sull’ uomo, e per
quanto io sappia fu solo trovato, in quanto agli altri
animali, sulla Simia troglodytes e sul Cercopithecus pa-
niscus.
Fra i negri anche i pidocchi sono neri. Oviedo
ed altri assicurarono, che quando si passa la linea i
pidocchi scompajono, ma sgraziatamente questa osser-
vazione è una favoletta(2).

2. † Piattola. P. Pubis (morpio). Le Morpion.

Del pube. Redi, l.c. tav 10, fig. 1.

[Seite 403]

G. LXXVII. Pulce. Pulex. Puce. Floh.

Sei piedi saltatori; 2 occhi; antenne filiformi;
bocca a proboscide inflessa, che racchiude un aculeo;
abdome compresso.

1. † Pulce comune. P. Irritans. La Puce ordinaire.
Der Floh.

Proboscide più corta del corpo. Roesel, Vol. II,
Mücken etc. tav. 2, 3 e 4.

Tormenta non solamente l’uomo, ma anche i cani,
le volpi, i gatti, le lepri, le martore, gli scojattoli,
i ricci, ec. Non se ne trovano nella parte più interna
dell’ America settentrionale, e ve ne sono pochissimi
in alcune isole delle Indie occidentali, come alla Mar-
tinica; può vivere almeno sei anni.

2. Pulce penetrante. P. Penetrans. La Puce péné-
trante. Der Sandfloh.

Proboscide della lunghezza del corpo. Catesby,
N.H. of Carolina III; tav. 10, fig. 3.

Insetto molto incomodo della parte centrale d’A-
merica: in quanto alla forma somiglia al pulce ordi-
nario e salta ugualmente, ma è molto più piccolo; sta
specialmente nella polvere, e depone le proprie uova
sotto la pelle delle dita dei piedi degli uomini ove si
introduce perforandola; allora l’abdome della femmina
fecondata, divenuto un sacco che contiene le uova,
si gonfia fino alla grossezza di un pisello, lo che fa
nascere soventi una infiammazione violenta che passa
perfino alla gangrena.

G. LXXVIII. Zecca. Acarus. Tique. Milbe.

Otto piedi; 2 occhi ai lati della testa; 2 tenta-
coli articolati, in maniera di piedi.

[Seite 404]

Genere estesissimo, composto di molte specie(1),
che in parte si trovano, come i pidocchi, sulli altri animali.

1. † Zecca ricino. A. Ricinus (Ixodes Ric., Fab.).
La Tique. Die Zangenlaus.

Globoso-ovata; macchia rotonda alle basi; antenne
clavate. Frisch, Part. V, tav. 19.

2. † Zecca tessitrice. A. Telarius.

Rubiconda; cristallina; macchia bruna d’ambe le
parti dell’ abdome. Hermann, tav. 2, fig. 15.

Specialmente sui tigli. Uno degli insetti più nocivi
alle piante esotiche, che si coltivano nelle serre.

3. † Pellicello. A. Siro. Le Siron. Die Käsemilbe.

Fianchi quasi lobati; 4 piedi posteriori ben lun-
ghi; testa e coscie ferruginee; abdome con setole.

Nella farina, nella crosta del formaggio, nel pro-
sciutto crudo, ec.; nasce con soli 3 paja di piedi, il
quarto pajo gli spunta dappoi(2).

G. LXXIX. Ragno d’acqua. Hydrachna.
Hydrachné. Wasserspinne.

Otto piedi; 12 palpi articolati; 2, 4 e 6 occhi;
testa, torace ed abdome uniti.

1. † Ragno d’acqua. H. Despiciens (Trombidium
Aquaticum,
Fabr., Acarus Aquat., Linn.). L’Hydra-
chné rouge.

Rosso, rotondato, con macchie plumbee; gli oc-
chi volti in giù. Frisch, Part. VIII, tav. 3.

Quasi come un piccolo ragno; rosso sanguigno.

[Seite 405]

G. LXXX. Falangio. Phalangium. Faucheur.

Otto piedi; 2 occhi contigui verticali; fronte
con antenne a guisa di piedi; abdome rotondato.

1. † Falangio comune, o Pecorajo. P. Opilio.
Le Faucheur ordinane. Der Weberknecht.

Abdome ovato, bianco sotto. Sulzers, Kennz.,
tav. 22, fig. 140.

Animale notturno ed uno dei pochi insetti che
vivono all’ asciutto e bevono acqua. I suoi piedi con-
servono vita e moto per intere giornate dopo essere
stati recisi, il secondo pajo dei quali pare che gli ser-
vano d’antenne; ha gli occhi collocati fra le spalle.

2. † Falangio cancroide. P. Cancroides. (Scorpio
Fab.). Le Scorpion des livres. Der Bücherscorpion.

Abdome ovato, depresso; zanne a forbice; diti
pelosi. Roesel, Vol. III, tav. 64.

Nelle carte vecchie, nei libri, ec.; il corpo che
è piatto, e le lunghe forchette, gli danno una strut-
tura singolare; cammina avanti ed a ritroso come i
gamberi.

3. Falangio delle balene. P. Balaenarum. Le Pou
des baleines. Die Wallfischlaus.

Abdome dilatato; muricato; rostro a lesina. Pen-
nant
’s, Britishzoology, Part. IV, tav. 18, fig. 7.

4. Falangio ragno. P. Araneoides (Solpuga Aran.,
Fab.). Le Scorpion-araignée.

Forbici dentate, villose; corpo oblungo. Pallas,
spicieg. IX, tav. 3, fig. 7–9.

In varj luoghi caldi dell’ antico continente; la sua
puntura produce una violenta inflammazione sovente
accompagnata da pericolosi accidenti.

[Seite 406]

G. LXXXI. Ragno. Aranea. Araignée. Spinne.

Otto piedi; 8 occhi, nella maggior parte; bocca
con
2 uncini; ano con papille filatrici.

Forma un genere considerevole diviso in molte
specie,(1) che tutte, per quanto sò, si nutriscono di
animali vivi, specialmente d’insetti, e perfino si di-
vorano gli uni gli altri; il maggior numero dei ragni
si tescono delle tele degne d’attenzione tanto per la
regolarità, quanto per la solidità, resistendo ai venti
ed alle altre intemperie(2). Si ebbe molte volte l’idea,
certamente strana, di trarre una specie di seta dalle tele
dei ragni e specialmente da quelle che inviluppano le
uova, come il Diadema e si è pur anche eseguita in
piccolo una tale operazione. Quei fili che comunemente
diconsi seta di ragno (in Fran. Filets de S. Martin,
Cheveux de la S. Vierge;
in Ingl. Gossammer; in ted.
Mädchen-Sommer), provengono in generale da una
piccola specie di ragnetti che segnatamente in prima-
vera tescono le loro tele sopra le siepi e sui cespuglj.

1. † Ragno diadema, o dei giardini. A. Diadema.
L’Araignée des jardins. Die Kreuzspinne.

Abdome quasi globoso, rosso scuro; croce bianca
punteggiata. Roesel, Vol. IV, tav. 35–40.

Quatremere d’Jsjonval assicura che questa specie
e la seguente presagiscono infallantemente il tempo.

[Seite 407]

2. † Ragno di casa. A. Domestica. L’Araigné des
maisons. Die Fensterspinne.

Abdome ovato bruno; 5 macchie nere, quasi con-
tigue, le anteriori più grandi. Martyn, tav. 2, fig. 10.

3. † Ragno saltatore A. Scenica. L’Araignée sau-
teuse.

Saltellante; nero; 3 linee bianche, trasversali,
semicircolari. Op. cit. tav. 6, fig. 1.

Sui copertumi, ec.; salta, e non tesce la tela.

4. † Ragno saccato. A. Saccata. L’Araignée à sac.

Abdome ovato; ferruginoso scuro. Frisch, Part.
VIII, tav. 3.

Si porta seco le uova in un sacco sospeso al ven-
tre, e con una fermezza senza esempio espone la pro-
pria vita per ricuperarlo se colla forza gli vien tolto(1).

5. Ragno uccellatore. A. Avicularia. L’Araignée
des oiseaux. Die Buschspinne.

Torace orbicolato, convesso, il centro scavato a
traverso. Klemanns Beyträge zu Roesel, Vol. I, t. 11, 12.

Specialmente delle Indie occidentali; è grosso come
un piccolo pugno di un bambino; le piante dei suoi
piedi brillano di un bel colore d’oro; si vuole che
ammazzi i Colibri e che ne succhj le uova; la sua
morsicatura può essere pericolosa anche all’ uomo pro-
ducendo una infiammazione molto forte.

6. Ragno spitameo. A. Spithamea. L’Araignée spit-
hamée.

Abdome oblungo; piedi lunghissimi. Seba, the-
saur.
Vol. IV, tav. 90, fig. 9.

Nelle Indie orientali; le sue gambe distese sono
lunghe un palmo.

[Seite 408]

7. Tarantola. A. Tarantula. La Tarantule.

Bruna; sotto atra; piedi fasciati di nero sotto.
Abbild. n.h. Gegenst. tav. 38.

La favola delle immancabili conseguenze della
sua morsicatura, e dei rimedi musicali per ripararvi,
altro non sono in gran parte che immaginazioni di pa-
zienti ippocondriaci od isterici, ma più di tutto poi,
finzioni vili degli accatoni, dai quali si lasciano ingan-
nare i creduli viaggiatori. Ciò che è vero si è, che co-
testo ragno, il quale vive nei campi ed abita in piccoli
buchi, che si scava nel terreno, morsicando incommoda
assai i mietitori nel tempo del ricolto: e nel modo
stesso che la puntura degli altri insetti è pericolosa nel
gran caldo, e può qualche volta produrre una specie
di Ballo di san Vito, è parimenti possibile che la
morsicatura del ragno tarantola possa cagionare i me-
desimi effetti.

8. † Ragno esculento. A. Edulis.

Grigio superiormente; abdome lungo, strisciato
sui fianchi; piedi fulvi nerognoli all’ apice. Labillar
dière
, voyage, tav. 12, fig. 4–6.

Della Nuova Caledonia, ove gli isolani li arrosti-
scono e li mangiano a centinaja.

G. LXXXII. Scorpione. Scorpio. Scorpion.

Otto piedi e 2 forfici frontali; 2 occhi al tergo;
2 palpi a tanaglia; coda prolungata, articolata, che
termina in aculeo arcuato;
2 pettini al di sotto fra
il petto ed il ventre.

Tanto per la loro conformazione, quanto per la loro
maniera di vivere, hanno gli scorpioni qualche cosa di co-
mune con i gamberi, ed al par di questi, si spogliano
[Seite 409] pur anche ogni anno del loro guscio. Si nutriscono di
altri insetti, e sono vivipari; la puntura dei piccoli
scorpioni d’Europa non è menomamente pericolosa,
seppure alcune altre circostanze non vi si aggiungono,
come l’eccessivo calore, ec.,(1).

1. Scorpione africano. S. Afer. Le Scorpion d’A-
frique.

Piedi con 13 denti; zampe anteriori alquanto cor-
date; peloso. Roesel, Vol. III, tav. 65.

2. † Scorpione europeo. S. Europaeus. Le Scorpion
d’Europe.

Dicciotto pettini dentati; zampe anteriori angolose.
Op. cit. Vol. III, tav. 66, fig. 1, 2.

G. LXXXIII. Granchio. Cancer. Ecrevisse.
Krebs.

Otto piedi, ed in oltre 2 mani in forfici; 2 occhi
distanti quasi sempre peduncolati, prolungati, mobili;

2 palpi a tanaglia; coda articolata inerme.

Estesissimo genere, del quale Linneo ripartì le
specie in 3 famiglie, secondo la differente lunghezza,
ed i tegumenti della coda(2).

a. Con coda corta. Brachyuri.

1. Pinnotero. C. Pinnotheres. Le Crabe pinnotère.
Di corta coda; levigatissimo; torace liscio, spianato
d’avanti ed ai lati; coda nel mezzo carenata a noduli.

[Seite 410]

La fama, che questo granchio se ne stia entro la
Pinna marina per avvisare le altre conchiglie quando
s’avvicina la Seppia, è falsa; si imbroglia bensì di so-
vente nella barba di quella conchiglia, come avviene
ad altri gamberi; ma il fine attribuitogli è una storiella.

2. Gambero contadino. C. Ruricola. Le Crabe ru-
ricole. Die schwarze Landkrabbe.

Di coda corta; torace liscio intatto, ottuso d’a-
vanti; piedi con gli ultimi e penultimi articoli spinosi
ovunque. Catesby, Vol. II, tav. 32.

Nelle Indie occidentali e paesi limitrofi; ma in
primavera si reca talvolta in grandi stormi al lido del
mare, per deporvi le uova nella sabbia.

3. Gambero vocativo. C. Vocans. Le Crabre vo-
catif. Die Sandkrabbe.

Coda corta; torace quadrato, inerme; una delle
sue forfici è enorme. Op. cit. tav. 35.

Nelle Indie orientali e nei paesi caldi dell’ Ame-
rica settentrionale; il maschio è notabile per la grande
disparità delle 2 forbici(1) essendo una non più grossa
della zampa, mentre per l’opposto l’altra è così pe-
sante che quando l’animale vuole andare è obbligato
di mettersela sul dorso, e strascinarla così.

4. † Gambero ripario. C. Maenas. Le Crabe. Die
Krabbe.

Coda corta; torace quasi liscio, con 5 dentature
d’ambo i lati; le due zampe con un solo dente; i
piedi anteriori cigliati, i posteriori acuti.

5. Dromia. C. Dromia.

[Seite 411]

Coda corta; irsuto; torace d’ambedue le parti
dentato; piedi posteriori con unghie gemelle. Abbild.
n.h. Gegenst.
tav. 67.

Nell’ oceano indiano; ha, siccome molte altre spe-
cie di granchj di mare, 4 gambe sulla schiena, colle
quali deve tenere afferrata una vuota conchiglia e con
questa pigliare pesci, od altri granchi onde cibarsene.

6. † Granciporro. C. Pagurus. Le Tourteau. Die
Tasche.

Coda corta; torace con 9 piegature d’ambo i
lati; apice delle mani nerissimo.

b. Parassitici. Parasistici.

7. Bernardo eremita. C. Bernhardus (Pagurus Ber.,
Fab.). L’Hermite bernard. Der Einsiedler.

Coda corta; parasitico; forfici cordate, muricate,
la destra più grossa. Sulzers, Gesch., tav. 31, fig. 5.

Abita le guscie vuote delle lumache, e per quel
che pare, senza appigliarsi a preferenza ad un genere
o specie particolare; si sono trovate di queste lumache
abitate di dentro da un bernardo eremita, e ricoperte
in pari tempo di alcioni ed altri coralli.

c. Con coda lunga. Macrouri.
I Gamberi veramente detti.

8. Gambero di mare. C. Cammarus (Astacus
Marinus,
Fab.). Le Homard. Der Hummer.

Coda lunga; torace liscio; rostro dentato dai
lati, sulla base dente duplice.

Nei mari del nord, ed a similitudine di certi pe-
sci, emigra e ritorna in determinate stagioni.

9. † Gambero fluviatile, o Astace. C. Astacus
(Astacus Fluviat., Fab.). L’Ecrevisse de rivière.

[Seite 412]

Coda lunga; torace liscio; rostro dentato ai lati;
alla base, da tutte le parti, un sol dente. Roesel, Vol.
III, tav. 54, 16.

Vi sono delle varietà rosse naturalmente ed altre
che rimangono nere anche cotte. Vive perfino venti
anni; si sà che ogni anno cambia il guscio, e che
rinnova contemporaneamente i due denti e lo stomaco;
le due concrezioni calcaree, che gli si trovano nella
state ai lati dello stomaco e che sono conosciute sotto
il nome di occhi di gamberi, sono la materia principale
colla quale s’ indurano i nuovi gusci. Quando l’ani-
male di questa specie e d’altre dell’ attual genere per-
dono per qualche accidente le gambe o le forfici, tali
parti sono ben presto rinnovate dalla grande loro forza
di riproduzione; essi si squotono e fanno cadere da
loro medesimi i piedi o le forfici quando gli sieno
state contuse o toccate con ferro caldo (solamente non
troppo vicino al corpo). Si vuole che i gamberi di
mare facciano la stessa cosa quando sentono uno scop-
pio di tuono fortissimo.

10. † Squilla. C. Squilla (Palaemon Sq., Fab.).
La Crevette, le Barbot. Die Granate.

Coda lunga; torace liscio; rostro seghettato sopra,
sotto tridentato; diti delle mani uguali. Mém. de l’Ac.
des sciences de Paris,
1772, Part. II, tav. 1, fig. 1, 2.

11. † Gambero camerugia, o Sparnochia. C. Cran-
gon (Crangon Vulgaris
Fab.). Die Garneele.

Coda lunga; torace liscio; rostro integerrimo; pol-
lice delle mani più lungo. Roesel, Vol. III, tav. 63,
fig. 1, 2.

Comunissimo alle coste Europee siccome la pre-
cedente specie, particolarmente nel mare del nord.

12. Arto. C. Arctus (Sevllarus Arct., Fab.).

[Seite 413]

Coda lunga; torace aculeato anteriormente; fronte
difilla; mani quasi senza dita. Gesner, hist. aquatil.,
pag. 1097.

In tutti gli oceani temperati.

13. Mantide. C. Mantis (Squilla Mant., Fab.). La
Mante de mer.

Coda lunga, articolata; mani senza dita, com-
presse, falcate, dentellate a sega. Sulzers, Gesch.,
tav. 32, fig. 2.

Nel mediterraneo ed in altri mari dei paesi caldi.

14. † Gambero pulce. C. Pulex (Gammarus Pul.,
Fab.). La Crevette des ruisseaux. Die Fluss-Garneele.

Coda lunga articolata; 4 mani senza diti; 10 piedi.
Roesel, Vol. III, tav. 62.

Comunissimo nel crescione delle fontane; alcune
volte nuota sul dorso.

15. † Gambero degli stagni. C. Stagnalis (Gam-
marus Stag.,
Fab.). Le Crabe des étangs.

Coda lunga articolata; mani senza dita; piedi pa-
tenti, coda cilindrica bifida. Schafers’s, fischförmiger
Kiefenfuss,
1754, in 4.°

Nelle acque stagnanti.

G. LXXXIV. Monocolo. Monoculus. Monocle.

Piedi nuotatorj; corpo coperto da una crosta; oc-
chi approssimati, uniti collo scudo.

Tutte le specie di questo genere fin ora cono-
sciute, soggiornano unicamente nell’ acqua(1).

1. Polifemo. M. Polyphemus. (Limulus Pol., Fab.).
Le Limule géant. Der moluckische Krebs.

[Seite 414]

Guscio egualmente rilevato, suttura lunata, poste-
riormente dentata; coda in lesina, lunghissima.

Si è il più grande degli insetti conosciuti, potendo
toccare i quattro piedi di lunghezza: è impropriamente
stato chiamato monocolo avendo più di 2 mila occhi:
non solamente lo si incontra sulle coste delle Indie
orientali, ma anche su quelle di nord-ovest d’America
e specialmente nello stretto di Bahama.

2. † Monocolo apode. M. Apus (Limulus Palu-
stris,
Müller). L’Apus cancriforme.

Guscio subcompresso, ottuso d’avanti, troncato
di dietro; coda con 2 setole. Scäffer’s, krebsastiger
Kiefenfuss,
tav. 1.

In un piccol numero di paesi della Germania; ma
negli anni umidi, dopo le innondazioni, avvene una
enorme quantità; sembra che sia, un vero ermafrodito,
al quale Scäffer’s gli attribuì più di 2 milioni di
articolazioni(1).

3. † Monocolo pulce. M. Pulex (Daphnia Pennata,
Müller). La Puce d’eau.

Antenne dicotome; coda inflessa. Sulzers, Gesch.
tav. 30, fig. 10.

Nei fiumi, negli stagni, ed anche nei pozzi; alle
volte è tanto comune, che il suo color rossiccio ha
potuto far credere che l’acqua fosse cangiata in sangue.

4. † Monocolo conchigliaceo. M. Conchaceus (Cy-
pris Pubena,
Müller).

Guscio bivalve, ovale, tomentoso. Müll., t. 5, fig. 1–5.

È anch’ esso delle nostre acque dolci; l’animaletto,
ed altre specie a questa affini, stanno in un dilicato
guscio somigliante ad una conchiglia socchiusa.

[Seite 415]

G. LXXXV. Aselluccio. Oniscus. Cloporte.

Quattordici piedi; antenne setacee; corpo ovale.

1. † Aselluccio della balena. O. Ceti (Cymothoa
C.,
Fab.). L’Aselle de la baleine. Die Wallfischlaus.

Ovale; con segmenti distinti; piedi del terzo e
quarto pajo lineari, ovati. Pallas, spicileg. zoolog.,
Fasc. IX, tav. 4, fig 14.

Il tormento delle balene; l’insetto si attacca spe-
cialmente alle natatoje ed alle parti genitali.

2. † Aselluccio comune. O. Asellus (Millepeda).
La Cloporte ordinaire. Der Kelleresel.

Ovale; coda ottusa, con istili semplici.

G. LXXXVI. Scolopendra. Scolopendra.
Scolopendre. Assel.

Piedi numerosi, tanti da ciascun lato quanti sono
i segmenti del corpo; antenne setacee;
2 palpi artico-
lati; corpo depresso.

1. Scolopendra morsicante. S. Morsitans. La Sco-
lopendre d’Amérique.

Venti piedi per parte. Sulzers, Gesch., t. 30, fig. 14.

Nella zona torrida ed anche in Ispagna; la mor-
sicatura desta una pericolosa infiammazione.

2. † Scolop. lagura. S. Lagura. La Scolop. à pinceau.

Ventiquattro piedi per parte; corpo ovale; coda
con un fiocchetto bianco. Mémoires présentés à l’Aca-
dèmie des sciencies,
Vol. I, tav. 17.

Sotto la scorza delle vecchie piante, del musco,
dei funghi ec. È singolar cosa, che le diverse specie di
questo genere e del seguente non hanno dapprima,
quando escono dall’ uovo, che un limitato numero di
piedi, ed a poco a poco gli spuntano gli altri.

[Seite 416]

3. † Scolopendra elettrica. S. Electrica. Scolopendre
électrique. Die Feuerassel.

Settanta piedi per parte. Frisch, Part. XI, tav. 2–8,
fig. 1.

Manda una fortissima luce fosforica, ed il luogo
ove stette riluce per lungo tempo dopo; vive di pre-
ferenza nei luoghi umidi; qualche volta però si arram-
pica sui fiori, e da ciò si spiega come sia avvenuto
che alcune volte sia stata ritrovata nei seni frontali di
alcuni uomini, ai quali cagionò per anni interi dolori
di capo atroci, ec.

G. LXXXVIII. Millepiedi. Julus. Jule.

Piedi numerosi, il doppio per parte dei segmenti
del corpo; antenne moniliformi;
2 palpi articolati; corpo
semicilindrico.

1. † Millepiedi terrestre. J. Terrester. Le Jule ter-
restre.

Cento piedi per parte. Sulzers, Gesch., t. 30, fig. 16.

Ordinariamente sotto terra, nei terreni grassi o nei
letamai; dannoso particolarmente alle specie dei cavoli.

fine del primo volume.

Appendix A BLUMENBACH
Vol. I.
Correzioni

[Seite 417]

Pag. 8 Lin. 12 apprestate leggi apprezzate – p. 23 l. 20
Malpichi leg. Malpighi – p. 36 l. 2 potarsia leg. potentia –
p. 64 l. 30 eosdemique leg. eosdemque – p. 86 l. 28 Mormota
leg. Marmota
– p. 89 l. 7 Cava leg. Cavia – p. 93 l. 1 H. Euro-
paeus leg. E. Europaeus
– p. 100 l. 16 H. Maritimus leg. U. Ma-
ritimus
– p. 110 l. 22 Iygnavus leg. Ignavus – p. 161 l. 4 Mes-
sagero leg. Messaggero – p. 168 l. 24 Troquilla leg. Torquilla –
p. 169 l. 18 Alcione leg. Alcedine – p. 169 l. 22 Alcione pescatore
leg. Alcedine pescatore – p. 188 l. 10 di neve leg. della neve –
p. 188 l. 29 Canerino leg. Canarino – p. 196 l. 16 Rondine esu-
clenta leg. Rondine esculenta – p. 202 l. 30 Farone leg. Faraone –
p. 206 l. 1 Nycthemenus leg. Nycthemerus – p. 237 l. 1 Classe
Terza
leg. Classe Quarta – p. 241 l. 9 B. Calamita leg. R. Cala-
mita
– p. 252 l. 16 Orvato leg. Orveto – p. 280 l. 5 Morhua
leg. Morrhua – p. 289 l. 24 G. LXVI Triglia. Triglia leg. G.
XLVI Trigla. Trigla – p. 331 l. 1 Rhychaenus leg. Rhynchaenus
p. 337 l. 21 Calosma leg. Calosoma – p. 369 l. 27 Pitycampa leg.
Pityocampa
– p. 382 l. 24 Icheneumone. Icheneumon leg. Ichneu-
mone. Ichneumon. – p. 398 l. 7 G. LXXVIII leg. G. LXVIII –
p. 398 l. 22 Scaptose leg. Scatopse

[binding_verso]
Notes
*).
[Seite VI]

Vedi nel Globe, Giornale letterario che si stampa in Parigi,
al N.° 178 del Volume II, la descrizione della magnifica festa ce-
lebrata all’ onore del Blumenbach dall’Università di Gottinga, nel
18 settembre 1825, chiudendo quel giorno il cinquantesimo anniver-
sario della laurea dottorale, e dalla cattedra di lui. Nella qual con-
giuntura i Magistrati della Città in corpo, e numerose deputazioni
delle straniere Università, si recarono a compirlo: e più di 1500
Naturalisti d’Allemagna (il più suoi allievi), oltre gli accennati pub-
blici monumenti alla gloria di esso, convennero pure in questo, di
fondare un’annua rendita, col titolo di Stipendium Blumenbachianum
a prò di coloro fra i suoi discepoli, cui l’avara fortuna contendesse
per avventura il poter continuarsi alla intrapresa carriera.

(1).
[Seite XIV]

Secondo le regole della nostra favella, le quali non si tra-
scurano senza che ne derivi grave danno
“Bisogna scrivere tutte
le parole (e tanto più i nomi proprj), come stanno scritte nella
lingua, dalla quale si prendono ad imprestito”
’. Vedi il Consig. di
Legaz. Hennécke nell’ Indicatore universale dei Tedeschi 1809. N.° 16.

(1).
[Seite 1]

‘”Ars, sive additus rebus homo”’. Bacone de aug. sci. L. II.

‘”L’art en général est l’industrie de l’homme appliquée par
ses besoins, ou par son luxe aux productions de la Nature”’. Diderot,
Systéme figuré des connoissances humaines.

(1).
[Seite 3]

Od almeno fino ai loro primi genitori; giacchè nella Part. I
delle mie osservazioni per servire alla Storia Naturale (Beytraege zur
Naturgeschichte
), ho avvanzato dei fatti, che rendono più che ve-
rosimile nascere anche nell’ attuale creazione delle nuove specie di
corpi organici ed essere per così dire di creazione posteriore. A que-
sta appartiene specialmente la prima origine di parecchi corpicini mi-
croscopici di organizzazione assai semplice, come sarebbero, la maggior
parte dei così detti animali delle infusioni.

(a).
[Seite 4]

La forza vitale, al pari, per esempio, dell’ attrazione, è l’ef-
fetto di un agente finora a noi ignoto: ma poichè tutto è modifi-
cazione della natura, e tutto è del pari soggetto a leggi fisiche,
(Vedi Schelling, idee sulla Filosofia della Natura) così sembrerà
al seguaci della filosofia puramente razionale, che l’Autore abbia
fatto uso di un linguaggio poco filosofico, od almeno inesatto. Non
pertanto i filosofi naturalisti e fisiologi conoscendo infatto, che la
digestione degli alimenti, l’assimilazione, la generazione, l’elabora-
zione dei sughi, la produzione dei frutti ec., non si possono ottenere
dalle semplici forze fisiche, chimiche e meccaniche, ravvisano nel
principio vitale una così grande influenza, per cui fecero di codesta
forza una distinta e particolare menzione, siccome di potenza che
molto si allontana da quelle conosciute.

(1).
[Seite 6]

Parlando il linguaggio comune: imperciocché non fa me-
stieri di osservare, che in istretto senso noi non conosciamo, come
ognun sa, se non l’apparente delle cose. ‘”Videmus enim, omnes
rationes, quibus natura explicari solet, modos esse tantummodo ima-
ginandi, nec ullis rei naturam, sed tantum imaginationis constitu-
tionem indicare
”’. Spinoza.

(2).
[Seite 6]

‘”Facilius plerumque est rem praesentem discernere, quam
verbis exacte definire
”’. Gaubius.

‘”Il diletto non deriva già dal carattere distintivo, il quale esiste
ed è ognora verace, ma soltanto dalla difficoltà che si incontra tal-
volta nel rinvenirlo”’. J. Aug. Uenzer.

(1).
[Seite 8]

Su di questo soggetto ho dette parecchie cose nella se-
conda edizione delle Beyträge zur Naturgeschte. Part. I, pag. 106.

(1).
[Seite 10]

Vi è tutta la verosimiglianza che il caso sia di già avvenute
a parecchi animali, per esempio, al Didus ineptus Linnei.

(1).
[Seite 12]

Confronta l’opera di Kant, col titolo di Critik der Urtheil-
skraft.
pag. 285.

(1).
[Seite 13]

Haller, capo della nuova Setta della Evoluzione dice:
‘”tutti i visceri e le stesse ossa erano di già formate anticipatamente
nel germe, benchè in uno stato quasi fluido”’.

Questo almeno è un linguaggio positivo. Ma quando alcuni mo-
derni vogliono conciliare l’ipotesi degli sviluppi con quelli dell’ e-
pigenesi,
accordano, che i germi non sono preesistenti nella sostanza
seminale, ma poi pretendono che questa sostanza seminale contenga
ciò nulla meuo un germe che non è mica una sostanza bruta ec.;
queste sono parole vaghe e prive di senso. Sicchè io potrei dire di
questi quasi germi, ciò che Cicerone disse, del quasi corpus del Dio
degli Epicurei; Corpus quid sit intelligo, quasi corpus quid sit,
nullo prorsus modo intelligo.

(2).
[Seite 13]

Vedi Kant, luogo citato pag. 372.

(3).
[Seite 13]

Le forze fisiche in generale in opposizione con le stabilite
ipperfisiche.

(a).
[Seite 15]

Veggasi anche C. Linnei dissert. plantae hybridae respo. Jo.
Hartmann. Upsal. 1751. Sur la réproduction des nourelles espèces,
Hist. de l’Accad. des Sciences. Paris, 1719. = Spallanzani, Me-
moria sopra i Muli. Modena, 1768; ed opuscoli di Fisica Animale ec.
pag. 208. = Haller, Elem. Physiologiae, tom. 8. pag. 99.

(b).
[Seite 15]

Veramente non si può dire, che a nulla abbia servito il
supposto germe preesistente, poichè lo scopo della natura in quanto
al merito ebbe il suo pieno effetto, quello cioè della propagazioni
degli esseri:
ed in quanto alla forma di essi poi, siccome cosa di
[Seite 16] ordine, la natura vi pone col tempo riparo in diversi modi, secondo
che maggiore o minore ne è la deviazione. Sebbene l’uomo abbia
in certa guisa violentata la natura, forzando specie diverse di ani-
mali o di piante alla propagazione di bastardi, è però osservabile
che quando le due specie sono molto diverse fra loro, i tentativi non
hanno effetto; che quando cominciano ad essere affini, si ottengono
dei bastardi, ma o non sono fecondi, o lo sono imperfettamente
(Vedi §. 14.); e quando l’affinità è maggiore tra le specie, è da os-
servarsi la tendenza che hanno i figli de’ bastardi ad assumere le
forme decise dell’ una o dell’ altra delle due specie dei primi geni-
tori; per ultimo poi se la variazione nei bastardi è di lieve momento,
allora la natura non si cura di ciò, anzi piaquegli produrre delle varietà
nelle specie colla sola influenza del clima, di cui opportunatamente
fa mensione l’A. nel decorso dell’ opera.

(1).
[Seite 16]

Causas rerum naturalium non plures admitti debere, quam
quae et verae sint et earum phoenomenis explicandis sufficiant.
È la
prima delle regulis philosophandi di Newton.

(2).
[Seite 16]

Imperciocché quando Mazini, per esempio, pensò che i fet i
si cristallizzassero per così dire nel seno della madre (come lo zuc-
chero candito) era questa una specie di epigenesi.

[Seite 17]

L’idea de’ corpi organici porta con sè necessariamente quella
di un fine, d’uno scopo; perciò distrugge assolutamente tutte le
spiegazioni puramente meccaniche della formazione successiva dei
corpi organici, col mezzo di ciò che gli antichi chiamavano forza
plastica,
forza consimile a quella che si effettua nel regno minerale.
Vedi Kant, opera cit. pag. 292.

(1).
[Seite 17]

La regolarità geometrica delle forme di cristallizzazione quasi
sempre rettilinea e che si può ridurre a poche figure fondamentali,
distingue già da per sè le configurazioni dei corpi organici; mentre
le membra degli animali e delle piante per servire alle moltiplici
funzioni che sono destinate, devono comparire sotto innumerevoli
forme (figure variate all’ infinito).

(1).
[Seite 18]

L’Anatomia comparativa porge una quantità di convincentis-
simi esempi dell’associazione di questi due principi, meccanico e teo-
logico, la riunione dei quali fu ritenuta impossibile nello spiegare il
modo, col quale sono originati i corpi organici; associazione nella
quale specialmente consiste l’idea caratteristica dell’ impulso di for-
mazione (Bildungstreib
). Molti di colali esempi furono da me ad-
dotti nel mio Manuale di Fisiologia, ed anche dal Consigl. Voigt
nel Nuovo Magazzino, Tom. II pag. 213.

(2).
[Seite 18]

Ho spiegato più a lungo che cosa intrudo per impulso for-
mativo
in uno scritto: über den Bildungstreib. – Gottinga, 1791,
in 8.°.

(1).
[Seite 19]

‘”Il falloit respecter les qualités occultes; car depuis le brin
d’herbe que l’ambre attire, jusqu’ à la route que tant d’astres sui-
vent dans l’espace: depuis la formation d’une mite dans un fromage,
jusqu’a la galaxie, soit que vous considériez une pierre qui tombe,
soit que vous suiviez le cours d’une comète traversant les cieux,
tout est qualité occulte”’. Voltaire.

(a).
[Seite 19]

Nell’ intricata opera della generazione l’A. qui si dichiara
per l’ipotesi dell’ epigenesi; ma al §. 190 e seg., si esprime in modo
da far cadere la sua teoria, tanto rispetto agli animali, quanto per
le piante, che devono pur essere comprese dal naturalista allor quando
stabilisce un sistema di generazione: intorno a ciò non posso aste-
nermi dall’osservare ai Lettori che non essendo toccate dall’ Autore
le tre ipotesi principali intorno alla generazione; penso bene di no-
tarle qui con la possibile concisione.

La I. consiste nella generazione equivoca, con la quale gli an-
tichi spiegar volevano la formazione dei piccoli esseri, tanto animali,
quanto vegetabili, per esempio, vermi, insetti, muffe, licheni, ec.;
ai quali non davano genitori, ma li risguardavano come generati da
per loro nella putredine di altri corpi organici in disfacimento.

[Seite 20]

Quest’ ipotesi era favorita dagli antichi. Ved. Aristot. hist. lib. V.
c. 1. = Fortun. Licetus despontaneo viventium ortu: Bonnati observat.
circa viventia in reb. non viventib.
= Sager, Spicilegium de Phatolo.
animata et generatione aequivoca:
= Necker, nella sua fisiologia dei muschi.

Fu confutata sodamente dal D. Franc. Redi negli Opuscol. phy-
siol.;
e cresimata da Pomarius, Haller, ed altri.

Gli stessi aristotelici, quantunque favoreggiassero la anzi esposta
teoria, pure vedendo che non poteva essere applicata alla maggior
parte dei corpi organici, conobbero il bisogno di dovere ricorrere
ad un’ altra maniera, cioè:

II. Alla teoria dell’ epigenesi o formazione successiva: si ammette
un umor seminale o sostanza prolifica in amendue i sessi, dall’ op-
portuna mescolanza del quale si generi, e per così dire s’ impasti un
nuovo corpo organizzato.

Galeno, Aristotile ec., furono di questa opinione, che poscia
dai moderni si volle confermare mediante addizioni e modificazioni.
Needham, per esempio, suppone una forza nei corpi, in virtù della
quale il nutrimento, ad una certa età, sia trasformato in piccolis-
simi germi. Fed. Wolf nella sua Theoria generationis, suppone nei
corpi organici viventi una forza ai medesimi essenziale, che per la
facoltà generativa può dare ai corpi stessi una certa forma senza il
bisogno di un modello (l’ipot. dell’ A. sarebbe all’incirca conforme
alla supposizione di Wolf). Altri opinarono che l’anima dia la forma
al feto; quest’ ultimi però si troverebbero in imbarazzo in quanto
alla generazione dei vegetabili. Buffon unisce all’epigenesi la teoria
della disseminazione, secondo la quale i germi od elementi dei corpi
[Seite 21] organizzati essendo sparsi sopra tutta la terra, entrano con il nutri-
mento degli esseri organici, penetrano nell’ interna forma dei mede-
simi e la ricevono, ove poi questi elementi si sviluppano quando giungono
al necessario nutrimento, e quando la parte è atta a mostrare la
sua forma compiuta, ciò che avviene in molte piante e nei po-
lipi (Vedi §. 20). In quegli esseri poi più composti nell’ organismo,
quando l’individuo è totalmente sviluppato e perfezionato, le parti-
celle organiche ridondanti sono depositate in particolari serbatoi,
finchè coll’ accoppiamento si combinano tra loro, formando nuovi
corpi organizzati.

Haller nei suoi Elementi di fisiologia; Spallanzani negli Opu-
scoli, e molti altri confutarono la teoria dell’epigenesi: basti osser-
vare solamente che nei corpi organici, tanto animali, che vegetabili
di sesso femminino, gli epigenisti non seppero mai trovare l’organo
[Seite 22] che contiene il da essi supposto umore o sostanza prolifica, che com-
binar si dovrebbe con quella maschile; ed in oltre è facile osservare
che questa sostanza od umore maschile nella massima parte dei corpi
organizzati, non entra in contatto od in miscela con un liquore fem-
minino, ma sibbene con un germe, semenza od ovicino che dire
si voglia, come osservasi in tutti i vegetabili, nel maggior numero
dei vermi, degli insetti, dei pesci, dei rettili e in tutti gli uccelli.

III. Finalmente la teoria dello sviluppamento o della evoluzione,
suppone appunto come l’A. ha esposto al §. 7., che ogni corpo
preesista; e per conseguenza sia l’uno nell’ altro stato contenuto sa-
lendo così fino al primo individuo della loro specie. Anche questa
teoria subì delle modificazioni, ed in oltre si divise in due sette:
l’una appoggiata allo scoprimento di piccoli animaletti rinvenuti nel-
l’umore prolifico maschile, i quali animaletti detti spermatici si
[Seite 23] opinò, che trovando nell’ uovo della madre l’opportuno nutrimento
e sviluppamene, diventino animali di quella specie alla quale appar-
tengono. Ant. Leeuwenhoek nell’ arcana naturae espose questa ipo-
tesi. Quantunque Damas e Prevost abbiano di recenti maggiormente
sviluppate le osservazioni di Leeuvenhoek, Gleichen, Spallanzani ec.,
sugli animaletti spermatici, dando anche la varia figura da essi co-
stantemente osservata in diverse specie di poppanti, di uccelli, di
amfibj ec.; pure questa teoria non si può estendere al maggior nu-
mero dei corpi organizzati, voglio dire i vegetabili; ed in oltre poi Mal-
pighi
, e più chiaramente Haller rinvennero anche nell’ uovo di gallina
non fecondato il pulcino in embrione. Quindi è precluso che l’ani-
male sviluppato derivi dall’ introduzione nell’ uovo di uno dei mol-
tissimi animaletti spermatici. Ommetto per inutilità delle altre consi-
derazioni, che far si potrebbero sulla inverisomiglianza dell’ipotesi
di questa setta.

L’altra setta dei seguaci dello sviluppamento colloca il germe
nella femmina, che in varie guise dall’ umore maschile è vivificato.

Questo è un fatto patente in tutto il regno vegetabile che si
propaga per semi (§. 189.), in quasi tutti i vermi, negli insetti,
pesci, anfibj ed uccelli. È sola la classe dei mammali ove la preesi-
stenza dei germi non è tanto manifesta, come fra le altre: però
non solo è forte l’argomento d’analogia; ma eziandio, a.) l’esi-
stenza delle ovaja, b.) le lacinie dalle trombe falloppiane che poco
dopo il coito si rinvennero ancora abbarbicate alle ovaja, c.) la di-
scesa del nuovo germe sorpreso replicatamente da Haller, Haighton,
Cruiskank ec., nelle trombe falloppiane nel momento del tragitto
che faceva dall’ ovaja all’utero, d.) l’esistenza del corpo luteo,
[Seite 24] o macchietta, che rimane al sito ove la vesichetta si spiccò, e), e
la conversione di questa in feto, provano, che anche nella classe
dei mammali esiste un germe, un embrione od ovo che dire si
voglia.

Non poche obbiezioni si mossero anche contro di questa ipotesi,
come per esempio, ritenuto con Haller che tutto preesista nel germe,
dicono gli oppositori, come si spiegherà la riproduzione delle parti
nei corpi organici? A questa difficoltà mi pare facile il rispondere;
se da un lato le piante, le salamandre, le rane ec., sono un por-
tento di natura per la riproduzione delle membra mutilale (V. §. 19.),
sono d’altro lato cotesti esseri la prova trionfante dell’ipotesi degli
ovaristi; per cui se la natura ha patentemente riuniti in moltissimi
esseri questi due estremi, è d’uopo confessare che i filosofi preten-
dono a torto che la stessa sia costretta di non allontanarsi dai prin-
cipi e sistemi da essi ideati, mentre dovrebbero combinarli con i fatti
che dimostrano il modo nel quale la medesima agisce.

Un’ altra obbiezione o difficoltà consiste nello sforzo che bisogna
fare immaginandosi con Bonnet, che tutte le generazioni dell’ umana
specie passate, presenti e future preesistettero nell’ ovaja di Eva. Si
ripara a questa difficoltà dai moderni fisiologi, i quali temperando
la teoria degli sviluppi, accordano che in ogni individuo di specie fem-
minina esistino quei soli germi che essa può generare, e questi for-
matisi a tempo convenevole dalle ovaje mediante un operazione che
esse sanno eseguire.

Veramente questa supposizione si opporrebbe alla massima sta-
bilita da Haller, che tutto preesiste nel germe (Vedi la nota del §. 7.);
ma poichè avvi una successiva formazione in alcuni corpi organici,
[Seite 25] che è manifestata in certi esseri (Vedi. l’Oss. I del §. 9); poichè
col mezzo dell’ assimiliazione riceve il germe un’ accrescimento enor-
me, cioè l’addizione di particelle almeno un milione di volte
maggiori del germe, tutte dotate di vita e di senso, le quali certa-
mente non preesistevano; e poichè è indubitata la riproduzione di
parti vive che, o periodicamente od a caso si staccano dai corpi or-
ganici (§. 19.); pare che non debba essere ammissibile in tutta l’e-
stensione del termine quanto hanno voluto asserire Haller, Bonnet
ed altri.

Ora se gli animali ed i vegetabili elaborano e formano degli
umori e dei sughi svariatissimi; se possono reiteratamente rifare delle
parti e degli organi perduti, la mancanza dei quali poco importa
per l’andamento delle cose naturali; se il maschio può comporre e
segregare la sostanza fecondante; perchè la natura, alla quale
stette sommamente a cuore la procreazione, non avrà dato il potere
agli individui femminini di formare l’altra parte di sostanza che deve
essere fecondata, la quale consiste nel massimo numero dei corpi
organici in un uovo, germe od embrione che dire si voglia?

Ritenendo il principio esposto di sopra, che il germe sia al pari
della materia fecondante un prodotto dell’economia individuale, an-
zichè un retaggio avuto dai primi padri da trasmettersi per isvolgimento
da generazione in generazione all’i’nfinito, diverrebbe anche meno astrusa
la spiegazione del fenomeno dei mostri (§. 12, e relat. Oss.), i quali
sono tanto più frequenti, quanto più gli animali e le piante sono
sviati nell’ andamento tranquillo dallo stato di natura per il clima,
per il nutrimento, per il modo di procacciarselo ec, (§. 16.), in
una parola per la variata economia individuale in complesso.

(1).
[Seite 21]

Ho trattato diffusamente di simili deviazioni in una Comen-
tatio de anomalis et vitiosis quibusdam nisus formativi aberationib.

Gotting. 1813. in 4.° con tavole.

(2).
[Seite 21]

L’espressione contraria alla natura deve pure essere inter-
pretata secondo l’uso che generalmente si suole farne. Si opinò che
fosse meglio chiamarle non ordinarie; ma queste due espressioni ci
rappresentano due idee che sono confuse insieme bensì ordinariamente,
ma non naturalmente.

(1).
[Seite 22]

Si trovano tutte adunate queste quattro specie di mostruosità
nella testa di un porchetto sfigurato prodigiosamente, che è nella
mia collezione. Vedi Abbild. n.h. Gegenst. tav. 61.

(a).
[Seite 26]

Hunter ha osservato, che quando una vacca partorisce due
vitelli, uno maschio e l’altro femmina, questa è costantemente un
Ermafrodito.

(1).
[Seite 26]

Ho trattato di queste anomalie nei Hannoverschen Magazin
dell’anno 1787 alla pag. 753 e seguenti.

(2).
[Seite 26]

Su di ciò vedi più estese notizie in un mio Specimen Historiae
Natur. antiquae artis operibus illustratae aeque vicissim illustrantis.

Gattin. 1868. in 4.° con tav. pag. 14 e seg.

(1).
[Seite 27]

Ibridi si chiamano all’ incontro quelli esseri che sono bensì
bastardi, ma che non nascono dall’ accoppiamento di genitori speci-
ficamente
diversi, ma solamente appartenenti a diverse razze della me-
desima specie, per esempio, fra gli uomini, i mulatri (§. 15.).

(1).
[Seite 28]

Kant fu il primo che con precisione determinò esatta-
mente queste differenze tra le razze e le varietà, nel Mercurio te-
desco, anno 1788, Vol. I pag. 48. Vedi ciò che ha scritto Girtanner
sul principio, di Kant, per l’Istoria Naturale. – Gottinga 1797.

(1).
[Seite 30]

Sulla diversa razza di uomini e di porci; vedi il Magazzeno
di Voigt. Vol. IV st. 1, pag. 1. e seguen.

(a).
[Seite 33]

Anche Bonnet fece replicate esperienze sulla riproduzione
[Seite 34] delle membra della salamandra aequajuola. Vedi la Memoria registrata
nel T. I. pag. 132 degli Opuscoli Scelti.

(1).
[Seite 34]

J. Ellis nelle Philos. Transact. Vol. LIX P. 1. pag. 133,
tav. VI fi. 1. 6.

(2).
[Seite 34]

A. Trembley, l.c. Vol. XLIII N. 474, pag. 175 e Vol. XLIV
N. 484. pag. 138 e. seg.

(1).
[Seite 35]

Swammerdam. Biblia naturae, pag. 157. tav. VIII fig. 6.

(a).
[Seite 39]

Non credasi già che gli animali, i quali respirano nell’ acqua
la decomponghino per appropriarsi l’ossigeno della medesima, mentre
quest’ ossigeno lo traggono ugualmente dall’ aria che in piccole bol-
licine è dispersa sempre nell’ acqua.

(1).
[Seite 41]

Di questa sagace osservazione ne siamo debitori a Soemmering.
Veggasi la sua dissertazione, de Basi encephali, pag. 17.

(a).
[Seite 42]

Veggasi lo stesso prof. Spallanzani, Sperienze sul volo
dei Pipistrelli e sospetto di un
sesto senso in essi; ed il pref. Rossi
di Pisa nel Giornale de’ Letterati.

(1).
[Seite 42]

‘”Ergo in hiemes aliis provisum pabulum, aliis pro cibo
somnus
”’. Plinius.

(a).
[Seite 43]

Pare che l’A. neghi affatto il sonno iemale fra gli uccelli.
Ognuno sa quante cose si sono dette sulla realtà o non realtà del fatto
risguardante le rondini, esposto per la prima volta da Olao Magno,
vescovo d’Upsal, poscia dal gesuita Kirker e da molti altri Natura-
listi. Lo stesso Linneo sostenne, che effettivamente una specie di ron-
dini, nei paesi settentrionali, si tuffino in ottobre nel fango o nel-
l’acqua, e così passino l’inverno o nel ghiaccio o nel fango, e ne
escano in primavera; mentre le altre loro compagne che nidificarono
verso il mezzo giorno dell’ Europa ripararono in Africa, luogo troppo
lontano per quelle che covarono nei paesi settentrionali. Molti altri
Naturalisti, e fra questi Buffon, negano il fatto e la possibilità del
medesimo, con ragioni, che se non tutte, molte almeno sono vali-
dissime. Quantunque la cosa fosse anche vera, quelle rondini (e lo
stesso dicasi di qualche ardea ec.), non si potrebbero considerare
letargiche ma assiderate; quindi non potrebbe aver luogo, nè cir-
colazione, nè respirazione come Vallisnieri, Mangilli ed altri ri-
conobbero effettuarsi lentamente negli animali in letargo. Ma restrin-
gendosi alla possibilità del vero sonno iemale degli uccelli, Aristotile
e Plinio dicono, che le rondini se si trovano in grande distanza dalle
regioni temperate, in vece di emigrare passano l’inverno nel loro
paese natio, solo radunandosi molte assieme nelle gole delle mon-
tagne meglio soleggiate. Nello stesso Buffon, alla Storia Naturale
della Rondine,
si ammette che quella specie che cova nei buchi
[Seite 44] che si scava sotto terra e che sta sempre lungo le acque, si rintani
in certe circostanze nei loro sotterranei nell’ inverno passandovelo
intormentite. Leske, Klein ec. sono del medesimo sentimento. Veggasi
anche Wilh. Whitf. Boebachtungen über den aufenthalt der Schwal-
ben und ihre Nestern
in Philosof. Trans. Vol. LXVII pag. 258. Lo
stesso Blumenbach nel decorso di quest’ Opera parlando dei colombi
dice: quelli che soggiornano nei climi temperati, si riuniscono in
moltitudine e passano l’inverno nelle fessure delle roccie, nelle bu-
che degli alberi ec. Da tutto ciò sembra potersi conchiudere che an-
che fra gli uccelli abbia luogo il sonno iemale. (Vedi Rondine al
Gen. XXXIX degli uccelli).

(1).
[Seite 44]

Veggansi le considerazioni di Samuele Raymarus. Betr. über
die Driebe, ossia sull’ istinto delle bestie. – Amburgo, ediz. IV
del 1798. in 8.° = Dupont de Nemours. Mémoires sur différens sujets ec.
– Paris, 1807. in 8.° pag. 147–373.

(1).
[Seite 45]

‘”Nascitur ars ista, non discitur”’. Seneca.

(1).
[Seite 46]

C.G. Le Roy, Lettres philosophiques sur l’intelligence et
la perfectibilité des animaux.
– Paris 1802. in 8.°.

(1).
[Seite 48]

Sugli animali domestici. Vedi più estere cose nel Calen-
dario di corte stampato a Gota nel 1796.

(1).
[Seite 49]

Questo carattere desunto dalla struttura degli organi del mo-
vimento, mi sembra più preciso di quello col quale finora si è cer-
cato di distinguere gli insetti dai vermi.

(1).
[Seite 51]

Di tutti gli organi dei mammiferi, le mammelle sono quasi le
sole, che, secondo la diversa specie, variano tanto nel numero, quanto
nel posto ove sono collocate. In alcuni di essi, come a mio credere
nel porco spino, non erano ancora state scoperte; io però osservo a
due individui della citata specie non nati, e che conservo nella mia
raccolta, quattro capezzoli situati a due a due in luogo certamente
non sospettato, vale a dire, ai lati ed immediatamente dietro l’ar-
ticolazione della spalla (Vedi Abbild. nat. hist. Gegenst. tav. 81.).
E così forse si scopriranno le mamme in luogo non supposto al
Ornitoringo, nel qual animale, straordinariamente anomalo, fin ora
niente di simile si osservò.

(1).
[Seite 52]

La stessa balena ha dei peli qua e là, e specialmente alle
labbra, ed ha pure le ciglia.

(a).
[Seite 52]

Questi esseri che l’Au, chiama Kackerlacken ho creduto di
chiamarli Albini d’Asia con Boast, anzi che Dondos Negribianchi,
con molti altri. Avrei forse potuto usare acconciamente l’espressione
medica, chiamandoli Eliofobi composta dal greco helios sole, e Pho-
hos
avversione. Generalmente cotesti animali infermi, non solo sog-
giacciono alla intolleranza della viva luce, ma sono per lo più mezzo
sordi, come io stesso ho potuto conoscere in uria giovane nel 1820.

(1).
[Seite 54]

Quasi tutti gli incisivi superiori sono fissati in un osso par-
ticolare semplice o doppio detto osso intermascellare. Ho trattato
specialmente delle singolarità notabili di tale osso, in un mio scritto
de Generis humani varietate nativa. – Gottin., 1795. pag. 34; e
nel Manuale d’anatomia comparata pag. 22. della ediz. II. Nelle ta-
vole di Storia Naturale si può vedere nel cranio dell’ Orangotan,
tav. 52.

(a).
[Seite 55]

Questo canale chiamasi doccia esofagea. In quanto alla ru-
minazione fu Aristotile il primo che ne parlò (Ved. Op. omnia;
De part. animali.
T. II.) poscia Galeno; e fra i molti moderni,
oltre Duabenton, Chabert e Cuvier, merita di essere menzionata l’o-
pera di Franc. Toggia. – Torino 1819 in 8.° Da quanto brevemente
va esponendo l’Au., risulta, che un animale per essere dichiarato
[Seite 56] ruminante bisogna: I, che abbia una dentatura e struttura partico-
lare delle mascelle: II, che possa con un moto volontario far risa-
lire alla bocca a bolo a bolo tutto l’alimento ingojato, onde rima-
sticarlo: III, che abbia quattro ben distinti ventricoli, e non sem-
plici divisioni dello stomaco, come si osserva nei pachinodermi:
IV, che il boccone ruminato, quando è inghiottito la seconda volta
non vada a mischiarsi con gli alimenti ancora da ruminarsi, ma che
mediante una struttura ed un atto particolare di parti, passi a mano
a mano negli altri ventricoli. Quindi nè le lepri, nè i conigli, nè
certi pesci possono essere collocati fra i ruminanti, come anche si
pretese di alcuni uomini.

(1).
[Seite 56]

Vedi in oltre nell Handbuche der vergleichenden Anatomie.
pag. 136 e seg.

(a).
[Seite 57]

In queste tasche i novelli sono anche custoditi (Vedi i Di-
delfi Gen. XIX.). Vi sono degli altri animali, che hanno delle borse
[Seite 58] collocate nel basso, ventre o vicino al podice, nelle quali sta rinchiusa
una materia graveolente come nel Muschio, Castoro, Tasso, Zibetto,
e nelle Viverre, ec.

(a).
[Seite 58]

Si sono trovate di queste sorte di secondine con 80 e più lobi.

(1).
[Seite 59]

Anche per essere alcuni di essi di considerabile valore di
per loro, come le balene, i fiseteri, per tacere di animali domestici
più nobili, che bellezza, finezza di lana, educazione ec., ne au-
mentano di tanto il pregio.

(1).
[Seite 60]

Specialmente quel grasso che si ottiene dalla macerazione della
carne di cavallo e d’altri animali. Vedi Voigt netes Magazin. T. II
pag. 772 e seg.

(1).
[Seite 61]

Non enim methodicorum scholis se adstringere voluit na-
tura
= Systemata artificalia nostra flocci faciens. Pallas.

(1).
[Seite 64]

‘”Cetacea quadrupedum modo pulmonibus respirant, coeunt,
vivos foetus pariunt, eosdemque lacte alunt, partium denique om-
nium internarum structura et usu cum iis conveniunt.
”’ Raius.

(1).
[Seite 66]

W. Lawrence’s Lectures on the Natural History of Man.
– London, 1819 in 8.° con tav. 12.

(a).
[Seite 66]

Le cose qui esposte dall’ A., e molte altre che addur si po-
trebbero, provano ad evidenza essere l’uomo costretto per la sua
[Seite 67] struttura a giacersi sui due piedi, alla quale positura giammai potrà
preferire quella di starsene su tutte quattro le estremità al pari dei
quadrupedi, siccome il Senatore Moscati pretese che dovesse gia-
cersene l’uomo in istato di natura.

(a).
[Seite 67]

Anche Haller, Element. Physiol. T. IX pag. 69 riconobbe
esclusiva delle femmine dell’ umana specie la membrana detta Imene;
ma né la sua presenza può essere una prova dell’ integrità verginale
per le ragioni addotte da Albino (Accad. Annatom. Lib. IV cap. X
pag. 52.); nè la mancanza dell’ Imene si deve riguardare qual segno
positivo e materiale di deflorazione, per le cose dette da Winslow,
Sabbatier, Teichmejer, Belloc, Mahon, Morgagni, Piazzoni, Nessi,
Fattori, ec. Riguardo poi all’altro carattere, non può neppur esso
considerarsi esclusivo dello nostre femmine, sapendosi, che molte
specie di scimie sono periodicamente sottoposte all’incomodo della
mestruazione.

(a).
[Seite 68]

Volendo menar buone le ragioni di que’fisiologi, che desu-
mono opportunamente il carattere di poligamia o monogamia dalla
maggiore o minore grossezza dei testicoli, paragonata on quella del
corpo degli animali, pare certo che l’uomo sia monogamo: ma se poi
si pone mente che il maschio nella nostra specie è atto alla genera-
zione tanto in Europa che altrove per un tratto di tempo quasi
duplice di quello della femmina, pare che anche ritenutolo mono-
gamo se ne potrebbero inferire delle altre conseguenze.

(1).
[Seite 69]

Questo soggetto fu da me estesamente trattato nel mio
scritto de generis humani varietate nativa, sec. ediz.

(a).
[Seite 69]

Vedi le carte geografiche colorate secondo questa divisione
nel Vol. I dell’ Archivio per l’Etnografia e Linguistica di I.F.
Bertuch e I.S. Vater.

(1).
[Seite 71]

Ciascuna di queste cinque razze comprende poi questa o
quella nazione, che più o meno nella sua configurazione dall’ altre
si distingue. Così potrebbero essere a cagion d’esempio separati gli
abitanti dell’ Indo da quelli del Caucaso; i Giaponesi; ed i Chinesi
da quelli del Mogol, gli Ottentotti dagli Etiopi; gli Americani del
Nord da quelli che abitano la metà meridionale del Nuovo Mondo;
ed i Papuoni della Nuova Olanda da quelli d’Otaiti bruni, e da
altri isolani dell’ Oceano Pacifico, tutti come appartenenti a specie
subalterne. V. Beytrd. zur Naturgeschichte. Vol. I pag. 72. della se-
conda edizione.

(2).
[Seite 71]

Ecco qual è la mia idea: I popoli dispersi nelle varie parti
del mondo, hanno subiti differenti cangiamenti a norma della maggiore o
minor influenza esercitata dai diversi climi, e da altre cause della de-
generazione già sopra accennate. Ove si sono allontanati maggior-
mente dalla primitiva figura della razza media; ed ove vi si avvici-
narono. I Jacuti, i Cosacchi, gli Eschimesi e gli altri popoli della
razza Mogola che abitano al polo, sono sorprendentemente degenerati
[Seite 72] dalla razza media; mentre che quella americana, quantunque
più lontana dal Caucaso, vi si avvicina di più nelle forme, perchè
abita un clima temperato; e non è che nella parte australe d’Ame-
rica, cioè nella Terra del Fuoco, ove quella razza ritorna a quella del
Mogol. Altrettanto si dica della Etiopica; nell’ ardente clima d’Africa
essa passò all’estremo delle variazioni dell’umana specie, infrattanto
che nelle Nuove Ibridi, e nella Nuova Olanda, ove l’aria è più
dolce, essa passa alla razza Malese (a).

Non v’ è bisogno, io credo, di parlare dell’ influenza che può
avere sui cambiamenti delle razze, la mescolanza di varie delle me-
desime, cagionata dalle emigrazioni.

(a) Merita attenzione la differenza del sudore nei popoli di razza
diversa, quantunque dei medesimi climi all’incirca. I Negri delle
coste d’Africa esalano un sudore puzzolentissimo, insopportabile,
che somiglia a quello delle foglie di porro, mentre il sudore degli
Indiani non tramanda il minimo odore, sia nei maschi, come nelle
femmine.

(1).
[Seite 73]

È d’uopo distinguer bene questi Mori-bianchi (Negres blancs)
dai Negri semplicemente macchiati di bianco, dei quali uno ne vidi
io a Londra; portai meco una mostra de’ suoi capegli, misti bianchi
e neri; è disegnato dal naturale nelle Abbild. n.h. Gegenst. tav. 21.

(2).
[Seite 73]

Ho trattato diffusamente questo soggetto nella II parte dei
Beytr. zur Naturgesch. pag. 13 alla 44.

(3).
[Seite 73]

Dissi già sopra che vi è una maggiore o minor differenza di
capegli tra la razza del Mogol e la Malese; ma la totale mancanza
della barba di alcuni americani, è opera dell’arte, al pari dei piedi
delle chinesi (le Struthopodes di Eudoxo in Plinio).

(1).
[Seite 74]

Histoire Naturelle des Singes, peints d’après nature, par
J.D. Audebert. = Paris, 1797 in foglio grande.

(2).
[Seite 74]

Specie adunque di poppanti molto ristretta, quando all’op-
posto la specie umana di circa 100 millioni è ivi la più numerosa.

(1).
[Seite 76]

Originariamente vedila impressa nel Viaggio di Bernardo
Breydenbach nella Terra Santa. 1486. in foglio.

(2).
[Seite 76]

Per esempio nel IV Vol. della traduzione di Buffon di
Martini.

(1).
[Seite 77]

Poichè il terribile e grosso Pango di Borneo (Pavio pongo)
e affatto senza coda, all’ opposto il Testa di cane può benissimo dirsi
a coda lunga.

(2).
[Seite 77]

Ved. p.e., il Rouleau de Papyrus; publiè par Cadet 1805.

(a).
[Seite 78]

Il Mormone ha la coda lunga, ed i canini piuttosto corti;
mentre il Mandrillo ha i denti canini robustissimi, ben lunghi, e la
coda corta.

(1).
[Seite 79]

Vedi l’ediz. originale dei viaggi d’Antonio di Ulloa – Ma-
drid, 1748 in fog. Vol. I pag. 144. paragona con la pag. 149.

(2).
[Seite 79]

Gotth. Fischer’s. Anatomie der Maki. – Francf., 1804
in 4.°

(1).
[Seite 84]

Apicius VIII, 9.

(2).
[Seite 84]

Varrone de Re Rus III, 15.

(1).
[Seite 85]

Ilo ricevuto nuovamente da questi contorni una bellissima
varietà di questa specie. Era bianco quanto l’Armellino, avente
solo un pajo di macchie sulla schiena di color bruno chiaro, che
tende al grigio.

(1).
[Seite 90]

Mosè, III. L. Ch. XI. V. 5 e seg.

(a).
[Seite 90]

Quantunque sia vero che questi animali muovono la bocca
frequentemente, pure non è vero che mastichino o ruminino: ho pro-
vato più volte a sorprendere l’animale nell’ atto della supposta ru-
minazione, strozzandolo improvvisamente con una cordella, e non
vi rinvenni in bocca o nelle fauci la più piccola quantità di ali-
mento.

(2).
[Seite 90]

Ho accennato il mio dubbio sulla realtà del fatto nel mio
Manuale di anatomia comparativa pag. 34 e seg. ed. seconda.

(3).
[Seite 90]

Vedi il museo di St. Nat. della Svizzera di Meisner N.° 4.

(b).
[Seite 90]

Sebbene tutte bianche, conservano sempre nera l’estremità
delle orecchie. Questo cangiamento di colore è opportuno per sot-
trarle dalle insidie, giacchè se fossero scure nell’ inverno, sarebbero
più facilmente osservate quando camminano sulla neve, e se conti-
nuassero ad essere bianche nell’ estate, si distinguerebbero agevol-
mente passando da macchia in macchia.

(1).
[Seite 91]

‘”Certum est, Balearicos adversus proventum cuniculorum
auxilium militare a divo Augusto petiisse
”’. Plinius.

(2).
[Seite 91]

Cetti. Quadrupedi di Sardegna pag. 149.

(a).
[Seite 92]

Solamente piegando i pungoli del dorso da una parte si
slancia di fianco con tutto il corpo per ferire chi lo avvicina.

(1).
[Seite 92]

Si vuole che la sostanza in passato rinomata per una panacea
universale detta pietra del porco, si trovi in una specie di Istrice
delle Indie orientali, che non e per ora ben conosciuto.

(a).
[Seite 92]

È difficil cosa che i Ricci ne abbiano soltanto due come pensò
Linneo, perchè, gli incisivi superiori sono pur tutti quelli piantati
nell’ osso intermascellare (V. la nota del §. 44.); e gli inferiori
tutti quelli che sono nell’ avanti inferiore mascella, corrispondenti
a quelli della superiore.

(1).
[Seite 93]

Il Dottore Patr. Russel l’attesta pure nella nuova edizione
della Nat. Histor. of Aleppo fatta dal suo fratello. Tom. II. pag. 419.

(2).
[Seite 93]

Almeno così è nel topo campagnolo d’acqua.

(1).
[Seite 95]

Ho pubblicato nel nuovo Magazzeno di Voigt Vol. III
pag. 383 delle osservazioni sul Didelfo borsuto che ebbi vivo.

(1).
[Seite 100]

Si trovano delle importanti osservazioni fatte sopra questo
ed altri poppanti di Labrador, nel giornale di G. Cartwright, che
soggiornò in quel paese quasi 16 anni. – Newark, 1798, Vol. 3
in 4.° col titolo Journal during a Residence of nearly 16 years on
the Coast of Labrador.

(1).
[Seite 102]

Queste particolarità sono testificate da Ol. Worm, nel suo
museo, pag. 320, da Linneo, da Rolof, da Buffon, da J. Dom.
Schulze. da Bechstein, da Götze, ec.

(1).
[Seite 105]

Ray, Linneo ed altri chiamano con questo nome il levriere
inglese, che gli antichi Greci però, sembra non abbiano conosciuto.

(1).
[Seite 106]

A Londra si è pagata una assai bella pelle di volpe di La-
brador più di 500 taleri.

(1).
[Seite 107]

Una Leonessa di dieci anni da me anatomizzata alcuni anni
sono, era lunga 4 piedi e 10 pollici dall’ estremità del grugno fino
all’ incominciar della coda; ed una Iena macchiata descritta nei
viaggi di L. Valentia non ancora totalmente sviluppata, misurata
allo stesso modo, era lunga piedi 4 e poll. 3. Il bellissimo cranio di
una consimile Iena macchiata, di cui il sig. Ispettore supremo del
Parco arrichi la mia collezione, è per lo meno grosso quanto quello
della mia leonessa.

(2).
[Seite 107]

Gli antichi Commentatori di Omero (Iliade XX. 170.)
parlano di un pungolo particolare esistente alla coda del Icone. E
veramente io trovai qualche cosa di simile nella detta Leonessa che
ho descritto e figurato nello Specimen Histor. Natur. ex auctoribus
clas. illustratae.

(1).
[Seite 108]

I pelliciai chiamano Pantere tutte le pelli strisciate di questo
genere, ed all’ incontro tutte quelle altre macchiate, ma senza
striscie, Tigri.

(1).
[Seite 110]

Wildungen Teschenbuch per l’anno 1799.

(a).
[Seite 110]

Ho veduto in casa mia a razzare per più di dodici anni co-
testa varietà di gatti, nè mi è mai occorso di vedere fallita la regola,
che l’A. dà per incerta; mai rinvenni in tante generazioni un solo
maschio a tre colori.

(1).
[Seite 114]

Non è gran tempo, che il cavallo tanto rinomato alla corsa,
l’Eclipse, percorreva in un secondo lo spazio di 58 piedi, cioè com-
prendeva in ogni salto 25 piedi, e replicava quest’ azione in un minuto
secondo, due volte ed un terzo. Veggasi an Essay on the Proportions
of Eclipse
nelle opere di Ch. Vial de Sainbel. Lond. 1795. 4.

(2).
[Seite 114]

Pallas in Act. Acad. Petropol. 1777, Part. II. pag. 238.
e seg.

(1).
[Seite 115]

Buffon, Supplément, Vol. III. tav. 1.

(2).
[Seite 115]

Buffon lib. cit. tav. 2.

(3).
[Seite 115]

Sir Joseph Banks nel Journal of natural Philosophy Ni-
cholson
’s Vol. II. pag. 267.

(1).
[Seite 116]

Mosè Lib. III. Cap. XI. Vers. 4.

(2).
[Seite 116]

Da molti Scrittori e Viaggiatori è invece chiamato Drome-
dario il Cammello con due gibbosità (a).

(a) Forse l’ignoranza o la brama di mutare i nomi possono aver
dato origine a questo errore: del resto Aristotile stesso distinse be-
nissimo l’una specie dall’altra, col nome di Cammello d’Arabia quello
di una gobba; e Cammello di Battriana l’altro di due; o Cammelli
Turchi
questi, ed Arabi quegli. – Buffon ed altri Naturalisti li ten-
gono per semplici razze distinte, e non vere specie. Comunque
la cosa sia è certo però, che si accoppiano insieme e prolificano
bastardi robusti, che pure moltiplicano sia fra di essi, come anche
con le specie che li produssero.

(a).
[Seite 118]

Questa pecora chiamasi anche di Tunesi, di Barbaria, di
Arabia e del Capo. La sua corporatura è bassa; il muso leporino;
la lana è lunga assai in certe parti del corpo: ma la grossa coda di
quest’ animale, che lo distingue agevolmente dalle altre razze, non è
coperta di lana, che per due terzi, il rimanente è nuda, color di
carne; in quanto al peso della stessa non s’accordano i Viaggiatori;
certo è che alle volte è tanto grossa, larga e greve, che bisogna so-
stenergliela.

(1).
[Seite 119]

Vi è nel Museo della Università (di Gottinga) un solo corno,
che quantunque non intiero pesa nove libbre.

(2).
[Seite 119]

Pallas 1. Spicileg. Zoologie. XI, tav. 5, fig. 2, 3.

(1).
[Seite 120]

Ho date delle notizie circa queste bellissime capre di Shawls,
nel Taschenbuch di Gottinga per l’anno 1813.

(a).
[Seite 123]

È questa la coda che serve di vessillo nelle armate Turche,
Persiane, ec. Quest’ animale fu per la prima volta bene descritto da
Pallas, che gli diede anche il nome desunto dalla sua coda. Gmelin
ed altri ne fecero precedentemente non buone descrizioni. Potrebbe
essere benissimo propagato con vantaggio in Europa meridionale;
anzi in Inghilterra stessa un Jac non pure visse benissimo, ma si
accoppiò e propagò con una vacca comune.

(1).
[Seite 125]

Jo. Miller. Fascic. II. tav. 10.

(1).
[Seite 127]

Wildung Taschenbuch per l’anno 1795.

(a).
[Seite 127]

Veramente il testo dice solamente niemahls Finnenwürmer;
ma siccome la parola può essere interpretata in tutti e tre i sensi,
e siccome le Scrofe sono sottoposte a tutti e tre i generi di malattia,
che non li soffre il Cignale; così ho creduto bene di notarle tutte.

(1).
[Seite 128]

In lingua Malese Baba significa porco, e russa vero.

(1).
[Seite 133]

Io p.e. anatomizzando nel 1784 un occhio di vitello ma-
rino vi scoprii una struttura affatto particolare: osservai che questi
animali sono in istato di accorciare e prolungare l’asse dell’ occhio,
e così poter vedere attraverso fluidi di una densità molto diversa
come sono l’aria e l’acqua. Vedi l’Handbuch d. vergl. Anatomie
§. 274. tav. 6.

(1).
[Seite 134]

G.W. Stellers Beschreibung von, cioè Dissertazione di
singolari animali marini. Halla, 1753 in 8.° (Etrat. dal nov. Com-
met. Petropolit.
).

(1).
[Seite 136]

Imperciocchè gli organi che il S. Bar. Home indicò per denti
molari del Paradoxus, non avendo nè smalto, nè sostanza ossea,
nè radici, nè alveoli, i quali organi egli stesso per la loro strut-
tura li paragona piuttosto alla pelle interiore dello stomaco dei polli,
non possono essere riguardati come veri denti di un quadrupede a
sangue caldo, nè secondo il senso comune, nè secondo la termino-
logia della scienza anatomica e della storia naturale.

(a).
[Seite 137]

E neppure vi si ravvisano esteriori parti genitali, essendo
queste in ambo i sessi rinchiuse nell’ apertura dell’ ano: si accosta
pur anche agli uccelli per essere, a somiglianza de’medesimi, provisto
di tre palpebre, ed appunto la terza o verticale si parte ugualmente
dall’ angolo interno dell’ occhio, diriggesi all’ esterno coprendolo
tutto, il pelo che è variato nella disposizione e lunghezza, affetta in
qualche maniera tante piccole penne. Siccome l’animale sta quasi
di continuo nell’ acqua, così i Naturalisti sono tuttora nell’ incertezza
se sia viviparo od oviparo. Sonnini dice, che forma il passaggio dai
quadrupedi agli uccelli; e Virey parimenti pensa che si avvicini alla
famiglia delle Foche, formando una gradazione fra queste e quelli.

(1).
[Seite 137]

Vedi i viaggi di Ohthere in J. Spelmanni Vita Aelfredi Magni
Anglor. regis,
pag. 205.

(1).
[Seite 138]

Le lapides manati non sono produzioni di questo animale, ma
invece provengono quasi sempre da una parte del meato auditorio e
del timpano della balena.

(2).
[Seite 138]

Vedi le diverse memorie del Prof. Schneider sulla Zoologia ec.
Berlino, 1784 in 8.° pag. 175–304. – C. Lacépède Histoire Naturelle
des cetacées.
Paris, an. XII. in 4.°

(1).
[Seite 139]

Vedi più avanti fra i vermi all’ Asterias caput Medusae.

(2).
[Seite 139]

Ebbi l’opportunità d’osservare sopra una spiaggia una di
[Seite 140] queste balene con natatoje lungha 52 piedi, con 64 scanellature al
petto, profonde e lunghe un pollice. I pescatori di balene chiamano
tutte le specie di questo genere come il physalus, il boops, ec., che
hanno natatoje sulla schiena col nome di Finnfische.

(1).
[Seite 143]

Sull’ essenziale della struttura interna del corpo degli uccelli
ho trattato estesamente nello Specimen physiologiae comparatae inter
animantia calidi sanguinis vivipara et ovipara,
il quale è nel IX
tomo de’Commentation. societ. reg. scientiar. Gottingen. p. 108–128.

(a).
[Seite 144]

Defrance ha calcolato che una rondine può in dodici ore
percorrere uno spazio di tre gradi, desnmendolo dal tempo che im-
piega percorrendo una contrada quando caccia dei moscherini, fac-
cendo ogni cinque secondi diacessette tese e due terzi. In questo calcolo
però si suppone che le rondini nei grandi voli vadino con la stessa
velocità di quando pasturano.

(1).
[Seite 145]

I nomi tecnici delle diverse forme dei piedi degli uccelli sono
spiegati nell’ Enchiridion di Forster pag. 15 –, nella terminologia di
Illiger pag. 187 –, e nella III parte dell’ Ornitol. Taschenb. di
Bechstein rischiariti da eccellenti figure.

(1).
[Seite 146]

La cagione per la quale questi uccelli ingozzano tali pietre
è spiegata in diversi modi dai fisiologi; e neppure sono d’accordo
circa l’utilità ed il fine di ciò: alcuni hanno perfino opinato che lo
facciano per istupidità. In quanto alle mie proprie osservazioni, ho
tutto il motivo di credere, che sia un mezzo indispensabile per distrug-
gere i grani che sono stati inghiottiti e far in quelli cessare la forza
vitale,
che senza di ciò nuocerebbe alle facoltà digerenti.

(2).
[Seite 146]

Una consimile origine hanno pure i così detti dal volgo
lucignoli’ di stelle, cioè le pallottole grigio-chiare, gelatinose, per
lo più avviluppate alla maniera di budelle, le quali trovansi di soventi
in abbondanza nei prati; e null’ altro sono che infestini di rane mezzo
digeriti che furono vomitati da uccelli pallustri ed acquatici. Vedi
Persoon nel Nouveau magazin de Voigts, T. I, N.° 2 pag. 56.

(a).
[Seite 147]

Fra i diversi generi di suonate che meglio riescono per istruire
gli uccelli in un canto concertato, si e quello chiamato dai musici
[Seite 148] Cànone; di modo che i secondi possono facilmente entrare in accom-
pagnamento ed essere concertati dopo differenti battute ed anche
quarti d’aspetto.

(1).
[Seite 149]

Collezione di nidi ed uovi di varj volatili di A.L. Wirsin,
descritta da Fr. Chr. Günther. Norimber., 1772 in foglio.

(a).
[Seite 149]

In questo caso pare che il deporre uova sia una volontaria
[Seite 150] azione, per cui sorprendentemente si distingue dal partorire assolu-
tamente involontario dei mammali.

(1).
[Seite 150]

‘”Livia Augusta, prima sua inventa Tiberio Caesare ex Ne-
rone gravida, cum parere virilem sexum admodum cuperet, hoc usa
est puellari augurio, ovum in sinu fovendo, atque cum deponen-
dum haberet, nutrici per sinum traendo, ne intermitteretur tepor
”’.
Plin. Lib. X. Cap. 55.

(2).
[Seite 150]

Aristot. Hist. animal., Lib. VI. Cap. 2.

Réaumur. L’art de faire éclore des oiseaux domestiques. Pa-
ris, 1741, Vol. III. in 12.°

Ornithotrophie artificielle, par l’Abbé Copineau. Paris, 1780 in 12.°

(3).
[Seite 150]

Si trova una descrizione esatta di questa macchina utile e di
poca spesa nel trattato molto istruttivo del prof. Hollmann von Ba-
rometren und Thermometren ec.
Gotting., 1783. pag. 206 alla 271.

(1).
[Seite 151]

Sulla formazione del pulcino covato e sugli organi dell’ uovo
necessari alla sua economia veggasi la Sess. XXVII. del Handb. der
vergl. Anatomie.

(a).
[Seite 153]

I figlj dei poligami non hanno bisogno di essere ingozzati;
la sola madre non potrebbe disimpegnare una tale faccenda; invece
li conduce appena nati alla pastura, li difende e preserva dai pericoli
e li cova di notte.

(1).
[Seite 160]

Molti dei nostri Naturalisti moderni, p.e., Buffon, Fortis.
Bomare, Molina, ec., lo confondono col Condoro; in ciò s’ingannano.

(1).
[Seite 161]

Per la quale ragione alcuni lo misero nell’ ordine delle gralle;
io ho sott’ occhio uno di questi uccelli ben preparato appartenente
al Museo; a Londra ne vidi uno vivo, e tanto per la struttura, quanto
per il modo di vivere, lo pongo in questo posto nella sistemaziope.

(1).
[Seite 163]

Linneo e molti altri Naturalisti, ed anche antiquarj risguar-
darono il Gran Dugo per l’uccello di Minerva. Che la non sia così;
ma che piuttosto sia stata una Civetta a testa senza corni o liscia,
(probabilmente la Piccola Civetta) lo dimostrai nello Specimen Hi-
storiae Naturalis antiquae artis operibus illustratae
pag. 20 e seg.,
desumendone le prove dalle antiche produzioni d’arte greche.

(1).
[Seite 164]

Histoire Naturelle des Perroquets, par F. Levaillànt.
ris, 1801. in foglio grande.

(1).
[Seite 170]

Nozemann en Chr. Sepp. Nederlandsche Vögelen, pag. 129.

(1).
[Seite 171]

Histoire Naturelle des Colibris et des Oiseaux mouches par
J.B. Audebert. Parigi dal 1800 in poi, in foglio.

(1).
[Seite 176]

Histoire Naturelle des Grimpereaux sucriers, des Promerops,
et des Oiseaux de Paradis par
L.P. Vieillot, I.B. Audabert et
C. Sauvages. Paris, 1801, in foglio.

Histoire Naturelle des Oiseaux de Paradis, des Rolliers et des
Promerops, suivie de celle des Toucans et des Barbus, par
F. Le-
Vaillant
. Paris, dal 1801 in poi.

(1).
[Seite 177]

J.R. Forster von den Paradisvögeln und dem Phönix; in
der indischen Zoologie.
Halle, 1795 fog. II. ediz. pag. 26, e seg.

(1).
[Seite 178]

Qualche volta li caccia dentro col becco. Vedi Weidmamns,
Feierabende. Vol. I. pag. 67. pel 1815.

(1).
[Seite 180]

Fra i giunchi fa scelta particolarmente del Tillandsia usneoides,
che è simile ad un crine di cavallo.

(a).
[Seite 182]

Il T. Viscivorus in Italia è chiamato da molti Dresso; ed
il T. Pilaris, Viscardo: io stando attaccato al nome latino il quale
deriva dalla qualità del nutrimento del T. Viscivorus, ho seguito i
pochi chiamandolo Viscardo dal frutto del Viscum album di cui, come
l’A. osserva, n’ è assai ghiotto.

(1).
[Seite 186]

Il solo essere vivente che ancora si rinvenga in que’luoghi,
all’ altezza di 2000 piedi oltre i confini della neve. Wahlenberg sulle
alpi di Laponia,
colle annotaz. di Hausmann. Gottin., 1812 in 4.°,
pag. 55.

(1).
[Seite 188]

Frisch, tav. 12, fig. 5.

(1).
[Seite 189]

Nidi ed uova di diversi uccelli di Günther pubblicati da
Wirsing, tav. X.

(1).
[Seite 192]

Nozemann en Sepp Nederlandsche Vögelen, tav. 59. pag. 111.

(1).
[Seite 194]

Nozemann e Sepp. Op. cit. tav. 26, pag. 49.

(1).
[Seite 195]

Gueneau de Mombeillard, collaboratore di Buffon, nella Storia
Naturale degli uccelli, espose le ragioni per le quali è d’uopo cre-
dere, che le rondini si ritirano in climi più caldi. Vol. VI, pag. 557.

(2).
[Seite 195]

Sostiene con forza Daines Barrington, che le rondini dor-
mono nell’ inverno. Vedi nelle sue miscellance, pag. 225.

Nelle memorie dell’ Accad. delle arti e scienze di Boston, vi
sono tre memorie che appoggiano l’ultima opinione. Vedi Vol. I,
pag. 494, e Vol. II, part. I, pag. 93 e 94.

(1).
[Seite 196]

Per quanto io mi sapia non è stato osservato un insetto che in
estate vive addosso a questo uccello. Mi duole di non avere potuto
tener dietro nelle susseguenti estati a cotesto animaletto che vidi
nel 1822. Nel mese d’agosto trovai che di 20 Balestrucci sicura-
mente una metà non ne era priva. Bisogna credere che sia dannoso
all’animale, poichè chi lo ha in dosso è magro. Bene non mi so ris-
sovenire le forme dell’insetto da poterlo qui precisamente descrivere;
avea fissato di esaminarlo e classificarlo nel prossimo autunno, epoca
in cui si pigliano mo’ti di questi uccelli, nell’ occasione che ritornano
dalle vicine vallate ove si recano appena che hanno finito di nidificare:
ma neppur uno portava con se il bramato insetto, il quale quando
io lo vidi era aptero, con piedi cursori, il corpo piatto, coriaceo,
verdognolo, alquanto angoloso; stà sempre sotto un’ascella dell’uc-
cello e passa rapidamente dall’ una all’altra correndo ben anche di
traverso sotto le penne intorno al collo.

(1).
[Seite 198]

Les pigeons, par Mad. Knip, le Texte par C.I. Themminck.
Paris, 1811. in fog.

(a).
[Seite 199]

Spiato dalla curiosità, ho voluto provare questo calcolo,
che mi pareva esagerato; ma ne ebbi un prodotto più che 38 volte
maggiore. L’A. fissa 40 generazioni in quattro anni, ma non istabi-
sce l’epoca nella quale i figlj cominciano a generare. Siccome in
Italia i Colombi domestici prolificano tutti i mesi, ed i figlj, allorchè
entrano nel settimo mese, principiano a procreare; così io partendo
da questi due dati ebbi in 48 mesi la prodigiosa somma di 565390
figlj.

(1).
[Seite 200]

Vedi il Taschen-Kalender di Gottin., per l’anno 1790.

(1).
[Seite 203]

Sonnerat, Voyage aux Indes, Vol. II, tav. 94, 95.

(1).
[Seite 204]

Nelle così dette Galline del cappuccio (Hauben-Hühnern),
che hanno un grosso pennacchio sulla testa, persino la parte fron-
tale del cranio si rigonfia come una grande e mostruosa vessica,
che racchiude il grande e così detto cervello (Gehiren). Singolare
nel suo genere, ed importante si è una simile deviazione dell’ im-
pulso di formazione
la quale fu da me descritta nella Commentatio
de nisus formativi aberrationibus,
con molte particolarità, ed anche
rischiarita con anatomiche figure.

(2).
[Seite 204]

È noto che si può innestare lo sperone dei galli sulla loro
testa, la qual cosa è importante per la fisiologia. Su di che vedi
Duhemel nelle memorie dell’ Accademia delle Scienze di Parigi del-
l’anno 1746, pag. 349 e seguenti.

(1).
[Seite 208]

Volat curriculo. Plautt.

(1).
[Seite 209]

Ho trattato di questa ed altre prove della variabilità nella crea-
zione, nella I parte dei Beylräge zur Naturgeschichte, pag. 24, e seg.

(1).
[Seite 211]

Vedi le bellissime osservazioni sulle Cicogne nell’ Hannaver-
schen Magazin
1809, pag. 96.

(1).
[Seite 212]

Le penne dell’ A. Major di Levante da me vedute, erano
diverse da quelle della nuca dei nostrali solamente per il colore più
bello nero; ma non nella forma. Quelle diverse di colore (essendo
bianche) e di forma, sono all’ opposto come si dice dell’ A.
Garzetta.

(1).
[Seite 213]

Poichè l’arrivo, il tempo della covatura e la partenza di
questo uccello combinavano appunta col rigonfiarsi delle acque, e
con la cessazione delle innondazioni tanto proficue a quel paese sin-
golarissimo. J. Ces. Savigny, Histoire Naturelle et Mitologique de
l’
Ibis. Paris, 1805 in 8.° con rami.

(2).
[Seite 213]

Ho avuto l’occasione a Londra di esaminare un pajo di mu-
mie di Ibis, e ne feci discorso nelle transazioni filosofiche dell’ an-
no 1794. Vedi anche Chr. Aug. Langguth, de mumiis avium in la-
byrintho apud Sacarum repertis.
Viteb., 1803 in 4.°

(3).
[Seite 213]

Questo Ibis si trova invece anche nell’ Africa meridionale,
d’onde io per bontà del Sig. Past. Hesse lo ricevetti e propriamente
da Capstadt.

(1).
[Seite 221]

Vedi l’artic. zoology di Pennant, Vol. II. pag. 507.

(1).
[Seite 223]

Harvey, de generatione animalium, pag. 30.

(a).
[Seite 223]

Mart. Martin’s, voyages to S. Kilda the remotest of all
the Hebrides.
Lond., 1698. in 8.°

(1).
[Seite 224]

Valentyn’s, Oost-Indien III. D. 2, St. pag. 69. tav. D.

(1).
[Seite 225]

Una favola consimile correva altre volte anche circa una
specie a questa prossima (Anas erythropus) di color grigio e fronte
bianca (Frisch, tav. 198.), la quale presso molti ornitologi porta
il nome di Bernicle o Barnacle.

(1).
[Seite 227]

J. Reingh. Forster Hist. aptenodytae in Comment. Soc. Scient.
Gotting., 1780, Vol. III, pag. 121, e seg.

(a).
[Seite 228]

Appunto perchè hanno i polmoni pieni di vescichette molto
più ampie delle cellule polmonali degli uccelli e dei poppanti; e per-
chè non hanno un considerevole sistema vascolare, ne risulta, che il
sangue vi è condotto in poca quantità: in oltre il cuore degli anfibj
avendo una sola cavità o ventricolo basta esso sole per fare circolare
[Seite 229] il sangue senza che passi ai polmoni, quindi molti di questi ani-
mali stanno nell’ acqua o nel limo per molte ore senza respirare.
Ordinariamente le rane ed i rospi respirano dieci volte in un’ ora
(lo che in noi avviene in meno di un minuto). Conseguita dalle
dette cose che il gas ossigeno si deve combinare col sangue in pic-
cola quantità nella funzione della respirazione; sicchè pochissimo ca-
lorico svolgendosi in questo genere di combustione, la temperatura
degli animali dell’ attual classe è appena di qualche grado superiore
di quella dell’ atmosfera.

(a).
[Seite 231]

Il cuore stesso che fu strappato dalla rana, mantenuto in
alquant’ acqua prosiegue per lungo tempo nella sistole e diastole; ed
anche 24 ore dopo, se leggermente si tocca, contiuna a contraersi.

(1).
[Seite 232]

Ho trattato diffusamente di quest’ argomento nello Specimen
physiol. comparatae inter animantia calidi et frigidi sanguinis,
nel
Vol. VIII, dei Comment. Societ. reg. scientiar. Gotting.

(a).
[Seite 233]

È questo l’unico esempio fra gli animali dalla presente classe,
che la madre si dia pensiero delle uova dopo averle evacuate. In nes-
suna specie poi di anfibj si osserva che i genitori allevino od abbiano
la menoma cura dei figlj.

(1).
[Seite 234]

Un pajo d’anfibj ancora enigmatici, in complesso simili alle
lucerte, ma che non si possono ancora con certezza sistematicamente
classificare sono il Proteus anguinus del lago sotterraneo di Sitti nella
Carinola; e la Sirena lacertina delle acque della Carolina; hanno per
totale anomalia grossi polmoni, ed insieme tali branchie quali non
sogliono mostrarsi che nello stato di larve di codesti rettili. – Sul
Proteo, il quale ha anteriormente tre dita, e soli due posteriormente,
vedi le Transazioni filosofiche 1801 del signor Von Scheibers, dal
quale ho avuto un bellissimo esemplare di questo singolare e raro
animale; ed il signor Trevirannus maggiore nel Comment. Societ.
Gotting. recent. Vol. IV. Sulla Sirena vedi gli scritti della medesima
[Seite 235] Società nel Vol. LVI di Ellis e G. Hunter, ed i due Cuvier nelle
loro Recherches anatomiques sur les reptiles regardées encore comme
douteux etc.
Paris, 1807 in 4.° Vedi Pr. Configliacchi e M. Rusconi
del Proteo anguino. Pavia, 1819 in 4.°

(a).
[Seite 235]

I Ramarri ed altre lucerte sono state utilmente impiegate
per le malattie cutanee, veneree, ec. a Guatimala dal dott. Giu-
seppe Flores
. Vedi Opus. scielti Vol. VII, pag. 267.

(1).
[Seite 237]

Vedi Joh. Gott. Schneiders N.G. der Schildkröten. Leip.,
1783 in 8.° grande, con rami.

J.D. Schoepff, Historia testudinum iconibus illustrata. Erlang.,
1792 in 4.°

(1).
[Seite 238]

Beckmanns, Vorbereitung zur Waaronkunde, P. I, pag. 68.

(1).
[Seite 239]

Intorno alle specie europee di questo genere si può vedere
la Storia naturale delle rane di Roesel. Norimb. 1758, in foglio.

(2).
[Seite 239]

Camper, nel Vol. IX., dei Comment. societ. reg. scientiar.
Gotting., tav. 129.

(a).
[Seite 241]

Si credette in passato che i rospi spruzzar potessero un
piscio velenoso; ma è da sapersi che gli ureteri o canali che rice-
vono l’orina elaborata nei reni, la conducono non nella vescica
che hanno i rospi, ma in vece la scaricano direttamente nell’ inte-
stino retto, e che l’acqua che talvolta caccian fuori da certa vescica
non è orina, nè altro fluido velenoso, ma un liquore innocuo al pari
dell’ acqua, essendo pur privo di sapore e di odore. Vedi su ciò
Towson, Observ. physiol. de reptil. Amphib.

Chi bramasse di conoscere le abitudini, il modo di vita e l’in-
nocuità, anzi le utilità dei rospi, legga = Hits. towards the natural
history of the Toad di
W. Forthergill, Esq. Phil. Mag. 1824.

(1).
[Seite 243]

Fr. Tiedelmann’s, Anat. und N.G. des Drachen. Nürnb.,
1811 in 4.°

(2).
[Seite 243]

Norden (Voyage d’Egypte pag. 163) dice fino a 50 piedi.

(3).
[Seite 243]

Sulle diverse specie dei Coccodrilli, vedi Annales du Mu-
seum d’histoire naturelle,
Vol. X, 1807 par Cuvier.

(1).
[Seite 245]

Quindi Stellionatus in Pandect. Lib. 47, tit. 20.

(1).
[Seite 247]

Vedi Blas. Merrem, Beyträge zur Gesch. der Amph. Duisb.

Patr. Russell’s account of Indians Serpents together with ex-
periments on their several poissons.
Lond. 1796 in foglio grande.

(2).
[Seite 247]

Sui serpenti, Vedi Aug. Hellmann über den Tastsinn der
Schlangen.
Gotting., 1817 in 8.°

(3).
[Seite 247]

Questi verranno distinti col segno *.

Il numero delle specie velenose fin’ ora conosciute, sembra che
stia con quello dei non velenosi, come 1 a 6.

(1).
[Seite 248]

Gli altri segni distintivi dei serpenti velenosi sono i seguenti:
1.° testa larga rassomigliante alla figura di un cuore, coperta da
piccole scaglie piatte: 2.° corpo coperto di scaglie che terminano in
angolo acuto: 3.° coda corta, cioè, che non è lunga la quinta parte
di tutto l’animale (Vedi il Dott. Gray nelle Trans. filos., Vol. LXXIX,
Part. I). Questi caratteri a dir vero, sebbene valgono nella maggior
parte dei casi, ammettono delle eccezioni.

(1).
[Seite 249]

Difficile sarebbe il voler precisare a che servino i sona-
glj che hanno questi serpenti; tuttavia, siccome essi sono estre-
mamente pigri, nè potendo salire su gli alberi, non è inverosimile
la congettura di Mead, che gli possano servire, per lo singolare mor-
morio che fanno, ad attirarsi vicini gli uccelli confusi da quel romo-
re. Si è parimenti supposto in passato, e forse non senza ragione,
che i corni del Ceraste gli servano pure per attirare i piccoli uccelli.
Ciò che può servire in appoggio di tale congettura si è quanto mi
disse il maggiore Gardner, osservatore sicuro ed esatto, che sog-
giornò lungamente nella Florida orientale: egli ha veduto le giovani
indiane di que’ paesi imitare il tentennio dei sonagli del Crotalo per
prendere degli uccelli.

Ho trattato estesamente questo soggetto nel neuem Magazin Hofr.
Voygts, Vol. I, tav. 2, pag 37, ‘”sulla forza magica del Crotalo
specialmente risguardante uno scritto del Dott. Barton”’.

(a).
[Seite 250]

In generale quei serpenti che partoriscono alle volte non
delle uova ma de’ feti vivi, si chiamarono Vipere da Vivipare. In
istretto senso però cotesti animali non sono vivipari, ma sibbene ovi-
pari. Lacépède stabilisce opportunamente la differenza fra questi e
quelli, dalla diversità dell’ uovo: incompleto egli chiama quell’ uovo
nel quale il feto è rinchiuso in un inviluppo detto amnio, e che
trae il nutrimento dalla madre mediante una placenta ed un cor-
done ombilicale,
la qual cosa avviene nei veri vivipari: completo poi
denomina quell’ altro uovo, che in sè stesso racchiude tutta la so-
stanza necessaria al feto, onde si schiude senza nessuna comunicazione
con la madre, così è negli ovipari, fra i quali evidentemente de-
vonsi collocare le Vipere ed altri, nulla importando poi che i vipe-
rini si sguscino prima o dopo che la madre evacui le uova stesse.

(a).
[Seite 251]

Veramente le nostre vipere d’Italia e quelle della Svizzera
al di qua delle Alpi, non sono nere, ma piuttosto di un rossiccio
color di mattone, poco o nulla macchiato, ed hanno 152 lamine ab-
dominali e 33 paja caudali; e con questi caratteri è stata descritta
dai Naturalisti francesi ed italiani la Vipera di Redi.

(1).
[Seite 256]

Sul meccanismo del nuoto dei pesci; come anche del volo de-
gli uccelli, vedi specialmente Elemente der Luftschwimmkunst di
Aug. W. Zacharia. Wittemb., 1807 in 8.°, pag. 34 e 89.

E sull’ influenza che ha sul moto la respirazione per mezzo delle
branchie, S.T. Brugmann over de Middelen, door welke de Vischen
zich bewegen etc.
Amster., 1813 in 4.°

(a).
[Seite 257]

Già sono a tutti note le sperienze fatte dal Prof. Configliac-
chi
sulla natura del gas rinchiuso nella vescica natatoria, sicchè è
inutile farne qui nuova menzione.

(1).
[Seite 257]

Vedi Sonnerat in Rozier, Journal de physique, Avr., 1774
pag. 256. – Buffon, Supplèment, Vol. V, pag. 540 (b).

(b) Si sà che i Pesci chiamati Prennadellas sono vomitati in
quantità enorme coll’acqua e fango argilloso dal Cotopaxi, Imbaburù,
Tangurahua ed altri vulcani d’America. Vedi Scip. Breislak, Intro-
duzione alla Geologia,
Vol. II, pag. 295 e seg.

(1).
[Seite 258]

Vedi Gilpin nelle Transazioni Filosofiche di Filadelfia,
Vol. II, t. 5, B.

(1).
[Seite 259]

Vedi Handbuch der vergl. Anat., p. 418 e suc. della sec. ediz.

(2).
[Seite 259]

Baster, Opusc. subseciva. Vol. I, Lib. II, pag. 88.

(1).
[Seite 260]

Vedi il Capit. Jacobi nell’ Hannov. Magazin dell’ anno 1765,
pag. 278 (a).

(a) Sulle sponde del Weser si pratica la fecondazione artificiale
delle uova de’ pesci. Vedi alla pag. 43 del Vol. VI, degli Opuscoli
scelti.

(1).
[Seite 261]

Philos. Transact. Vol. LVII, pag. 280.

(a).
[Seite 262]

Non solo si ricorse al mezzo di conservare nei vivai i pesci
vivi, onde cibarsene; ma si inventò di castrarli per averli più buoni
e più grassi come si usa di fare con molti poppanti, con i galli,
con i tacchini, ec. Vedine la descrizione del Metodo ed utilità di
castrare i pesci
alla pag. 30 del British Magazin. or Literary, etc.
N.° 1, 1765.

(1).
[Seite 266]

Su queste e sulle seguenti specie, e sul genere Chimaera,
Vedi Ed. Eichwald de Selachis Aristote. Viln., 1819 in 8.°

(2).
[Seite 266]

Vedi p.e. il pisce donna del P. Cavazzi nella descrizione
di Congo etc.,
pag. 52.

(1).
[Seite 275]

Vedi Voigts, neues Magazin, Vol. XII, pag. 519.

(2).
[Seite 275]

Vedi, Collezione di viaggi interessanti, e rimarchevoli. Par-
te I, Memmingen, 1789 in 8.° pag. 220.

(3).
[Seite 275]

Vedi nell’ Ansichten der Natur. di Alex. von Humboldt,
Vol. I, pag. 37, una discrezione pittoresca del modo meraviglioso,
con il quale gli Indiani cacciano muli e cavalli nelle paludi formico-
lanti di queste anguille, acciò si scarichino del potere elettrico, e
possano di poi essere prese senza pericolo.

(1).
[Seite 277]

Götting. gel. Anz. del 1771, pag. 1321 e seg.

(2).
[Seite 277]

Jac. Ph. d’Orville. Sicula Vol. I, pag. 272.

(1).
[Seite 278]

Sono debitore al sig. pastore Hasse di una specie, che sta
in parentela con questo genere singolare, la quale è delle coste d’A-
merica meridionale.

(1).
[Seite 279]

Vedi Denkwürdigkeiten für die Heilkunde und Geburtshülfe
del consigl. Osiander, Vol. I, pag. 417.

(1).
[Seite 280]

Du Hamel, Traité général des péches, part. II, sez. I, pag. 36.

(1).
[Seite 288]

Vedi Geoffroy Saint Hilaire sur l’affèction mutuelle de quel-
ques animaux
nelle sue Mémoires d’Histoire Naturelle, pag. 5, e seg.

(a).
[Seite 288]

Americo Vespucci osservò per il primo questo fenomeno sul
mare: le società scientifiche d’oltramonti non gli prestarono fede;
ma adesso è noto che oltre alcuni pesci, anche diversi vermi di
mare lo fanno brillare di notte.

(1).
[Seite 289]

Vedi intorno alla pesca importante di questo pesce il Voyage
pittoresque de Sicile etc.
di Houel. Paris, 1782 in fog., Vol. I,
tav. 28, 30.

(2).
[Seite 289]

Seneca, question. natural. Lib. III, c. 17 e seg.

(1).
[Seite 290]

Detm. W. Soemmerring de occulor. hominis et animalium
sectione horizontali.
Gotting. 1818 in fog. pag. 68, tav. 3.

(1).
[Seite 291]

Lisler im Sylvan, di Laurop e Fischer pel 1814.

(1).
[Seite 298]

Vedi p.e., Materialien für die Staats = A. di Jul. H. Gottl.
Schlegels
V. II, Samml. pag. 150.

(1).
[Seite 300]

Vedi Beckmans, Beiträge zur Geschichte der Erfindungen,
Vol. II, pag. 325 e seg.

(a).
[Seite 301]

Si faccia però eccezione di que’ vermi, nei quali Cuvier a-
vendovi rinvenuto una sorta di sangue rosso li chiamò appunto vermi
a sangue rosso.

(1).
[Seite 303]

M. Ch. Gott. Lehmann de sensibus externis animalium ex-
sanguium. Commentatio praemio regio ornata.
Gotting., 1798 in 4.°
= F. Jos. Schelvers, Versuch einer Naturgheschichte der Sinne-
swerkzeuge bey den Insecten und Würmern.
Gotting., 1798 in 8.°

(1).
[Seite 304]

M. Ch. Gottl. Lehmann de antennis insectorum Diss. I, II.
Lond., 1800 in 8.°

(1).
[Seite 305]

Swammerdam Biblia Natur. Leiden, 1737 in foglio.

Lyonet, Traité anatomique de la chenille qui ronge le bois de
saule.
La Haye, 1762, in 4.°

(1).
[Seite 306]

Handbuch der vergleichenden, Anatomie, pag. 272.

(1).
[Seite 306]

Questa classe al contrario in proporzione alla quantità quasi
[Seite 307] innumerabile di specie, ha pochi animali acquatici, e se ne trovano
pur anche pochi nell’ oceano, che è il soggiorno della maggior parte
degli animali della classe precedente e della seguente.

(1).
[Seite 308]

Vedi un singolare esempio di ciò nella lepidopterous insects
of Georgia
di Abbot’s Vol. I, tav. 5 e Vol. II, tav. 99.

(1).
[Seite 311]

Lyonet, Chenille de Saule, pag. 585.

(2).
[Seite 311]

Se la Farfalla fosse già preesistente nel bruco, si dovrebbe
almeno aspettarsi che da bruchi simili dovessero pur anco uscire simili
farfalle. Ma molte larve d’America, che rassomigliano ad altre d’Eu-
ropa nel modo più patente, producono delle farfalle totalmente diverse
dalle nostre; mentre queste ultime assolutamente simili in amendue
le parti dei due mondi, provengono da larve fatte molto diversa-
mente. Vedi su ciò il Dott. J. Ed. Smith sul viaggio precitato del
Dott. Abbot, Vol. I, pag. 5, e Entwickelünsgeschichte der Schmetter-
linghe
del Prof. Herold. Marb., 1815 in 4.° con 33 tav., pag. 115.

(1).
[Seite 312]

Kirby and Spence, Vol. I, pag. 250 e seg.

(1).
[Seite 313]

Chr. Conr. Sprengels entdecktes Geheimniss der Natur im
Bau und in Befruchtung der Blumen.
Berlin, 1793 in 4.°

(a).
[Seite 313]

Sono due le specie d’insetti che prestano questo ufficio:
veggasi più avanti al Genere LIII il Cynips psenes. Anche le Palme
sono fecondate dagli insetti, cosa che era conosciutissima e praticata
a bella posta dagli antichi: Erodoto che nacque il primo anno del-
l’Olimpiade LXXIV (404 anni avanti Cristo), dice che nei campi
di Babilonia era in uso la Palmificazione, e tenevasi opinione, che
alcuni moscherini operassero in questo artificio similmente di quelli
del Profico.

(1).
[Seite 314]

Kirby and Spence l.c. pag. 87.

(1).
[Seite 318]

Jo. Eus. Voet, Catalogue systematique des coléoptères. La
Haye, 1766, in 4.°

Gu. Ant. Olivier, Entomologia. Par., dopo il 1789, in 4.°

Deutsch mit Zusätzen und Anmerkungen von R. Illiger., Braun-
schw. dopo il 1800 in 4.°

J. Ch. Fabricii, Systema Eleutheratorum. Kil., 1801, Vol. 2, in 8.°

(1).
[Seite 320]

Vedi G. Zoega de origine, et usu obeliscorum, pag. 446 e seg.

(1).
[Seite 321]

Nel 1479 le larve di questo scarabeo furono citate con lun-
ghissimo monitorio avanti al Tribunale Ecclesiastico di Losanna; i giu-
dici gli assegnarono un Avvocato di Friborgo; e dopo udite le due
parti, ed una matura deliberazione, furono bandite formalmente.
= Vedi la Cronaca di Svizzera di Michele Stettlers, pag. 278.

(1).
[Seite 327]

Vedi la descrizione critica di questo insetto, molte volte mal
conosciuto, e confuso con altre specie dal Profess. Gravenhorst nel
neuem Magaz. Voigt’s Vol. XI, pag. 201.

(1).
[Seite 339]

L.C. Gravenhorst, coleoptera microptera etc. Brunsv., 1802,
in 8.°

Eius., monographia coleopterorum micropter. Gott., 1806, in 8.°

(1).
[Seite 342]

La relazione del viaggio di Maurelle nel mare del sud,
che si trova alla pag. 179 del Vol. I, del Voyage de La-Pérouse
autour du monde ne offre un esempio manifesto.

(1).
[Seite 343]

Naturalyske Afbeeldingen en Beschryvingen der Spooken
wandelende Bladen etc.,
door Casp. Stoll. Amst., 1787 in 4.°

(2).
[Seite 343]

J.C. Fabricii, Supplementum entomologiae systematicae.
Hafniae, 1798 in 8.° pag. 186.

(a).
[Seite 343]

In latino, italiano e francese e dominata Religiosa perché
camminando con le due zampe alzate, in avanti ed avvicinale, pare
sia in atto di pregare a mani giunte.

(1).
[Seite 345]

Oltre le opere conosciute universalmente per attingere circa
la storia di questo terribile animale, Vedi Joel tradotto di nuovo
[Seite 346] (in tedesco) ed illustrato da C.W. Justi, Lipsia, 1792 in 8.°, ed
Observations upon the plagues inflicted upon the Egyptians di Jac.
Bryant
. Londra, 1794 in 8.° pag. 137.

(a).
[Seite 346]

Io stesso ho veduto nel porto di Livorno un bastimento bar-
baresco, nel quale tra le sue provigioni vi erano dei barili pieni di
Locuste delle quali se ne distribuivano all’ equipaggio alcune ogni
giorno da mangiarsi col pane. Fui assicurato ch’ erano molto saporite
e calefacenti.

(1).
[Seite 346]

Per quanto riguarda questo genere ed i quattro seguenti;
Vedi Naturlyke Afbeeldingen en Beschryvingen der Cicaden en Want-
zen,
door Casp. Stoll, Amst., 1780 in 4.°; ed in oltre J.C. Fabricii
Systema rhyngotorum. Brunsvigae, 1803 in 8.°

(a).
[Seite 347]

Maria Sibilla Merian, asserisce nella sua opera qui sopra
citata d’aver letto benissimo di notte i giornali al chiarore di cotesto
insetto.

(1).
[Seite 347]

Fouceroux nelle memorie dell’Accademia della Scienze di
[Seite 348] Parigi, del 1769. = Theod. Holmskiold beata ruris otia fungis Da-
nicis impressa.
Havn., 1790, in foglio.

(1).
[Seite 348]

Ma la vera Cicala greca, che uno dei miei uditori, il Signor
Dott. Glarakes, mi fece venire da Chio, è molto diversa da quest’ al-
tre due, e la trovo solo fra le figure di Petiver, Gazophylac. t. 15. fig. 7.

(2).
[Seite 348]

Sarebbero forse i residui di quelle escrescenze delle quali
ho già parlato, e che sono cresciute prima sulla larva o sulla ninfa
dell’animale?

(1).
[Seite 349]

Stoll Wanzen, II, D. tav. VII, fig. 6. A.

[Seite 350]

Swammerdam, avea già fatta la stessa osservazione sulla Nepa
grigia d’Europa. Vedi la sua Bibl. naturae, Vol. I, pag. 230, tav. 3,
fig. 4, 5.

(1).
[Seite 350]

Ecco i migliori rimedj da usarsi contro di essi:

A. Oglio d’oliva.

B. Acqua forte (acido nitrico), fiele di bue fresco, vitriolo di
ferro in polvere, di ciascuno peso uguale, e mescolati.

C. Decozione di rami e scorze di larice: si bagnano le commes-
sure con uno o l’altro di questi liquori.

D. Pepe di Spagna, assa fetida, zolfo, di ognuno due dramme,
si chiudono bene gli usci e le finestre, si smobigliano le camere e si
spande questa mistura su’accesi carboni lasciando chiuso per 24 ore.

[Seite 351]

E principalmente E. la medesima profumazione fatta coll’ acido
muriatico ossigenato.

Il sugo di limone, e l’aceto possono servire di palliativi in
viaggio, spandendoli sul letto.

(a).
[Seite 351]

L’umore che l’animale schizza fuori è volatile ed accensi-
bile assai alla fiamma di una candela.

(1).
[Seite 352]

Vedi Hausmann in Illiger’s Magazin, Vol. I, pag. 426.

(1).
[Seite 355]

Non da gran tempo si è scoperto vicino a Madras nell’ India
una Lacca bianca, simile alla cera. I saggi che io possedo, sono
tutti di cellule isolate, che somigliano per la forma e pella grandezza
ai grani di caffè; questa sostanza può diventare importantissima per
le Indie, ove la cera delle api è molto cara.

(1).
[Seite 356]

Per la storia dell’ ordine attuale, oltre, le opere citate si
vedano anche le seguenti:

Eug. Joh. Chph. Esper’s, Schmetterlinge. Erlangen, 1776, in 4.°

Jac. Hübner’s, Schmetterlinge in Abbildungen. Ausburg., in 4.°

Systematische Beschreibung der europänischen Schmetterlinge
Rostock, 1785, in 8.°

M.B. Borkhausen’s, Naturgesch. der europänischen Schmetter-
linge.
Frkf., 1788 e succes. in 8.°

(Denis, und Schiffermüller) Systematisches Verzeickniss der
Schmetterlinge der Wiener Gegend.
Wien., 1776 in 4.° i seconda
ediz. aumentata da Illiger e Häfeli. Brunswick, 1800 Vol. 2 in 8.°

Chr. Sepp, Nederlandsche Insecten. Amst., dopo il 1762 in 4.°

C. Clerck, Icones insectorum rariorum.. Holm., 1759, Vol. 2
in 4.°

P. Cramer uitlandsche Kapellen. Amsterdam., 1775 in 4.°

The natural history of the rarer lepidopterous insects of Geor-
gia, collected from,
Abbot’s observations by Jam. E. Smith. Lond.,
1797, Vol. 2 in foglio.

Job. Mader’s, Raupenkalender Herausgegeben von C.F.C.
Kleemann. ediz. II, Nurnb., 1785 in 8.°

(a).
[Seite 359]

In vano credo lo si cercherebbe nelle pianure d’Italia ove
non lo vidi mai; invece lo trovai comunissimo nelle praterie delle
Alpi Svizzere.

(1).
[Seite 365]

Lyonet, Traité anatomique, tav. II, fig. 8, 9, 10 pag. 54;
t. V, fig. 1. T, V, X, L., pag. 111 et. XIV, fig. 10 e 11, pag. 498.

(1).
[Seite 367]

Non è gran tempo che Herger a Berchtolsdorf vicino a Vienna
ha cercato in varie maniere d’impiegare in grande la seta delle spe-
cie piccole di questa falena (Phal. pav. minor, e Bombyx carpini).

(1).
[Seite 368]

Sepp. Nederl. Insecten IV, St. V, Verhandlung, pag. 25.

(1).
[Seite 369]

La seta che si ha dal Giapone, ove si fabbricano stoffe estre-
mamente fine e leggeri, proviene da tutt’ altra specie di bombice
(dalla Phal. Noctua Serici). Vedi Thunberg nelle memorie dell’ Ac-
cademia di Stocolma 1781, Vol. II, tav. V, fig. 1, 2.

(1).
[Seite 374]

Westfeld ne propone il rimedio nell’ Hannover. Magazin,
1806, pag. 37.

(1).
[Seite 376]

Vedi il nuovo Magazzeno di Voigt, Vol. XII, pag. 521.

(1).
[Seite 378]

Vedi Reaumur, Vol. III, tav. 33.

(1).
[Seite 380]

J.C. Fabricii, Systema Piezatorum. Brunvigae, 1804 in 8.°

J. Jurine Nouvelle methode ed classer les Hymenoptères. Généve,
1801, in 4.°

(a).
[Seite 381]

Questa operazione è comunissima ed efficace anche in molti
luoghi d’Italia meridionale; e già Aristotele nel Lib. V, Cap. 27,
fece parola del moscherino che nasce nel Profico; Teotrasto parla a
lungo della caprificazione; Tournefort poi si occupò parimenti di una
tale fattura in occasione del suo viaggio in Levante nel 1701.

Essendo il fico una pianta della Class. XXIII, cioè Polygamia
Ord. Triaecia di Linneo, è chiaro che cotesti moscherini stanziando
nei fiori maschj e poscia andando, imbrattati di polline, nei fiori
femmine devono facilitarne la fecondazione: ne soltanto la cosa av-
viene per opera del C. Psenes, giacchè Filippo Cavolini napoletano
in una sua memoria sulla Caprificazione, descrive un altro mosche-
rino rosso, che lo ha chiamato Ichneumon Ficarius, classificando
parimenti il C. Psenes per Ichneumon Psenes.

(1).
[Seite 382]

Fr. Klug, Monografia siricum Germaniae. Berol. 1803 in 4.°

(1).
[Seite 386]

Vedi, sopra parecchie altre api indigene del Brasile, Piso de
Indiae utriusque re naturali, pag. 111 e seg., e J. Stanez nel Thea-
tre of politicall Flying-Insects.
Lond., 1667, in 4.° pag. 203 e seg.

(1).
[Seite 387]

Non citerò che sei opere nelle quali si parlò precipuamente
della storia delle Api, tra le innumerevoli che trattano questa materia:

Swammerdam, Bibila naturae, pag. 369. – Réaumur, Mémoires,
etc.
Vol. V, pag. 207. – J. Hunter, Nelle Transazioni filosofiche
del 1792, P. I, p. 128. – Huber Nouvelles observations sur les
abeilles.
Genève, 1792, in 8.° – Th. Andr. Knight, Nelle Tran-
sazioni filosofiche del 1807, pag. 234.

E particolarmente nelle opere di Bonnet Vol. V, Part. I, pag.
61, per quanto riguarda le nuove osservazioni sulla moltiplicazione
[Seite 388] artificiale degli alveari col mezzo della sovraposizione di un altro
alveare.

Ho dato nel Magazeno di Voigts, Vol. III, una minuta ed e-
satta decrizione e figura della migliore specie di alveari di vetro,
che servir possono ad osservare l’economia di questo ammirabile a-
nimale: tale descrizione mi fu comunicata per iscritto da Bonnet (a).

(a) Essendovi generalmente nella storia dell’ insetto in discorso
delle cose o da aggiugnere; o da emendare dirò brevemente: essere
le api di quattro sorta, a) Lavoratrici, b) Fuchi grossi, c) Fuchi
non più grossi delle lavoratrici, d) Regina. Plinio giudicò che la
propagazione avvenisse per accoppiamento in tutte come negli altri
animali. Swammerdam dubitò che la Regina non si accoppiasse coi
maschj ma si fecondasse soltanto standovi vicina. Réaumur opinò che
le api non si unissero come lo giudicò Plinio, ma che la cosa s-
effettuasse dai maschj con la sola Regina, che ingiustamente fece di-
ventare la Mesalina degli insetti. Maraldi credette fino dal 1712 (Sto-
ria dell’Accademia delle Scienze pel 1712, pag. 332) che le uova,
ugualmente che nei pesci, dovessero probabilmente essere fecondate
dai maschj dopo che la femmina le ha deposte nelle celle. Schivach
in un Opusculo tedesco intitolato Naturgeschichte etc. Storia Natu-
rale della Regina delle Api,
afferma opportunamente che tutte le
Lavoratrici sono vere femmine nelle quali gli organi sessuali femmi-
nili sono obliterati e quasi scomparsi, che ciascuna di esse nei pri-
mordj della vita è capace di diventare Regina se le altre la nutris-
sero di materia particolare atta a darle, quello sviluppo e quella di-
gnità; quindi che la madre ape non depone che ovi maschi e fem-
mine, una o due delle quali sono alimentate in guisa da poter dive-
nire Regina per un nuovo sciame. Posteriormente, vale a dire nel
1769, Haltorf ed altri giudicarono inutili i Fuchi, gli organi ma-
schili dei quali furono ben descritti da Réaumur e da Maraldi. Fi-
nalmente, lo speziale Debraw dietro replicate esperienze trovò che i
Fuchi vanno cella per cella fecondando le uova depostevi poco prima
dalla Regina.

(1).
[Seite 389]

P.A. Latreile Essai sur l’histoire des fourmis de la France,
[Seite 390] Brive, 1798 in 8.°: e lo stesso histoire naturelle des fourmis. Paris,
1802, in 8.°

P. Huber, Réchérches sur les moeurs des fourmis indigènes.
Paris, 1810, in 8.°

(1).
[Seite 391]

Gleditsch, Nelle Mémoires de l’Accadémie des Sciences de
Berlin,
1749, tav. 2.

(1).
[Seite 393]

J.C. Fabricii Sistema Antliatorum. Bruns., 1805, in 8.°

J.W. Meigen, Systemat. Beschreib. der europänischen zwey-
flüglichen Insecten.
Aachen. 1818, in 8.° ediz. II.

(2).
[Seite 393]

Il verme a grappoli, che i Cignali cercano avvidamente, non
è che un ammasso di molte migliaia di vermi lunghi appena un
mezzo pollice e indossati strettamente gli uni agli altri; sembra che
sieno larve d’insetti di questo ordine, p.e., di Tipulis ed Asilis;
una tal massa ha qualche volta la lunghezza di 24 piedi, ed è larga
quanto una mano, ed alta un pollice; e così erra nelle macchie umide
in tempo estivo, con un ordine il più grande ed il più regolare.

(3).
[Seite 393]

La storia di questo genere singolare, che era molto oscura,
fu rischiarata ora dal valente veterinario Bracy Clark. V. le sue bellis.
Obs. on the genus oestrus nel Vol. III delle tranz. della soc. Linn. p. 289.

(1).
[Seite 395]

Così fu denominato dal volgo d’America settentrionale, ma
affatto impropriamente.

(1).
[Seite 397]

Uno dei rimedj più efficaci e nello stesso tempo il meno
pericoloso per distruggere le mosche in una stanza si è, una mezza
dramma di estratto di quassia con un pezzo di zuccaro sciolti in 2
oncie d’acqua.

(1).
[Seite 401]

Che essi non escano sempre fuori dalla terra e si facciano
strada attraverso della neve viene comprovato dall’ averne talvolta
[Seite 402] trovati, dopo un vento gagliardo, sulla neve caduta di fresco sopra
dell’ altra già divenuta durissima por il gelo.

(1).
[Seite 402]

Vedi Franc. Redi, Experimenta circa generationem insecto-
rum.
Opusculorum ed. Amst., 1686, in 12.° Part. I, tav. 1–24.

(2).
[Seite 402]

Il pidocchio che annida nei panni deve essere specificamente
diverso da quello che sta nei capelli, e molto più difficile da distrug-
gere. Io ne trovo un rimedio notato come provatissimo in un libro raro
e dove appunto tal cosa cercare non si vorrebbe; cioè in Fr. v.
d. Mye de morbis popularibus Bredanis tempore obsidionis. An-
tuerp., 1627 in 4.° pag. 30: consiste, questo rimedio in un unguento
composto di un oncia di sapone fresco e due dramme di sale comune.

(1).
[Seite 404]

J. Franc. Hermann, Mémoire aptérologique publié par Fr.
L. Hammer. Strasb., 1804 in foglio, con rami colorati.

(2).
[Seite 404]

In quanto alle opinioni che vi furono sul così detto verme
della rogna,
vedi Kirby e Spencer, Vol. I, pag. 92.

(1).
[Seite 406]

Sulle specie nostrali di questo genere, vedi Th. Martyn’s,
natural hystory of Spiders. Lond., 1793 in 4.° che contiene le opere
di Albin e C. Clerk che a questo particolare si riferiscono.

(2).
[Seite 406]

Vedi le eccellenti osservazioni fatte dal Dott. Keimarus nel-
l’introduzione alla IV ediz. dell’ opera classica di suo padre sopra
die Triebe der Thiere, pag. 8 e seg.

(1).
[Seite 407]

Bonnet, oeuvres Vol. I, pag. 545 e seg.

(1).
[Seite 409]

La favola del loro creduto suicidio fu già anche dal nostro
eccellente Keyssler confutata col mezzo de’ suoi esperimenti. Reisen,
Parte II, pag. 231.

(2).
[Seite 409]

J. Fr. W. Herbst, Versuch über die Naturgeschichte der
Krabben und Krebse.
Zurich, 1782, in 4.

(1).
[Seite 410]

H. Baronet Bancks in Hawkeswort’s, collection etc., Vol.
II, pag. 32.

(1).
[Seite 413]

O. Fr. Müller: entomostraca, s. insecta testacea. Havn.,
1785, in 4.°

(1).
[Seite 414]

Stralsund Magaz., Vol. I, pag. 239.



Blumenbach, Johann Friedrich. Date:
This page is copyrighted